Giorgio Gemisto Pletone

filosofo neoplatonico bizantino
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Giorgio Gemisto, detto Pletone[1][2] (in greco Γεώργιος Γεμιστός Πλήθων?; Costantinopoli, 1355 circa – Mistra, 1452), è stato un filosofo neoplatonico bizantino, che influì sulla riscoperta di Platone nella cultura umanistica del primo Rinascimento italiano[3] e che fu portatore di un ideale di unificazione delle diverse religioni.

Probabile ritratto di Giorgio Gemisto nella Cappella dei Magi di Palazzo Medici Riccardi, Firenze, opera di Benozzo Gozzoli

La vita e il pensiero modifica

 
Immagine rinvenuta a Dura Europos (Siria), risalente al III secolo d.C., che, comunemente, viene intesa come quella del profeta iranico Zarathustra; più probabilmente indica "il Persiano" uno dei sette livelli di iniziazione del culto mitraico romano.

Pletone proveniva probabilmente da una famiglia nobile bizantina di Costantinopoli. Per motivi ignoti dovette ancora giovanissimo lasciare la sua città natale e trasferirsi ad Adrianopoli e da qui successivamente nel 1393 a Mistra (vicino all'antica Sparta)[4] dove soggiornò lungamente fondandovi una scuola filosofico-religiosa di tendenze neoplatoniche.[5]

Durante il soggiorno a Mistrà, Gemisto Pletone ebbe modo di conoscere Ciriaco d'Ancona, il padre dell'archeologia, che scrisse di lui:

«Lì [sc. a Mistrà] trovammo Costantino Dragaš, della stirpe reale dei Paleologi, l'illustre despota regnante. E presso di lui facemmo visita a quell’uomo [sc. Giorgio Gemisto Pletone] per cui eravamo venuti, insigne, senza dubbio il più dotto tra i Greci nel nostro tempo e anche, direi, per vita, costumi e insegnamenti un filosofo platonico illustre e importantissimo.»

Nel 1438 Pletone, assieme ad altri illustri filosofi orientali, tra cui il cardinal Bessarione da Trebisonda (1395-1472), sostenitore dell'unione delle due Chiese d'oriente e d'occidente, venne in Italia al seguito dell'imperatore bizantino Giovanni VIII, come suo consigliere, per partecipare al Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze; in quell'occasione incontrò di nuovo Ciriaco d'Ancona.

Da quanto scrive Marsilio Ficino risulterebbe che Cosimo de' Medici ascoltando i suoi discorsi si convinse della necessità di un ritorno agli antichi valori spirituali e politici della filosofia platonica e per questo si adoperò per la fondazione dell'Accademia neoplatonica fiorentina.[6]

In Italia Pletone tenne orazioni su Platone e sugli Oracoli caldaici, espressione dell'antica misterica sapienza babilonese, che secondo il suo parere erano attribuibili alla dottrina di Zoroastro (Zarathustra) che egli riteneva essere un antico teologo ("priscus theologus") da cui erano derivate le filosofie di Pitagora e dello stesso Platone. Sempre nell'ambito dell'antica fondamentale sapienza zoroastriana andavano inseriti, secondo Pletone, i saggi dell'antichità come Minosse, Licurgo, Numa Pompilio, i sacerdoti di Dodona, i Sette Sapienti, Parmenide, Timeo, Plutarco, Porfirio, Giamblico, i Magi e perfino i Brahmani[7]. Alla saggezza di tutti questi ora bisognava tornare ad ispirarsi, infatti:

«Tutti questi, essendo in accordo intorno alla maggior parte delle questioni fondamentali, sembrano aver dettato le loro concezioni, come le migliori, agli uomini più sensati… Noi dunque li seguiremo senza cercare novità nostre o altrui… i sapienti esprimono sempre opinioni in armonia con le convinzioni più antiche…[8]»

