Auguste Blanqui

rivoluzionario, attivista e politico francese

«Chi ha del ferro ha del pane.»

Louis-Auguste Blanqui (Puget-Théniers, 8 febbraio 1805Parigi, 1º gennaio 1881) è stato un rivoluzionario, attivista e politico francese, considerato uno degli esponenti di spicco del socialismo utopistico, orientato verso tendenze comuniste, fu il fondatore del movimento del blanquismo che da lui appunto prese il nome. Per aver trascorso, dal 1831 al 1879, complessivamente trentasei anni e cinque mesi in prigione, ci si riferisce a lui come all'Enfermé (il Recluso).

Louis-Auguste Blanqui

Biografia modifica

Nacque da una famiglia benestante (il padre Jean-Dominique, di origine italiana,[1] era il sotto-prefetto di Puget-Théniers) che gli diede l'opportunità di studiare legge e medicina. Fervente repubblicano, contribuì alla caduta del re Carlo X di Francia nel 1830, durante la Rivoluzione di luglio; aderì poi alla Carboneria francese fondando gli Amis du peuple (1831) poi la Société des droits de l'homme (1833) e in seguito la Société des familles nella quale fu trovata polvere pirica durante un'ispezione e Blanqui fu condannato a due anni di carcere.

Era diventato nel frattempo socialista. Con l'amnistia del 1836 riuscì a tornare in attività e fondò la Société des saisons con la quale, nel maggio del 1839, partecipò all'organizzazione di un'insurrezione che gli costò la condanna a morte, commutata in ergastolo, da cui però fu graziato nel 1847. Partecipò ai moti del 1848 in cui tentò un nuovo colpo di Stato contro il re Luigi Filippo. Aderì con Armand Barbès alla Société républicaine, ma fu nuovamente arrestato e condannato alla deportazione in Africa, da dove tornò con l'amnistia del 1859 per essere nuovamente arrestato nel 1861.

Dichiaratamente ateo[2], fu membro della Massoneria[3].

Riuscì a sottrarsi alla legge andando in esilio in terra belga dove continuò incessantemente la propria azione di propaganda politica, fondando i periodici "Candide" e "La patrie en danger". Rientrato in Francia nel 1870, dopo la caduta di Napoleone III e la sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, diresse per pochi giorni un governo provvisorio. Per aver partecipato all'occupazione, durata poche ore, dell'Hôtel de Ville, il 31 ottobre 1870, fu condannato in contumacia e arrestato, su ordine del presidente Adolphe Thiers, il giorno prima che fosse proclamata la Comune di Parigi (di cui si interessò lo studio profondo di Karl Marx), cioè il 17 marzo 1871, a Bretenoux dove si era rifugiato perché malato. Eletto dal XVIII e dal XIX arrondissement, la Comune cercò di ottenerne il rilascio attraverso uno scambio di prigionieri, ma Versailles respinse ogni tentativo. Nel 1872 Blanqui fu processato e condannato con altri comunardi alla deportazione, pena poi commutata nel carcere a vita.

Fu amnistiato nel 1879 ormai vecchio e malato, a soli due anni dalla scomparsa.

Dopo la sua ultima carcerazione, durata otto anni, Blanqui pubblicò, nel biennio 1880-1881, il giornale "Ni Dieu ni maître", potente organo di estrema sinistra, dal titolo esplicitamente programmatico ("Né Dio né padrone") tanto da diventare un motto di alcuni comunisti. La sua visione politica avrebbe influenzato fortemente il pensiero operaio, quello socialista e quello comunista dell'Ottocento, al cui interno si sarebbe sviluppata una vera e propria corrente ispirata al pensiero di Blanqui (ossia il blanquismo).

Uomo d'azione più che elaboratore di teorie, egli era convinto che il proletariato potesse creare una società di liberi e di uguali solo mediante un'insurrezione armata guidata da una piccola minoranza ben organizzata e decisa ad imporre la propria dittatura del proletariato (fu il primo ad elaborare questo concetto, poi ripreso da Marx e Engels[4]).

Blanqui dedicò la sua intera esistenza a questa causa, senza lasciarsi scoraggiare né dall'esilio né dalle pene carcerarie cui fu ripetutamente condannato.

Blanqui fu stimato anche dal giovane Mussolini, allora socialista rivoluzionario, che usò un detto del pensatore francese come motto per le prime edizioni del Popolo d'Italia: "Chi ha del ferro ha del pane"[5]. Fu precursore del bolscevismo di Pëtr Tkačëv e del suo sodale Sergej Nečaev, oltre ad aver ispirato i Demoni di Dostoevskij.[6]

Opere modifica

L'Eternité par les astres modifica

I temi e gli aspetti filosofici modifica

Nell'opera L'Eternité par les astres Blanqui analizza la possibilità dell'esistenza di dimensioni parallele infinite che necessariamente portano all'idea di infiniti nostri doppi che ripeteranno o varieranno i nostri gesti. Questi temi, che saranno cari a Borges, o a Escher, per certi versi appartengono anche agli aspetti più teorici della fantascienza. Lo stesso tipo di riflessione però considerato nella diacronia e non nella sincronia porta verso i concetti di eterno ritorno di Nietzsche.

«Ogni astro, qualunque astro esiste un numero infinito di volte nel tempo e nello spazio, non in una soltanto delle sue forme, ma così com'è in ognuno dei momenti della sua esistenza, dalla nascita alla morte. E tutti gli esseri sparsi sulla sua superficie, grandi e piccoli, vivi o inanimati, condividono il privilegio di questa perennità. La terra è uno degli astri. Ogni essere umano è dunque eterno, in ognuno dei momenti della sua esistenza. Quello che io ho scritto in questo momento nella mia cella, l'ho scritto e lo scriverò per l'eternità, sullo stesso tavolo, con la stessa penna, vestito degli stessi abiti, in circostanze uguali. Tutte queste terre sprofondano, una dopo l'altra, nelle fiamme che le rinnovano, per rinascere e sprofondare ancora, scorrimento monotono di una clessidra che si gira e si svuota eternamente da sola[7]

Note modifica

  1. ^ Henri Berna, Du socialisme utopique au socialisme ringard, Parigi, Mon Petit Editeur, 2010, p. 54, ISBN 978-2-7483-5392-1. URL consultato il 31 agosto 2015.
  2. ^ https://wiki.edu.vn/all2it/wiki62/louis-auguste-blanqui-wikipedia-enciclopedia-gratuita/?amp=1
  3. ^ Lambros Couloubaritsis, La complexité de la Franc-Maçonnerie. Approche Historique et Philosophique, Bruxelles, 2018, Ed. Ousia, p. 399.
  4. ^ G. Sabbatucci e V. Vidotto, Storia contemporanea. l'Ottocento, Edizioni Laterza, p. 95, ISBN 978-88-420-8743-4.
  5. ^ "Non si dimentichi che quando Mussolini fonda, sulla fine del 1914, il nuovo quotidiano Il Popolo d'Italia lo fonda come quotidiano socialista, e cioè come giornale competitivo - da sinistra - dell'Avanti!, inalberante un motto di quel Blanqui che era stato caro a Mussolini fin dall'interno del PSI [...]. Il motto barricadero figurante in testa al Popolo d'Italia era "Chi ha del ferro ha del pane", accompagnato dal motto napoleonico "La rivoluzione è un'idea che ha trovato le baionette". (Aurelio Macchioro, Studi di storia del pensiero economico italiano, Franco Angeli, 2006 ISBN 978-88-464-7360-8, p. 341)
  6. ^ Arrendersi alle stelle, su Il Tascabile, 14 dicembre 2023. URL consultato il 28 febbraio 2024.
  7. ^ Da L'eternité par les astres, come citato in Giovanni Mariotti, Un Visionario dell'Eternità, in Corriere della Sera, 5 dicembre 2005 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2015).

Bibliografia modifica

 
Tomba di Auguste Blanqui
  • (FR) La patrie en danger (1871)
  • L'Eternité par les astres (o L'Immortalité par les astres) (1872), trad. di Daria Pozzi, L'eternità attraverso gli astri, introduzione e cura di Fabrizio Desideri, Roma: Theoria, 1983, 93 pagine; tr. Giulia Alfieri, a cura di Fabrizio Desideri, Milano: SE, 2005 ISBN 88-7710-626-3
  • (FR) La critique sociale (1886)
  • (FR) Gustave Geffroy, L'Enfermé (1897, biografia su di lui)
  • (EN) Neil Stewart, Blanqui, London: V. Gollancz, 1939
  • (EN) Alan Barrie Spitzer, The revolutionary theories of Louis Auguste Blanqui, New York: Columbia U.P., 1957, 208 pagine
  • Maurice Dommanget, Auguste Blanqui. Des origines à la Révolution de 1848 (Premiers combats et premières prisons), Éd. Mouton, Paris 1969, 352 pagine, trad. di Paolo Casciola, Louis-Auguste Blanqui, introduzione e cura di Gustave Danvier, Roma: Erre emme, 1990 ISBN 88-85378-10-2
  • Socialismo e azione rivoluzionaria, introduzione di Gian Mario Bravo, Roma: Editori riuniti, 1969, 264 pagine.
  • (EN) Samuel Bernstein, Auguste Blanqui and the art of insurrection, London: Lawrence & Wishart, 1971
  • Gabriele Parenti, Il pensiero politico di Blanqui, Pisa: Ets, 1976, 93 pagine.
  • (FR) Maurice Paz, Un revolutionnaire professionnel, Blanqui, Paris: Fayard, 1984, 315 pagine.
  • Scritti e materiali, a cura di Gustave Danvier, vol. 1: 1830-1848, Este (Padova): Isonomia, 1988 ISBN 88-85944-00-0
  • Autodifesa di un rivoluzionario, introdotto da Oreste Scalzone, Roma: Manifestolibri (collana "I grandi discorsi"), 1995, pagine 62. ISBN 88-7285-088-6

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Collegamenti esterni modifica

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