Euridice II di Macedonia

regina antico macedone

Euridice (in greco antico: Εὐρυδίκη?; 350-340 a.C. circa – Anfipoli, 317 a.C.) è stata una regina macedone antico. Detta anche Adea, regnò col marito Filippo III Arrideo, successore di Alessandro Magno. Fu spodestata da Olimpiade d'Epiro in seguito alla cosiddetta "guerra fra donne" (317 a.C.) ed in seguito imprigionata e costretta al suicidio.

Euridice II di Macedonia
Regina di Macedonia
In carica323 a.C.317 a.C.
Nome completoΕὐρυδίκη
Nascita350-340 a.C. circa
MorteAnfipoli, 317 a.C.
Casa realeDinastia argeade
PadreAminta IV di Macedonia
MadreCinane
ConsorteFilippo III Arrideo
Il "sole di Vergina", simbolo della dinastia reale argeade.

Biografia modifica

Origini modifica

Figlia del re di Macedonia Aminta IV di Macedonia, Euridice, il cui nome personale era Adea,[1] rimasta orfana di padre in giovanissima età (Aminta fu infatti eliminato da Alessandro Magno alla sua ascesa al trono nel 336 a.C.), fu cresciuta dalla madre Cinane e da questa addestrata alle arti marziali.[2][3] Cinane, figlia di Filippo II e sorellastra di Alessandro Magno era infatti un'esperta militare ed aveva addirittura partecipato ad alcune battaglie, fatto del tutto eccezionale per una donna.[4]

Euridice accompagnò la madre nel suo ambizioso viaggio in Asia allo scopo di reclamare i diritti dinastici della figlia al trono di Pella in quanto discendente diretta della famiglia reale. Euridice era infatti discendente di re sia da parte di padre che di madre. Cinane fu però intercettata lungo il percorso ed uccisa da Alceta, fratello del reggente Perdicca, ma Euridice fu risparmiata per il rispetto nei suoi confronti come membro della casa reale. Addirittura Perdicca, per compiacere l'esercito, che mostrava in ogni caso benevolenza nei confronti dei familiari di Alessandro, favorì il matrimonio di Euridice col re Filippo III di Macedonia, fratellastro e successore di Alessandro Magno, che era un disabile mentale.[1]

Regina di Macedonia modifica

 
Atrio di una casa di Pella, capitale della Macedonia.

Come regina di Macedonia, Euridice partecipò alla spartizione di Triparadiso del 321 a.C. Nell'occasione, Antipatro fu nominato reggente al posto del defunto Perdicca e, sfruttando la sua nuova carica che si sommava a quella che già aveva di stratego d'Europa, ottenne pieni poteri dall'esercito, nonostante l'opposizione di Euridice che, contravvenendo alle tradizioni macedoni ed in generale dell'antica Grecia, si era rivolta direttamente alle truppe schierate per ottenere il loro appoggio. Il rivolgersi direttamente all'esercito era stato fino a quel momento una prerogativa esclusivamente maschile.[1][5]

Alla morte di Antipatro (319 a.C.), la reggenza passò a Poliperconte ed Euridice si alleò con Cassandro I, figlio di Antipatro, nel suo tentativo, che successivamente sarebbe riuscito, di impadronirsi della Macedonia.

 
L'entrata al Museo di Vergina, dove sono custodite le tombe dei re macedoni.

Euridice preparò un esercito, che guidò personalmente, vestita da generale macedone, e venne affrontata da un'altra donna, Olimpiade d'Epiro, madre di Alessandro Magno e nonna di Alessandro IV di Macedonia, rivale del marito di Euridice alla successione al trono del grande condottiero.[4] Il fatto del tutto inusuale che fossero due donne a dirigersi una contro l'altra in assetto di guerra era dovuto al motivo che la prima aveva un marito disabile mentalmente e la seconda un nipote ancora bambino. Duride di Samo, citato a sua volta da Ateneo, chiama questa lotta alla successione una "guerra fra donne" ("γενέσθαι πόλεμόν δύο γυναικῶν"),[6] raccontando che Olimpiade aveva schierato l'esercito come un corteo bacchico accompagnato dai tamburi, mentre Euridice aveva disposto le truppe secondo l'uso macedone.[7] La battaglia non ebbe nemmeno inizio: l'esercito di Euridice, non volendo combattere contro la madre di Alessandro, passò in massa al nemico abbandonando la regina, che fuggì col marito ad Anfipoli.[8]

Prigionia e condanna a morte modifica

L'esercito di Olimpiade e di Poliperconte, nel frattempo sopraggiunto, assediarono Anfipoli e catturarono Euridice ed il marito Filippo Arrideo. Quest'ultimo fu subito ucciso, mentre Euridice fu rinchiusa in un sotterraneo della città. Dopo qualche tempo, Olimpiade decise di eliminare la rivale e le fece avere una spada, una corda e una tazza di cicuta, facendole scegliere la modalità di suicidio obbligato. Euridice scelse la corda e si impiccò (317 a.C.).[9][10]

Cassandro la fece seppellire assieme al marito a Vergina, nella tomba della famiglia reale argeade.[11] Il ritrovamento archeologico, nel 1977, dei sepolcri reali, ha permesso la possibile identificazione, secondo alcuni studiosi, dei resti di Euridice di Filippo Arrideo,[12] anche se altri studi escludono invece questa ipotesi.[13]

Note modifica

  1. ^ a b c Fozio, Biblioteca, 92.
  2. ^ Polieno, Stratagemmi, 8, 60.
  3. ^ Ateneo, Deipnosophistai, 13, 10.
  4. ^ a b Donnelly Carney, pag. 89.
  5. ^ Diodoro, Bibliotheca, 18, 39.
  6. ^ Ateneo, 13, 560f.
  7. ^ Landucci Gattinoni 2, pag. 117.
  8. ^ Lightman, pag. 127-128.
  9. ^ Diodoro, Bibliotheca, 19, 11.
  10. ^ Giustino, Epitome delle Storie Filippiche, XIV, 5.
  11. ^ Diodoro, Bibliotheca, 19, 52.
  12. ^ (EN) Bartsiokas, A., The Eye Injury of King Philip II and the Skeletal Evidence from the Royal Tomb II at Vergina, in Science, vol. 288, n. 5465, 2000, pp. 511-514..
  13. ^ (EN) Jonathan Musgrave et al., The Occupants of Tomb II at Vergina. Why Arrhidaios and Eurydice must be excluded, in International Journal of Medical Sciences, n. 7, 2010.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti secondarie
Approfondimenti
  • (EN) Elizabeth Donnelly Carney, The Career of Adea-Eurydice, in Historia, vol. 36, 1987, pp. 496–502.

Voci correlate modifica