Livio Pentimalli

militare italiano

Livio Pentimalli (Roma, 1921Tobruch, 21 giugno 1942) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Livio Pentimalli
NascitaRoma, 1921
MorteTobruch, 21 giugno 1942
Cause della morteMorto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
SpecialitàCarristi
Reparto133º Reggimento carri
Anni di servizio1940-1942
GradoSottotenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
BattaglieBattaglia di Bir Hacheim
Battaglia di Ain el-Gazala
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Biografia modifica

Nacque a Roma nel 1921, all'interno di una famiglia di antiche tradizioni militari, figlio di Natale e Elisa De Pinedo.[2] Il 1º settembre 1940 si arruolò nel Regio Esercito e fu ammesso a frequentare il corso allievi ufficiali di complemento della specialità carristi presso la Scuola di Bologna, conseguendo la nomina a sottotenente il 10 marzo 1941.[2] Assegnato al 4º Reggimento carristi in Roma, e trattenuto in servizio a domanda, fu destinato al 133º Reggimento carri mobilitato allora di stanza in Africa Settentrionale Italiana.[2] Raggiunto il reggimento, ed assegnato all'XI Battaglione carri M13/40 assegnato di rinforzo alla 101ª Divisione motorizzata "Trieste", partecipava alla offensiva della primavera del 1942 segnalandosi a Bir-Hacheim e ad Ain el Gazala al comando del III plotone della 1ª Compagnia.[2] Cadde in combattimento vicino a Tobruch il 21 giugno 1942, e fu successivamente decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Iscritto nella facoltà di scienze politiche presso l'Università di Roma, dopo la sua morte gli venne concessa la laurea "ad honorem".[2]

Onorificenze modifica

«Sottotenente carrista ventenne, due volte volontario, rifiutava il congedo pur avendone diritto per la presenza di tre fratelli alle armi. Entusiasta dei suoi carri, esuberante di fede e di volontà, plasmava il suo plotone forgiandone una agguerrita compagine d’assalto. Di contro al nemico si offriva sempre per le azioni di maggior pericolo, impavido sotto i violenti attacchi aerei; superava con ardimento e perizia campi minati allo scopo di compiere la sua missione, attaccava di iniziativa elementi corazzati anche di maggiore potenza, mettendo sempre in luce doti bellissime di coraggio e di capacità. Nella dura battaglia per la riconquista di una piazza fortificata partecipava con il suo plotone alle pericolose complesse operazioni per il forzamento delle opere, riuscendo in tre distinti episodi a distruggere con il suo plotone vari mezzi corazzati nemici. Nell’ultimo, benché ripetutamente colpito nel suo carro che veniva immobilizzato, ingaggiava un aspro duello col nemico finché soffocato dalle fiamme del carro stesso incendiato immolava la propria esistenza. Fulgido esempio di eroismo ed attaccamento al dovere. Got el Ualeb, 26 maggio 1942; Tobruk, 21 giugno 1942.[3]»
— Decreto Luogotenenziale 16 novembre 1944.[4]

Note modifica

  1. ^ Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare 1965, p.39.
  2. ^ a b c d e Combattenti Liberazione.
  3. ^ Quirinale - scheda - visto 23 marzo 2023
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti lì 27 novembre 1944, guerra registro 8, foglio 155.

Bibliografia modifica

  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 39.
  • Dino Campini, Eroismo e miserie a El Alamein, Perugia, Studio Editoriale, 1952.

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