Palazzo Filippo Lomellini

Il palazzo Filippo Lomellini è un edificio sito in via Paolo Emilio Bensa al civico 1 nel centro storico di Genova. L'edificio fu inserito nella lista dei palazzi iscritti ai Rolli di Genova già nell'elenco del 1576 ed in quello del 1588.

Palazzo Filippo Lomellini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Paolo Emilio Bensa, 1
Coordinate44°24′49.35″N 8°55′45.51″E / 44.413708°N 8.929308°E44.413708; 8.929308
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo; XIX secolo; post secondo dopoguerra
InaugurazioneXVI secolo
Usoabitazione/uffici
Realizzazione
Appaltatorefamiglia Lomellini
Leone Doria
ProprietarioMarchesi Cattaneo Adorno

Storia e descrizione modifica

 
Particolare del portone di ingresso

Nel 1572 il Palazzo è intestato a Filippo Lomellini, e nel 1588 passa ad Agostino, che da questi lo eredita. Nel 1780 Carlo Giuseppe Ratti[1] lo attribuisce a Vincenzo Lomellini, cui l'estimo catastale conferma la titolarità della proprietà ancora nel 1798. Appartenente ai Lomellino (Gian Battista Lomellino) almeno fino al 1818, passa di proprietà a metà del XIX secolo al marchese Leone Doria. Attualmente l'edificio è dei marchesi Cattaneo Adorno, che ne detengono la proprietà mediante l'agenzia immobiliare SAIA SpA[2], ad essi facente capo.

Negli ultimi decenni l'edificio è stato sede storica delle Segreterie Amministrative delle Facoltà dell'Università degli Studi di Genova (insieme col contiguo Palazzo Cristoforo Spinola), di uffici del Centro di Servizi del Sistema Bibliotecario di Ateneo e del Dipartimento di Filosofia, tutti trasferitisi tra il 2015 ed il 2016 presso altre sedi. Fino alla rescissione del contratto di locazione da parte dell'Ateneo genovese, avvenuta alla fine del 2016, l'edificio era interamente occupato da uffici universitari[3], escluso il piano terra, che ospitava fino al 2015 attività commerciali, anch'esse trasferitesi. Attualmente l'edificio è sfitto, ed in esso è in corso, da parte della società proprietaria per un costo totale stimato di 2.000.000 euro, un imponente intervento di restauro e ristrutturazione sia degli interni sia della facciata, che terminerà entro il 22/06/2020 con la suddivisione dell'attuale assetto planimetrico in 34 nuove unità immobiliari (mini appartamenti), operazione che altererà in maniera radicale l'attuale impianto distributivo interno.

Dal punto di vista architettonico, rispetto all'organismo cinquecentesco originario, a metà del XIX secolo il marchese Doria aggiunge due piani e modifica l'impianto distributivo dell'edificio, spostando l'ingresso da via Lomellini a via Paolo Emilio Bensa.

In seguito a ciò, nella prima metà del XX secolo l'edificio è oggetto, insieme con Palazzo Cristoforo Spinola, di nuovi interventi determinati dalla mutata viabilità introdotta nella zona: su Palazzo Filippo Lomellini viene realizzato l'attuale avancorpo, sempre attestante su via Bensa, e sull'avancorpo di Palazzo Cristoforo Spinola, che affaccia sulla medesima via, viene realizzato nel 1930 un nuovo porticato pedonale pubblico, anch'esso tuttora esistente.

I notevoli danni della seconda guerra mondiale sono l'occasione per realizzare una ristrutturazione generale dell'impianto originario dell'edificio, leggibile soprattutto nelle parti comuni dove si fa notare l'atrio di ingresso con scalone elicoidale, e per aggiungere altri due piani (gli attuali terzo e quarto) all'impianto originario.

L'edificio, sul fronte principale, così come nell'atrio, in parte dell'organismo distributivo e nella finitura di alcuni ambienti, presenta elementi stilistici e tipologici di gusto otto-novecentesco di matrice classicista, racchiudendo al suo interno il nucleo architettonico cinquecentesco con il suo corredo di apparati figurativi sei-settecenteschi, costituendo così un organismo architettonico di assoluta rilevanza.

L'edificio si articola su quattro piani fuori terra (numericamente computati escludendo il piano terreno ed il piano primo ammezzato), con il prospetto principale su via Bensa caratterizzato dall'avancorpo che si sviluppa sul piano terreno, sul soprastante piano ammezzato (il piano primo ammezzato) e sul primo piano (al quale si accede da quest'ultimo); da tale avancorpo, concluso da un'ampia terrazza piana con due statue di putti ed un lucernaio a copertura del primo piano e con accesso dal secondo (il piano nobile), si staglia l'originario prospetto dell'edificio cinquecentesco, visibile in particolar modo al secondo piano ed in minor misura ai livelli superiori (piani terzo e quarto) per le opere di sopraelevazione successive. L'edificio, a differenza di Palazzo Cristoforo Spinola, non dispone di un piano interrato.

L'articolazione degli interni, dalle cui caratteristiche costruttive e di finitura è possibile comprendere i vari momenti costruttivi, risulta particolarmente complessa: da un atrio rettangolare, al quale si accede da un ricco portale d'ingresso con architrave a volte sorretto da talamoni, si entra in un ulteriore vestibolo a pianta ellittica dal quale parte la scala che conduce al primo piano ammezzato. Questa prima rampa, caratterizzata da un ricco parapetto in marmo, conduce ad un primo ballatoio: a destra si accede ai locali dell'avancorpo (piano primo ammezzato e primo piano), mentre a sinistra si sale su una scala con rampa rettilinea, coperta da volta a botte e che costituiva molto presumibilmente il più antico impianto distributivo, per mezzo della quale si giunge al primo piano, dove si incontra un ulteriore vestibolo illuminato da tre grandi finestre ad arco e coperto da volta a padiglione e dal quale, proseguendo su un'ulteriore scala ad "L" caratterizzata da un primo monumentale parapetto con colonnine in marmo, si sale al secondo piano (piano nobile) con una lunga rampa rettilinea nuovamente coperta da volta a botte. II terzo ed il quarto piano, in quanto frutto delle sopraelevazioni Otto-Novecentesche, sono serviti da un sistema distributivo semplificato nelle forme e nelle dimensioni, con una scala a quattro rampe, molto più semplice (con alzate e pedate in marmo bianco e ringhiera in ferro battuto), ma non per questo priva di una certa eleganza.

I locali del piano terreno che affacciano sull'avancorpo di via Bensa, adibiti fino al 2015 ad esercizi commerciali, presentano finiture di minor pregio, collocandosi all'interno di una fase costruttiva più recente, così come quelli del piano immediatamente superiore (piano primo ammezzato), dove tuttavia le parti comuni presentano elementi di finitura di elevata qualità costruttiva e maggior pregio, in particolare gli elementi distributivi (rivestiti di marmo) e le scale secondarie (che collegano il primo piano ammezzato ed il primo piano all'interno dell'avancorpo su via Bensa), caratterizzate da parapetti in ferro battuto con elementi di ottone di raffinata eleganza.

Al primo piano si segnalano le originarie porte (presumibilmente risalenti al XVIII secolo), i pavimenti con le tradizionali graniglie genovesi (anch'esse presumibilmente risalenti agli interventi Sette-Ottocenteschi) nonché, per gli ambienti all'interno degli spazi più antichi, di notevoli volte a padiglione.

Al secondo piano si trovano gli ambienti più antichi e pregiati: in particolare, il grande salone con gli affreschi di Gerolamo Piola raffiguranti il Mito di Venere con le riquadrature di Tommaso Aldrovandini, che costituiscono elementi decorativi di assoluto rilievo a testimonianza della ricchezza del palazzo, ed un altro ambiente di notevole pregio con un apparato decorativo plastico, risalente alla seconda metà del XVlII secolo e riconducibile ad Emanuele Andrea Tagliafichi, costituito da cinque tele organicamente collocate all'interno della composizione: al centro della volta è posta la tela raffigurante Rebecca al Pozzo, opera di Giovanni Andrea Carlone; su una delle pareti, due ovali en pandant raffiguranti Ritratto del giovane Re Luigi XIV e Ritratto di Maria Teresa di Spagna, consorte di Luigi XIV, di scuola francese, ed avvicinabili ai modelli di Hyacinthe Rigaud e François de Troy; il Ritratto di Gentiluomo a figura intera con cavallo e servitore attribuibile a Domenico Piola, di notevole interesse; infine, attribuibile a Casa Piola, la tela ovale raffigurante l'Allegoria dell'Astrologia.

Al terzo piano, gli ambienti presentano dimensioni ed altezze minori, o riconducibili all'originario piano secondo ammezzato dell'organismo cinquecentesco oppure alle successive sopraelevazioni, ma in alcuni di essi sono tuttora leggibili decorazioni pittoriche sui soffitti, sulle pareti e sulle porte di matrice sette-ottocentesca, con figure a grottesche con putti e festoni.

Il quarto piano, un attico circondato da terrazza, presenta elementi costruttivi e di finitura riconducibili ad una fase ancora più recente, presumibilmente riconducibile ai secoli XIX e XX.

Il palazzo non è aperto alle visite da parte del pubblico; tuttavia nel passato, quando l'edificio era locato all'Università di Genova, alcuni degli interni erano visibili negli orari di apertura degli uffici, in quanto sede dell'attività di sportello destinata ai servizi per gli studenti.

Note modifica

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica