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Stemma del Principato vescovile di Trento

La famiglia Pilati, anche de Pilati o Pilati di Tassullo, è stata una casata nobile e cattolica del Principato Vescovile di Trento, originaria di Tassullo in Val di Non, che ha rappresentato dai primi del 1500 ai primi del 1800 il ceto nobile delle Quattro Ville. Tra i membri della famiglia ci furono notai, banchieri, giudici e scrittori, sia al servizio dell'Impero asburgico che del Principato Vescovile di Trento.

Spicca tra le famiglie della Val di Non per essere stata nobilitata da ben quattro imperatori del Sacro Romano Impero (Rodolfo II, Giuseppe I, Carlo VI, e Francesco II) e da quattro principi vescovi di Trento (Carlo Emanuele Madruzzo, Sigismondo Alfonso Thun, Francesco Alberti Poja e Giovanni Michele Spaur)[1].

Il ramo più noto della famiglia è quello dei conti Pilati von Thassul zu Daxberg che furono signori di Schlegel in Prussia e conti del Sacro Romano Impero, i cui discendenti vivono ancora oggi in Austria, Germania e Polonia.

I discendenti del ramo trentino (Pilati o Pilati di Tassullo), al quale apparteneva anche il giurista e illuminista trentino Carlo Antonio Pilati, vivono tuttora in Trentino-Alto Adige.

Etimologia del cognome

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L'origine etimologica del cognome Pilati pare risalire alle parole latine "pilum", giavellotto della fanteria romana, oppure da "pilus", centuria, ma anche peluria. "Pilato" infatti è participio passato del verbo "pilare", ovvero sottoporre a pilatura (riso, frumento, ecc.). La parola "pilata" significa "quantità contenuta in una pila o vasca adibita ad una lavorazione determinata". Es. Statuto dell'Università ed Arte della Lana di Siena, 1753: "si pongano otto denari per pilata di panni".[2]

Un membro della famiglia, Gerolamo Pilati, nobile di Trento che fu podestà di Rovereto tra il 1563 e il 1575, riteneva di non doversi vergognare per il fatto che la sua famiglia discendesse da Ponzio Pilato, funzionario romano sotto Tiberio e che processò Gesù Cristo - così riferisce Blainville in una lettera da Rovereto il 9 febbraio 1707.[3] In realtà è "Pontius" il nome di quella gens romana, originaria del Sannio, cui appartennero C. Pontius, generale dei Sanniti a Caudio, L. Pontius Aquila, uno degli uccisori di Cesare, e Pontius Pilatus, governatore della Giudea. "Pilatus" non è altro che il cognomen, cioè il soprannome che caratterizza la famiglia entro la gens. È quindi da escludere una discendenza dal suddetto Pilato.

Una leggenda, riferita nel 1873 dal conte Massimiliano Pilati a don Giuseppe Pilati, racconta che la famiglia Pilati discendesse dal letterato Leonzio Pilato, venuto esule in Italia da Tessalonica. Il leone rampante che campeggia nello stemma dei Pilati ricorda il suo nome. Oggi si ritiene che Leonzio Pilato sia nato a Seminara in Calabria intorno al 1300. Fu discepolo di Barlaam ed è conosciuto per essere stato uno dei primi promotori dello studio della lingua greca nell'Europa occidentale e traduttore di Omero. In una famosa lettera a Boccaccio, Petrarca ne individua l'origine come assolutamente calabrese:

(LA) «Leo noster vere Calaber, sed ut ipse vult Thesalus, quasi nobilius sit grecum esse quam italum»

(IT) «Il nostro Leonzio è davvero Calabrese, ma egli stesso vuol definirsi Tessalo, come se fosse più nobile esser greco che italiano.»

(Francesco Petrarca (Sen. III, 6))

Storia della famiglia Pilati

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Il cognome Pilati associato a questa famiglia compare per la prima volta in un documento del 1275. In un elenco dei beni vescovili a Dermulo viene citato un certo Martino, bisnonno di quel Nicolò detto "Pilato", considerato il capostipite della famiglia Pilati, che si stabilì a Tassullo intorno al 1370. Molto probabilmente il suo trasferimento fu dovuto ad un matrimonio con una ereditiera di Tassullo. In ogni modo, il prestigio sociale di Nicolò si accrebbe considerevolmente, tanto che i Pilati dopo alcuni anni assursero ad una delle famiglie più importanti delle Quattro Ville (i borghi Sanzenone, Rallo, Pavillo e Campo, che insieme formano Tassullo, ovvero l'odierno comune Ville d'Anaunia)[4].

