Kaidu

condottiero mongolo
(Reindirizzamento da Qaidu)

Kaidu Khan o Qauïdu Khan (12301301) è stato un condottiero mongolo appartenente all'aristocrazia e pretendente al titolo di Gran Khan.

Tamgha di Kaidu, Casata di Ögedei

Fu amministratore di una parte della Cina occidentale durante il XIII secolo sotto la dinastia Yuan, la dinastia imperiale mongola fondata da suo cugino Kublai Khan di cui Kaidu fu in seguito oppositore.

Marco Polo

modifica

Nel 1260, Marco Polo visitò la provincia di Yarkand, parte della regione sotto l'amministrazione di Kaidu, e la descrisse ne Il Milione in questo modo:

È una provincia di sole cinque giornate di cammino. La popolazione è saracena e in parte cristiana nestoriana; e sono sottoposti al nipote del Gran Kan di cui abbiamo parlato. Abbondano qui i prodotti della terra e specialmente il cotone. La maggior parte della gente ha un piede grossissimo e uno normale e ha anche il gozzo; e pare che ciò dipenda dalle acque che bevono.[1]

Kaidu controllava il Turkestan orientale[2] e, per un certo periodo, anche gran parte della Mongolia propriamente detta compresa Karakorum, la precedente capitale dell'Impero mongolo. A partire dal 1263, quando Kublai Khan aveva sedato la ribellione guidata dal fratello Ariq-Boka, Kaidu ingaggiò una guerra, contro Kublai e i suoi successori, che sarebbe durata più di trent'anni, ma senza alcun effettivo risultato. Nel 1269 venne riconosciuto come Khan da alcune tribù mongole e i loro capi, ma le sue aspirazioni furono stroncate nel 1301, quando venne sconfitto nelle vicinanze di Karakorum e ucciso durante la fuga.

Le cronache medioevali spesso confondono due personaggi diversi riportando il nome «Kadan» al posto di «Kaidu» e citando erroneamente la partecipazione di Kaidu alla battaglia di Legnica combattuta dai mongoli in Slesia nel 1241 contro l'esercito polacco-tedesco del duca Enrico II il Pio. Kadan era, invece, il fratello di Güyük, lo zio di Kaidu[3].

Ascendenza

modifica

Fu figlio di Kashin Khan[4] e Sanga Khatun, nipote di Ögedei Khan e Töregene Khatun, e pronipote di Gengis Khan e Börte Ujin.

Discendenza

modifica

Ebbe quattordici figli, fra cui il figlio Tchapar Khan, ma fece affidamento soprattutto alla figlia Khutulun per avere consigli ed aiuto militare.[5]

  1. ^ Marco Polo, Capitolo LIII - Jarcan, in Il Milione, traduzione di Maria Bellonci, Roma, ERI - Edizioni Rai Radiotelevisione italiana, 1982, pp. 94, ISBN 88-04-33415-0.
  2. ^ Una regione storica corrispondente grossomodo all'attuale regione dello Xinjiang.
  3. ^ James Chambers, The Devil's Horsemen: The Mongol Invasion of Europe, Atheneum, New York 1979 ISBN 0-689-10942-3
  4. ^ Marco Polo e Rustichello da Pisa, Il Milione, vol. 2, lib. 4, cap. 1. Edizione a cura di Henri Cordier e annotata da Henry Yule, terza edizione, 1903.
  5. ^ (EN) Jack Weatherford, The Secret History of the Mongol Queens, Crown, 2010, pp. 117-118.

Bibliografia

modifica
  • David Morgan, The Mongols

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN27905911 · CERL cnp00561139 · GND (DE120604825
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie