Caricatore

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Un caricatore è un componente che caratterizza le armi da fuoco a ripetizione, che ha il compito di contenere le cartucce (formate da bossolo, che contiene propellente e innesco, e proiettile) in modo da semplificare la ricarica dell'arma.

Diversi esempi di caricatori. Da sinistra, lastrina da 8 colpi per fucile M1 Garand, caricatore da 20 colpi per M14, caricatori STANAG da 20 e da 30 colpi per fucili M16
Caricatore bifilare per la pistola Browning HP calibro 9 mm Parabellum. Nella parte smontata sono apprezzabili la carcassa del serbatoio (sopra), piastra di fondo (sinistra), molla (sotto) ed elevatore con due cartucce (destra)

È stato introdotto verso la fine del XIX secolo, poco dopo l'invenzione del fucile a cartuccia metallica.

TipiModifica

Caricatore monofilare e bifilare
 
Una MG 15 con caricatore a sella

I caricatori sono di due tipi: caricatori fissi e caricatori removibili, a loro volta divisi in caricatori a serbatoio o "a scatola" (utilizzati dalla maggior parte dei fucili semiautomatici, dai fucili d'assalto e dalle pistole) e caricatori a nastro (utilizzati principalmente dalle mitragliatrici).

I caricatori removibili sono più diffusi di quelli fissi, e il tipo di caricatore "a scatola" è costituito da un serbatoio di metallo, solitamente in lamiera di metallo stampato (generalmente acciaio o alluminio), contenente le cartucce (disposte su una o due file) insieme ad una molla che provvede a spingere i colpi nell'arma, in modo da ricaricarla ogni volta che un bossolo viene espulso e l'otturatore ritorna in avanti per azione manuale o automatica. I caricatori a scatola sono facilmente riutilizzabili e, rispetto agli altri tipi, sono veloci da inserire e da estrarre dall'arma. Possono contenere un numero di cartucce da 5 a 45 o più, di calibro di solito non molto elevato, anche se alcune eccezioni si verificano nei fucili anti-materiale e nei vecchi fucili anticarro, il cui calibro è solitamente di 12,7 mm o 14,5 mm, come anche nell'XM-109, che usa un potente calibro 25 mm (il che metterebbe in dubbio la classificazione di questa arma come fucile, portandola più nel campo delle artiglierie leggere).

I nastri, invece, sono una serie di proiettili collegati insieme che vantano la possibilità di contenere grandi quantità di cartucce e che variano da qualche decina di colpi a più di un migliaio, ma il loro inserimento nell'arma richiede più tempo rispetto a quelli a serbatoio. I nastri sono utilizzati quasi esclusivamente dalle mitragliatrici e dalle armi automatiche di reparto e possono essere anche contenuti in appositi contenitori agganciabili a lato o sotto l'arma, per un trasporto più facile. Queste scatole possono essere rettangolari o a cilindro (simili ai caricatori a tamburo, ma funzionanti a nastro, non a molla).

 
Una Browning M2HB con caricatore a nastro a maglie disgregabili. Notare che un proiettile ogni cinque è tracciante (punta rossa)
 
Una mitragliatrice ad azionamento manuale Agar con caricatore a tramoggia superiore

Caricatore fissoModifica

 
Una Breda Mod. 30 con caricatore integrale da 20 colpi
 
Un caricatore quadrifiliare per SITES Spectre M4

I caricatori fissi (detti anche serbatoi) sono stabilmente fissati all'arma (rimovibili solo con l'uso di attrezzi) e servono a contenere i colpi una volta caricati manualmente tramite apposite clip di proiettili; sul fondo del caricatore è posta la molla che provvede a spingere le cartucce.

I caricatori fissi possono avere tanto una forma di scatola, quanto una forma tubolare: un caricatore fisso a scatola può essere messo inferiormente e perpendicolarmente alla camera di scoppio, nel caso dei fucili bolt-action, o lateralmente nel caso di mitragliatrici, mentre un caricatore tubulare corre parallelamente e sotto la canna.

