Mario Tchou
Mario Tchou (recte: Mario Zhū[1]; in cinese tradizionale: 馬里奧·朱, in cinese semplificato: 马里奥·朱; Roma, 26 giugno 1924 – Santhià, 9 novembre 1961) è stato un ingegnere e informatico italiano di origine cinese, esperto di elettronica, tra gli sviluppatori dell'Olivetti, noto per il ruolo avuto nello sviluppo del progetto di alta tecnologia Olivetti Elea. È noto per l’invenzione del primo computer calcolatore, “computo personale” meglio conosciuto con il nome di PC (Personal Computer).
Biografia
modificaNato a Roma il 26 giugno 1924, era figlio di Evelyn Wang e del diplomatico Yin Tchou, che lavorava all'interno del consolato della Repubblica di Cina presso la Santa Sede. Dopo la maturità classica conseguita al liceo ginnasio Torquato Tasso di Roma, intraprese gli studi di ingegneria elettrotecnica a Roma, presso l'Università "La Sapienza", e li proseguì con una borsa di studio negli Stati Uniti, dove, nel 1947, ottenne il Bachelor of electrical engineering alla Catholic University of America di Washington. Trasferitosi a New York, incominciò a insegnare al Manhattan College mentre, al contempo, si specializzava al Politecnico dell'Università di New York a Brooklyn, dove, nel 1949, ottenne il Master of Science con una tesi dal titolo Ultrasonic Diffraction. Nello stesso anno sposò l'italiana Mariangela Siracusa. Nel 1952, all'età di 28 anni, fu chiamato a insegnare alla Columbia University di New York, nel dipartimento guidato da John R. Ragazzini.
Progetto Olivetti Elea
modificaData la sua conoscenza dell'elettronica, nel 1955 Adriano Olivetti lo assunse in azienda e gli affidò l'incarico di formare un gruppo di lavoro che, in collaborazione con l'Università di Pisa, aveva l'obiettivo di progettare e costruire un calcolatore elettronico tutto italiano, su suggerimento di Enrico Fermi, utilizzando i 150 milioni di lire già stanziati (per un sincrotrone realizzato invece successivamente a Frascati) per la Calcolatrice Elettronica Pisana a valvole e transistor. Nello stesso anno si separò dalla prima moglie e si risposò con la pittrice Elisa Montessori, dalla quale ebbe due figlie. In seguito incominciò a lavorare al più grande Olivetti Elea, il massimo supercomputer a transistor dell'epoca, costruito poi in 40 esemplari.
Visione industriale
modificaL'attività di Mario Tchou era improntata a una visione che puntava sull'alta innovazione. Nel laboratorio di Barbaricina (quartiere di Pisa) raccolse i migliori cervelli, tutti giovani:
«Perché le cose nuove si fanno solo con i giovani. Solo i giovani ci si buttano dentro con entusiasmo, e collaborano in armonia senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria.[2]»
Egli considerava l'Italia «...allo stesso livello dei paesi più avanzati nel campo delle macchine calcolatrici elettroniche dal punto di vista qualitativo. Gli altri però ricevono aiuti enormi dallo Stato. Gli Stati Uniti stanziano somme ingenti per le ricerche elettroniche, specialmente a scopi militari. Anche la Gran Bretagna spende milioni di sterline. Lo sforzo di Olivetti è relativamente notevole, ma gli altri hanno un futuro più sicuro del nostro, essendo aiutati dallo Stato»[3].
Nascita Società Generale Semiconduttori (SGS)
modificaNel 1957 Mario Tchou convinse Adriano Olivetti della necessità di creare in Italia un’azienda per la produzione di componenti elettronici allo stato solido (transistor, diodi). Olivetti inviò il figlio Roberto e lo stesso Mario Tchou a negoziare con Virgilio Floriani, proprietario della Telettra, la creazione di una joint venture. Nello stesso anno Olivetti e Telettra fondarono, ad Agrate Brianza, la Società Generale Semiconduttori (SGS), primo nucleo dell’attuale STMicroelectronics.[4]
Nelle sue memorie, Virgilio Floriani scrisse poi di Mario Tchou: «[I]o lo stimavo come la persona forse più intelligente che avessi avuto la fortuna di incontrare».[5]
Ultimi anni
modificaIl giovane ingegnere cercò personalmente di avvicinarsi a Ivrea, la sede storica dell'Olivetti, per abbattere il muro di diffidenza che gli impiegati del settore meccanico avevano nei confronti della neonata divisione elettronica, ma i suoi tentativi furono vani: il settore meccanico e quello elettronico restarono divisi, come le rispettive sedi, l'una a Ivrea, l'altra a Borgolombardo, frazione di San Giuliano Milanese, dove si trasferì nel 1960 il gruppo di Barbaricina. L'ingegnere venne posto a capo del neo-costituito Laboratorio di Ricerche Elettroniche (LRE)[6].
Mario Tchou morì insieme con il suo autista Francesco Frinzi (1933-1961) in un tragico incidente d'auto la mattina del 9 novembre 1961, a soli 37 anni, sul cavalcavia dell'autostrada Milano-Torino, poco prima del casello di Santhià; l'autista perse il controllo della vettura dopo un sorpasso e si schiantò contro un furgone[7]. Quella mattina Tchou si stava recando a Ivrea per discutere del progetto di una nuova architettura a transistor[8].
