Tranvia Asti-Cortanze

ex tranvia italiana

La tranvia Asti-Cortanze era una linea tranviaria interurbana che collegò le città di Asti e Cortanze dal 1882 al 1915.

Tranvia Asti-Cortanze
Serravalle d'Asti, via Nazionale
InizioAsti
FineCortanze
Inaugurazione1882
Chiusura1915
GestoreSAMTF
Vecchi gestoriBerrier-Delaleu (1882-1883)
Commissario regio (1883-1885)
Credito Torinese (1885-1897)
Società delle Tramvie Astigiane (1897-1908)
Lunghezza18,066 km
Tipotranvia extraurbana
Mezzi utilizzatilocomotive tranviarie a vapore e rimorchi
Scartamento1.100 mm
Trasporto pubblico
 
Asti, stazione tranviaria

Il 15 febbraio 1882 il banchiere francese Alfonso Raoul Berrier-Delaleu, che tra il 1879 e il 1880 aveva fatto costruire le tranvie a vapore Cuneo-Dronero e Saluzzo-Cuneo[1], stipulò con alcuni comuni dell'Astigiano un contratto per la costruzione e l'esercizio di una linea tranviaria da Asti a Montechiaro[2]; tale contratto faceva seguito ad uno analogo, sottoscritto un mese prima, per una linea diretta a Canale d'Alba[3]. L'imprenditore si impegnò a concludere la costruzione delle linee entro sei mesi dall'inizio dei lavori[4]. La linea per Cortanze fu aperta sabato 16 settembre 1882[5]; il primo orario prevedeva quattro coppie di corse giornaliere, che percorrevano i 18 km della linea in un'ora e venticinque minuti[6].

Il servizio sulle tranvie astigiane fu presto caratterizzato da lamentele da parte dell'utenza e della stampa, dovute ai frequenti deragliamenti, in particolare sulla linea per Canale[7]. La situazione delle tranvie precipitò ulteriormente con il fallimento di Berrier-Delaleu, dichiarato il 10 marzo 1883[8] e dovuto anche alla mancata corresponsione da parte dei comuni interessati delle quote stabilite contrattualmente[4], il quale causò il fallimento delle banche di Carmagnola e Savigliano interessate alle linee del finanziere francese[9]. Le tranvie astigiane furono quindi costrette a sospendere l'esercizio e nel 1884 furono messe all'asta[9]. Alla quinta asta le linee furono cedute al Credito Torinese[4]; sotto la nuova gestione, sul finire del XIX secolo si succedettero diverse proposte di prolungamento della linea verso Casale Monferrato (e di lì verso Chieri e Torino) oppure verso Cocconato, mai realizzatesi[4].

Il 18 dicembre 1897 il Credito Torinese, finito in liquidazione, cedette le due linee tranviarie alla Società Anonima delle Tramvie Astigiane, costituitasi nello stesso anno per gestire le due linee e per costruire ed esercire la tranvia Asti-Montemagno[10]. La società nel 1908 fu ribattezzata Società Astese-Monferrina di Tramvie e Ferrovie (SAMTF).

Nel 1912 l'inaugurazione della ferrovia Chivasso-Asti, in parte parallela alla tranvia, fu un duro colpo per la linea, che vide ridursi i passeggeri del 60%: a ciò si aggiunsero l'incremento dei costi del carbone e del personale. A causa dello scoppio della prima guerra mondiale, nel 1915 il servizio fu sospeso e con la fine del conflitto la SAMTF decise di smantellare la linea: nonostante l'opposizione dei comuni interessati, i binari furono rimossi nel 1919 e la tranvia sostituita da autobus.

Caratteristiche

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Percorso
     
0,000 Asti Centrale
     
Tranvia per Montemagno-Altavilla († 1935)
     
Asti Porta San Rocco
     
1,821 Asti Porta Torino
     
2,712 Torretta
     
Tranvia per Canale († 1935)
     
5,422 Sessant
     
8,352 Serravalle
     
9,752 Mombarone
     
10,892 Settime
     
11,672 Cinaglio
     
12,922 Chiusano
     
13,852 Cossombrato
     
15,412 Montechiaro
     
16,352 Soglio
     
18,066 Cortanze

La linea tranviaria era a binario singolo a scartamento ridotto di 1100 mm. Si sviluppava per 18,066 km. La pendenza massima era del 35 per mille, il raggio minimo delle curve di 40 metri[11].

La linea contava una quindicina tra fermate e stazioni, di cui le principali, oltre ai due capolinea, erano quelle di Montechiaro, Serravalle e Cossombrato, nelle quali erano possibili gli incroci tra i convogli[4].

Percorso

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La stazione tranviaria di Asti si trovava nei pressi della stazione ferroviaria, dove in seguito fu costruita la stazione delle autolinee.

 
Orario del 1905

Sino al 1889 la linea percorreva il lato ovest di piazza Campo del Palio, piazza Alfieri e corso Alfieri giungendo a Porta Torino; da quell'anno la tranvia cambiò percorso, per limitare rumore e inquinamento, transitando per corso Stazione (ribattezzato in seguito corso Gramsci e corso Don Minzoni) sino a Porta Torino[4]. Da lì la linea seguiva la statale per Torino sino al rione Torretta, da cui si distaccava la linea per Canale[4].

La linea imboccava dunque la strada per Soglio, toccando le località di Sessant, Serravalle, Mombarone, Settime, Cinaglio, Chiusano d'Asti, Cossombrato, Montechiaro d'Asti e Soglio, prima di arrivare a Cortanze[4].

Materiale rotabile

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Sulla tranvia prestarono servizio locomotive a vapore di tipo tranviario, costruite dalla Winterthur[6], e ad esse se ne affiancarono altre di costruzione Henschel & Sohn, Krauss e Hanomag[12]. Le carrozze erano costruite dagli stabilimenti Locati di Torino e Grondona di Milano[5].

Materiale motore - prospetto di sintesi[12]

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Unità Anno di costruzione Costruttore Quantità Tipo Velocità massima
1 ÷ 4 1882 SLM 4 a 2 assi 30 km/h
5 ÷ 6 1882 Henschel 2 a 2 assi 30 km/h
8 ÷ 9 1882 Krauss 2 a 2 assi 25 km/h
10 ÷ 12 1885-1886 Krauss 3 a 2 assi 25 km/h
21 1911 Hanomag 1 a 2 assi 25 km/h
  1. ^ Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, pp. 115-122
  2. ^ La convenzione per la costruzione della tranvia su www.ferroviedismesse.comm, su ferroviedismesse.com. URL consultato il 17 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  3. ^ Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, p. 163
  4. ^ a b c d e f g h Testa, op. cit., cap. 6
  5. ^ a b Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, p. 164
  6. ^ a b Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, p. 165
  7. ^ Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, p. 166
  8. ^ Pel fallimento Berrier-Delaleu, in Gazzetta Piemontese, 22 marzo 1883, p. 3
  9. ^ a b Ogliari, Sapi, op. cit., vol. 8, p. 167
  10. ^ Ferdinando Piccinelli, Le società industriali italiane per azioni, Hoepli, Milano, 1902, p. 431
  11. ^ Brogiato, op. cit., p. 61
  12. ^ a b Hefti, op. cit., p. 215

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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