Esempi celebri di fucili utilizzanti caricatori fissi a scatola sono il Lee-Enfield britannico, il M1 Garand, il Kar98k, mentre i primi modelli di fucili a ripetizione manuale, sia bolt-action che a leva, e la maggior parte dei moderni fucili a canna liscia sia a pompa che semiautomatici sono provvisti di un caricatore tubulare. Il fattore che limita l'uso di questo caricatore è dato dal fatto che le cartucce stanno con la cima di uno contro il fondello (e quindi la capsula a percussione) di un altro, quindi vi è il rischio di autoinnesco se le pallottole sono a punta, ed in più la ricarica è lenta, in quanto ogni colpo deve essere inserito singolarmente.

Un tipo leggermente diverso è il caricatore a tramoggia o raccoglitore, che consiste in una feritoia sulla superficie superiore o laterale dell'arma che si apre, appunto, su una tramoggia di forma generalmente tronco-piramidale invertita. Questa tramoggia permette l'inserimento di cartucce in sequenza che poi entrano nell'arma per gravità. Alcune armi che usano questo tipo sono la mitragliatrice ad azionamento manuale Agar, detta "macinino da caffè" a causa della forma del caricatore e del funzionamento a manovella e, in tempi più recenti, la mitragliatrice leggera giapponese Type 11, con un caricatore a tramoggia laterale alimentato da sei stripper clip da cinque colpi, del tipo usato per il fucile d'ordinanza Type 38.

Questi tipi di serbatoio, oltre a produrre la spinta per il cameramento delle cartucce, non subiscono alcun movimento durante l'uso dell'arma. Perciò, in questa tipologia, non si inseriscono i tamburi delle rivoltelle, in quanto, nel loro caso, ogni camera è una camera di scoppio diversa.

TubolareModifica

 
Diagramma del fucile a leva Spencer, con serbatoio tubolare nel calcio.

Il primo fucile a ripetizione efficiente prodotto in massa ad impiegare un serbatoio tubolare integrato nell'arma fu lo schioppo a vento Gilardoni, impiegato dall'esercito imperiale austriaco dal 1779 e dotato di un magazzino per 20 pallottole.

Il fucile a leva Henry, sviluppato nel 1860 da Benjamin Tyler Henry quale versione migliorata dei precedenti fucili Volcanic, era azionato a leva a retrocarica, alimentato da cartucce metalliche contenute in un magazzino tubolare. L'arma fu adottata nei primi anni del 1860 e fu prodotto dalla U.S. Repeating Arms Company fino al 1866. Venne adottato in piccole quantità dall'Unione durante la guerra di secessione americana, favorito dalla grande potenza di fuoco rispetto ai fucili standard monocolpo. Molti di questi vennero in seguito impiegati nel West e divenne famoso sia per l'impiego nella battaglia del Little Bighorn che per essere stato la base per lo sviluppo dell'iconica carabina Winchester, tuttora in produzione[1]. I fucili Henry e Winchester entrarono in servizio in parecchi eserciti, compreso quello turco. Anche la Svizzera e l'Italia adottarono design simili[1].

Il secondo fucile con serbatoio tubolare ad ottenere un ampio successo fu lo Spencer, utilizzato durante la guerra civile americana. Il serbatoio era contenuto nel calcio invece che sotto la canna e impiegava una nuova cartuccia metallica rimfire. L'arma ebbe grande successo, ma la munizione rimfire poteva occasionalmente innescarsi nel serbatoio, causando la distruzione dello stesso e il ferimento dell'operatore.

I nuovi fucili a otturatore girevole-scorrevole iniziarono a essere adottati dai militari negli anni ottanta dell'800 e spesso erano equipaggiati di serbatoi tubolari. Il Mauser Model 1871, originariamente monocolpo, in seguito venne modificato in Model 1884, con serbatoio tubolare. Il norvegese Jarmann M1884 venne adottato nel 1884 e impiegava questo tipo di serbatoio, come il francese Lebel Modèle 1886 con caricatore da 8 colpi[2].

