Sport Club Italia

società polisportiva italiana

Lo Sport Club Italia è stata una società polisportiva italiana fondata a Milano nel 1908[1]

Sport Club Italia
Colori socialiBianco e verde (fino 1915)
Bianco e tre cerchi (tricolori)
Azzurro e tre cerchi (tricolori)
Dati societari
CittàMilano
PaeseItalia (bandiera) Italia
FederazioneFIDAL
Fondazione1908
Discipline
  • Atletica leggera
  • Basket
  • Calcio
  • Lotta
  • Nuoto
  • Pallanuoto
  • Pugilato
  • Rugby
  • Scherma
  • Tennis

Tra gli altri sport gestiti dalla polisportiva figuravano: atletica leggera, basket, calcio, lotta, nuoto, pallanuoto, pugilato, rugby, scherma e tennis.

Il medagliere dello Sport Club Italia nel gennaio 1911, 3º anno di vita.
La staffetta 4x400 che vinse il campionato italiano nel 1914. Dall'alto in basso: Emilio Lunghi, Angelo Grosselli, Apollino Barelli e Mentasti.

La società fu fondata il 10 gennaio 1908 da quattro podisti: Bassetti, Mastrazzi, Vitali e Zanetti, abituati a correre senza scarpe a piedi scalzi ("quei che cur a peé biot" in dialetto meneghino)[1] che si riunirono in una trattoria di via Corsico a Milano, luogo in cui fu redatto lo statuto che citava:

«Dal 10 gennaio 1908 a Milano è costituita una società denominata "Sport Club Italia" allo scopo di promuovere e diffondere in ogni miglior modo gli Sport Atletici.[1]»

Lo SCI ottenne subito l'affiliazione alla F.I.S.A. e, a dispetto di quanto scritto troppo spesso nella storia di altre associazioni sportive, gli inizi non furono affatto "incerti" e "difficili". Al contrario si fregiò subito dell'oro conquistato da Enrico Porro nella lotta greco-romana all'Olimpiade di Londra del 1908 che trionfò nella categoria pesi leggeri, e fin da questa partecipazione lo SCI fu sempre presente con un suo atleta ad ogni Olimpiade.[1]

Utilizzava all'epoca il campo di Ripa Ticinese, ma con l'abbandono anche da parte dell'Inter nel 1912 fu costretta a spostarsi in via Trivulzio 8 al "campo della Baggina" di fronte al Pio Albergo Trivulzio.[2]

La nuova società sportiva attirò le attenzioni di molti giovani neofiti, ma soprattutto di atleti affermati provenienti da altre società quali il mezzofondista Emilio Lunghi[3], il velocista Franco Giongo e l'ostacolista Daciano Colbachini gli ultimi due poi ritornati a Bologna e Padova prima del 1912.

 
La tessera di un atleta dello Sport Club Italia (1914).

Il primo titolo italiano fu conquistato per lo SCI da Italo Bertola, il quale vinse la maratona di marcia sulla distanza di km. 42,185 col tempo di 3h30'48" nel 1910. L'anno successivo all'alloro conseguito da Bertola si aggiunse la staffetta 4x100 disputata da Lunghi, Della Torre, Zanier e Vigani. Lunghi, nel 1913, si affermò anche in una specialità non a lui congeniale: i 400 metri ostacoli.[2]

Forti di un palmarès già importante, allo SCI si unirono altre società sportive facendola diventare una vera polisportiva. La prima fu la società di nuoto Ninfea che portò loro gli atleti Botta, Cova, Lomazzi, Bellezza, Luè e Cozzi.

Grazie all'allenatore Piero Boine si costituì la sezione pugilato. Si infoltì la squadra di lotta greco-romana: a Porro si aggiunsero Ranghieri, l'olimpionico Giuseppe Gorletti e Ubaldo Bianchi.[2]

Come tutte le altre società sportive vide la maggior parte dei propri tesserati partire per la grande guerra,[4] ma non ebbe perdite da segnalare. Soltanto di Angelo Grosselli si ebbe notizia che sopravvisse allo scoppio di una bomba a mano in Carnia.

La Gazzetta dello sport nella rubrica "Lo Sport alla Patria",[5] iniziata il 25 maggio 1915 e terminata dopo 28 dispense il 10 gennaio 1916, pubblicò l'elenco degli sportivi e dirigenti dello Sport Club Italia partiti per il fronte:

Dirigenti

  • Alcide Castelli (avv.) - Consigliere - tenente del 161º Fanteria;

Atleti

Ginnasti

Lottatori e boxeurs

  • Carlo Cervio - boxeur - soldato del 27º Reggimento Artiglieria;
  • Nino Regondi - sergente del 6º Reggimento Artiglieria;

Nuotatori

Pesi e lotta

Podisti

Al rientro della maggior parte degli atleti dopo il 4 novembre 1918 (tutte le classi nate dopo il 1895 furono congedate in seguito), la società decise di cambiare le maglie adottando una maglia bianca con tre cerchi rosso-bianco-verde inseriti al centro del petto due cerchi sopra ed uno sotto, ma tutti intersecati fra di loro. È per questo motivo che gli atleti dello SCI da allora furono comunemente chiamati "i tricolori" sia dalla Rosea[8] che negli ambienti sportivi.

Sezione calcio

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Una delle prime squadre di calcio dello Sport Club Italia (1911).
 
La squadra ragazzi del Nazionale Lombardia sul campo della Baggina (1914).

Lo SCI disponeva già di una squadra di calcio propria, ma non si era iscritta mai ad alcun campionato gestito dal Comitato Regionale Lombardo della F.I.G.C. La squadra aveva una maglia bianca a righe verticali verdi e pantaloncini bianchi[9] che ricalcava i colori ufficiali degli atleti delle altre discipline, ma senza alcun stemma oppure le foglie di quercia verdi presenti in tutte le altre divise.