L'improvvisa morte di Tchou, successiva di un anno a quella di Adriano Olivetti, decretò la fine del progetto Elea e chiuse un'importante stagione per l'elettronica italiana, che vedeva allora la leadership industriale e tecnologica della Olivetti. La divisione elettronica sarà infatti dismessa e venduta a General Electric nel 1964[9]. La moglie di Tchou disse "La sua morte e quella di Adriano portarono, in poco tempo, alla dismissione della Divisione Elettronica di Olivetti, fiore all'occhiello del nostro Paese, che fu venduta in fretta alla General Electric. Quello sì fu un complotto, tutto industriale e finanziario, volto a indebolire l’Olivetti e l'Italia e a fare un favore agli americani".[10]
Nel 2013 Carlo De Benedetti, presidente della Olivetti dal 1978 al 1996, dichiarò a un programma radiofonico: "In Olivetti c'era la convinzione che fosse stato ucciso dai servizi segreti americani"[11][12], ipotizzando che l'incidente di Tchou fosse stato in qualche modo provocato per favorire l'IBM[13].
Targa dedicata a Mario Tchou
modificaIl 26 giugno 2024 la "Fondazione Natale Capellaro" e l’Associazione culturale "Ivrea A Roma", in occasione delle Celebrazioni per il centenario della nascita di Mario Tchou, hanno posato ad Ivrea, all’esterno della sede del Laboratorio - Museo Tecnologic@mente, una Targa che ricorda l’illustre scienziato italo-cinese.[14]
Note
modifica- ^ La grafia "Tchou", invalsa nell'uso, è l'effetto della traslitterazione EFEO usata agli inizi del Novecento in ambito diplomatico per il cognome 朱 (pinyin: Zhū).
- ^ Storia di Mario Tchou, genio dei calcolatori, una seconda generazione come noi, su associna.com. URL consultato il 17 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2011).
- ^ Mario Tchou da Scienza in rete
- ^ Giuseppe Rao, La sfida al futuro di Adriano e Roberto Olivetti. Il Laboratorio di Ricerche Elettroniche, Mario Tchou e l’Elea 9003, in Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, vol. 115, 2, 2003.
- ^ Virgilio Floriani, Ricordi della mia vita, Milano, Arti Grafiche "Erreci", 1981.
- ^ Storiaolivettti - I Manager, su storiaolivetti.it. URL consultato il 23 ottobre 2021.
- ^ Morti un dirigente dell'Olivetti e l'autista nello scontro con un camion sull'autostrada, su archiviolastampa.it. URL consultato il 4 marzo 2017.
- ^ Mario Chou (Tchou) Archivio storico Olivetti (con foto anche auto Buick "Skylark" vers. 1961 dopo incidente), su storiaolivetti.it.
- ^ La Divisione Elettronica Olivetti: un'occasione perduta negli anni '60?, su storiaolivetti.it. URL consultato il 6 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2016).
- ^ Walter Veltroni, Il computer dell’Olivetti (che spaventò l’America) e Mario Tchou, il genio morto a 37 anni, su corriere.it, 1º novembre 2020. URL consultato il 26 giugno 2021.
- ^ Carlo De Benedetti a Mix24 su Radio24: Mario Tchou, inventore del calcolatore Elea, per l'Olivetti fu ucciso dai servizi segreti americani, in Radio24. URL consultato il 4 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2017).
- ^ De Benedetti a Radio 24 rilancia ipotesi di complotto sulla morte di Mario Tchou, inventore dei supercomputer Olivetti, su primaonline.it, 29 ottobre 2013. URL consultato il 26 giugno 2021.
- ^ Storia di Olivetti, imprenditore e intellettuale, su radio24.ilsole24ore.com. URL consultato il 16 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2014).
- ^ Francesca Vittimberga, Una targa per ricordare Tchou ideatore nel 1959 dell’Elea 9003, su Prima il Canavese, 8 luglio 2024. URL consultato il 25 luglio 2024.
Bibliografia
modifica- Giuseppe Rao. La sfida al futuro di Adriano e Roberto Olivetti. Il Laboratorio di Ricerche Elettroniche, Mario Tchou e l’Elea 9003, in: "Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée", Tome 115, n. 2, 2003.
- Lorenzo Soria, Informatica: un'occasione perduta. La Divisione elettronica dell'Olivetti nei primi anni del centro-sinistra, Torino, Einaudi, 1979. ISBN 88-06-19596-4.
- Jacopo De Tullio, Mario Tchou e l'elettronica italiana, GRIN, 2014. ISBN 9783656743934.
- Giuditta Parolini, Mario Tchou. Ricerca e sviluppo per l'elettronica Olivetti, EGEA, 2015. ISBN 9788823834712.
- Maurizio Gazzarri, Elea 9003. Storia del primo calcolatore elettronico italiano, Edizioni di Comunità, 2021. - ISBN 9788832005660
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Mario Tchou
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mario Tchou
Collegamenti esterni
modifica- Tommaso Detti, TCHOU, Mario, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 95, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2019.
- Giuseppe Rao, Mario Tchou e l'Olivetti Elea 9003, su temi.repubblica.it, Limes, 10 luglio 2008. URL consultato il 28 ottobre 2013.
- Mario Tchou, dall'iniziativa Scienza in rete del Gruppo 2003
- Jacopo De Tullio, Mario Tchou e l'elettronica italiana, su MatePristem
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