IntegraleModifica

 
Serbatoi di fucili militari, pubblicazione del 1905
1 & 2: Mosin–Nagant
3 & 4: Lebel
5 & 6: Gewehr 1888
7 & 8: Mannlicher M1888
9 & 10: Lee–Metford
11 & 12: Dutch-Mannlicher M1895
13 & 14: Mauser M1893
15: Krag–Jørgensen
16: Schmidt–Rubin M1889

L'evoluzione delle cartucce militari seguì di pari passo quello dei serbatoi dei fucili. Si passò dalle munizioni di grosso calibro (10 mm e più) a calibri inferiori e quindi a cartucce più leggere, pallottole più veloci e propellenti infumi. Il Lebel Modèle 1886 francese fu il primo fucile progettato per l'uso di polveri infumi, con pallottole da 8 mm a punta wadcutter per meglio adattarsi al caricatore tubolare. Quando successivamente venne adottata una pallottola con punta aerodinamica, dovette essere modificata la percussione centrale della cartuccia per evitare che la punta spitzer innescasse la munizione immediatamente successiva nel serbatoio a causa del rinculo o semplicemente con il maneggio dell'arma[3]. Questo rimane tuttora un problema dei fucili a leva.

I primi due brevetti per serbatoi prismatici integrali furono quelli di Rollin White nel 1855 e William Harding nel 1859[4]. Un serbatoio amovibile venne brevettato nel 1864 dall'americano Robert Wilson: a differenza delle evoluzioni successive, questo caricatore alimentava un serbatoio tubolare ed era posizionato nel calcio del fucile[5][6]. Un altro serbatoio prismatico, più simile agli attuali, venne brevettato in Gran Bretagna da Mowbray Walcker, George Henry Money e Francis Little nel 1867 (brevetto n. 483)[7]. James Paris Lee brevettò un serbatoio prismatico che conteneva i colpi impilati verticalmente nel 1879 e 1882, che venne adottato dall'Austria sul fucile a otturatore scorrevole calibro 11 mm Mannlicher M1886, alimentato a clip di 5 colpi[3][8].

 
Clip en bloc e cartucce da 8 mm per Gewehr 1888.
 
Stripper clip di Mauser svedesi con 5 cartucce 6,5 × 55 mm Mauser.

Il fucile bolt-action Krag-Jørgensen, progettato in Norvegia nel 1886, utilizzava un serbatoio rotante integrato nel fusto del fucile. Come nel sistema Lee, il magazzino ospitava le cartucce una affiancata all'altra invece che in fila come nei tubolari, ma come in questi ultimi le cartucce venivano inserite attraverso la finestra di caricamento laterale una alla volta. Anche se affidabile, il serbatoio tipo Krag–Jørgensen era costoso da produrre e lento da ricaricare e venne adottato solo da tre Paesi: Danimarca nel 1889, Stati Uniti nel 1892[9] e Norvegia nel 1894.

SpeedloaderModifica

 
Un soldato americano riempie un caricatore STANAG da M16 con una lastrina
 
Un caricatore rotatorio da 10 colpi di una Ruger 10/22
 
Caricamento da un caricatore a rocchetto di uno Steyr SSG 69
 
Un clip a luna piena (sinistra) e a mezzaluna, per proiettili .45 ACP (con pallottola celeste), sotto il confronto con una .45 Auto Rim (con pallottola incamiciata in rame)

Speedloader esternoModifica

Sono speedloader appositi per fucili con caricatore fisso tubulare o revolver, che velocizzano il caricamento e vengono rimossi prima dello sparo.

PiastrineModifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Piastrina (armi).

Il caricatore a piastrine anche chiamato en-bloc clip, oggi sono meno comuni che in passato. Si tratta di un "pacchetto" di proiettili che viene inserito direttamente nell'arma. Era diffuso nei fucili a otturatore girevole-scorrevole, come il Carcano Mod. 91 (6 colpi), lo Steyr-Mannlicher M1895 (5 colpi) o il Gewehr 1888 (5 colpi) e in alcuni fucili semiautomatici, come nell'M1 Garand (8 colpi). Un altro uso è per il caricamento rapido di rivoltelle, dove dei caricatori semicircolari (a "mezzaluna") o circolari (a "luna piena") permettono di inserire rapidamente più cartucce insieme, invece che doverle inserire uno alla volta, e rimangono nell'arma fino alla ricarica successiva.