Il primo Pilati a essere nobilitato fu Giovanni Battista 1° Pilati (* 1573) (di cui il suddetto Nicolò, capostipite dei Pilati, era il pentavolo - ascendente in linea diretta di 6° grado), che ottenne diploma di nobiltà dall' Imperatore Rodolfo II a Praga il 23 luglio 1602[5].

Il 13 febbraio 1642, il principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo conferì ai figli di Giovanni Battista 1°, Nicolò e Federico Pilati, lo status nobiliare con diploma di nobiltà trasmissibile.

Entrambi i fratelli Pilati furono dottori in legge e al servizio del principe vescovo Madruzzo:

  • Federico 3° (Nob. Ecc.mo.) Pilati fu consigliere del principe vescovo;
  • Nicolò 4° (Nob. Ecc.mo.) Pilati (Tassullo, 1580 - Mezzocorona, 15 maggio 1647) fu vicario del principe vescovo per le valli di Non e di Sole; sposò Anna Maria de Manincor di Freieck e Casez-Herrenhausen (Casez, 3 luglio 1611 - Tassullo, 18 gennaio 1640), legandosi così in parentela con una famiglia dello stesso ceto. I de Manincor erano infatti una famiglia di notai originaria di Casez e nobilitata nel 1603.


Tra figli di Nicolò 4° Pilati furono degni di nota:

  • il primogenito Giovanni Battista 2° Pilati (Tassullo, 14 agosto 1628 - prima del 1683), dottore in legge e ablegato presso la corte di Vienna;
  • Carlo Pilati (1632 - prima del 1683), dottore in legge e ammesso con i suoi figli maschi nella cerchia dei "familiares" episcopali;
  • Geronimo Francesco Pilati (Tassullo, 1630 - 1695) dottore in legge, il suo stemma è visibile nell'Archiginnasio di Bologna.
 
Stemma di Carlo Pilati (Matricula nobiliarium familiarum Principatus Tridenti)
 
Stemma di Geronimo Francesco Pilati (Archiginnasio di Bologna), 1650-1651


Nel 1651, il principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo nominò Giovanni Battista 2° Pilati ablegato presso la corte imperiale di Vienna. Poiché egli compì la lunga e difficile missione con senno e prudenza, da quell'epoca fu implicitamente annoverato con tutta la sua discendenza tra i più nobili trentini.

Il 7 marzo 1709, il principe vescovo Giovanni Michele Spaur, ad istanza del quinto figlio di Giovanni Battista 2°, Giuseppe Antonio Freiherr Pilati von Thassul (capostipite del ramo tedesco della famiglia Pilati, Pilati von Thassul, e consigliere dell'imperatore Giuseppe I), rinnovava con forza retroattiva l'accennata nobiltà.

Il titolo nobiliare dei Pilati venne confermato anche a Carlo Pilati, figlio di Nicolò 4°, il 15 dicembre 1670, dal principe vescovo Sigismondo Alfonso Thun, che ammise "il dr. Carlo Pilati di Tassullo ed i suoi figli maschi nella cerchia dei "familiares" episcopali, di cui godrà privilegi e libertà, fatti salvi i diritti del tribunale ordinario, a motivo e conferma dello status nobiliare conferito al padre del medesimo dal principe vescovo predecessore Carlo Emanuele con privilegio di data 13 febbraio 1642"[6].

 
Palazzo Pilati a Tassullo, casa natale di Carlantonio Pilati (fu municipio del comune di Tassullo fino al 2015)
 
Carlantonio Pilati (Tassullo, 28 dicembre 1733 – Tassullo, 28 ottobre 1802)

Questo "privilegio vescovile" era da interpretare come una carica amministrativa del principato vescovile di Trento, ovvero quella del massaro vescovile. "Tra le cariche che assistevano il principe vescovo nella cura temporale del principato tridentino, quella dei massari, assieme ai luogotenenti e agli assessori, formava l'ufficio del governo delle valli di Non e di Sole. Al massaro spettava oltre la riscossione delle imposte anche il potere giurisdizionale, nelle cause civili, penali e criminali. I massari appartenevano, specialmente fino al Cinquecento, alle famiglie più cospicue del luogo."[7]

