Giovanni Amadio

ufficiale italiano, MOVM (1890-1917)

Giovanni Amadio (Controguerra, 15 ottobre 1890Pod Koriti, 19 agosto 1917) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Giovanni Amadio
NascitaControguerra, 15 ottobre 1890
MortePod Koriti, 19 agosto 1917
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoArditi
Anni di servizio1915 - 1917
GradoSottotenente
GuerrePrima guerra mondiale
BattaglieUndicesima battaglia dell'Isonzo
Decorazionivedi qui
Studi militariScuola Militare di Modena
Notedati tratti da Montalto Marche[1]
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Biografia modifica

Nacque a Controguerra,[N 1] provincia di Teramo, il 15 ottobre 1890,[1] figlio di Achille e di Diana D’Amario.[2] Frequentò le scuole secondarie ad Ascoli Piceno, dove conseguì il diploma di ragioniere studiando poi diritto amministrativo come privatista. Nel 1912 partecipò ad un concorso per conseguire il brevetto di segretario comunale, classificandosi al secondo posto su quaranta concorrenti.[1] Svolgeva il ruolo di segretario capo[2] presso il comune di Chiarimonti,[3] in Sardegna, quando il 15 maggio 1915, poco prima dell’entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 dello stesso mese, fu arruolato nel Regio Esercito, assegnato come soldato semplice al 17º Reggimento fanteria della Brigata "Acqui".[3] Prese parte alle operazioni per la conquista del margine dell’altopiano carsico, e promosso caporale, si distinse durante la battaglia degli Altipiani.[2] A partire dal giugno 1916 frequentò il corso per Allievi Ufficiali di complemento[1] presso la Scuola Militare di Modena,[2] al termine del quale, nel mese di ottobre, fu nominato aspirante ed assunse il comando di una sezione di pistole-mitragliatrici.[3] Trasferito con il suo reggimento nel settore del basso corso del fiume Isonzo,[2] nelle vicinanze di Monfalcone, e li si distinse nel combattimento del 19 maggio 1917[1] a Hudi-Log, dove fu decorato della Medaglia di bronzo al valor militare[3] per aver catturato con i suoi uomini un intero reparto austro-ungarico trinceratosi in una caverna.[2] Il 19 agosto successivo, durante lo svolgimento dell’undicesima battaglia dell'Isonzo,[2] mentre era al comando di una sezione mitragliatrici del II Battaglione[2] cadde in combattimento a Quota 244 di Pod Koriti, sul Carso.[1] Decorato inizialmente con una Medaglia d'argento al valor militare,[3] essa fu poi trasformata in Medaglia d'oro con Regio Decreto 10 agosto 1923.[3]

L'Esercito Italiano gli dedicò a Cormons (GO) una caserma che ospitò la 82º Fanteria corazzata "Torino" facente parte della Divisione "Folgore". La caserma venne chiusa alla fine del 2004 e smilitarizzata.

Onorificenze modifica

«Comandante di una sezione mitragliatrici, uscì per primo dalla trincea all'attacco delle posizioni avversarie, dimostrando slancio e coraggio ammirevoli, sotto il violento fuoco di sbarramento e tra le raffiche di fucileria e mitragliatrici nemiche. Giunto, con i suoi uomini, sotto i reticolati avversari e trovatili pressoché intatti, benché fatto segno a preciso tiro, noncurante del pericolo, si accinse per ben tre volte a aprirvi un varco. Riuscitovi, dopo grandi sforzi, mentre si slanciava all'assalto trascinando con l'esempio i pochi uomini rimastigli, venne mortalmente ferito. Morì poco dopo, contento di aver visto i suoi soldati penetrare nella linea avversaria, ed esclamando: La vittoria è nostra! Avanti sempre! Viva l'Italia! Pod-Koriti, 19 agosto 1917.[4]»
— Regio Decreto 10 agosto 1923.
«Comandante di una sezione mitragliatrici, uscì per primo dalla trincea all'attacco delle posizioni avversarie, dimostrando slancio e coraggio ammirevoli, sotto il violento fuoco di sbarramento e tra le raffiche di fucileria e mitragliatrici nemiche. Giunto, con i suoi uomini, sotto i reticolati avversari e trovatili pressoché intatti, benché fatto segno a preciso tiro di nemici, noncurante del pericolo, si accinse per ben tre volte a aprirvi un varco. Riuscitovi, dopo grandi sforzi, mentre si slanciava all'assalto trascinando con l'esempio i pochi uomini rimastigli, venne mortalmente ferito. Morì poco dopo, contento di aver visto i suoi soldati penetrare nella linea avversaria, ed esclamando: La vittoria è nostra! Avanti sempre! Viva l'Italia! Pod-Koriti, 19 agosto 1917
— Decreto Luogotenenziale 1 agosto 1918.
«Comandante di una pattuglia di arditi, costrinse alla resa, con abile stratagemma un centinaio di nemici, riportando utili ed esatte informazioni, che permisero di catturare altri prigionieri. Hudi Log, 25 maggio 1917

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ A Controguerra si trovava la casa dei nonni materni, mentre la sua famiglia era domiciliata a Montalto.

Fonti modifica

Bibliografia modifica

  • Giulio Amadio, Gli Amadio di Patrignone, Montalto, Tip. «Sisto V, 1931.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.

Collegamenti esterni modifica