Stripper clipModifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stripper clip.

Variante della precedente è la stripper clip, usata in pistole quale la Mauser C96 e in fucili come lo Springfield M1903, in cui i proiettili vengono spinti nell'arma, e la lastrina che li tiene insieme è tolta. Il problema di questi caricatori è la limitata capienza, da 3 a 10 colpi circa, quindi oggi è poco usato, principalmente per riempire caricatori a scatola.

RotatorioModifica

Il caricatore rotatorio o a rocchetto è composto da un rotore, o pignone, mosso da una molla a torsione. Può essere fisso o staccabile. Le cartucce sono inserite tra i denti del pignone, e l'intero insieme è messo su di un albero parallelo alla canna. Sono solitamente a bassa capienza, di solito dieci colpi o meno, a seconda della cartuccia. Fu inizialmente usato sui fucili Savage Model 1895 e 1899 della Savage Arms, ed è ancora usato in alcune armi moderne, tra le quali la Ruger American, la Ruger 10/22 e la Steyr SSG 69.

Caricatore removibile a scatolaModifica

È il tipo più diffuso di caricatore, che vanta largo impiego in ogni tipo di arma da fuoco leggera.

Monofilare o bifilareModifica

Il caricatore monofilare è caratterizzato dalla scatola contenente le cartucce disposte su un'unica fila verticale e dalla molla posta sul fondo di esso che spinge in su i colpi. È un caricatore ridotto che contiene un numero di colpi solitamente non eccedente i 10, ed è usato da alcune pistole semiautomatiche per difesa personale, come la Beretta M34. Il caricatore bifilare è il tipo più usato di caricatore a scatola e può contenere un maggior numero di proiettili (solitamente non supera i 30 colpi, anche se ci sono le dovute eccezioni come caricatori per FN P90 di 50 colpi. I colpi all'interno sono disposti a zig-zag su due file, mentre il serbatoio presenta un restringimento nella parte superiore in modo da permettere l'uscita di una sola cartuccia alla volta (detti "a presentazione singola"); nei caricatori in cui questo restringimento non esiste (detti "a presentazione sfalsata", come la maggioranza dei caricatori per armi automatiche) le cartucce si presentano sfalsate sulle due file e quindi l'azione di trattenimento è data da una maggiore piega delle labbra del caricatore contro cui la cartuccia preme, pressata dal fondello-elevatore. Una tipologia degna di nota è il caricatore STANAG frutto della STANdardisation AGreement, cioè una serie di caricatori di vario tipo (scatola bifiliare, quadrifiliare o a tamburo) e capienza (20, 30, 60, 100 colpi e altri) creati dopo l'introduzione della cartuccia 5,56 × 45 mm NATO nella NATO e sono usati in una vasta serie di fucili d'assalto di varie nazioni.

QuadrifilareModifica

Sono stati prodotti anche caricatori quadrifilari, ad esempio per il mitra italiano SITES Spectre M4, da 30 o 50 colpi. Esistono anche caricatori STANAG quadrifiliari, pur essendo poco usati

Illustrazione schematica di un caricatore Beta-C pieno e vuoto
Caricatore doppio con 100 colpi
Caricatore vuoto, notare i colpi "di riempimento" (neri)

A tamburoModifica

Il primo, tipico dei primi Thompson e del PPŠ-41, un caricatore complesso ma dalla capacità fino a 71 proiettili, oggi usato quasi esclusivamente per le armi di supporto leggere per l'eccessivo peso e difficoltà di caricamento e manutenzione (alcuni tipi dovevano essere caricati come un orologio, con il rischio di ferimento delle dita[10]). Un tipo particolare sono i caricatori a sella, come il Beta C-Mag, che usano un doppio caricatore a tamburo su ambe i lati dell'arma che alimentano entrambi l'arma.

