Trattato del Trianon

uno dei trattati di pace siglati a conclusione della prima guerra mondiale (1919)

Il trattato del Trianon fu il trattato di pace con cui le potenze vincitrici della prima guerra mondiale stabilirono le sorti del Regno d'Ungheria in seguito alla dissoluzione dell'Impero austro-ungarico. Il trattato venne firmato il 4 giugno 1920 nel palazzo del Grand Trianon di Versailles (Francia).

Trattato del Trianon
L'Ungheria dopo il trattato del Trianon
ContestoConferenza di pace di Parigi
Firma4 giugno 1920
LuogoPalazzo del Grande Trianon, Versailles
CondizioniRiassetto dell'Europa danubiana, con ampie cessioni territoriali a favore di Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia
PartiPotenze dell'Intesa
Bandiera dell'Ungheria Ungheria
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Il Grande Trianon della Reggia di Versailles, dove venne firmato il trattato.

Gli attori principali del trattato furono le potenze vincitrici, i loro alleati e la parte sconfitta. Le potenze vincitrici comprendevano Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia; i loro alleati erano Romania, Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito Jugoslavia) e Cecoslovacchia; mentre la parte sconfitta era l'ex monarchia austro-ungarica, rappresentata dall'Ungheria.

Il trattato fu ritenuto unilaterale e ingiusto anche dai contemporanei e secondo alcuni storici contribuì in modo significativo allo scoppio della seconda guerra mondiale. Come il generale francese Ferdinand Foch commentò: "Questa non è la pace, ma solo un armistizio per 20 anni"[1].

Le frontiere dell'Ungheria modifica

Il 31 ottobre 1918, a Timișoara venne proclamata la Repubblica del Banato e il governo ungherese ne riconobbe l'indipendenza. I confini provvisori dell'Ungheria vennero definiti nel novembre/dicembre 1918. Rispetto al Regno di Ungheria (già facente parte dell'Impero austro-ungarico), i confini dell'Ungheria uscita dalla guerra non comprendevano:

I confini definitivi vennero delineati dal trattato del Trianon nel 1920. Rispetto a quelli stabiliti diciotto mesi prima, i confini stavolta non comprendevano:

In base al trattato del Trianon, le città di Pécs, Mohács, Baja e Szigetvár, che erano state occupate dalla Serbia nel novembre 1918, vennero restituite all'Ungheria.

Rispetto a quella del Regno di Ungheria, la popolazione dell'Ungheria post-Trianon venne ridotta da 19 milioni a 7 milioni, mentre la superficie territoriale venne ridotta di due terzi.

Dopo il 1918, l'Ungheria non ebbe più accesso al mare, che invece il Regno di Ungheria aveva avuto, attraverso i territori dell'odierna Croazia, per oltre 800 anni.

Interpretazioni storiche modifica

Il principio della riorganizzazione, su base etnica, della carta dell'Europa, accolto dal trattato in base ai Quattordici punti di Woodrow Wilson, paradossalmente - secondo lo storico britannico Eric Hobsbawm - fornì una giustificazione alle successive pulizie etniche e, addirittura, all'Olocausto degli Ebrei[2].

Conseguenze demografiche modifica

 
Distribuzione delle lingua d'uso prevalente nell'Austria-Ungheria, in base al censimento del 1910.

In base al censimento del 1910 è possibile tendere solo approssimativamente alla comprensione della distribuzione etnica poiché i censimenti all'interno dell'Impero austro-ungarico erano tenuti a richiedere la lingua parlata e non l'etnia di appartenenza[3]. Il principale gruppo etnico del Regno di Ungheria era quello ungherese, che rappresentava approssimativamente il 48% dell'intera popolazione (calcolando la Croazia). Alcuni demografi, comunque, ritengono che il censimento del 1910 avesse sovrastimato la percentuale di magiari, argomentando con il fatto che ci sarebbero stati risultati differenti nei precedenti censimenti del regno e nei censimenti successivi[senza fonte]. Le province che l'Ungheria perse con il trattato avrebbero avuto una popolazione in maggioranza non ungherese, ma anche delle significative minoranze ungheresi e territori con una maggioranza ungherese (Slovacchia del sud, parti della Transilvania e parti della Vojvodina).

Il numero di ungheresi in queste province, basato sul censimento del 1910 era:

La popolazione ungherese in tutte queste regioni diminuì dopo il trattato, anche se minoranze ungheresi risiedono ancora oggi nei paesi limitrofi.

