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I Benzoni (talvolta venetizzato in Benzon) furono una famiglia aristocratica cremasca. Un ramo si trapiantò a Venezia e fu ascritto al locale patriziato.

Stemma Benzoni

La casata si distinse nella storia di Crema già dai primi del Trecento come fiera sostenitrice della parte guelfa e oppositrice dei Visconti[1]. Furono acclamati signori di Crema il 12 novembre 1403, nell'ambito dei disordini scoppiati in seno al ducato di Milano con la morte di Gian Galeazzo Visconti: dopo un anno di sanguinose lotte intestine, i ghibellini furono sconfitto dai guelfi guidati dai fratelli Paolo e Bartolomeo Benzoni. Esteso il proprio dominio su Pandino e rafforzate le difese della signoria, morirono entrambi di peste nel 1405. I loro figli maschi furono esclusi dalla successione e il potere passò a un lontano cugino, Giorgio Benzoni[2].

Subito Giorgio dovette far fronte alle mire del Ducato di Milano, da cui Crema si era emancipata. Cercò dunque l'alleanza con Venezia e i buoni rapporti che ebbe con essa gli valsero la nomina a patrizio (23 ottobre 1407), titolo che trasmise ai discendenti. Qualche tempo dopo, tuttavia, Crema tornò nell'orbita di Filippo Maria Visconti. Nominato da questi signore di Crema, Pandino, Misano e Agnadello (ma solo nominalmente, 1414), venuto a conoscenza di un complotto fuggì a Mantova e quindi a Venezia. Sperando di riottenere Crema, combatté nelle file dell'esercito veneziano con il figlio Venturino, capitano di ventura passato poi al servizio di Milano[3].

Alla conquista del cremasco da parte della Serenissima, i Benzon, trasferitisi nella parrocchia di Sant'Agostin a San Polo, ottennero dal Senato veneziano il riconoscimento dei propri titoli (Decreti Ducali del 10 marzo 1662 e del 1º ottobre 1784)[4]. Dopo la caduta della Repubblica, il governo imperiale austriaco conferì la conferma della nobiltà e del titolo comitale ai due rami dei Benzon di Sant'Agostin (Sovrane Risoluzioni del 1º dicembre 1817, del 13 dicembre 1819, del 1º dicembre 1817 e del 29 ottobre 1822)[4].

Membri illustri

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Era una Benzoni anche la madre di Francesco Bernardino Visconti che, secondo alcuni, avrebbe ispirato al Manzoni il personaggio dell'Innominato.

Proprietà

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Famiglia omonima

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Esistette anche una seconda famiglia Benzoni che tuttavia non aveva alcun legame di parentela con la precedente. Erano mercanti provenienti dalle valli bergamasche e acquistarono il titolo di patrizi nel 1685, offrendo i consueti centomila ducati per finanziare la guerra di Morea contro gli Ottomani. Per distinguersi dai precedenti, furono detti "di San Vidal" poiché si erano stabiliti nell'attuale palazzo Benzon-Foscolo presso la chiesa di San Vidal (San Marco)[7][8]. Unico membro degno di nota fu l'arcivescovo Giovanni Maria (1670 - 1757) e si estinsero prima della fine della Repubblica[9].

  1. ^ La storia - parte terza [collegamento interrotto], su comunecrema.it, Comune di Crema. URL consultato l'11 gennaio 2012.
  2. ^ BENZONI, Bartolomeo, su Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 8, Treccani, 1966. URL consultato il 10 gennaio 2012.
  3. ^ Ingeborg Walter, BENZONI, Giorgio, su Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 8, Treccani, 1966. URL consultato il 10 gennaio 2012.
  4. ^ a b Francesco Schröeder, Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolati nobili esistenti nelle Provincie Venete, Vol. 1, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, 1830, pp. 109-111.
  5. ^ Palazzo Benzoni, su comunecrema.it, Comune di Crema. URL consultato l'11 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2007).
  6. ^ Le Ville, su comune.chiarano.tv.it, Comune di Chiarano. URL consultato l'11 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2009).
  7. ^ John Temple-Leader, Libro dei nobili veneti ora per la prima volta messo in luce, Firenze, Tipografia delle Murate, 1866, p. 19.
  8. ^ Dizionario storico-portatile di tutte le venete patrizie famiglie, Giuseppe Bettinelli, 1780, p. 32.
  9. ^ Dorit Raines, Cooptazione, aggregazione e presenza al Maggior Consiglio: le casate del patriziato veneziano, 1297-1797 (PDF), in Storia di Venezia - Rivista, I, 2003, pp. 2-64, ISSN 1724-7446 (WC · ACNP). URL consultato il 16 dicembre 2010.
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