 
Un PPŠ-41 con caricatore a tamburo

A piattoModifica

I caricatori a piatto sono simili a quelli a tamburo, ma invece che essere messi verticalmente sotto l'arma sono messi orizzontalmente sopra, e i proiettili, invece che puntati in avanti sono girati verso il centro del caricatore. Due utilizzatori famosi sono la Lewis e la Degtjarëv, e la capienza è tra i 47 e i 97 colpi. A causa della sua tendenza ad incepparsi non è più usato.

 
Caricatore a piatto su di un DP
 
Un caricatore orizzontale di un FN P90

ElicoidaleModifica

Il caricatore elicoidale è raro, tiene i proiettili a spirale all'interno di un caricatore cilindrico, sopra o sotto la canna. Questo permette una ampia capienza, fino a 100 colpi da pistola, ma è abbastanza fragile e di difficile manutenzione e ricarica, è più utile per la polizia che per i militari. Delle armi che le usano sono la PP-19 e le carabine Calico.

 
una Calico M960 con caricatore elicoidiale da 50/100 colpi
 
Un caricatore a piatto per mitragliatrice Lewis, con colpi da 7,92 × 57 mm Mauser

OrizzontaleModifica

È un caricatore a scatola bifilare da 50 colpi, usato solo nel Personal Defense Weapon FN P90, ed è particolare in quanto è posto sopra l'arma e parallelamente ad essa, così i colpi sono perpendicolari alla canna, con la punta verso sinistra. Quando arrivano alla parte posteriore dell'arma (la quale ha configurazione bullpup) vengono posti su una sola fila, ed arrivano ad una rampa di caricamento a spirale fissa nella quale vengono ruotati di 90°, quindi a punta in avanti, per il caricamento.

Caricatore a nastroModifica

I primi erano in tela, come nella M1919 Browning, ma oggi sono a maglie metalliche disgregabili, come la maglie M13 delle cartucce 7,62 × 51 mm NATO, nella FN MAG. I nastri sono solitamente da 100 o 250 colpi circa, ma possono essere uniti per formare nastri di lunghezza potenzialmente illimitata. Altro tipo era il caricatore a nastro metallico rigido, come nella Hotchkiss Mle 1914 o la Breda Mod. 37, di capienza relativamente ridotta, intorno ai 20 colpi (24 per la Hotchkiss) è facilmente danneggiabile, e oggi è poco usato.

La normativa nel mondoModifica

ItaliaModifica

La legge 18 aprile 1975, n. 110 all'art. 19 considerava il caricatore parte di arma da fuoco e quindi (se di riserva o come caricatore supplementare, cioè dal secondo caricatore in poi) doveva essere denunciato insieme all'arma sulla quale era adoperato.

Ai sensi del d.lgs. 26 ottobre 2010, n. 204, emanato in recepimento della direttiva dell'Unione Europea 2008/51/CE, non è più considerato parte di arma e può quindi essere detenuto liberamente da chiunque (anche da chi sia privo di una qualunque licenza di detenzione di armi), purché non sia appartenente a una tipologia montata su armi da guerra, poiché in sede di giudizio potrebbe essere considerato parte d'arma da guerra, il cui possesso ai sensi della legge del 1975 è vietato ai privati.

Conseguentemente non sono più soggetti a denuncia de (e se denunziati possono essere cancellati dalle successive denunzie), né giustificarne (per quelli in passato già denunziati) il venir meno della disponibilità del proprietario (ad esempio caricatori rotti ed smaltiti senza particolari procedure burocratiche). Il porto di un caricatore privo di munizioni non è più vietato (anche senza giustificato motivo), non essendo più considerato parte di arma. Per il trasporto dello stesso, non vige più l'obbligo di avviso di trasporto.

Le armi ammesse al commercio devono essere dotate contenente un certo numero di colpi, possono essere usati altri caricatori, purché appartenenti allo stesso tipo di omologazione (stessi colpi contenuti); la legge 17 aprile 2015, n. 43 ha introdotto l'obbligo di denuncia ed il divieto di cessione se i caricatori sono di capacità superiore ai 5 colpi per le armi comuni da sparo lunghe o 15 per quelle corte, ma è sempre lecito montare caricatori con un numero di colpi inferiore a quelli stabiliti.

