CTO (azienda)

azienda italiana, specializzata nella distribuzione di software e videogiochi

La CTO s.p.a. (fondata originariamente come una s.r.l.[2]) è stata un'azienda italiana, specializzata nella distribuzione di software, soprattutto videogiochi, attiva dal 1984 al 2004. La sigla CTO sta per Computer, Telematica e Office automation[1].

CTO
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariasocietà per azioni
Fondazione1984 a Bologna
Fondata daMarco Madrigali
Chiusura20 settembre 2004 (fallimento)
Sede principaleZola Predosa
SettoreDistribuzione, informatico
ProdottiSoftware, videogiochi, controller
Fatturato144 miliardi di lire (1999[1])
Utile netto9 miliardi di lire (1999[1])
Dipendenti57 (1999[1])
Sito webweb.archive.org/web/19990423074005/http://www.cto.it:80/

Storia modifica

Fondata a Bologna nel 1984[1] da Marco Madrigali, ma con sede a Zola Predosa, CTO è stata una delle principali distributrici di software in Italia.[3] L'azienda è conosciuta soprattutto per il suo operato nel settore dei videogiochi, all'interno del quale nel corso degli anni novanta e nei primi anni duemila ebbe una posizione di primaria importanza.

Il successo dell'azienda fu dovuto soprattutto alle importanti partnership che seppe stipulare: nel 1987 CTO ottenne i diritti per la distribuzione italiana dei videogiochi di Electronic Arts, mentre nel 1989 strinse un accordo analogo con la Lucasfilm Games.[4] In quegli anni CTO riuscì a porsi seriamente come concorrente della Leader, allora il maggiore distributore italiano, tra l'altro precedente collaboratore della Lucasfilm, che gli preferì la CTO.[5] Nel 1989 ci fu una grande crescita di queste aziende e la Leader era faticosamente riuscita a conquistare oltre il 70% del mercato italiano, seguita dalla CTO con il 20%.[6] Le collaborazioni della CTO le permisero di distribuire in lingua italiana videogiochi di successo come la serie Fifa e quella NBA Live, così come i titoli basati sull'universo di Star Wars, diverse avventure grafiche della LucasArts, come la serie di Monkey Island, Grim Fandango, i giochi ispirati ai film di Indiana Jones e i primi titoli della fortunata serie automobilistica di Need for Speed.

Nel corso degli anni novanta CTO distribuì in Italia, tra gli altri, anche i titoli prodotti da Novalogic, Wanadoo, Cryo Interactive, Infogrames e Coktel Vision. L'azienda era solita organizzare conferenze stampa per la presentazione delle novità a livello nazionale, e si occupò anche di localizzazione in italiano dei prodotti.

Nel 2000 l'azienda aveva raggiunto una posizione predominante in Italia, con una quota di mercato del 32%. Il gioco più venduto all'epoca era FIFA 2000 con 450.000 unità. CTO era divenuta anche capogruppo con aziende consociate in Cina, controllando due aziende di accessori per computer con 350 addetti nella zona di Hong Kong. Ad aprile 2000 inoltre acquisì per 14 miliardi di lire l'80% di Planet s.r.l., un Internet provider milanese.[1]

CTO si è occupata per alcuni anni anche della produzione di accessori per videogiochi. L'azienda entrò in tale settore nel 1999 con la creazione del marchio "Xtecnologies", mediante il quale produsse periferiche di gioco, stringendo anche degli accordi per la produzione di controller su licenza Lamborghini e Ducati.[7] Nel 2001 si rafforzò in questa direzione, acquistando un ramo dell'azienda cinese Max Wise,[8] e nello stesso anno entrò attivamente anche nello sviluppo e nella produzione di videogiochi mediante l'acquisizione dello sviluppatore francese Arxel Guild.[9] Nello stesso anno l'azienda si assicurò i diritti di distribuzione italiani del MMORPG di grande successo Dark Age of Camelot, gestito dalla sua controllata di riferimento per il mondo online, CTOnet.[10] Inoltre, nel 2002, l'azienda strinse un accordo con la catena di giocattoli statunitense K B Toys, attraverso il quale ebbe l'opportunità di distribuire i propri accessori anche negli Stati Uniti.[11]

Nonostante i buoni guadagni fatti registrare a partire dalla fine degli anni novanta, che portarono l'azienda ad essere anche quotata in borsa,[12][13] negli anni duemila CTO andò incontro a una forte crisi. All'origine della parabola discendente dell'azienda ci fu la decisione da parte di Electronic Arts, dopo una controversia originatasi nel 2003,[14] di gestire in prima persona la distribuzione dei propri titoli in Italia; l'editore statunitense, tuttavia, garantiva con i suoi prodotti circa il 70% degli introiti di CTO, che, perso il suo principale partner, si ritrovò gravemente indebitata.[15] La società non riuscì più a risollevarsi dalla crisi interna: messa in liquidazione, il 20 settembre 2004 le venne notificata la dichiarazione di fallimento emessa pochi giorni prima dal Tribunale Fallimentare di Bologna,[16] segnando la fine della sua attività.

Note modifica

  1. ^ a b c d e f Doppiare Nintendo l'idea geniale di Cto, in La Repubblica, 15 maggio 2000.
  2. ^ es. The Temple of Flying Saucers (manuale), CTO, 1989.
  3. ^ Stefano Silvestri, Marco Madrigali. Il futuro di Black Bean Games, in GameSushi.it, 27 novembre 2009. URL consultato il 24 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2010).
  4. ^ I videogiochi entrano in borsa, su marketpress.info, 26 ottobre 1999. URL consultato il 24 agosto 2011.
  5. ^ Intervista con John Holder: la nascita del mercato videoludico Italiano, su genesistemple.com, 6 novembre 2021 (archiviato il 7 gennaio 2022).
  6. ^ Playworld (JPG), in MCmicrocomputer, n. 93, Roma, Technimedia, febbraio 1990, p. 154, ISSN 1123-2714 (WC · ACNP).
  7. ^ (EN) Scheda di Xtecnologies, su spong.com. URL consultato il 25 agosto 2011.
  8. ^ CTO si rafforza in Cina, su multiplayer.it, Multiplayer.it, 2 ottobre 2001. URL consultato il 25 agosto 2011.
  9. ^ CTO S.p.A. acquista il gruppo Arxel Guild [collegamento interrotto], su games.it, 27 aprile 2001. URL consultato il 25 agosto 2011.
  10. ^ Dark Age of Camelot by CTO [collegamento interrotto], su games.it, 26 ottobre 2001. URL consultato il 25 agosto 2011.
  11. ^ Nuovo mercato: vola CTO sull'accordo con K B Toys, su repubblica.it, La lettera finanziaria, 21 ottobre 2002. URL consultato il 25 agosto 2011.
  12. ^ Paolo Giacomin, Videogiochi, CTO in marcia verso la borsa [collegamento interrotto], in Quotidiano Nazionale, 19 ottobre 1999. URL consultato il 25 agosto 2011.
  13. ^ CTO: presto quotata al nuovo mercato di Milano, su wallstreetitalia.com, Wall Street Italia, 9 maggio 2000. URL consultato il 25 agosto 2011.
  14. ^ Walter Minucci, Electronic Arts contro CTO: e non per gioco, in Corriere della Sera, 7 luglio 2003, p. 21. URL consultato il 25 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  15. ^ Il fallimento di CTO, su 01net.it, 28 luglio 2004. URL consultato il 15 maggio 2020.
  16. ^ CTO: notificato il fallimento, su soldionline.it, Soldi Online, 21 settembre 2004. URL consultato il 25 agosto 2011.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica