Aldo Pescatori (Bengasi, 22 giugno 1916 – ...) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della seconda guerra mondiale.

Aldo Pescatori
NascitaBengasi, 22 giugno 1916
Morte?
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Reparto30º Raggruppamento artiglieria di corpo d'armata
Anni di servizio1937-1945
GradoTenente colonnello R.O.
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna del Nord Africa
Campagna italiana di Russia
BattaglieOperazione Compass
Seconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
dati tratti da Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959) [1]
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Biografia

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Nacque a Bengasi, Cirenaica, il 22 giugno 1916, figlio di Armando[N 1] e Maria Anceschi.[2][3] Conseguita la maturità classica presso il Liceo "Vincenzo Gioberti" di Torino, nell'ottobre 1935 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino da cui uscì due anni dopo con la nomina a sottotenente dell'arma di artiglieria in servizio permanente effettivo.[2] Terminati i due anni presso la Scuola di applicazione d'arma, promosso tenente, fu assegnato al 20º Reggimento artiglieria di corpo d'armata che raggiunse in Africa Settentrionale Italiana nell'agosto del 1939.[2] Alla dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna, il 10 giugno 1940, comandava la 3ª batteria da 105/28 del reggimento.[2] Rimasto ferito nel combattimento di El Mechili il 25 gennaio 1941 durante la prima offensiva inglese, fu rimpatriato a bordo di una nave ospedale e ricoverato in luoghi di cura decorato di medaglia d'argento al valor militare.[2] Riprese servizio attivo nel marzo successivo al deposito dell'8º Reggimento artiglieria di corpo d'armata; passò poi al 134º Reggimento artiglieria motorizzato, dove nel luglio fu promosso capitano con anzianità dal gennaio dello stesso anno, ed infine, dietro sua domanda, nell'ottobre 1942 fu trasferito al 30º Raggruppamento del XXXV Corpo d'armata sul fronte russo.[3][2] Comandante della lª batteria del I gruppo, fu ferito in combattimento il 18 dicembre, durante la seconda battaglia difensiva del Don, mentre si trovava nell’osservatorio di Lawis sul fiume Don; ferito una seconda volta il 19 gennaio 1943 durante il ripiegamento nella conca di Arbusow, riportò nel corso dell'ultima notte di ritirata il congelamento agli arti inferiori.[2] Rientrato in Patria a bordo di un treno ospedale, fu sottoposto ad amputazione degli arti e, dopo lunghe degenze in ospedali e in convalescenziari, venne collocato in posizione di riserva ed, iscritto nel Ruolo d'Onore dal 28 maggio 1945, ottenne la medaglia d'oro al valor militare a vivente le successive promozioni a maggiore ed a tenente colonnello.[3] Laureatosi in giurisprudenza nell'Università di Roma si stabilì a Casanova di Carinola (provincia di Caserta).[2]

Onorificenze

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«Ancora convalescente per grave ferita di guerra riportata in Libia dove si era affermato per tenacia ed ardire, chiedeva ed otteneva il trasferimento su altro fronte e vi si distingueva, in breve volgere di tempo, per eccezionali capacità e valore. Comandato a dirigere un osservatorio di artiglieria nonostante l’intenso fuoco nemico cui era soggetto, sosteneva nel corso di un’aspra battaglia durata 18 giorni l’azione della fanteria con la quale trovavasi ad immediato contatto. Benché ferito rimaneva al suo posto di dovere e quando l’impeto nemico riusciva infine a travolgere le posizioni contese più volte raccoglieva i resti dei combattenti e improvvisandosi fante, li rianimava con la parola e con l’esempio, guidandoli al contrattacco, per disimpegnarsi. Durante il successivo ripiegamento, reso tragico dagli ininterrotti attacchi dell’avversario, dalla mancanza di armi e viveri, dalla neve alta e dalla temperatura scesa a 38° sotto zero, allorché sembrava che per tutti si dovesse compiere l’estremo sacrificio, si poneva ancora a capo di un centinaio di valorosi di ogni arma e corpo e, fidando più sul loro cuore saldo che sui pochi fucili di cui erano armati, si lanciava sul nemico nel disperato tentativo di aprirsi il passo. Ferito gravemente una seconda volta persisteva nella temeraria impresa che, alimentata da altre centurie di animosi trascinati dall’eroico esempio, induceva l’avversario, sbalordito da tanta audacia, a ripiegare in disordine. Trasportato con mezzi di fortuna, terminava la sua dolorosa odissea dopo inenarrabili sofferenze, con l’amputazione bilaterale degli arti inferiori. Ammirevole esempio di valore, di abnegazione, di attaccamento al dovere. Osservatorio Lawis (Fronte del Don), 2-19 dicembre 1942-Arbusow (Fronte russo), 21 -22 dicembre 1942.[4]»
— Decreto Luogotenenziale 14 luglio 1945.
«Comandante di batteria da 105/28, assegnata di rinforzo a una brigata corazzata, sosteneva per due giorni, da posizioni avanzate per ottenere migliori risultati, l'offesa di potenti artiglierie nemiche, appoggianti l'azione di una divisione corazzata. Manovrando i suoi pezzi con ammirevole calma e capacità, riusciva a fronteggiare la violenza del tiro avversario ed a contenere l'avanzata dei mezzi corazzati. A malgrado le sensibili perdite subite dal suo reparto e benché ferito gravemente egli stesso persisteva nell'azione con indomita energia, dimostrandosi degno erede dello spirito tradizionale dell'Arma. El Mechili (Africa settentrionale, 26-27 gennaio 1941

Annotazioni

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  1. ^ Armando divenne generale di corpo d'armata, ed aveva un altro figlio anche lui ufficiale d'artiglieria.

Bibliografia

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  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al V.M. viventi, Roma, Tipografia regionale, 1952.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965.

Collegamenti esterni

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