Camillo Mercalli

generale italiano

Camillo Mercalli (Savona, 18 luglio 1882Torino, 13 novembre 1974) è stato un generale italiano, pluridecorato veterano della guerra italo-turca, dove fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare, e della prima guerra mondiale, dove ricevette la croce di guerra al valor militare.

Camillo Mercalli
NascitaSavona, 18 luglio 1882
MorteTorino, 13 novembre 1974
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Comandante di1ª Divisione fanteria "Superga"
26ª Divisione fanteria "Assietta"
IV Corpo d'armata
XXXI Corpo d'armata
Decorazionivedi qui
(EN) Biografia Camillo Mercalli.
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Durante il secondo conflitto mondiale fu comandante del IV Corpo d'armata sul fronte occidentale, e poi durante la Campagna di Grecia, e tra il 1941 e il 1942 fu Comandante Superiore delle F.F.A.A dell'Albania, e poi comandante del XXXI Corpo d'armata avente Quartier generale a Soveria Mannelli. Decorato con due medaglie d'argento al valor militare e con la croce di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.

Biografia modifica

Nacque a Savona il 18 luglio 1882, figlio di Antonio e Gabriella Marchesi Massimino, e si arruolò nel Regio Esercito partecipando alla guerra italo-turca, dove fu decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare per essersi distinto durante il combattimento di Psithos, isola di Rodi, il 16 maggio 1912.[1] Combatté anche durante la prima guerra mondiale, venendo decorato con una Croce di guerra al valor militare.

Tra il 1919 e il 1923 fu istruttore di tattica presso la Scuola di guerra dell'esercito a Torino. Il 5 settembre 1934 fu promosso al grado di generale di brigata, e divenne comandante della Brigata fanteria "Superga". Nel 1937 divenne Capo di stato maggiore della 1ª Divisione fanteria "Superga", venendo promosso generale di divisione il 1 luglio dello stesso anno. Nel corso del 1938 assunse il comando della 26ª Divisione fanteria "Assietta".[2] Il 21 dicembre 1939 assunse il comando del IV Corpo d'armata,[3] venendo promosso generale di corpo d'armata il 1 gennaio 1940. Si trovava alla testa del IV Corpo d'armata, inquadrato nella 4ª Armata del generale Alfredo Guzzoni, quando l'Italia entrò nella seconda guerra mondiale.[3] Partecipò alla campagna contro la Francia, e poi alla guerra contro la Grecia.[3] Sostituito dal generale Carlo Spatocco, tra il 29 novembre 1941 e il 30 settembre 1942 svolse l'incarico di Comandante Superiore delle F.F.A.A dell'Albania, avendo Quartier generale a Tirana. Dal 1º ottobre del 1942 fu sostituito dal generale Lorenzo Dalmazzo e rientrò in Patria, per assumere, nel dicembre dello stesso anno[4], l'incarico di comandante del XXXI Corpo d'armata[N 1] con comando a Soveria Mannelli,[5] operante in seno alla 7ª Armata del generale Mario Arisio.[5] Il 5 settembre studiò un contrattacco al fine di respingere le forze alleata sbarcate in Calabria,[6] e mantenere tassitivamente il possesso dell'Aspromonte, ma il tentativo fallì per l'ordine emesso dal Feldmaresciallo Albert Kesselring alla 15. Panzergrenadier-Division di ritirarsi a Castrovillari al fine di contrastare un temuto sbarco alleato nel Golfo di Taranto.[6] Dal dicembre 1943 divenne presidente del Tribunale Supremo Militare per le terre liberate, e dal luglio 1944, fu distaccato presso il Ministero della Guerra rimanendovi fino al 18 luglio 1955, data del suo congedo assoluto. Si spense il 13 novembre 1974 a Torino.

Onorificenze modifica

— Regio Decreto 6 gennaio 1941[7]
«Comandante di corpo d'armata in periodo di operazioni particolarmente sfortunate, di fronte all'improvviso cedimento di un tratto molto delicato del fronte di combattimento nottetempo, per terreno pressoche impraticabile di montagna, sotto l'infuriare di una tempesta di neve, accorreva sulle prime linee, ove, malgrado l'incalzante pressione nemica e il precipitare della situazione, con grande sprezzo del pericolo e piena serenità di spirito, impartiva tempestivamente le disposizioni del caso, rianimando i comandanti dipendenti e lasciando la zona soltanto il giorno successivo a situazione del tutto ristabilita. Ciaf e Bubesit (fronte greco-albanese), 17 gennaio 1941.»
«Comandante del IV Corpo d'armata sul fronte greco-albanese, ne faceva una ferrea barriera contro cui si infransero nelle ore più gravi della campagna, i più sanguinosi colpi del nemico e le sue mire più ambiziose. Nelle fasi della ripresa offensiva e della vittoriosa avanzata finale, guidò le sue truppe con ardore e tenacia di capo valoroso, imponendo dapprima al nemico la nostra decisa volontà di vittoria, e travolgendone e annientandone poi, le estreme disperate difese. Fronte greco-albanese, 3 gennaio, 23 aprile 1941.»
«Addetto al comando della brigata si comportava lodevolmente, recando ordini ed avvisi e concorrendo all'azione degli esploratori in terreno battuto dal fuoco nemico. Psitos, 16 maggio 1912.»
— Regio Decreto del 19 dicembre 1940[8]
— Regio Decreto 19 dicembre 1940[9]

Note modifica

Annotazioni modifica

  1. ^ Il XXXI Corpo d'armata, schierato in Calabria, contava sulla 104ª Divisione fanteria "Mantova", e sulle 211ª, 212ª, 213ª e 214ª Divisioni costiere, oltre a reparti e servizi minori.

Fonti modifica

  1. ^ Del Boca 2010, p. 171.
  2. ^ Pettibone 2010, p. 142.
  3. ^ a b c Pettibone 2010, p. 79.
  4. ^ Pettibone 2010, p. 89.
  5. ^ a b Bassetti 2009, p. 108.
  6. ^ a b Di Capua 2005, p. 151.
  7. ^ Sito ufficiale del Quirinale.
  8. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.178 del 30 luglio 1941, pag.22.
  9. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1941, p. 83. URL consultato il 22 agosto 2019.

Bibliografia modifica

  • Sandro Bassetti, Terni. Tre lager per Fascisti, Milano, Lampi di Stampa, 2009, ISBN 88-488-0926-X.
  • Alberto Becherelli, Andrea Carteny e Fabrizio Giardini, L’Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 88-6812-135-2.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Milano, A. Mondadori Editore, 2010, ISBN 978-88-04-46947-6.
  • Giovanni Di Capua, Il biennio cruciale (luglio 1943-giugno 1945): l'Italia di Charles Poletti, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2005, ISBN 88-498-1202-7.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.
  • (DE) Gerhard Schreiber, Die italienischen Militärinternierten im deutschen Machtbereich (1943-1945), Munchen, R.Oldenbourg Verlag Gmbh, 1990, ISBN 3-486-59560-1.
  • Mario Torsiello, Le Operazioni delle Unità Italiane nel settembre-ottobre 1943, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, 1975.

Collegamenti esterni modifica