A Trento, il 10 giugno 1683 il principe vescovo Francesco Alberti Poja, rinnovò nuovamente questo titolo nobiliare ai figli del defunto Carlo Pilati:

"Francesco de Alberti [Poia], principe vescovo di Trento, acconsentendo alle suppliche della nobile Caterina Aurelia vedova di Carlo Pilati di Tassullo, tutrice dei figli Carlo Antonio (1°), Giulio, Nicolò (7°), Federico e Giovanni Battista (3°), approva e conferma il privilegio loro concesso dal predecessore Sigismodo Alfonso Thun in data 15 dicembre 1670, mantenendoli nella cerchia dei "familiares" episcopali e riconoscendo loro privilegi e libertà, fatta eccezione di quanto espressamente escluso nel suddetto diploma."[8]

I discendenti di Carlo Pilati appartennero alla nobiltà rurale della val di Non e si trovano tuttora in Trentino- Alto Adige.

Il membro più eccellente della famiglia Pilati fu Carlantonio Pilati (1733-1802) (del quale il suddetto Carlo Pilati fu il bisnonno), che fu autore poliglotta, viaggiatore infaticabile, giurista, storico, giornalista, letterato, nonché presidente del Consiglio del Tirolo meridionale sotto Napoleone nel 1801 e massone aggregato all' Accademia Roveretana degli Agiati[9]. È stato uno dei più attivi protagonisti della cultura europea della seconda metà del Settecento, seguace di Montesquieu a Parigi, affine di idee e stimato da Voltaire.

Pilati von Thassul zu Daxberg

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Il ramo tedesco dei Pilati, i conti Pilati von Thassul e dopo von Thassul zu Daxberg, apparteneva all'aristocrazia della funzione pubblica. Il capostipite di questo ramo della famiglia Pilati fu il già citato Giuseppe Antonio Freiherr Pilati von Thassul[10] (28 dicembre 1659 - 26 maggio 1733), che fu il quinto figlio del suddetto Giovanni Battista 2° Pilati (*Tassullo, 14 agosto 1628).

 
Silesia, metà dell' XVIII secolo

Emigrato in Austria, acquistò nel 1705 alcuni poderi ed officine imperiali e reali nonché la tenuta di Schlegel a Glatz, nell'odierna Polonia. Entrò inoltre in possesso di diversi immobili a Vienna, proprietà (soprattutto vinicole) nella Bassa Austria e ricchi possedimenti in Tirolo e in Italia. Dall' imperatore Giuseppe I d'Asburgo gli fu incaricata la realizzazione di un nuovo castello a Glatz e l'ampliamento di quella fortezza.

Nel 1705, l'imperatore Giuseppe I gli concesse l'antico cavalierato delle terre ereditarie austriache.

Il 19 giugno 1707, a Giuseppe Antonio Pilati e ai suoi fratelli, Giulio e Giovanni Battista, venne concesso il titolo di barone d'Ungheria, imponendo a tutti e tre i fratelli il titolo di cavalieri Pilati von Thassul.

Nel 1710, l'imperatore gli concesse la baronia imperiale austriaca ereditaria con il titolo "von Thassul" e gli attibuì i domini di Schlegel e Königshein nella contea di Glatz, cedutigli dal barone di Morgante.

Grazie ai suoi buoni rapporti con l'imperatore Giuseppe I, Giuseppe Antonio Pilati divenne inoltre vice-amministratore dei quattro principati slesiani di Brieg, Ohlau, Liegnitz e Jägerndorf. Infine, il suo mecenate lo fece diventare suo servitore e compagno permanente e gli fornì anche i fondi per la mobilitazione dei reggimenti.

Tutti i titoli cedutigli dall'Imperatore Giuseppe I d'Asburgo gli furono riconfermati del suo successore, Carlo VI d'Asburgo.

Fu inoltre cavaliere dell'Ordine di Santiago di Spagna[11].

Ebbe due mogli:

  • Benigna Theresa Wagele von Walsegg (Vienna, 1667 - 3 novembre 1699), dalla quale ebbe
    • Johann Baptist 1° Anton von Pilati (17 novembre 1689 - 28 dicembre 1756)
  • Johanna Maximiliane Therese Eillers (Vienna, 1687 - Vienna, 27 luglio 1739), dalla quale ebbe
    • Joseph Anton Johann Freiherr Pilati von Thassul (1 ottobre 1701 - 3 luglio 1759)
    • Leopold Pilati (22 febbraio 1705 - 1755), si dedichò alla carriera ecclesiastica


Johann Baptist 1° Anton von Pilati acquisì all'età di 35 anni le proprietà paterne nella contea (Schlegel, Hassitz, Königshain, Roschitz). Partecipò al cerimoniale organizzato dall'aristocrazia locale in onore del nuovo sovrano Federico il Grande (Federico II) a Glatz, il quale lo nominò ciambellano imperiale e lo dotò di una pensione annuale di 1500 fiorini.

Johann Baptist 1° svolse il ruolo di mecenate nei propri territori: donò campane, finanziò altari, dipinti e sculture e si occupò di garantire nomine qualificate alle cariche parrocchiali. Nel bel mezzo del suo lavoro creativo, scoppiò nuovamente la Guerra dei Sette Anni, alla quale non sarebbe sopravvissuto. Il barone morì all'età di 67 anni il 28 dicembre 1756 e fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Schlegel.


L'eredità, costituita dalla signoria e dall'intero patrimonio dei Pilati, passò quindi al suo fratellastro, Joseph Anton Johann Freiherr Pilati von Thassul, intorno al 1755.

Il suo matrimonio con una figlia del barone von Mannstorff gli portò un aumento di ricchezza di quattro signorie in Alta Austria (Dachsberg, Gallham, Licheneck, Rüfling) come proprietà personale. A causa di questa distribuzione dispersiva delle proprietà, il barone si trovava raramente nei suoi possedimenti in Slesia e quindi non compare quasi mai nei loro documenti. L'amministratrice delle proprietà Pilati in Silesia divenne la cognata del barone Anton Johann, ovvero la baronessa von Pilati nata von Kalkreuth, vedova del sopracitato fratellastro Johann Baptist 1° Anton von Pilati.


Joseph Anton Johann Freiherr Pilati von Thassul ebbe due figli

  • Franz Freiherr Pilati von Thassul zu Daxberg (1746 - 16 ottobre 1805), divenne un generale austriaco
  • Johann Baptist 2° Maria Joseph Graf Pilati von Thassul zu Daxberg (Vienna, 13 luglio 1748 - Vienna, 11 dicembre 1821)


Il primogenito Franz Freiherr Pilati von Thassul zu Daxberg entrò nell'accademia militare di Wiener Neustadt il 4 settembre 1764. Sottotenente nel 1768 servì nel Reggimento Cavalleggeri N. 1 dell'esercito imperiale. Nell'ottobre del 1792 prese parte all'assedio di Spira contesa alle truppe francesi ed ebbe tra i suoi sottoposti il tenente Giuseppe Lechi, futuro generale di Napoleone Bonaparte.

Nel 1796 col grado di colonnello comandò il Reggimento Cavalleggeri N.1 a Radkersburg.

Nel 1799 promosso maggior generale comandò la brigata di cavalleria di stanza a Seghedino (Ungheria).

Nel maggio del 1800 fu comandato in Italia agli ordini del generale conte G. Palffy nel contrasto dell'avanzata francese di Napoleone Bonaparte in Piemonte.Il 26 maggio partecipò alla battaglia del ponte sul torrente Chiusella nei pressi di Romano Canavese, ove il generale Palffy cadde in combattimento. Due giorni dopo, il 28, inquadrato nella divisione del generale Karl Hadik von Futak, si scontrò nuovamente con l'avanguardia nemica francese sul fiume Orco nei pressi di Foglizzo.

Il 14 giugno 1800 combatté nella battaglia di Marengo. Verso mezzogiorno la "Brigata Pilati", composta da tre squadroni del Reggimento dragoni N.1 con 399 uomini e da sei squadroni del Reggimento dragoni N.4 con 1.053 uomini, fu attaccata dalla cavalleria del generale francese François Étienne Kellermann mentre in offensiva guadava il rio Fontanone in posizione sfavorevole e costretta a ripiegare dopo aspro combattimento. Le sorti della battaglia restarono comunque a favore degli austriaci fino all'inattesa entrata in campo del generale francese Louis Charles Antoine Desaix che mise in rotta gli austriaci. A sera, nella confusione della disfatta, i resti della Brigata Pilati tentarono un'ultima resistenza nel borgo di Marengo ma furono sbaragliati.

Nel 1805 era inquadrato nell' "Esercito del Danubio". Ferito nel combattimento presso Rennstedten, soccombette il 16 ottobre 1805, durante la campagna di Ulma nella guerra della campagna di Germania e della terza coalizione.

Fu cavaliere dell'Ordine dell'Aquila rossa di Prussia.


Il fratello minore Johann Baptist 2° Maria Joseph Graf Pilati von Thassul zu Daxberg[12] si dedicò alla carriera da funzionario dell'Impero.

Nel 1795 l'imperatore Francesco II gli conferì il titolo di conte, con il titolo esteso di "von Thassul zu Daxberg".

In qualità di "Sua Maestà Imperiale, Amministratore Distrettuale del Ducato d'Austria ob der Enns", ovvero "dell'Alta Austria", e a causa dei numerosi obblighi derivanti da incarichi onorifici, il conte Pilati ebbe poco tempo per occuparsi della sua proprietà in Slesia. Cercò quindi di trovare un affittuario solvibile, ma cambiò idea quando l'attività mineraria della cava di suo nonno iniziò a svilupparsi in modo promettente. Nel 1795 era già stato riconosciuto come "Conte Pilati von Thassul del Sacro Romano Impero" e, in quanto tale, i suoi incarichi ufficiali lo legavano ancora di più all'Alta Austria, tanto che gli amministratori delle tenute slesiane dovevano inviargli i "manuali di affitto".

Fu lui a vendere all'altro ramo della famiglia, quello trentino, il maso Pilati a Tassullo, a Bartolomeo Paolo Pilati, suo cugino di 4° grado e discendente del sopracitato Carlo Pilati (1632 - prima del 1683).

Citazioni

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Herbert H. Schreiber scrive nella sua opera Die grafschaftlich-schlesische Siedlungsgemeinschaft nel capitolo 7 Lo sviluppo della dinastia dei Pilati:

«La famiglia Pilati è stata una delle più illustri, delle più ricche e delle più versatili del Principato vescovile di Trento. Alla loro famiglia appartenerono matematici, poeti, un pretore (di Riva), un frate minore cappuccino morto in odore di santità e un cavaliere del Sacro Romano Impero; i loro legami familiari si estendevano fino all'alta aristocrazia di Roma antica.»

Letteratura

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  1. ^ Famiglia Pilati (PDF), su dermulo.it.
  2. ^ BATTAGLIA, S.: Grande dizionario della lingua italiana, Vol. XIII..
  3. ^ Rovereto nella descrizione di Montaigne (1580), di Papebroch (1668) e di Blainville (1707) - Atti dell'Accademia degli Agiati, Anno 252 (2002) Serie VIII, Vol. II, pag. 110.
  4. ^ Pilato o Pilati, su dermulo.it.
  5. ^ Genealogia dei Pilati di Tassullo (PDF), su dermulo.it.
  6. ^ Sottoscrittori autografi: Sigismondo Alfonso [Thun] principe vescovo, Giovanni Giacomo Sizzo cancelliere, Gerolamo de Martini segretario. Originale [A], documento di cancelleria vescovile; latino Documento singolo; pergamena, mm. 245 x 460 (plica mm. 60
  7. ^ Massaro vescovile, su it.wikipedia.org.
  8. ^ Sottoscrittori autografi: Francesco [de Alberti Poia] principe vescovo, Francesco Antonio de Alberti cancelliere, Gerolamo de Martini segretario. Originale [A], documento di cancelleria vescovile; latino Documento singolo; pergamena, mm. 225 x 470 (plica mm. 65)
  9. ^ Carlantonio Pilati. Un intellettuale trentino nell’Europa dei lumi, su agiati.org.
  10. ^ stemma Giuseppe Antonio/ Joseph Anton Pilati von Thassul, su archivinformationssystem.at.
  11. ^ Pilati von Tassul, Joseph Anton, Ritter des spanischen St. Jakobsordens, kaiserlicher Hofkammerrat, Freiherrnstand, „Wohlgeboren”, Wappenbesserung, su archivinformationssystem.at.
  12. ^ stemma Johann Baptist Pilati von Thassul zu Daxberg, su archivinformationssystem.at.