La presenza di Orfeo

La presenza di Orfeo è la prima raccolta edita di poesie della scrittrice Alda Merini.

La presenza di Orfeo
AutoreAlda Merini
1ª ed. originale1953
GenerePoesia
Lingua originaleitaliano

«Quando il mattino è desto
tre colombe mi nascono dal cuore
mentre il colore rosso del pensiero
ruota costante intorno alla penombra. - Alda Merini, Canzone triste[1]»

La raccolta, pubblicata nel 1953 dall'editore Schwarz nella collana di poesia "Campionario" diretta da Giacinto Spagnoletti, contiene diverse poesie che la giovane poetessa dedica a quegli amici che in quegli anni hanno avuto fede in lei e le sono stati vicino.

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Tra le liriche più significative e intense si ricordano "Lettere", "Luce", "La presenza di Orfeo" e "La notte".

"Lettere", datata gennaio 1949, è dedicata all'amica Silvana Rovelli, cugina di Ada Negri, alla quale aveva fatto leggere alcune sue poesie che erano state sottoposte ad Angelo Romanò che, a sua volta, le fece leggere a Giacinto Spagnoletti. In esse, scrive Maria Corti,[2] "... già è tipico il linguaggio amoroso a connotare una fedele amicizia spirituale".

"Luce" scritta per Giacinto Spagnoletti che, insieme a "Il gobbo", era stata pubblicata da Guanda nell'"Antologia Poesia italiana contemporanea 1909-1949" e in seguito in "Poetesse del Novecento" edite da Scheiwiller nel 1951 dopo il consiglio del poeta Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani.

"La presenza di Orfeo" e "La notte" per Giorgio Manganelli il suo primo amore che destarono l'ammirazione e lo stupore del poeta Carlo Betocchi per il "rapito orfismo" presente soprattutto nella poesia "La presenza di Orfeo" che incanta per il finale "benessere assoluto" dell'amore immanente.[3]

"Ma ci si può avanzare nella vita/mano che regge e fiaccola portata/e ci si può liberamente dare/alle dimenticanze più serene/quando gli anelli multipli di noi/si sciolgono e riprendono in accordo,/quando la garanzia dell'immanenza/ci fasci di un benessere assoluto".[4]

In questi primi volumetti dell'autrice si riconoscono già quei motivi presenti nella sua futura poesia come l'intrecciarsi dei temi erotici e mistici.

Se la poesia della giovane Merini non è da considerarsi poesia colta, i suoi versi, pervasi da oscuri interrogativi prorompenti e sinceri, appaiono immediatamente alla sua uscita assai originali tanto da far affermare a Spagnoletti, nel risvolto della copertina, che "Tutto questo forma una poetica che si distacca dal quadro della lirica attuale e le dà forse più vita, più coraggio; certo le concede quell'aria di giovinezza, anni di adolescenza: la stessa età dell'autrice di queste liriche".[5]

Ci reggevamo entrambi negli abbracci/ pregando che durassero gli intenti,/ ci promettemmo il «sempre» degli amanti,/ certi nei nostri spiriti d'Iddii. (da Lettere)

Così, nelle tue braccia ordinatrici/ io mi riverso, minima ed immensa; (da La presenza di Orfeo)

Ardo di mille musiche diverse,/ ma dove è tempo di un incontro nuovo,/ resiste il “poter essere” di te. (da Lirica)

Quando si ha in noi il ricordo del passato/ e l'ansia del futuro,/ Cristo, la morte beve/ da noi l'eterno suo sostentamento…/ Ma se il piede dell'anima si ferma/ ad assumere intento/ la voce nuova dei suoi mali nuovi/ e l'energia vitale del dolore,/ ecco che noi si cresce e ci si afferma/ nella più eccelsa delle conclusioni. (da La sosta)

Non è ancora per me giunto il momento/ di riposare queste membra stanche/ sull'iniziale della fissità! (da Il pericolo)

Amo i colori, tempi di un anelito/ inquieto, irrisolvibile, vitale,/ spiegazione umilissima e sovrana/ dei cosmici "perché" del mio respiro. (da Colori)

