Nasar
Nasar (in greco Νάσαρ?, battezzato come Basilio in greco Βασίλειος?; fl. IX secolo) è stato un militare bizantino.[1][2] Fu un famoso capo militare durante le Guerre arabo-bizantine della seconda metà del IX secolo.
Biografia
modificaNon si sa molto della famiglia di Nasar. Suo padre Cristoforo ricopriva la carica di magistros della corte suprema e aveva un fratello di nome Barsanes. Dal suo nome, lo storico Michele Amari ha ipotizzato che fosse di origine siriana, forse mardaita.[1]
Durante il regno dell'imperatore Michele III (r. 842-867), fu nominato stratēgos del Boukellarion, uno dei più grandi e importanti dei themata dell'Impero bizantino. In questa veste, insieme al patrizio Petronas, partecipò alla Battaglia di Lalakaon dell'863, in cui i Bizantini inflissero una cocente sconfitta a Umar al-Aqta, l'emiro di Melitene.[1] Al loro ritorno a Costantinopoli, i due generali celebrarono un Trionfo nell'Ippodromo.[1]
Nell'879 o 880, Nasar sostituì Niceta Orifa come droungarios tou ploimou, comandante della flotta imperiale della marina bizantina con sede a Costantinopoli, e fu inviato dall'imperatore Basilio I contro la flotta degli Aghlabidi che stava razziando le isole Ionie.[3] Un ammutinamento dei rematori della flotta lo costrinse a fermarsi per un po' a Modone, ma la disciplina fu ristabilita e gli equipaggi rafforzati con truppe del thema locale. Nasar ottenne una vittoria significativa in una battaglia notturna contro gli Aghlabidi grazie al fuoco greco.[1][2]
Nasar procedette quindi a un'incursione in Sicilia, catturando molte navi arabe razziando molto bottino e merci. A quanto si dice, il prezzo dell'Olio di oliva sui mercati di Costantinopoli subì un brusco calo.[1][2] In seguito, egli andò a sostenere le concomitanti operazioni terrestri dei generali bizantini Procopio e Leone Apostippo nell'Italia meridionale, prima di sconfiggere un'altra flotta aghlabide al largo delle coste calabresi; allo stesso tempo, un'altra squadra bizantina ottenne una significativa vittoria a Napoli. Queste vittorie furono cruciali per il ripristino del controllo bizantino sull'Italia meridionale (il futuro Catepanato d'Italia), compensando in parte l'effettiva perdita della Sicilia in seguito alla caduta di Siracusa nell'878.[2][3]
Note
modifica- ^ a b c d e f (DE) Ralph-Johannes Lilie, Claudia Ludwig, Beate Zielke e Thomas Pratsch, Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit Online, su degruyter.com, p. Nasar (#25490).
- ^ a b c d (EN) A. P. Kazhdan, Alice-Mary Maffry Talbot e Anthony Cutler, The Oxford dictionary of Byzantium, Oxford University Press, 1991, p. 1439, ISBN 0-19-504652-8, OCLC 22733550. URL consultato il 15 agosto 2022.
- ^ a b (EN) Elizabeth Jeffreys, Muḥammad, active Ibn Manjlī e Ahmad M. H. Shboul, The age of the dromōn : the Byzantine navy ca 500-1204, Brill, 2006, pp. 65-66, ISBN 978-90-474-0993-9, OCLC 609320708. URL consultato il 15 agosto 2022.
Bibliografia
modifica- (EL) Βασιλική Ν. ΒΛΥΣΙΔΟΥ, Συμβολὴ στὴ μελέτη τῆς ἐξωτερικῆς πολιτικῆς τοῦ Βασιλείου Α΄ στὴ δεκαετία 867-877, in BYZANTINA SYMMEIKTA, vol. 4, 29 settembre 1981, p. 301, DOI:10.12681/byzsym.675.