D'altra parte, la diversità etnica dell'Ungheria diminuì considerevolmente: il numero di persone di altra nazionalità entro le frontiere della nuova Ungheria dopo il trattato fu appena superiore al 10%. Ad esempio rimasero circa 450-550.000 tedeschi (550.062 secondo il censimento del 1920, 477.153 secondo il censimento del 1930), 140.000 slovacchi (141.877 secondo il censimento del 1920, 104.786 secondo il censimento del 1939), e circa 45.000 serbi e croati (47.337 croati e 7.031 serbi secondo il censimento del 1930).[4] Va comunque considerato il fatto che circa 3.000.000 di ungheresi vivono oggi fuori dai confini dell'odierna Ungheria (la popolazione dell'Ungheria è di 9,8 milioni).

Conseguenze economiche e militari modifica

Dal punto di vista economico, il 61,4% della terra arabile, l'88% dei boschi, il 62,2% delle ferrovie, il 64,5% delle strade battute, l'83,1% della produzione di ghisa, il 55,7% degli impianti industriali e il 67% degli istituti bancari e di credito dell'ex Regno d'Ungheria divennero parte di altre nazioni. Romania e Jugoslavia dovettero assumersi parte degli obblighi finanziari dell'Ungheria, per via del territorio posto sotto la loro sovranità, ma allo stesso tempo pesanti riparazione belliche furono imposte all'Ungheria (200 milioni di corone). Le condizioni militari furono simili a quelle imposte alla Germania dal trattato di Versailles; l'esercito ungherese venne limitato a 35.000 uomini e dovette rinunciare alla coscrizione obbligatoria. Un'ulteriore disposizione stabiliva che in Ungheria non potessero essere costruite ferrovie con più di un binario.
L'Ungheria dovette inoltre rinunciare a tutti i privilegi in territori extra-europei che appartenevano all'ex monarchia austro-ungarica. Alcuni articoli del trattato richiesero a tutte le parti contraenti di rispettare vari diritti delle minoranze nazionali presenti entro i suoi confini. Ovviamente questi non furono mai rispettati dai paesi eredi. Questo alla fine portò agli Arbitrati di Vienna (primo e secondo), dove venne restituita una parte significativa (circa il 25%, ovvero 55.000 km²) del territorio perso nel 1920.

Conseguenze politiche modifica

Il trauma del trattato, la perdita del territorio, delle risorse economiche, e della popolazione costrinsero l'Ungheria a perseguire una politica irredenta nel periodo interbellico. L'esito fu il raggiungimento di un'alleanza con le Potenze dell'Asse, le uniche a mostrarsi favorevoli ad una revisione del trattato del Trianon. Per sopprimere le aspirazioni magiare ed accerchiare l'Ungheria in tutti i sensi, i paesi beneficiari del trattato del Trianon (Regno di Romania, Regno di Jugoslavia, Cecoslovacchia) formarono la Piccola Intesa. L'unica direzione geografica e politica aperta alla politica estera magiara rimase pertanto quella verso l'Italia fascista, e l'Austria (quindi la Germania nazista dopo l'Anschluss).

Note modifica

  1. ^ Ruth Henig, Versailles and After, 1919-1933, Routledge, 1995, ISBN 9780415127103.
  2. ^ Ad es. Adolf Hitler, applicando sino alle estreme conseguenze i principi nazionalisti, pianificò l'annessione alla Germania di tutti i territori fuori dai confini della madrepatria abitati da Tedeschi, e avviò a soluzione finale l'eliminazione degli Ebrei. Cfr. Eric Hobsbawm, Nazioni e nazionalismo dal 1780, Torino: Einaudi, 1991, p. 158).
  3. ^ FRANCESCO SCABAR, UNA LETTURA DEL CENSIMENTO ASBURGICO DEL 1910, in Quaderni, CRS, 2019, p 312, vol. XXX.
  4. ^ Risultati del Censimento del 1920. Ufficio Centrale di Statistica [collegamento interrotto], su konyvtar.ksh.hu. URL consultato il 4 giugno 2015.

Bibliografia modifica

  • Ennio Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali, Bari, Laterza, 2000, ISBN 88-420-6001-1.
  • Antonello Biagini, Storia dell'Ungheria contemporanea, Milano, Bompiani, 2006, ISBN 88-452-5721-5.
  • Pasquale Fornaro, Ungheria, Milano, Unicopli, 2006, ISBN 978-88-400-1135-6.
  • Gizella Nemeth Papo e Adriano Papo, L'Ungheria contemporanea, 2008, Roma, Carocci, ISBN 978-88-430-4529-7.

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