Abbazia di San Tommaso

chiesa di Acquanegra sul Chiese

L'abbazia di San Tommaso era situata nel comune di Acquanegra sul Chiese (Mantova) e fu fondata dai benedettini presumibilmente nell'XI secolo. Risulta demolita nel XVIII secolo, ad eccezione della chiesa di San Tommaso Apostolo e del campanile romanico, che subì interventi nel Seicento.

Abbazia di San Tommaso
Acquanegra sul Chiese,
Chiesa di San Tommaso Apostolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàAcquanegra sul Chiese
Coordinate45°09′43″N 10°25′47″E / 45.161944°N 10.429722°E45.161944; 10.429722
Religionecattolica
OrdineBenedettino
Diocesi Mantova
Stile architettonicoRomanico e Barocco
Inizio costruzioneXI secolo
DemolizioneXVIII secolo - Si conservano solo chiesa e campanile

Era il centro monastico più importante del territorio, assieme all'abbazia di Leno e all'abbazia di San Benedetto in Polirone.

Storia modifica

Di questo complesso monastico si sa pochissimo: gli elementi che lo componevano, la loro forma e la loro distribuzione, sono pressoché sconosciuti, eccetto l'edificio della chiesa.

Secondo alcuni, all'VIII secolo risalirebbe lo stanziamento di un primo nucleo di benedettini, attivi nella bonifica di terre vicino al fiume Chiese. In questo periodo si collocherebbe l'edificazione di una primitiva chiesa, andata distrutta assieme a tutto il nucleo originario durante le devastazioni operate dagli Ungari nell'anno 899. Nei due secoli successivi si procedette alla ricostruzione della chiesa come un edificio romanico a tre navate, internamente ornato da affreschi e da un pavimento a mosaico. Ad ogni modo, per la più antica menzione storica dell'esistenza della chiesa occorre aspettare l'anno 1001.[1]

Se le origini del monastero sono incerte, ancor meno si sa degli avvenimenti che lo interessarono dalla metà dell'XI secolo alla metà del XII secolo.

L'esistenza del monastero è inoltre provata nel 1053 o 1055, perché in uno dei due anni esso riceve una donazione di beni da una nobile contessa, ascendente dei cosiddetti Ugoni-Longhi, conti rurali bresciani. Nel 1064 l'antipapa Onorio II attende per tre mesi nell'abbazia l'esito del Concilio di Mantova che lo riguardava[2]. Altre donazioni sono effettuate sotto l'abbaziato di Pietro, negli anni dal 1104 al 1111[3], mentre sotto l'abbaziato di Martino, il papa Innocenzo II concede la libertà di elezione dell'abate, che viene consacrato dal Santo Padre. In questo modo l'abbazia di San Tommaso diventa autonoma dal potere episcopale[4].

Tra le concessioni di beni, il monastero nell'anno 1107 fu favorito da un'amplissima donazione effettuata da Matilde, figlia di Rambaldo conte di Treviso e moglie di Ugo conte di Desenzano, di terre, castelli, corti e diritti, che ella possedeva in Marcaria, Mosio, Asola, Castel Goffredo[5] e molti altri luoghi tra l'Alto Mantovano e la Bassa Bresciana orientale[6].

Gravemente danneggiata dal terremoto del 1117, l'abbazia venne nuovamente ricostruita. Gli interventi di riedificazione interessarono in modo particolare la chiesa, che venne dotata di volta a botte, transetto e campanile.[1]

 
Particolare del muro perimetrale della chiesa di San Tommaso

Nel processo ai conti Ugonidi di Montichiari dell'anno 1228, si apprende che circa 400 Piò di terra col sito di Monterotondo, presso Montichiari, erano stati ceduti dai conti all'abate di Acquanegra ed ai Lavellongo, famiglia bresciana[7].

Nel corso del secolo XII l'abbazia ottenne privilegi sia papali sia imperiali. Dalla documentazione conservata e conosciuta si deduce che il monastero non apparteneva alle grandi famiglie di abbazie riformate, ma era isolato[8].

Tra i censi che venivano pagati da tutto il mondo cattolico alla Chiesa, registrati nel “Libro de' Censi composto da Cencio Camerario l'anno della Incarnazione del Signore 1192”, si trova registrato il censo che pagava annualmente il monastero di S. Tommaso: “Nel vescovato di Brescia…il Monastero di Acquanegra paga annualmente un marabutino”.[9].

 
Campanile della chiesa di San Tommaso

Il Casnighi crede che i monaci non avessero ingerenza feudale sul paese di Acquanegra, se non per ragioni di diritti agrari, i quali però si estendevano a tal punto, che in un documento del 1328 il territorio di Acquanegra è detto appartenere al monastero di S. Tommaso. Da altri due documenti, del 1392 e del 1431, risulta pure che questi abati erano chiamati conti, come del resto anche quelli di Leno, almeno da un certo momento in poi[10].

I documenti del 1053/1055, 1104, 1107, se non dicono che esisteva la chiesa, dicono però che esistevano il pastore e il monastero di San Tommaso di Acquanegra, e questi non potevano stare senza una chiesa. Un altro atto del 1111 fu invece stipulato proprio in quella che è esplicitamente chiamata “chiesa di S. Tommaso presso il monastero di Acquanegra”[11]. I documenti dal 1104 al 1111 fanno dunque supporre una chiesa di più antica realizzazione della data dei documenti stessi, anche perché nel secondo si dice che il monastero di Acquanegra spandeva largamente intorno a sé l'odore della santità, e godeva a quei tempi di una certa preponderanza ed autorità, in quel luogo, a Mosio e al di là di Mosio[12]. Ciò non poteva essere, se il monastero, e quindi la chiesa, non avessero già percorso un periodo di tempo abbastanza lungo dalla loro fondazione.

In base a tutto ciò, la chiesa di San Tommaso, annessa al monastero, che esiste ancora oggi come parrocchiale di Acquanegra sul Chiese, sebbene non con la stessa ampiezza e in forma diversa dalla primordiale, deve essere sorta nel secolo XI: lo indicano tuttora, oltre ai documenti citati, tratti di cornice di mattoni a dentello appartenenti senza dubbio alla fabbrica primitiva. Anche le figure, le mezze figure e le teste che si vedono sui muri interni al di sopra della volta costruita nel Rinascimento, per lungo tempo di difficile interpretazione, sono state giudicate pitture del XI-XII secolo[13].

Note modifica

  1. ^ a b Fabiani, Acquanegra sul Chiese.
  2. ^ Brunelli 1986, p. 29.
  3. ^ Donazione del conte Alberto I figlio di Bosone II di Sabbioneta all'Ospitale di S. Salvatore nella corte di Mosio, sottoposto al monastero di Acquanegra, dei beni che possedeva nel territorio di Acquanegra, dell'anno 1104, 1º giugno: cfr. CASNIGHI 1860, pagg. 114-116; vedi anche ODORICI 1856-65, vol. VI, doc. CXI, pagg. 13-15: Dono et offero et pro pnti cartula offertionis proprietario jure jam noitas res in eadem cartula totas ibidem ad habendum confirmo sub cura et providentia jam dicti pastoris et predicti monasterij sancti thome apostoli siti aquenigre et absq. Diminutione omn. Rer. predictar. Positar. In jam dicto hospitali et tam datis q. daturis ita ut nemini in feudo vel alicui beneficio dentur seu iniq. Locentur sed assidue et quottidianos usus pauperum et elimosinas impendendas egenis et oibus pro deo ibi q. manu petentib. Maneant integre eidem hospitali q. est venerabilis locus et si evenerit, ut aliqs ex pastorib. Prenoiati monasterij contra hoc fecerit dico pnoinatum hospitale cum predictis rebus Romane Sancte Ecclesie pro rimedio anc mee et omn, xtianor. Deo confitentium et pntetia agentium. Il beato Adelpreto, vescovo di Trento, investe l'abate Pietro di Acquanegra del Monastero della Gironda, presso Bozzolo. Anno 1111, 9 novembre: cfr. CASNIGHI 1860, pagg. 117-118: Dum in Dei nomine Adelperonus Dei gratia Tridentinus adesset Episcopus in Ecclesia S. Thomae apud Monasterium de Aquanigra. Ibi in Choro ejusdem Ecclesiae in praesentia bonorum hominum quorum nomina subtus anbexa sunt, Petrus Dei gratia Abbas Monasterii Aquaenigrae una cum suis fratribus accessit ad jam dictum Epum.
  4. ^ KEHR 1913, 355 doc. n. 1.
  5. ^ Francesco Bonfiglio, Notizie storiche di Castelgoffredo, 2ª ed., pp.32-33, Mantova, 2005.
  6. ^ Matilde, contessa e vedova di Ugone conte di Desenzano, lascia amplissimi beni al monastero di s. Tommaso di Acquanegra. Anno 1107, 8 luglio: cfr. ODORICI 1855-58, vol. V, doc. XXIII, pagg. 84-85; CONTI in VIGNOLI 2009, p. 33.
  7. ^ ODORICI 1853-65, vol. VIII, doc. CCLXXXVIII, pagg. 125-132.
  8. ^ PICASSO1980, pp. 9-23; NEGRI 2002, pag. 49.
  9. ^ MURATORI, nelle Ant. Ital., v. V, Col. 868.
  10. ^ CASNIGHI 1860, pagg. 24-29.
  11. ^ In Ecclesia S. Thomae apud Monasterium de Aquanigra: CASNIGHI 1860, pagg. 117-118
  12. ^ Propter honestatem et religionem supradicti Monasterii Aquaenigrae quae longe lateque bonum Christi spargebat odorem: CASNIGHI 1860, pagg. 117-118.
  13. ^ CASNIGHI 1860, pp. 34-36; 42-45.

Bibliografia modifica

  • L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, 1738.
  • F. Odorici, Storie bresciane dai primi tempi fino all'età nostra, Brescia, Gilberti 1853-65, Ristampa Brescia, Edizioni del Moretto, voll. IV-VII.
  • G. B. Casnighi, Raccolta di memorie e documenti risguardanti Acquanegra, Brescia, 1860.
  • P. F. Kehr, Regesta pontificum romanorum. Italia Pontificia, VI, Berolini 1913.
  • G. Picasso, Presenza benedettina in Lombardia, in Monasteri benedettini in Lombardia, a cura di G. Picasso, Milano, 1980, pp. 9–23.
  • Enzo Fabiani, Enzo Pifferi e Maria Teresa Balboni, Abbazie di Lombardia, Como, Editrice E.P.I., 1980.
  • Francesco Bonfiglio, Notizie storiche di Castelgoffredo, 2ª ed., Mantova, 2005. ISBN 88-7495-163-9.
  • Roberto Brunelli, Diocesi di Mantova, in Adriano Caprioli, Antonio Rimoldi, Luciano Vaccaro (a cura di), Storia religiosa della Lombardia, vol. 8, Brescia, La Scuola, 1986, ISBN 88-350-7765-6.

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