Giuseppe Pennella

generale italiano

Giuseppe Pennella (Rionero in Vulture, 8 agosto 1864Firenze, 15 settembre 1925) è stato un generale italiano.

Giuseppe Pennella
NascitaRionero in Vulture, 8 agosto 1864
MorteFirenze, 15 settembre 1925
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoGranatieri
GradoTenente Generale
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneCampagna di Macedonia
Fronte italiano
BattaglieQuarta battaglia dell'Isonzo
Battaglia degli Altipiani
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante diBrigata "Granatieri di Sardegna"
35ª Divisione
XI Corpo d'armata
XII Corpo d'armata
2ª Armata
8ª Armata
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
Pubblicazionivedi qui
Frase celebreNon si può degnamente comandare, senza mantenere assiduo contatto con i soldati e la trincea
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Pluridecorato ufficiale del Regio Esercito, durante la prima guerra mondiale ricoprì altissimi incarichi, comandando in successione: Brigata "Granatieri di Sardegna", 35ª Divisione, XI Corpo d'armata, 2ª Armata, 8ª Armata e XII Corpo d'armata. Alla testa della 35ª Divisione operò in Macedonia, ma fu esonerato dal comando su richiesta del generale francese Sarrail, comandante dell'Armée d'Orient, con cui era entrato in forte disaccordo.

Biografia modifica

Nacque a Rionero in Vulture l'8 agosto 1864, figlio di Antonio e Maddalena Plastino. Lasciò il suo paese natio all'età di 13 anni per entrare alla Scuola militare Nunziatella di Napoli, passando nel 1882, a frequentare la Regia Accademia Militare di Modena dove conseguì il brevetto di sottotenente.[1] Frequentò successivamente la Scuola di guerra classificandosi al secondo posto sui trenta disponibili, e conseguì il brevetto di Capo di Stato Maggiore.

Tra il 1894-1899 e il 1902, eseguì accurate ricognizioni[2] nelle zone di San Gottardo, Alta Savoia, Appennino ligure, Giura Francese e Svizzera.[3] Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu promosso al grado di colonnello, e nel maggio 1915,[4] con l'approssimarsi dell'entrata in guerra dell'Italia,[5] divenne capo dell'ufficio di segreteria[6] del Capo di stato maggiore del Regio Esercito, generale Luigi Cadorna. Nel novembre dello stesso anno ottenne[7] il comando della Brigata "Granatieri di Sardegna", in sostituzione del generale Luigi Pirzio Biroli. I granatieri ai suoi ordini si distinsero a “Quota 188”,[8] di fronte a Gorizia, e poi nella difesa del Monte Cengio,[9] durante la durissima[10] e sanguinosa[11] battaglia degli Altipiani[4][12] (3 giugno 1916). Dopo aver partecipato alla sesta (6-17 agosto),[13] e settima battaglia dell'Isonzo (14-18 settembre),[14] il 4 dicembre successivo lasciò il comando della brigata al colonnello brigadiere Giovanni Albertazzi, e il 21 dello stesso mese assunse l'incarico di Capo di Stato maggiore della 4ª Armata, cooperando alla difesa del Cadore e alle azioni difensive delle Alpi di Fasso, per passare poi a quello della 3ª Armata.

Tra il 26 aprile e il 24 maggio 1917 fu Comandante della 35ª Divisione[15] e contemporaneamente del Corpo di spedizione in Macedonia, in sostituzione del generale Carlo Petitti di Roreto, ma entrato in contrasto con il generale francese Sarrail, comandante della'Armée d'Orient, fu rimosso dall'incarico da Cadorna. Si distinse anche sul fronte balcanico, tanto da venire insignito della Croce di Commendatore dell'Ordine della Stella dei Karađorđević.

Dopo Caporetto modifica

Nell'ottobre dello stesso anno fu nominato comandante dell'XI Corpo d'armata, per passare il 1 marzo 1918, su decisione del nuovo Capo di Stato maggiore Armando Diaz, alla testa della 2ª Armata[16] che lasciò il 1 giugno per assumere quello dell'8ª Armata[17] del Montello.[18] Partecipò alla Battaglia del solstizio, al cui termine, su pressione del Sottocapo di Stato maggiore, generale Pietro Badoglio, Diaz lo rimosse dal comando, sostituendolo con il generale Enrico Caviglia. Prese parte alla battaglia di Vittorio Veneto alla testa del XII Corpo d'armata[19][20] avanzando sull'Altopiano dei Sette Comuni, liberò Pergine Valsugana, evitando atrocità commesse in altri luoghi dal nemico austro-ungarico in ritirata. Al termine del conflitto risultava ferito cinque volte, promosso per meriti di guerra due volte, e pluridecorato al valor militare.[21]

Nel 1919 fu designato dal governo italiano a comandare una forza di 85.000 uomini che avrebbe dovuto intervenire in Georgia al fine di mantenere l'indipendenza dei nuovi paesi caucasici dalle mire della nascente Unione Sovietica. Tale spedizione non fu poi effettuata.

