Giuseppe Di Bartolo (militare 1900)

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Giuseppe Di Bartolo (Palermo, 15 settembre 1900Mar Mediterraneo, 20 gennaio 1943) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Giuseppe Di Bartolo
NascitaPalermo, 15 settembre 1900
MorteMar Mediterraneo, 20 gennaio 1943
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
GradoTenente di vascello di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia modifica

Nacque a Palermo il 15 settembre 1900.[2] Dopo aver conseguito il diploma di Capitano di lungo corso presso l'Istituto nautico di Palermo, all'età di 17 anni, si imbarco subito su unità mercantili e durante la prima guerra mondiale.[2] Si distinse nel corso dell'azione di siluramento e nel successivo affondamento del piroscafo Adria, sul quale si trovava imbarcato, il 18 luglio 1918 ricevendo un encomio solenne dal Ministero della marina.[1] Al termine della guerra iniziò a navigare per conto della Società di Navigazione Generale Italiana, poi con la Sitmar ed infine con la Società Tirrenia.[1] Promosso per titoli acquisiti a grado di tenente di vascello di complemento nell'aprile 1940, nel luglio dello stesso anno venne richiamato in servizio attivo a destinato al 4º Gruppo Dragaggio, comandante della 7ª Squadriglia di stanza a Porto Empedocle.[2] Nell'aprile 1942 assunse il comando della XXV Flottiglia dislocata a Tripoli ed il 20 gennaio 1943, nell'imminenza dell'evacuazione della base navale, in ottemperanza ad ordine ricevuto, salpò da Tripoli con l'intera Flottiglia per rientrare in Sicilia.[2] Durante la navigazione di trasferimento, nelle acque del Mediterraneo centrale, la Squadriglia fu attaccata da preponderanti forze navali inglesi.[1]

Nel tentativo di consentire alle altre unità di potersi mettere in salvo decise di attaccare il nemico con la sua nave di bandiera, il dragamine R.D. 36, attirando su di sé l'attenzione del nemico, dando così modo alle unità sezionarie di porsi in salvo presso la vicina costa.[1] Nell'impari lotta il dragamine R.D. 36 fu centrato dal violento a preciso fuoco avversario, affondando con tutto l'equipaggio.[1] Egli fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[2]

Onorificenze modifica

«Comandante di flottiglia dragamine dislocata in zona avanzata oltremare, resasi necessaria l'evacuazione della base ed avuto ordine di trasferire in Patria la flottiglia, apprestava alla lunga navigazione - con competenza e capacità - le unità dipendenti, nonostante le ininterrotte, violente incursioni aeree. Nel corso del trasferimento, attaccato di notte da preponderante formazione di supercaccia avversari, nel sublime tentativo di salvare le altre unità, impartiva l'ordine di dirottare verso la costa mentre con la propria - offerta al supremo olocausto - muoveva decisamente incontro all'attaccante, nel disperato tentativo di opporsi alla schiacciante superiorità dei mezzi avversari. Giunto a portata di tiro delle proprie mitragliere impegnava impari lotta, sorretto dall'entusiasmo e dalla fede degli eroi. Colpita la sua imbarcazione più volte, prossima ad affondare, rispondeva al nemico facilmente vittorioso, con le ultime raffiche di mitraglia, inabissandosi con la nave e l'intero equipaggio. Fulgido esempio di estrema dedizione alla Patria e di luminose virtù di comando. Mediterraneo Centrale, 20 gennaio 1943.[3]»
— Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1948.

Note modifica

Annotazioni modifica


Fonti modifica

Bibliografia modifica

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Gabriele Bagnoli, La guardia di finanza nella seconda guerra mondiale, Firenze, Università degli Studi di Firenze, 2014.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 181.

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