Burglinde Pollak

multiplista tedesca orientale

Burglinde Pollak, coniugata Grimm (Werder (Havel), 10 giugno 1951), è un'ex multiplista tedesca orientale.

Burglinde Pollak
Burglinde Pollak a Potsdam nel 1972
NazionalitàBandiera della Germania Est Germania Est
Altezza179 cm
Peso78 kg
Atletica leggera
SpecialitàProve multiple
SocietàASK Vorwärts Potsdam
Termine carriera1981
Record
100 m hs 13"1 (1971)
Lungo 6,47 m (1973)
Pentathlon 4 932 p. (1973)
Eptathlon 6 022 p. (1981)
Carriera
Nazionale
1969-1981Bandiera della Germania Est Germania Est
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Giochi olimpici 0 0 2
Europei 0 3 0

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Biografia

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Specialista della disciplina del pentathlon, prese parte a tre edizioni dei Giochi olimpici: vinse la medaglia di bronzo sia a Monaco di Baviera 1972 sia a Montréal 1976 e giunse sesta a Mosca 1980. In carriera conquistò inoltre tre medaglie d'argento ai campionati europei nelle rassegne di Helsinki 1971, Roma 1974 e Praga 1978 e fu capace di ritoccare per tre volte il record del mondo.

Secondo alcuni documenti resi pubblici dopo la caduta del Muro di Berlino il suo nome, così come quello di diversi altri connazionali, è stato accostato all'uso di diverse sostanze dopanti[1][2], che vennero somministrate nell'ambito del Staatsplanthema 14.25, il programma di doping di Stato in Germania Est in vigore fin dal 1968[3].

Palmarès

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Anno Manifestazione Sede Evento Risultato Prestazione Note
1969 Europei   Atene Pentathlon 4 598 p.
1971 Europei   Helsinki Pentathlon   Argento 5 275 p.
1972 Giochi olimpici   Monaco di Baviera Pentathlon   Bronzo 4 768 p.
1974 Europei   Roma Pentathlon   Argento 4 676 p.
1976 Giochi olimpici   Montréal Pentathlon   Bronzo 4 740 p.
1978 Europei   Praga Pentathlon   Argento 4 600 p.
1980 Giochi olimpici   Mosca Pentathlon 4 553 p.
  1. ^ (DE) Brigitte Berendonk, Doping-Dokumente - Von der Forschung zum Betrug, Berlino, Springer-Verlag, 1991, pp. 129, 148-149, 217, ISBN 3-540-53742-2.
  2. ^ (DE) Thomas Purschke, Stasi-Dokument zu Renate Stecher, su deutschlandfunk.de, 28 agosto 2011. URL consultato l'11 settembre 2017.
  3. ^ Brigitte Berendonk, 1991, pp. 91-113.

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