 
Manoscritto di Giorgio Gemisto Pletone del XV secolo

Nel 1439 Pletone scrisse Sulla differenza tra la filosofia platonica e quella aristotelica, da cui nacque una forte polemica tra i platonici, sostenuti anche da Bessarione, e gli aristotelici. Il contrasto verteva sull'idea che fosse possibile, seguendo la concezione platonica, una possibile unificazione delle diverse religioni. Secondo Pletone nella filosofia platonica, erede di quella zoroastriana, era tratteggiato il modello di una società ideale teocentrica fondata sul culto del dio Sole. Questo progetto, teorizzato anche da Nicola Cusano e Pico della Mirandola, era contrastato dagli aristotelici quali il patriarca Gennadio II di Costantinopoli e Giorgio da Trebisonda (1395-1472), detto il Trapezunzio, che scriveva a proposito di Pletone:

«Io stesso l'ho ascoltato a Firenze, poiché egli venne al Concilio insieme ai Greci, affermare che il mondo intero, dopo pochi anni, avrebbe aderito ad una sola ed identica religione, con un solo animo, una sola mente, un solo insegnamento. E quando io gli chiesi: 'Quella di Cristo o di Maometto'?, egli rispose: 'Nessuna delle due, ma una non diversa da quella dei Gentili'. Fui così scandalizzato da tali parole che l'ho sempre odiato e l'ho sempre temuto come una vipera velenosa, e non ho più potuto sopportare di vederlo o di ascoltarlo. Ho anche saputo da alcuni Greci, che qui erano fuggiti dal Peloponneso, che egli aveva pubblicamente affermato, circa tre anni prima di morire, che – non molti anni dopo la sua morte – Maometto e Cristo sarebbero stati dimenticati e la effettiva verità avrebbe trionfato in ogni parte del mondo.[9]»

A lui si associava, esprimendo non solo odio ma violenza nei confronti dei seguaci degli "ellenisti" allievi di Gemisto, il patriarca Gennadio che in una sua lettera si congratulava con un Despota locale, Emanuele Raul, il quale aveva ucciso Juvenalio, un allievo di Pletone:

«Ave soldato di Cristo e difensore della sua gloria, ave mani sante. Gli irrispettosi e buoni a nulla Ellenisti, con ferro e fuoco e acqua e con ogni modo fate uscire da questa vita... Picchia, tortura, dopo taglia la lingua, dopo taglia la mano e se, nonostante tutto rimane cattivo, buttalo in fondo al mare.[10][11]»

L'ideale di un'unica nuova religione si basava su un ritorno, secondo l'antico tentativo dell'imperatore Giuliano, non a caso riscoperto in questo periodo, al sentimento religioso pagano a cui si ispirava l'Inno al Sole dello stesso Pletone che nel suo Trattato delle leggi aveva recuperato inni e preghiere del culto del Sole che diedero l'avvio a un interesse diffuso in età rinascimentale per questa religiosità solare:

«Apollo re,
tu che regoli e governi tutte le cose nella loro identità,
tu che unifichi tutti gli esseri,
tu che armonizzi questo vasto universo così vario e molteplice,
o Sole, Signore del nostro cielo,
sii a noi propizio.»

Questa preghiera è uno dei pochi frammenti rimasti del Trattato delle leggi che, soprattutto ad opera del patriarca Gennadio, venne distrutta come propagatrice del paganesimo. In realtà Pletone teorizzava, secondo la coeva cultura rinascimentale, un mondo dominato dalla razionalità umana che lo avrebbe reso perfetto sotto la guida di sapienti iniziati, possessori di quel sapere misterico dove confluivano cristianesimo e islam, le divinità greche e quelle orientali, la filosofia di Pitagora e quella platonica.

