Paralititan stromeri

Dinosauro Sauropode

Il Paralititan stromeri, unica specie del genere Paralititan (il cui nome significa "gigante della marea"[1]), è un grande dinosauro sauropode titanosauro vissuto nel Cretaceo superiore, circa 98-93 milioni di anni fa, in quella che è oggi la Formazione Bahariya, in Egitto.[2] Nonostante le più che ragguardevoli dimensioni, il Paralititan non raggiungeva le dimensioni di giganti come Argentinosaurus o Dreadnoughthus. Tuttavia un giornalista scientifico lo ha apostrofato come "quello che sembra essere stato il secondo più grande animale noto che abbia mai camminato sulla Terra".[3]

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Paralititan
Omero e vertebre caudali e dorsali di P. stromeri, Museo Geologico d'Egitto
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Superordine Dinosauria
Ordine Saurischia
Sottordine † Sauropodomorpha
Infraordine † Neosauropoda
Clade † Macronaria
Clade † Titanosauria
Genere Paralititan
Smith et al., 2001
Nomenclatura binomiale
† Paralititan stromeri
Smith et al., 2001

Etimologia modifica

Il paleontologo Joshua Smith e i suoi colleghi descrissero l'animale nel 2001, nominandolo Paralititan stromeri,[4] il cui nome deriva dal greco antico e significa "gigante della marea". Il nome del genere, Paralititan deriva dalla parola greca para + aloni che significa "vicino al mare" e il suffisso titan che indica l'enorme taglia dell'animale. Il nome specifico, stromeri, si riferisce al paleontologo tedesco Ernst Stromer, che per primo scoprì la Formazione Bahariya, nel 1900. A descrivere l'animale furono i paleontologi Joshua B. Smith, Matthew C. Lamanna, Kenneth J. Lacovara, Peter Dodson, Jennifer R. Smith, Jason C. Poole, Robert Giegengack e Yousri Attia.[1]

Descrizione modifica

I fossili di Paralititan sono stati i primi resti di tetrapode scoperto all'interno della Formazione di Bahariya, dal 1935. L'osso in questione era un omero lungo ben 1,69 metro (5.54 piedi), più lungo di qualunque altro sauropode noto del Cretaceo.

Joshua B. Smith, il paleontologo che ha descritto e rinvenuto l'animale, ha affermato che: "Doveva essere un animale davvero enorme ad ogni buon conto."[3]

 
Vertebre caudali di P. stromeri, al Museo Geologico d'Egitto

Si conosce ben poco dell'anatomia del Paralititan, pertanto le sue esatte dimensioni corporee sono alquanto difficili da stimare. Tuttavia, il limitato materiale a nostra disposizione suggerisce che l'animale era uno dei dinosauri più massicci mai scoperti finora, con un peso approssimativo di 59 tonnellate.[5] Usando Saltasaurus come modello, Carpenter ha stimato una lunghezza di circa 26 metri (85 piedi).[6] Le dimensioni stimate da Scott Hartman suggeriscono un animale dalle enormi dimensioni, ma comunque inferiori a quelle di titanosauri giganti come Puertasaurus, Alamosaurus e Argentinosaurus.[7] Come gli altri titanosauri, probabilmente, aveva un corpo voluminoso forse ricoperto di osteodermi che lo proteggevano dagli attacchi dei predatori. Segni di morsi sulle ossa di Paralititan indicano che la carcassa dell'animale fu consumata da un grande dinosauro carnivoro. Il predatore in questione si era nutrito della carcassa dell'animale già morto in quanto pochi erano i predatori in grado di attaccare ed uccidere con successo un Paralititan adulto. I giovani al contrario potevano essere preda di dinosauri predatori come Bahariasaurus, Carcharodontosaurus, Sauroniops e Spinosaurus e il gigantesco coccodrillo Sarcosuchus.

Paleoecologia modifica

 
L'habitat del Paralititan comprendeva, vaste foreste tropicali e grandi mangrovie, in un ambiente molto simile a quello della moderna Gambia.[4]

La tafonomia dello scheletro di Paralititan si era conservato grazie ai depositi marini e alle maree cui era soggetto il suo habitat, composto da un ambiente paludoso dove la vegetazione dominante erano le mangrovie. Questo variegato ecosistema era situato lungo la riva meridionale del mare Tetide. Il Paralititan è il primo sauropode conosciuto che viveva in ambiente paludoso dominato dalle mangrovie, tuttavia si pensa che l'animale passasse la maggior parte del suo tempo a terra nutrendosi delle fronde degli alberi più alti, entrando in acqua solo per bere e per rinfrescarsi.[1]

L'animale viveva fianco a fianco con predatori giganti come i carcharodontosauridi Carcharodontosaurus e Sauroniops, lo spinosauride Spinosaurus e il teropode di dubbia entità Bahariasaurus, dall'altra parte vi erano pochi dinosauri erbivori tra cui lo stesso Paralititan e il sauropode Aegyptosaurus. Le acque di questo ambiente lacustre erano popolate da numerose specie di coccodrilli tra cui i giganteschi Sarcosuchus e Aegisuchus, pesci giganti come Mawsonia e Onchopristis e numerose specie di tartarughe.[4]

Documentari modifica

Il Paralatitan appare nei documentari Mega Beasts e Planet Dinosaur.

La scoperta del Paralititan è raccontata nel documentario del 2002 The Lost Dinosaurs of Egypt, narrato da Matthew McConaughey, e nel libro di presentazione The Lost Dinosaurs of Egypt: The Astonishing and Unlikely True Story of One of the Twentieth Century's Greatest Paleontological Discoveries.[8]

Note modifica

  1. ^ a b c Joshua B. Smith, Lamanna, M.C., Lacovara, K.J., Dodson, P., Smith, J.R., Poole, J.C., Giegengack, R. e Attia, Y., A Giant sauropod dinosaur from an Upper Cretaceous mangrove deposit in Egypt, in Science, vol. 292, n. 5522, 2001, pp. 1704–1706, DOI:10.1126/science.1060561, PMID 11387472.
  2. ^ Darren Naish, Planet Dinosaur : The Next Generation of Killer Giants, Firefly Books, 2012, p. 47, ISBN 978-1-77085-049-1.
  3. ^ a b John Roach, 'Tidal Giant' Roamed Coastal Swamps of Ancient Africa, in National Geographic News, Washington, D.C., National Geographic Society, 31 maggio 2001. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  4. ^ a b c Paralititan Stromeri, su paleodb.org, Paleobiology Database. URL consultato il 31 dicembre 2012.
  5. ^ Burness, G.P. and Flannery, T. (2001). "Dinosaurs, Dragonslayer, and Dwarfs: The Evolution of Maximal Body Size." Proceedings of the National Academy of Sciences, 98(25): 14518-14523.
  6. ^ Carpenter, K. (2006). "Biggest of the Big: a Critical Re-evaluation of the Mega-sauropod Amphicoelias fragillimus." In Foster, J.R. and Lucas, S.G., eds., 2006, Paleontology and Geology of the Upper Jurassic Morrison Formation. New Mexico Museum of Natural History and Science Bulletin, vol. 36: pp. 131-138.
  7. ^ http://www.skeletaldrawing.com/home/2013/06/the-biggest-of-big.html?rq
  8. ^ Nothdurft, William, et al., 2002, The Lost Dinosaurs of Egypt: The Astonishing and Unlikely True Story of One of the Twentieth Century's Greatest Paleontological Discoveries, Random House, 272 pp.

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