Convento di San Domenico (Fiesole)

istituzione museale sita nel comune di Fiesole e aperta al pubblico tutto l'anno o alcuni mesi

Il convento di San Domenico è un convento dell'Ordine domenicano situato della località omonima nel comune di Fiesole.

Convento di San Domenico
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneToscana
LocalitàFiesole
IndirizzoPiazza San Domenico 4
Coordinate43°48′04.13″N 11°17′07.18″E / 43.801148°N 11.285327°E43.801148; 11.285327
Religionecattolica
Diocesi Fiesole
Inizio costruzione1406
Completamento1435
Sito webwww.sandomenicodifiesole.it

Storia modifica

Situato a metà strada tra Fiesole e Firenze, il cenobio domenicano fu fondato nel 1406 su iniziativa di Giovanni Dominici e del vescovo di Fiesole Jacopo Altoviti, i quali entrambi erano frati di Santa Maria Novella. I lavori di edificazione, interrotti nel 1409, furono ripresi nel 1418 grazie alla munificenza di Barnaba degli Agli e la chiesa fu consacrata nel 1435, molto più piccola dell'attuale.[1] Quello di Fiesole fu quindi il secondo convento domenicano dell'area fiorentina, prima dell'edificazione del convento di San Marco di Firenze, dove i frati si trasferirono verso la metà del Quattrocento. Chiamato anche "il Conventino" (rispetto alla grandezza degli ambienti di Santa Maria Novella), fu un importante centro di formazione per i giovani frati, il più importante dei quali fu Antonino Pierozzi, poi arcivescovo di Firenze e santo.

 
Maestà di Beato Angelico

Vi visse anche Beato Angelico, il quale dipinse per il convento e per la chiesa affreschi e diverse tavole disperse all'epoca delle soppressioni napoleoniche ed oggi in diversi musei stranieri, delle quali rimane ancora in chiesa la pala dell'altare maggiore della chiesa, anche se spostata in una differente collocazione.

La chiesa fu ampliata a partire dal 1488 con la costruzione delle prime due cappelle sul lato sinistro, di patronato Gaddi, e proseguita nei decenni successivi, fino al 1592.

Con la soppressione napoleonica avvenuta nel 1810 e la vendita a Carlotta Barbolani di Montauto per il convento iniziò un periodo difficile, non solo per il patrimonio artistico. Dopo un primo ritorno di pochi frati nel 1817, e una nuova soppressione del 1866, solo nel 1879 i domenicani riuscirono a tornare definitivamente ricomprando il convento dalle famiglie Capponi e Martelli.[2]

Arnold Boecklin trascorse gli ultimi anni della sua vita nelle vicinanze del monastero.

Descrizione modifica

 
Interno

La chiesa presenta una semplice facciata, davanti alla quale è il portico di Andrea Balatri, architetto molto utilizzato nella fabbrica domenicana, e finanziato da Alessandro e Antonio di Vitale de' Medici, ebrei convertiti che fu protetta dai Medici e che ne ebbe lo stemma identico per concessione, e realizzato nel 1635, mentre il campanile, dello stesso Balatri, era stato costruito tra 1611 e 1613.[1]

L'interno è a navata unica, con cappelle laterali, di struttura tardoquattrocentesca ma arricchito di decorazioni barocche. Il soffitto fu infatti affrescato nel 1685 da Matteo Bonechi, Rinaldo Botti e Lorenzo del Moro con la Gloria di San Domenico. In fondo alla navata un'elegante serliana introduce al presbiterio, aggiunto nel 1606 da Giovanni Caccini, in sostituzione di quello quattrocentesco.

In controfacciata, in basso a sinistra è la lapide che ricorda Angelo Cattani da Diacceto, frate domenicano poi divenuto vescovo di Fiesole nel 1566. L'altra, a destra, ricorda invece Fra' Bernardo di Simone del Nero, nipote di papa Leone XI. In alto sono il San Francesco in preghiera di Cristofano Allori, il San Domenico di Giovanni Montini, ai lati della Madonna che intercede presso Gesù di Pier Dandini.[3]

La prima cappella destra, di San Domenico, del 1490-95 circa e costruita da Melchiorre Dazzi, presenta un Crocifisso ligneo del XIV secolo, e sulla parete sinistra una tavola con il Crocifisso tra la Vergine e San Girolamo, assegnata a Jacopo del Sellaio probabilmente all'altare maggiore della cappella. La seconda cappella, costruita nel 1493, fu voluta da Cornelia Salviati per la quale commissionò a Perugino la Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano, oggi agli Uffizi, acquisito dal Granduca Pietro Leopoldo e sostituito dal Battesimo di Cristo di Lorenzo di Credi visibile sulla parete destra. All'altare maggiore è invece l'ottocentesca Madonna del Rosario di Lorenzo Gelati con una cornice seicentesca forse realizzata per l'Incoronazione della Vergine di Beato Angelico. La terza cappella, realizzata più tardi, tra 1588 e 1592 dal genovese fra Cipriano da Brignole e dalla sua famiglia che aveva commissionato per essa un Miracolo di Sant'Antonino di Giovan Battista Paggi, rubato nel 1850. La cornice con gli stemmi della famiglia genovese ospita oggi il Sant'Antonino giovinetto presentato a Giovanni Dominici di Fabrizio Boschi, del 1615-17 circa.[3]

Nel presbiterio campeggia il grande e monumentale Tabernacolo in legno dorato realizzato anch'esso da Andrea Balatri tra 1611 e 1617, arricchito dalle statue di santi domenicani.[1]

Le cappelle a sinistra sono state tutte finanziate dalla famiglia Gaddi. La terza cappella, la più vicina al presbiterio, dedicata all'Annunziata, ospitava l'Annunciazione di Beato Angelico oggi al Prado, venduta già nel 1611 al duca Mario Farnese. Poco dopo prese il posto di essa l'Annunciazione di Jacopo Chimenti detto l'Empoli, datata 1615. Sulla parete destra è un Crocifisso ligneo di Antonio da Sangallo il Vecchio, probabilmente degli ultimi anni del Quattrocento e proveniente dall'Oratorio della Santissima Annunziata di via della Chiesa a Firenze. Alla parete sinistra è invece la tela di Francesco Conti raffigurante Sant'Antonino che risuscita un bambino della famiglia da Filicaia, donata solo nel 1930. La seconda cappella fu completata nel 1559 da Niccolò Gaddi, nobiluomo vicino a Cosimo I e grande collezionista, che volle all'altare l'Adorazione dei Magi di Giovanni Antonio Sogliani ancora nella sua cornice originale, forse lasciata incompiuta e poi finita dal giovane Santi di Tito. La prima cappella, eretta da Taddeo di Angelo Gaddi, dedicata all'Incoronata, ospitava l'Incoronazione della Vergine del Beato Angelico, oggi al Musée du Louvre, mentre oggi presenta un altro suo capolavoro, la Madonna con il Bambino e i santi Tommaso d'Aquino, Barnaba, Domenico e Pietro martire, già all'altare maggiore, datata, secondo i più recenti studi, al 1419-1421 circa. Originariamente in forma di trittico, fu trasformata nel 1501 in pala 'quadrata' da Lorenzo di Credi.[4]

Fra altre opere si menziona inoltre la tavola con Savonarola e i due compagni che indicano Firenze a Cristo e alla Vergine, riferita a Zanobi Poggini.

Nella sala del Capitolo del convento sono altre due opere dell'Angelico rimaste in loco, un Crocifisso ad affresco (1430 circa) e un affresco con la Madonna col Bambino, e relativa sinopia, forse anch'esso degli anni trenta del Quattrocento.

Opere già in San Domenico modifica

 
La Crocifissione con san Domenico al Louvre

Note modifica

  1. ^ a b c Lucia Bencistà, Opere d'arte in San Domenico di Fiesole, in Corrispondenza, n. 80, 2021, p. 2.
  2. ^ Lucia Bencistà, Opere d'arte in San Domenico di Fiesole, in Corrispondenza, n. 80, 2021, p. 1.
  3. ^ a b Le notizie del precedente paragrafo sono desunte anch'esse da: L. Bencistà, Opere d'arte..., cit., pagg. 4-6.
  4. ^ Anche le notizie del precedente paragrafo sono desunte da: L. Bencistà, cit., pagg. 3-4.

Bibliografia modifica

  • Seicento anni a San Domenico di Fiesole, catalogo della mostra a cura di A. Bimbi, Firenze, 2006.
  • San Domenico di Fiesole tra storia, arte e spiritualità, Memorie domenicane, Firenze, 2013.
  • Marcella Cipriani, La Chiesa e il Convento di San Domenico di Fiesole, Firenze, 2014.

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