 
La tomba di Pletone a Rimini

Pletone morì a Mistra il 26 giugno 1452, forse suicida[12], a quasi cent'anni d'età, non dimenticato dai suoi amici ed ammiratori come il cardinale Bessarione che scriveva ai figli di Pletone, Demetrio e Andronico, poco dopo la morte del padre:

«Ho saputo che il nostro comune padre e maestro ha lasciato ogni spoglia terrena ed è salito in cielo...per unirsi agli dèi dell'Olimpo nel mistico coro di Iacco. Ed io mi rallegro di essere stato discepolo di un tale uomo, il più saggio generato dalla Grecia dopo Platone. Cosicché, se si dovessero accettare le dottrine di Pitagora e Platone sulla metempsicosi, non si potrebbe evitare di aggiungere che l'anima di Platone, dovendo sottostare agli inevitabili decreti del Fato e compiere quindi il necessario ritorno, è scesa sulla terra per assumere le sembianze e la vita di Gemisto. Personalmente, dunque, come ho già detto, mi rallegro all'idea che la sua gloria si rifletta anche su di me; ma se voi non esultate per essere stati generati da un padre simile, voi non vi comporterete come si conviene, perché non si deve piangere un tale uomo. Egli è diventato motivo di grande gloria per l'intera Grecia; e ne sarà l'orgoglio dei tempi a venire. La sua reputazione non perirà, ma il suo nome e la sua fama saranno perennemente tramandati a futura memoria.[13]»

Né fu dimenticato da Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, che durante l'assedio portato a Mistra[14][15] aveva ritrovato i resti di Gemisto che riportò in Italia nel 1456 facendoli riporre in un'arca sulla fiancata destra del Tempio Malatestiano accanto a quelle di noti umanisti che avevano impreziosito la sua corte.

Opere modifica

  • Νόμων συγγραϕή (Trattato delle leggi) (l'opera maggiore, ma giunta in frammenti).
  • Trattato delle virtù.
  • Discorso sugli affari del Peloponneso.
  • Sull'istmo.
  • Περὶ ὧν 'Αριστοτέλης πρὸς Πλάτωνα διαϕέρεται (De Platonicae atque Aristotelicae philosophiae differentiis, Sulle differenze tra la filosofia platonica e quella aristotelica, pubbl. 1532.)
  • Sulla processione dello Spirito Santo.
  • Sommario delle dottrine di Zoroastro e di Platone.
  • Oracoli magici dei discepoli di Zoroastro[16].
  • Περὶ εἱμαρμένης (De fato, pubbl.1722)
  • Opuscula de historia graeca

Note modifica

  1. ^ «Il grande Cosimo ... quando si svolgeva a Firenze il concilio per l'unificazione della Chiesa greca con la latina, ascoltò spesso le discussioni sui misteri platonici di un filosofo greco che di nome si chiamava Gemisto, di soprannome Pletone, quasi fosse un secondo Platone» (Marsilio Ficino) In Guido Ceriotti, Storia sociale e culturale d'Italia: la cultura filosofica e scientifica, ed. Bramante, 1988, p.297
  2. ^ «Il nome Pletone, che Gemisto si aggiunse proprio a Firenze, è la traduzione classicheggiante (πλήθων, part. pres. di πλήθω "esser pieno") di Gemisto (γεμιστός "pieno", agg. verb. di γεμίζω "riempire").» (In Enciclopedia Treccani alla voce corrispondente)
  3. ^ E. Garin, Umanisti artisti scienziati. Studi sul Rinascimento italiano, Roma, 1989, pp. 100 sgg.
  4. ^ Dizionario filosofico Treccani alla voce corrispondente
  5. ^ Marco Bertozzi, "Il convito di Ferrara. Giorgio Gemisto Pletone e il mito del paganesimo antico ai tempi del Concilio", in: Ferrara e il Concilio 1438-1439 – Atti del convegno di studi nel 550º anniversario del concilio dell'unione delle due chiese d'oriente e d'occidente – Università degli Studi di Ferrara, novembre 1989, pp. 133-141.
  6. ^ G. Ceriotti, Op. cit., ibidem
  7. ^ Cesare Vasoli, Quasi sit deus: studi su Marsilio Ficino, ed. Conte, 1999 p.25
  8. ^ "Pletone" in: Piero Sanavío, Ezra Pound: bellum perenne, ed. Raffaelli, 2002 p.314
  9. ^ Giorgio da Trebisonda, Comparationes philosophorwn Aristotelis et Platonis, III, XIX (Venezia, 1523); cfr. E. Garin, Lo zodiaco della vita, Roma-Bari, 1976, p. 65
  10. ^ Σ. Λάμπρου, "Παλαιολόγεια Πελοπονησιακά", Atene 1926 e 1930 (S. Lamprou, Paleologia - Peloponisiaca, vol. B pag. 247)
  11. ^ Simmetria - Rivista online, n. 13 - marzo 2012
  12. ^ Stefano Trovato, Il giorno della morte di Pletone (26 giugno): una imitatio Iuliani?, in Byzantinische Zeitschrift, vol. 106, n. 1, settembre 2013, pp. 163-173, DOI:10.1515/bz-2013-0013.
  13. ^ (FR) François Masai, Pléthon et le platonisme de Mistra, vol. 35, Paris, Les Belles Lettres, 1956, p. 307.
  14. ^ Sulla guerra di Sigismondo Malatesta in Morea, cfr. G. Soranzo, Sigismondo Pandolfo Malatesta in Morea e le vicende del suo dominio, in Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Prov. di Romagna, s. IV, VIII, 1917-1918, pp. 211
  15. ^ Tra Rimini e Mistra erano in passato intercorsi dei rapporti quando Cleofe Malatesta aveva sposato Teodoro Paleologo, despota di Morea. Pletone aveva poi composto in occasione della morte di Cleofe un'orazione funebre (1433) dove celebrava la conversione alla Chiesa greca della principessa. (Cfr. F. Masai, op. cit., pp. 265 sgg.)
  16. ^ Magika logia ton apo Zoroastrou magon. Georgiou Gemistou Plethonos exegesis eis auta ta logia = Oracoli caldaici. Recensione di Giorgio Gemisto Pletone, Ed. da Brigitte Tambrun-Krasker e Michel Tardieu, tradotto in francese da Brigitte Tambrun-Krasker, Corpus Philosophorum Medii Aevi - Philosophi Byzantini, No. 7, 1995.

Bibliografia modifica

Opere tradotte in italiano
  • G. G. Pletone, Trattato delle Leggi, Forlì, Victrix, 2012 ISBN 978-88-88646-55-8
  • G. G. Pletone, Trattato sulle virtù. Testo greco a fronte, Milano, Bompiani, 2010.
  • Giorgio Gemisto Pletone, Siamo Elleni. Scritti politici. Testo greco a fronte, Saggio introduttivo, traduzione, note e apparati di Moreno Neri, Mimesis, 2023, IBAN 9788857599007
Opere In lingua greca
  • A. G. Benakis, Proceedings of the International Congress of Plethon and His Time, Mystras, 26-29 June 2002, Athens-Mystras, 2003 ISBN 960-87144-1-9
  • ΓΕΩΡΓΙΟΣ ΠΛΗΘΩΝ ΓΕΜΙΣΤΟΣ di Κώστας Μανδηλάς editore ΑΝΟΙΚΤΗ ΠΟΛΗ ISBN 960-7748-08-5
  • Cyril Mango Bisanzio. L'Impero Di Nova Roma. (Βυζάντιο. Η Αυτοκρατορία της Νέας Ρώμης) editore Μ.Ι.Ε.Τ. Atene 1988
  • William Miller La Grecia Nel Periodo Bizantino. (Η Ελλάς Επί Των Βυζαντινών.) editore: Eleutheri Schepsi Atene 1993
  • Steven Runciman L'Ultimo Rinascimento Bizantino. (Η Τελευταία Βυζαντινή Αναγένηση) editore: DOMOS Atene 1980
  • Tomadakis Nic. B. "Corrispondenza Bizantina. Introduzione nella letteratura Bizantina" Atene 1993 Editore: Pournaras P. S. ISBN 9789602420775 in greco: Τωμαδάκης, Νικ. Β. "Βυζαντινή επιστολογραφία Ήτοι εισαγωγή εις την βυζαντινήν φιλολογίαν"
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