Avorio concretato fra le mani/ d'estremi crocifissi,/ ronzio di spine ad ogni polpastrello/ delle morbide dita,/ e, dopo, rose, rose di stupore,/ placide nevicate d'innocenza,/ variare d'onde al largo dei tuoi occhi,/ fissità di pupilla,/ vedovi cigni solitari al corso/ dei tuoi fiumi d'amore. (da S. Teresa del Bambino Gesù)

Lasciando adesso che le vene crescano/ in intrichi di rami melodiosi/ inneggianti al destino che trascelse/ te fra gli eletti a cingermi di luce. (da Lasciando adesso)

Non tarderanno a sorprendermi/ braccia d'incensi mistici ondeggianti/ al sommo delle mie chiaroveggenze./ Né mancheranno i grappoli nevosi/ delle Tue leggiadrissime abbondanze/ al mio secco palato./ Ti vedo, Estasi ripida dell'oro,/ flusso di gemma alzata all'agonia:/ Il Tuo Unico Senso/ occhieggia misterioso e ineluttabile/ dietro cieca persiana./ E Ti canto in segreto/ spiccando gigli e spade dalla gola/ ch'esita a rivelarsi/ in tutta la sua ampiezza prodigiosa. (da Estasi di S. Luigi Gonzaga)

Critica modifica

L'accoglienza della critica alla raccolta fu positiva e Mario Luzi scriverà nel 1953 a Giacinto Spagnoletti: L'ho letto il libro della Merini e, certo, mi ha fatto ancora una forte e ansiosa impressione. È un libro molto suggestivo e in alcuni punti veramente convincente: per es. a pag. 9 e a p. 11, non ti sei sbagliato[6]

Nel 1954 appare su «Paragone» un saggio di Pier Paolo Pasolini dedicato ai poeti orfici nel quale viene data notevole rilevanza alla poesia della Merini:"E quanto la nostra orripilante istanza positivistica non sia inopportuna, lo sta a dimostrare l'età addirittura prepuberale in cui la Merini ha cominciato a scrivere i suoi versi orfici così settentrionali (nei caratteri stilistici, anche se non si può dire "da Rebora in poi" o "in su") nei confronti degli altri versi orfici testé esaminati. Rebora no: ma certo il romagnolo Campana, per non parlare dei tedeschi Rilke o George o Trakl, si può nominare..."[7].

Non dello stesso parere sarà Giancarlo Vigorelli che nel 1955, in un articolo apparso sulla rivista «La Fiera Letteraria» , scrive in tono polemico:"e mi pare un errore quello compiuto da Pasolini che ha dato posto alla Merini lungo una ideale "linea orfica" della nostra poesia recente. L'orfismo, dove traspare, non è che apparente, esterno, è di mano di Rilke, o di qualche lettura alla quale la Merini fu sospinta dopo che fu scoperta..., né misticismo né orfismo, ma un elementare metafisicismo".[8]

Note modifica

  1. ^ Canzone triste, 1º gennaio 1951, dalla "Presenza di Orfeo" in Alda Merini. Fiore di Poesia. 1951-1997, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino, 1998, pag. 19
  2. ^ Maria Corti in Prefazione a Alda Merini, Fiore di Poesia. 1951 - 1997., Einaudi, Torino, pag. VII
  3. ^ Confessioni minori, a cura di Sauro Albisani, Sansoni, Firenze 1985
  4. ^ La presenza di Orfeo in "La presenza di Orfeo", op. cit., pag. VII
  5. ^ Giacinto Spagnoletti, dal risvolto di copertina di "Alda Merini, La presenza di Orfeo", Schwarz, 1953
  6. ^ Carteggio Luzi-Spagnoletti, lettera del 10 marzo 1953. Luzi si riferisce alle poesie "Confessione" e "Lettere".
  7. ^ Pier Paolo Pasolini, Una linea orfica, «Paragone», 60, 1954. Ora in Saggi sulla letteratura e sull'arte, Mondadori, Milano 1999
  8. ^ Giancarlo Vigorelli, La poesia della Merini e la "tentazione dei vivi", «La Fiera Letteraria» , 5 giugno 1955

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

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