Governo ombra del Partito Comunista Italiano del 1989-1992
Il governo ombra del Partito Comunista Italiano[1], ideato e guidato da Achille Occhetto, è stato il primo governo ombra della storia d'Italia. Fu creato nel 1989 su modello dello shadow cabinet britannico[2], durando fino al 1992. Lo scopo primario per cui fu creato era quello di rilanciare il Partito Comunista Italiano (PCI) come valida alternativa di governo.[3] Fu "ombra" dei governi Andreotti VI e VII.
Storia
modificaNel 1988, Achille Occhetto diventò segretario del Partito Comunista Italiano (PCI) e già in quell'anno cominciò a parlare di un «governo ombra dell'opposizione».[2] Nel febbraio dell'anno successivo annunciò che avrebbe proposto la creazione del governo ombra al successivo congresso del partito (il XVIII, tenutosi a Roma dal 18 al 22 marzo 1989). Alcuni nomi cominciarono a circolare già in marzo.[4][5] Altri nomi poi rivelatisi definitivi, come quello di Giorgio Napolitano (successivamente Presidente della Repubblica) emersero il 12 luglio.[6] Il governo ombra fu presentato ufficialmente al Senato il 19 luglio, ma la lista completa dei suoi membri (vedi sotto) era trapelata già il giorno precedente.[7]
Il 22 luglio 1989 il governo ombra si riunì per la prima volta, a Palazzo Madama, discutendo, tra le altre cose, della "emergenza alghe" nel Mare Adriatico.[8] Lo stesso giorno entrò in carica il Governo Andreotti VI, in seguito alla crisi del Governo De Mita.[9] Successivamente la composizione subì alcuni aggiustamenti, come l'ingresso di Giulio Carlo Argan ai beni culturali.[10]
Nel 1991 il PCI si sciolse dando vita al Partito Democratico della Sinistra (PDS). Il governo ombra del PDS fu accantonato il 19 giugno 1992, poco dopo le elezioni politiche del 5 aprile 1992. Il PDS scelse così di affidare tutto a dei semplici portavoce tematici.[11][12][13]
Composizione
modificaDel governo ombra facevano parte 23 persone.[7] Non tutti appartenevano al PCI: alcuni, come Stefano Rodotà, Vincenzo Visco e Ada Becchi, provenivano dalla Sinistra Indipendente.[12]
Questa la composizione del governo ombra al momento della sua creazione[14]:
Note
modifica- ^ dal 1991 rinominato Partito Democratico della Sinistra
- ^ a b Stefano Marroni, Il governo ombra del PCI, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 6 novembre 1988. URL consultato il 26 giugno 2009.
- ^ Massimo Riva, I ministri di Occhetto, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 22 luglio 1989. URL consultato il 26 giugno 2009.
- ^ Salvatore Tropea, 'Saremo il governo - ombra' Occhetto dà la carica al PCI, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 12 febbraio 1989. URL consultato il 18 maggio 2008.
- ^ Occhetto prepara un governo ombra per il 'nuovo corso', su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 12 marzo 1989. URL consultato il 26 giugno 2009.
- ^ Reichlin e Napolitano nel governo - ombra PCI, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 12 luglio 1989. URL consultato il 26 giugno 2009.
- ^ a b Ecco le ombre rosse, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 18 luglio 1989. URL consultato il 26 giugno 2009.
- ^ Alberto Stabile, E il governo ombra prepara il suo piano contro le alghe, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 22 luglio 1989. URL consultato il 18 maggio 2008.
- ^ VI Governo Andreotti, su governo.it, Governo Italiano. URL consultato il 18 maggio 2008.
- ^ Stefano Marroni, 'NO ALLA DEMOCRAZIA VIGILATA' OCCHETTO AVVERTE COSSIGA E PSI, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 7 maggio 1991. URL consultato il 17 luglio 2011.
- ^ Gianfranco Pasquino, La prima crisi del governo - ombra, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 29 aprile 1990. URL consultato il 18 maggio 2008.
- ^ a b Governo ombra, l'unico nell'89, c'era anche Napolitano, su ansa.it, ANSA, 15 aprile 2008. URL consultato il 18 maggio 2008.
- ^ Alla fine uscì di scena anche il vecchio "governo ombra"
- ^ Radio Radicale, Presentazione del Governo-ombra del Pci, su Radio Radicale, 19 luglio 1989. URL consultato il 14 dicembre 2022.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Presentazione del Governo-ombra del Pci, su radioradicale.it, RadioRadicale.it, 19 luglio 1989. URL consultato il 18 maggio 2008.