Pontemanco è una località del comune di Due Carrare, nella provincia di Padova, in Veneto.

Sviluppatosi già nel XIII secolo lungo le sponde del canale Biancolino, il borgo è documentato per la prima volta nel testamento di Marsilio da Carrara del 1338, con riferimento ai Mulini di Pontemanco.

Pontemanco – in origine Ponte Manco, plausibilmente perché fino all'inizio del XVI secolo non era ancora stato costruito il ponte – lega la sua storia alla presenza di mulini costruiti per sfruttare le acque del Biancolino, canale fatto derivare dal canale Battaglia che va ad immettersi nel canale di Cagnola. Prima della realizzazione del canale Battaglia (1201) nel letto dell'attuale Biancolino scorreva il Rialto che raccoglieva le acque orientali dei colli Euganei. Bisogna inoltre menzionare che il territorio carrarese è stato il luogo di origine della potente signoria dei Da Carrara.

A Pontemanco i carraresi avevano creato due postazioni di mulini che tritavano granaglie. Se ne ha la certezza già dal 1338, quando vengono citati nel testamento di Marsilio da Carrara. Le granaglie macinate, poi, venivano trasportate per via fluviale essendo la località di Pontemanco un posto determinante nel sistema di navigazione interno lungo la direttrice Venezia-Chioggia-Padova. In questa località la presenza del "salto", di un dislivello, lungo il corso dell'acqua permise la nascita di una fiorente attività di macinazione su pietra, che crebbe e si consolidò nel corso dei quasi quattro secoli successivi. Le granaglie lavorate qui venivano trasportate per via fluviale, per mezzo di imbarcazioni a traino, i "burchi", che poi nel canale di Battaglia prendevano la via verso Venezia insieme alla trachite scavata e raccolta sui colli Euganei. Da qui i mulini svilupparono la loro influenza ed il loro numero di ruote, fino ad arrivare a dodici nel 1539.

Durante la seconda guerra mondiale, all'interno di villa Grimani, si insediarono delle truppe tedesche. La storia racconta che il prete di Carrara San Giorgio, don Gaetano Torresin, il 27 aprile 1945 riuscì a salvare circa una sessantina di uomini dall'imminente procedura d'esecuzione. Due famiglie ebree furono tenute nascoste dalle famiglie di Pontemanco nella soffitta del giusto tra le nazioni Guerrino Brunazzo.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Oratorio della Santissima Annunciata

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A Pontemanco è situato l'oratorio della Santissima Annunciata, presso la villa Pasqualigo-Grimani-Fortini. All'interno sono custoditi affreschi del XVI secolo di un anonimo pittore quadraturista e due mezzi busti, Madonna e Cristo, probabilmente della scuola di Giusto Le Court.

L'oratorio fu fatto erigere dalla famiglia Pasqualigo e venne dedicato alla Beata Vergine Annunciata. L'ultimo discendente della famiglia Pasqualigo lo lasciò alla nobile famiglia veneziana dei Grimani di San Polo di Venezia. Oggi l'oratorio è proprietà della Curia diocesana di Padova. L'edificio è citato per la prima volta nella visita vescovile del 1595. In quella circostanza la piccola chiesa, definita «Oratorium Annunciatae de villa Pontis Manci de Pasqualighi», risulta dotata di un unico altare, una croce, suppellettili e reliquie. Una sommaria documentazione grafica dell'oratorio è offerta dalla mappa del 1642 riproducente il borgo di Pontemanco, custodita all'Archivio di Stato di Venezia. Nella visita vescovile del 1668 si parla di un «oratorium publicum de jure n. h. virorum de Pasqualigo patriciorum venetianorum sub ecclesia Sancti Georgi villae Carrariae». L'oratorio dunque, pur essendo proprietà dei Pasqualigo e affidato alle loro cure, era pubblico, e perciò a tutti accessibile dalla strada, nonché provvisto di titolo, altare fisso, reliquie, campana, al pari, per restare in zona, degli oratori dei Bon nella stessa Pontemanco, dei Dolfin alla Mincana, dei Bragadin a Carrara Santo Stefano, degli Urban a Mezzavia. L'importanza dell'oratorio era accresciuta anche dalla mancanza a Pontemanco di una chiesa parrocchiale, della quale l'oratorio, dipendente dalla chiesa di San Giorgio di Carrara, faceva in qualche modo le veci. Durante la visita vescovile del 1668 si ordina di sistemare e ornare l'altare dell'oratorio secondo le disposizioni sinodali di Gregorio Barbarigo del 1667. Nel 1734 viene fatta erigere alla sommità della chiesetta una croce. Nella visita del 1781 infine l'oratorio risulta essere passato in proprietà dei Grimani.

L'edificio, molto semplice, è a pianta rettangolare. L'interno si presenta con il suo apparato decorativo barocco integro, costituito da affreschi alle pareti, soffitto ligneo dipinto, stalli lungo tutto il perimetro interno, la via crucis, altare marmoreo con pala e due bellissimi busti marmorei. Le pareti sono percorse da una fascia dipinta con motivi di finta architettura, a trompe-l'œil: in particolare, una serie di modiglioni intervallati da paraste di marmo rosso e da festoni vegetali sospesi a protomi leonine, fanno vista di sorreggere la cornice dentellata del soffitto ligneo. Dietro brevi balaustre si notano due finestre: una chiusa, l'altra appena aperta. Da una terza finestrella, protetta da una grata di legno, un personaggio si affaccia con in mano una corona del rosario. Gli affreschi sono eseguiti mediante l'uso reiterato del cartone come testimoniano i profili fortemente incisi delle membrature architettoniche. L'anonimo quadraturista si era probabilmente formato in uno dei tanti cantieri impegnati fin dal Cinquecento nella decorazione di ville e palazzi dell'entroterra veneto. Semplice è l'altare marmoreo classicheggiante, con paraste corinzie e paliotto intarsiati con marmi policromi. I pezzi di qualità più alta sono senz'altro i due busti marmorei della Madonna e di Cristo posti a fianco dell'altare. Le opere mostrano caratteri pienamente barocchi, e in particolare rimandano all'ambito di Giusto Le Court. L'ottima fattura fa anzi pensare a un diretto intervento del maestro, che, attivo in importanti cantieri veneziani, potrebbe essere stato richiesto dei due busti da qualcuno dei nobili Pasqualigo. Concorrono all'unità dell'ambiente anche gli eleganti stalli lignei classicheggianti (scanditi da paraste composite che percorrono tutta la parte bassa delle pareti) e le decorazioni di legno dipinto che incorniciano porte e finestre.

Architetture civili

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Mulini di Pontemanco

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Mulino di Pontemanco con ancora la ruota

La località di Pontemanco lega la sua storia alla presenza dei due mulini che hanno finito di funzionare solo nel secondo dopoguerra. I due opifici, posti uno di fronte all'altro nei pressi del canale Biancolino, arrivarono ad avere ben dodici ruote. Due documenti inerenti al territorio di Pontemanco nel XV secolo e sono conservati presso l'Archivio di Stato di Padova. Si tratta di due mappe datate rispettivamente 1466 e 1477, disegnate su carta pergamena con inchiostro bruno e colori ad acquerello.

Questi documenti offrono una preziosa descrizione storica e topografica del borgo di Pontemanco durante il decennio menzionato. Sono stati creati per registrare la divisione delle proprietà ereditate da Marco Morosini tra i suoi eredi, e sono il risultato del lavoro di un abile perito agrimensore. In passato, il territorio faceva parte del dominio dei signori Da Carrara, una famiglia influente nella città e nella regione di Padova. Dopo la dedizione di Padova alla Serenissima Repubblica di Venezia nel 1405, il territorio fu requisito dalla Repubblica. Successivamente, la famiglia Morosini ottenne la proprietà attraverso un'asta pubblica. Questi documenti membranacei sono importanti perché forniscono prove sulla trasformazione urbanistica del territorio e descrivono il borgo di Pontemanco. Pontemanco è diventato un insediamento significativo con una fitta concentrazione di case, un vero e proprio borgo, grazie alla bonifica e all'industrializzazione che sono avvenute dopo la costruzione dei mulini nella zona.[1] Per i mulini idrici, come quelli di Pontemanco, fondamentale era la presenza di un corso d’acqua in modo tale da fruttare la sua forza idrica. Nel caso di Pontemanco essenziale è il canale Biancolino. Tale canale è stato deviato dal canale di Battaglia a Mezzavia e confluisce nel canale Cagnola. Prima della realizzazione del canale di Battaglia, il letto dell'attuale Biancolino ospitava il Rialto, che raccoglieva le acque orientali dei colli Euganei da Teolo a Battaglia. Poiché il canale di Battaglia fu costruito sopraelevato per migliorare la navigazione, le acque del Rialto furono deviate e fatte passare sotto il canale di Battaglia a Pigozzo. Il dislivello tra il canale di Battaglia e il Biancolino fu utilizzato per posizionare due mulini vicino alla derivazione e altri due più a valle, dove successivamente si svilupperà Pontemanco[2].

Dalle mappe presenti nell’Archivio di Stato di Padova del 1466 e del 1477 si possono evidenziare dei dettagli fondamentali per i Mulini di Pontemanco che riguardano in particolare il Biancolino e la chiusa e le ruote del mulino. Si può notare, infatti, come il Biancolino sia essenziale per il territorio e si va ad evidenziare, nel dettaglio della mappa del 1466 il tratto di dislivello della quota del Biancolino. Proprio grazie alla forza motrice generata da tale dislivello si facevano funzionare i mulini. L’attività dei mulini generò ricchezza e tale ricchezza andò a modificare morfologicamente il territorio, come viene evidenziato nella mappa del 1477 dove vengono rappresentate case in muratura con i tetti in coppi e anche i casoni vengono raffigurati in questo modo con solo il tetto in paglia. Prendendo in esame la chiusa e mettendola a confronto nella sua rappresentazione nelle due mappe si può notare come, nell’arco di un decennio, essa sia stata rinforzata, modernizzata e adeguata alle esigenze dei mulini che nel frattempo erano stati completati. Infatti, nella mappa del 1466 si può notare come i mulini risultino ancora in costruzione mentre, nella mappa del 1477, i mulini vengono raffigurati durante il pieno della loro attività con una grande ruota che occupa l’invaso recintato nella zona dell’agglomerato urbano di Pontemanco. Le case e i casoni edificati sono le abitazioni dei «monari» e dei loro lavoranti e da come si può dedurre dalle mappe rappresentano il primo nucleo delle famiglie del borgo di Pontemanco. I mulini di Pontemanco erano dunque mulini fluviali e funzionavano grazie a ruote mosse dalla forza dell'acqua. Questa forza idraulica derivava dalla velocità con cui l'acqua cadeva da un livello più alto al Biancolino. Il flusso dell'acqua veniva regolato artificialmente mediante una chiusa importante, costruita con paratie o saracinesche lignee. Queste furono adattate per soddisfare le crescenti esigenze dell'industria molitoria, come dimostrato dalla mappa del 1477[3].

Gli unici veri "antagonisti" dei mulini di Pontemanco furono i mulini di Mezzavia, posti a monte dello stesso canale, cosicché potevano controllare il flusso d'acqua a proprio interesse. Grandi furono le battaglie per il diritto d'acqua tra i due mulini, sulle quali sul finire del XIX secolo ebbe a sentenziare il re. Nel 1971 il mulino di sinistra fu distrutto da un incendio doloso. Da allora, l’attività molitoria cessò. Il mulino ad oggi non è più funzionante e diverse sue strutture appaiono gravemente deteriorate. I mulini di Pontemanco rappresentano un’importante testimonianza storica del borgo.

Villa Pasqualigo-Grimani

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Nel borgo proprio di fronte al ponte che attraversa il Biancolino, si trova villa Pasqualigo-Grimani, già Cà Pasqualigo, eretta dall'omonima famiglia già prima del 1642 nelle forme classiche della casa padronale veneta: su due piani a schema planimetrico tripartito con salone passante e quattro stanze ai lati; ha camini in pietra e marmo e decorazioni ad affresco. In origine il complesso architettonico era tutt'uno con le case a schiera poste a nord del Biancolino, come si evince da una mappa del XVIII secolo, che rappresentavano probabilmente l'alloggio dei contadini che lavoravano nei fondi della famiglia padronale. Nella facciata spicca la trifora balconata al secondo piano. Dal 1781 la proprietà passa alla famiglia Grimani, patrizia veneziana, che diede vigore all'attività di macinazione potenziando i mulini e regolamentando le vie idrauliche del canale. I Grimani ampliarono l'attuale villa e l'annesso oratorio dell'Annunciata.

Villa Sperandio

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Nella parte sud di Pontemanco, sulla riva del canale Biancolino, si trova villa Sperandio, circondata da una cinta muraria e costituita da due piani e soffitta. La prima testimonianza della sua esistenza risale all'inizio del XVIII secolo.

  1. ^ Guerrino Brunazzo nel database dei Giusti tra le nazioni dello Yad Vashem.
  2. ^ Archivio della curia vescovile di Padova, Visitationes, XIV.
  3. ^ Nicoletta Zucchello, Ville venete: la Provincia di Padova, Marsilio Editori, Venezia, 2001.

Bibliografia

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  • Maria Letizia Panajotti, Giancarlo Vivianetti, Pontemanco, storia di un territorio, Comune di Due Carrare.
  • Turismo Padova Terme Euganee, Due Carrare. Terra madre dei Carraresi
  • Pier Giovanni Zanetti e Claudio Grandis, La riviera Euganea. Acque e territorio del canale Biancolino, Editoriale Programma, Limena Padova, 1989
  • Claudio Grandis, I mulini ad acqua dei colli Euganei, Il Prato, Padova, 2001
  • Aldo Simonato, I Ventun anni di don Gaetano Torresin a Carrara S. Giorgio, Masera' di Padova, 1988
  • Maria Chiara Fabian e Alberta Bezzan, ...Siamo qui solo di passaggio. La persecuzione antiebraica in Polesine 1941-1945, Panozzo Editore, Rimini, 2015
  • Nicoletta Zucchello, Ville venete: la Provincia di Padova, Marsilio Editori, Venezia, 2001

Altri progetti

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  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pontemanco

Collegamenti esterni

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  • Associazione del Borgo di Pontemanco: A.R.P.
  • Noi di Pontemanco

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[altre]

  1. ^ Panajotti Maria Letizia, Vivianetti Giancarlo, Pontemanco: storia di un territorio, Due Carrare: Comune, 2004, p. 51.
  2. ^ Panajotti Maria Letizia, Vivianetti Giancarlo, Pontemanco: storia di un territorio, Due Carrare: Comune, 2004, p. 40.
  3. ^ Panajotti Maria Letizia, Vivianetti Giancarlo, Pontemanco: storia di un territorio, Due Carrare: Comune, 2004, pp. 52-53.