Con la perdita del campo di Ripa Ticinese si spostò da sud-ovest a nord-ovest andando a condividere il campo della Baggina con il Nazionale Lombardia, squadra con cui nacque un connubio poi sfociato prima nell'assorbimento delle proprie forze nell'altra squadra e poi, dopo la fine del conflitto mondiale, con il passaggio del squadra rossoverde a sezione calcio dello SCI. Il "Nazionale Lombardia" fu comunque sempre citato con il suo nome proprio, ma di fatto era diventato lo "Sport Club Italia Sezione Calcio Nazionale Lombardia".[10]

In Prima Categoria il sodalizio disputò due stagioni, la prima nel 1919-1920, senza tuttavia superare mai il primo turno delle eliminatorie regionali.

Con l'avvenuta scissione in due federazioni calcistiche nella stagione 1921-1922 sorsero dei problemi. Il primo fu l'esclusione dalla prima squadra di un calciatore[11] il quale pretese per rimanere in squadra per lui e per altri la somma di 5 000 lire, così come risultava su un verbale conservato così in sede:

«Visto l'opera svolta dal giuocatore M. tendente a indurre altri soci ad abbandonare la società, vista la richiesta di lire 5.000 ai campionati della nostra squadra, visto che detto giuocatore partecipò a partite amichevoli con il C.S. Trevigliese ed il Varese F.C. quando la nostra squadra era impegnata, se ne delibera la radiazione dalla società.»

Il calciatore portò via dalla squadra la maggior parte dei giocatori più anziani e si trasferirono a Magenta per congiungersi con quelli di una squadra già esistente giocando con i loro colori come "Nazionale Magentina". Per contro lo SCI si iscrisse alla Confederazione Calcistica Italiana e disputò per una sola stagione il campionato di Seconda Divisione 1921-1922 utilizzando i propri colori, ovvero la maglia bianca con i 3 cerchi tricolori.

Con il Compromesso Colombo lo SCI dovette partecipare agli spareggi di qualificazione per l'ammissione al nuovo campionato di Prima Divisione, ed avendo un organico molto ridotto (tra febbraio e marzo erano partiti per il militare diversi calciatori della classe 1901) decise di dare forfait anticipato alla partita da giocare contro l'Inter, in modo da evitare una multa più pesante da parte della Lega Nord.

Alla fine del campionato la sezione calcio fu sciolta anche perché lo SCI era rimasto senza un campo regolamentare visto che quello della Baggina era stato reso al proprietario che doveva costruire delle case. Solo in seguito lo SCI venne ospitato dal Milan F.C. sul campo di Viale Lombardia, poi diventato via Sismondi.[12]

Sezione rugby

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L'intera squadra di rugbisti dello S.C. Italia. In piedi da sin.: Mapelli (col cappello), Binda, il conte Jacini (dietro), Sessa, Caccianiga, Stucchi, Bricchi, Rampoldi (il presidente), Salvi, Dott. Paselli, Dupont, Quaranta e dirigente. In ginocchio da sin: Centenari, Cesani, Pagetti, Campagna, Marimonti. A terra: Maffioli, Cordex, Agosti e il massaggiatore.

Lo S.C. Italia ha lanciato in Italia il rugby dopo i falliti tentativi dei tre fratelli Bellandi.[13] La prima squadra è stata costituita con atleti tricolori e il merito va al Presidente Algiso Rampoldi, ai due fratelli Émile e Gustavo Laporte[14] e a Piero Mariani.[13]

La squadra ha disputato le proprie partite sul campo di via Sismondi[13] e al Velodromo Sempione.

  1. ^ a b c d Cinquant'anni di sport, p. 3.
  2. ^ a b c Cinquant'anni di sport, p. 4.
  3. ^ ASAI Bruno Bonomelli 1908-1918.
  4. ^ La Stampa Sportiva n.27, del 4 luglio 1915.
  5. ^ Gazzetta dello sport all'epoca era un trisettimanale sportivo. È conservato microfilmato dalla Biblioteca Nazionale Braidense a Milano nella "Mediateca Santa Teresa" in Via Moscova 28, oppure dalla Biblioteca comunale centrale di Milano a Palazzo Sormani.
  6. ^ a b Grosselli nei Bersaglieri e Altimani nei Granatieri, su La Stampa Sportiva n. 27 del 1915 p.4, su digibess.it.
  7. ^ Lunghi in divisa da marinaio, su La Stampa Sportiva n. 27 del 1915 p.4, su digibess.it.
  8. ^ Nomignolo attribuito alla Gazzetta dello Sport.
  9. ^ Lettura Sportiva.
  10. ^ Baccani 1919-20, p. 56.
  11. ^ Cinquant'anni di sport, pp. 4, 5 e 6, dove non viene citato il calciatore per nome, ma sospettiamo sia il capitano Maggi.
  12. ^ Cinquant'anni di sport, p. 14, dove è citato come "campo del Milano F.C." in Via Sismondi.
  13. ^ a b c Cinquant'anni di sport, p. 18.
  14. ^ Entrambi dirigenti della Camera di Commercio Franco-Italiana a Milano, come riportato dalle Guide Commerciali Savallo e Fontana nei volumi dal 1920 al 1929 (Biblioteca Nazionale Braidense di Milano).

Bibliografia

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  • Cinquant'anni di sport - Sport Club Italia 1908-1958, Milano, Sport Club Italia, 1958.
  • Guido Baccani, Annuario italiano del football 1919-20, Novara, De Agostini, 1919, p. 56.
  • Lettura Sportiva, Milano, 1911, giornale settimanale conservato dalla Biblioteca Nazionale Braidense.

Collegamenti esterni

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