Discussione:Gatto mammone

Ultimo commento: 8 mesi fa, lasciato da Carnby in merito all'argomento Paragrafi a dir poco dubbi

I fatti riportati da Dino Buzzati in "I miracoli di Val Morel" sono delle invenzioni narrative, dei giochi dell'autore. Nella Voce, invece, La storia descritta da Buzzati viene riportata come se fosse realmente avvenuta. La cosa è anche descritta bene nella voce wikipedia dedicata al libro di Buzzati. https://it.wikipedia.org/wiki/I_miracoli_di_Val_Morel

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Paragrafi a dir poco dubbi modifica

Sposto in discussione questi paragrafi dubbi e senza fonti:

«Secondo alcuni studi, la tradizione del gatto mammone affonderebbe le sue radici tra la civiltà dei Fenici: dio Maimone o nell'Antico Egitto, in cui i gatti erano animali sacri e simboli di fertilità (dio Amon). Con l'avvento del Cristianesimo questi antichi rituali pagani sarebbero stati prima demonizzati e poi racchiusi nel Carnevale che precede la Quaresima, ed i loro simboli trasformati in maschere.

Nell'isola di Sardegna è ricorrente il legame del termine in lingua sarda Maimone (con tutte le sue varianti) con numerosi toponimi relativi a fonti e/o sorgenti, legame forse derivante dall'antica parola fenicia mem (in ebraico, mayim), che significa appunto acqua, e ad una divinità ad essa collegata, e che si ritrova anche in varie altre località del Mediterraneo (ad esempio, Fonte Maimonide a Paternò in provincia di Catania, Sicilia).»

[...]

«Sempre in Sardegna, a Iglesias, esiste una fontana sormontata dalla statua di un personaggio di aspetto grottesco chiamato Maimòni la cui bruttezza è in quei dintorni proverbiale: légiu cumenti su Maimoni in pracia ovvero Brutto come (la statua di) Maimone che sta in piazza.

In Puglia, in provincia di Bari e in generale nel nord barese, il termine mamàun è usato nel significato di stupido o anche birichino. Infatti, secondo altre interpretazioni, la parola maimòne deriverebbe dall'arabo e avrebbe sia il significato di benedetto, fausto, di buon auspicio (il buon auspicio che sembrano chiedere i ragazzi che, durante il Carnevale, portano in giro una lettiga di rami e frasche verdi nel rituale per scacciare la siccità), che quello di mandrillo, babbuino e anche scimmia.

Da non escludere infine il collegamento con l'antico culto della grande madre mediterranea (cfr. greco màmma) di cui la gatta, animale in grado di vedere nell'oscurità al pari della civetta, costituiva uno dei simboli. A testimonianza di questo ci sarebbe, nelle carte napoletane, la rappresentazione del gatto mammone sul 3 di bastoni, numero frequente nelle tante rappresentazioni della dea (come per es. la trinacria in Sicilia).»

E, inoltre se non ci sono certezze perché scriverlo?

«Sebbene non vi siano certezze, anche il personaggio di Tevildo, signore dei Gatti Mannari, dei Racconti perduti di J. R. R. Tolkien potrebbe derivare da questa figura.»

--Carnby (msg) 19:21, 25 ago 2023 (CEST)Rispondi

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