Assunse poi il comando di Corpo d'armata di Firenze e ricoprì anche la mansione di presidente della Deputazione provinciale fiorentina, venendo messo in posizione di riserva nel 1920. Dopo aver ottenuto diverse decorazioni, si spense a Firenze nel 1925.

Riconoscimenti modifica

Su commissione di un comitato presieduto da Benito Mussolini, Armando Diaz, Luigi Cadorna ed altre personalità civili e militari, la natia Rionero gli dedicò una statua in bronzo.[22][23] Nel giugno 1968, nel cinquantennale della battaglia del Solstizio, il comune di Pergine Valsugana gli conferì la cittadinanza onoraria e gli dedicò la via principale;[24] a Giavera del Montello venne eretto un monumento in suo onore, ad opera dello scultore Memo Botter.

Onorificenze modifica

Onorificenze italiane modifica

«Intelligentemente preparò e valorosamente condusse la sua brigata all'attacco ed alla conquista di forti e ben munite posizioni nemiche.»
— Altopiano Carsico, 9-15 agosto 1916.
«Comandante di sottosettore, diede mirabile prova di valentia, di ardimento e di saldezza d'animo, e diresse vigorosamente la resistenza, contrastando al nemico per più giorni, nonostante la soverchiante preponderanza dei suoi mezzi, posizioni di segnalata importanza.»
— Altipiano di Asiago, 29 maggio-3 giugno 1916.
«Anima della sua brigata, avvivato nelle truppe lo spirito offensivo e la fede nel successo, le guidava con grande valore, intelligenza ed energia, superando gravi difficoltà, contro le trincee avversarie, spezzando la resistenza nemica nelle basse pendici del Veliki e conquistando, con rapido, brillante slancio, l'altura di S. Grado.»
— Veliki-Kriback-San Grado, 14-15 settembre 1916.
«Comandante di Corpo d'armata avanguardia dell'armata, nell'urto finale contro la fronte nemica di Asiago e nel successivo inseguimento, dette prova non solo di grande perizia nella condotta dell'operazione, ma anche di valore personale. Spingendosi in testa alle sue avanguardie, ed anche risolutamente oltrepassandole con piccola scorta, raggiunse fulmineamente Levico, ove poté essere catturato un reggimento avversario in retroguardia e poi Pergine, che venne salvata dall'incandio e dall'eccidio già progettato dal nemico.»
— Val d'Assa e Val Sugana, 1-4 novembre 1918.

Onorificenze estere modifica

Pubblicazioni modifica

  • Studio comparativo fra i regolamenti di esercizi per la fanteria in Germania, Svizzera, Italia, Francia (Reg. in vigore ed in progetto), Russia ed Austria, Casa editrice italiana, Roma, 1902.
  • La questione urgente: il problema dei quadri nel Regio Esercito, Casa editrice italiana, Roma, 1902.
  • Il nuovo regolamento di esercizi per la fanteria : commentato e comparato a quello finora in vigore, Casa editrice italiana, Roma, 1905
  • Il terreno della regione comprendente i dintorni di Firenze : studio geografico e topografico tattico, Casa editrice italiana, Roma, 1905
  • Saggi di tattica applicata per minori reparti delle tre armi, 3 Vol.,[26] Casa editrice italiana, Roma, 1907-1908.
  • Le odierne mitragliatrici nella guerra campale, La Speranza, Roma, 1908.[27]
  • Il vademecum dell'ufficiale combattente, Roma, 1909.
  • Il vademecum dell'ufficiale di complemento: svolgimento sintetico completo dei programmi ministeriali di: tattica e servizio in guerra, fortificazione, topografia e organica, nozioni complementari, Tipografia del Senato, Roma, 1915.
  • Il breviario dei doveri di un comandante di plotone in guerra, Tipografia del Senato, Roma, 1915.
  • La nostra rinnovata regolamentazione tattico-logistica riassunta e ordinata per affinità di argomento, La Speranza, Roma, 1915.
  • Dodici mesi al comando della Brigata Granatieri, 2 Vol.,[28] Tipografia del Senato, Roma, 1923.

Note modifica

  1. ^ Senza godere le spinte di "raccomandazioni", si classificò al 450 posto su 499 allievi idonei.
  2. ^ Tali ricognizioni, svoltesi nell'ambito della Triplice Alleanza, erano in funzione dell'entrata in guerra del Regno d'Italia a fianco degli Imperi centrali.
  3. ^ Impegnato in delicate missioni militari, Giuseppe Pennella si dedicò anche alla pubblicazione di opere di carattere militare, politico, sociale, letterario. Fu poeta e musicista, e scrisse e musicò, tra le altre cose, una “preghiera del soldato italiano sul campo”, “Passa il Re”. Musicò anche “l'Ave Maria “di Giosuè Carducci, estratta dall'Ode “La Chiesa di Polenta”.
  4. ^ a b Cadorna 1921, p. 223.
  5. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 33, il 4 maggio 1915 l'Italia denunciava la Triplice Alleanza, e il 22 ordinava la mobilitazione generale.
  6. ^ Cadorna 1921, p. 49.
  7. ^ Pochi giorni dopo la sua partenza Cadorna gli tributò il seguente encomio solenne: Col suo allontanamento, imposto da esigenza di carriera e di organico, il Corpo di Stato maggiore perde un valentissimo ufficiale ed io uno dei più geniali e devoti collaboratori, ma sono certo che la Brigata "Granatieri di Sardegna" acquista in lui un ottimo comandante.
  8. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 73, la Brigata era inquadrata nella 4ª Divisione del II Corpo d'armata.
  9. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 113.
  10. ^ Il 22 maggio 1916 il generale Pennella, comandante della Brigata "Granatieri di Sardegna", aveva impartito per iscritto il seguente ordine: A nessun ufficiale che abbia il comando di un reparto è consentito di abbandonarlo mentre si combatte, sia pur ridotto a un solo uomo: se tutti i gregari muoiono a maggior ragione devono morire sul posto gli ufficiali.
  11. ^ Per la difesa del Monte Cengio furono assegnate sette Medaglie d'oro al valor militare ad altrettanti uomini della Brigata "Granatieri di Sardegna": Federico Morozzo della Rocca, Giani Stuparich, Carlo Stuparich, Nicola Nisco, Alfonso Samoggia, Teodoro Capocci, Ugo Bignami.
  12. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 106.
  13. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 122.
  14. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 134.
  15. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 265.
  16. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 271, allora in fase di riorganizzazione a Lonigo (Corpi d'armata VI, XXV, XVIII, XXX).
  17. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 284, schierata da Pederobba a Palazzon, e composta da tre divisioni in linea e una di riserva.
  18. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 290.
  19. ^ Composto dalla 22ª Divisione italiana e della 48ª Divisione inglese.
  20. ^ Cavaciocchi, Ungari 2014, p. 311.
  21. ^ tre Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare, la Croce di Cavaliere, e poi quella di Comemndatore, dell'Ordine militare di Savoia, la Croce al merito di guerra.
  22. ^ La corrispondenza familiare del generale Pennella fu donata dalla moglie Elisa all'Archivio di Stato di Potenza nel 1940.
  23. ^ V. Verrastro, Archivi di famiglie, storie di persone..., Archivio di Stato di Potenza, Viterbo, 2004, pp. 43-44.
  24. ^ Si ricorda l’entrata a Pergine delle truppe italiane e inglesi, in gelocal.it. URL consultato il 1º maggio 2012.
  25. ^ a b Pennella Giuseppe, in quirinale.it. URL consultato il 1º maggio 2012.
  26. ^ Suddiviso in Lo studio del terreno: monografie fotografico tattiche, I temi tattici: loro soluzioni e discussioni, Tattica, logistica, organica, topografia e geografia.
  27. ^ Conferenza tenuta presso il Comando della Divisione militare di Roma nel luglio 1908.
  28. ^ Volume primo, San Floriano (lenzuolo bianco), Tipografia del Senato, Roma, 1923, volume secondo, Montecengio-Cesuna, Tipografia del Senato, Roma, 1923.

Bibliografia modifica

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Francesco Saverio Nitti, Scritti politici. Volume 7, Bari, Laterza, 1967.
  • Memo Botter, Il generale Giuseppe Pennella nel centenario della nascita, Treviso, Tip. D. Cappellazzo, 1964.
  • Pompilio Schiarini, L'offensiva austriaca nel Trentino (1916), Roma, Libreria del Littorio, 1928.
Periodici
  • Sergio Pelagalli, Esoneri dal comando nella Grande Guerra, in Storia Militare, n. 215, Parma, Ermanno Albertelli Editore, agosto 2011, pp. 17-23, ISSN 1122-5289.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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