Il successivo decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 104 prevede che tutti i caricatori per armi corte contenenti più di 20 colpi e quelli per armi lunghe contenenti più di 10 colpi debbano essere denunciati (art.38 del TULPS). La norma non prescrive se anche i caricatori in dotazione alle armi ebbano essere denunciati, nel dubbio però tutti i caricatori di cui si è in possesso che superino tali quantità vanno denunciati.

Per quanto riguarda l'uso, nessuna norma vieta di usare i caricatori con più di 10 colpi (per armi lunghe) e 20 (per armi corte) nei campi di tiro purché se ne sia lecitamente i possessori, cioè siano stati regolarmente denunciati.

L'obbligo di ridurre i caricatori già posseduti all'entrata in vigore della Legge, a 10 o a 20 colpi (secondo il tipo) entra in essere solo per i caricatori per armi comuni o da caccia qualora si vogliano vendere, importare o produrre;

Esclusi da ciò sono i caricatori per armi sportive, è però pratica consigliata la riduzione dei caricatori (comunemente ridotti a 29 colpi). È però doveroso ricordare che tale riduzione non è prevista da nessuna normativa e costituisce più che altro una prassi consolidata per evitare possibili contestazioni sul nascere; poiché ai sensi del d.lgs n.121 del 29 settembre 2013 sarebbero ammessi caricatori la cui capacità è in conformità ai regolamenti delle federazioni sportive di interesse CONI. Tale decreto legislativo recita infatti la seguente definizione: "Per le armi per uso sportivo sono ammessi caricatori o serbatoi, fissi o amovibili, contenenti un numero di colpi maggiore rispetto a quanto previsto dall'art. 2, comma 3, della legge 18 aprile 1975, n. 110, se previsto dalla disciplina sportiva prescritta dalle federazioni sportive interessate affiliate o associate al CONI". È pertanto indubbio che, di fatto, per le armi ad uso sportivo sono consentiti per legge caricatori di capacità ben superiori a 29 colpi. I caricatori che superano il limite di 20 colpi, per le armi corte, e di 10 colpi, per le armi lunghe, necessitano la denuncia alle forze del ordine come detto dalla Legge 17 aprile 2015 N.43(Decreto Antiterrorismo)

NoteModifica

  1. ^ a b A Naval Encyclopædia, L. R. Hamersly & Co., 1880.
  2. ^ Ian V. Hogg & John S. Weeks, Military Small Arms Of The 20th Century, 7th Edition, 2000 by, p.179-180.
  3. ^ a b Hugh Chisholm, The Encyclopædia Britannica: A Dictionary of Arts, Sciences, Literature and General Information, Encyclopædia Britannica, 1911.
  4. ^ Abridgments of the Specifications Relating to Fire-arms and Other Weapons, Ammunition, and Accoutrements: Printed by Order of the Commissioners of Patents, su books.google.com, George E. Eyre and William Spottiswoode, pub. at the Great seal patent office, 27 ottobre 1870, p. 72.
  5. ^ Jaroslav Lugs. A complete review of firearm systems and their histories.
  6. ^ Improvement in self-loading fire-arms, su Google.com. URL consultato il 5 giugno 2017.
  7. ^ Westwood, David, Rifles: An Illustrated History Of Their Impact, ABC-CLIO, 2005, p. 94, ISBN 978-1-85109-401-1.
  8. ^ Chamber's Encyclopaedia: A Dictionary of Universal Knowledge, W. & R. Chambers, 1891, pp. 720–721.
  9. ^ United States Army Ordnance Department, Description and Rules for the Management of the U.S. Magazine Rifle and Carbine, 1898, p. 36.
  10. ^ Armi della fanteria, Big Set, Ermanno Albertelli editore

BibliografiaModifica

  • Cadiou R., Alphonse R., Armi da Fuoco, Milano, Mondadori, 1978
  • Hogg I. ,Il Grande Libro delle Pistole di Tutto il Mondo, Milano, De Vecchi, 1978
  • Musciarelli L., Dizionario delle Armi, Milano, Oscar Mondadori, 1978.

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