Giovanni Alliata di Montereale

politico italiano (1921-1994)
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Giovanni Francesco Stefano Ippolito Oliviero Agilulfo Pio Giacomo Orazio Maria Brasilino detto anche Gianfranco Alliata di Montereale e Villafranca[1] (Rio de Janeiro, 26 agosto 1921Roma, 20 giugno 1994) è stato un politico italiano.

Giovanni Francesco Alliata di Montereale

Deputato della Repubblica Italiana
LegislaturaI, II, III
Gruppo
parlamentare

  • Partito Nazionale Monarchico (1948 - 1952) (1953 - 1956)
  • Fronte Monarchico Nazionale (1952 - 1953)
  • Partito Monarchico Popolare (1956 - 1958) (18 giugno 1958 - 16 aprile 1959)
  • Partito Democratico Italiano (dal 16 aprile 1959 - 5 maggio 1960)
  • misto (5 maggio 1960 - 15 maggio 1963)
CollegioPalermo
Incarichi parlamentari
  • I
    • membro della II commissione affari esteri (11 giugno 1948 - 10 luglio 1951)
    • membro della VI commissione istruzione e belle arti (11 luglio 1951 - 24 giugno 1953)
    • membro della commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 20: "Ratifica degli accordi internazionali firmati a Parigi il 16 aprile 1948" (15 giugno 1948 - 24 giugno 1953)
  • II
    • membro della II commissione affari esteri (1º luglio 1953 - 11 giugno 1958)
  • III
    • membro della III commissione esteri (12 giugno 1958 - 30 giugno 1959)
    • membro della XII commissione industria e commercio (1º luglio 1959 - 15 maggio 1963)
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionale Monarchico
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
Professioneindustriale

Biografia modifica

Il principe don Giovanni Francesco Stefano Ippolito Oliviero Agilulfo Pio Giacomo Orazio Maria Brasilino Alliata di Montereale e Villafranca, meglio conosciuto come Gianfranco, figlio di don Giovanni (nato a Trapani il 13 agosto 1877, deceduto a Rio de Janeiro il 20 gennaio 1938, ministro plenipotenziario di 1ª classe) e di donna Olga dei conti Matarazzo, nacque in Brasile, dove la famiglia materna aveva vasti possedimenti. Laureato in giurisprudenza, dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia del 1943 aderì al movimento separatista. Capo della componente agraria del Movimento Indipendentista Siciliano, fu indicato da Gaspare Pisciotta come uno dei mandanti della strage di Portella della Ginestra del 1º maggio 1947,[2] ma le accuse non furono mai provate.

Nel 1946 è eletto al consiglio comunale di Palermo. Il 30 aprile 1947 fu eletto deputato all'Assemblea regionale siciliana ma si dimise nel 1948[3] perché eletto deputato alla Camera, nella prima legislatura, per il Partito Nazionale Monarchico, nel collegio unico nazionale. Durante l'elezione del primo Presidente della Repubblica, si rende autore di un gesto scandaloso, annunciando la propria astensione e stracciando la scheda utilizzata nell'elezione, come a ribadire la sua nostalgia per la Monarchia. Il suo gesto provocò una sollevazione dell'Aula al grido "Viva la Repubblica!".

Uscito dal Partito Nazionale Monarchico nel 1952, fondò il Fronte Nazionale Monarchico, che durò solo un anno, per poi riunirsi nel 1953 con il PNM con cui fu riconfermato alla Camera nello stesso anno. Quattro anni dopo, nel 1956 passa al Partito Monarchico Popolare, con cui viene rieletto nella terza legislatura, stavolta nel collegio di Palermo. Aderì poi nel 1959 al Partito Democratico Italiano[4]. Nel maggio 1960 fu tra i fondatori del Partito Monarchico Italiano, che sostenne il governo Tambroni, passando al gruppo misto. Non fu rieletto nel 1963.

Consigliere comunale a Bologna dal 1956 al 1960, è stato vice presidente del Partito nazionale monarchico e presidente regionale per la Sicilia dello stesso Partito; vice presidente del Partito monarchico popolare e vice presidente dell'Unione monarchica italiana[5]. Fu coinvolto nell'inchiesta per il tentato golpe del principe Junio Valerio Borghese nel 1970, ma fu prosciolto[6] e fece parte dell'organizzazione neofascista Rosa dei venti[7].

Massoneria modifica

Massone, fu Sovrano Gran Commendatore della Massoneria di Rito Scozzese Antico e Accettato per l'Italia (costituita nel 1948) dal 1955 al 1960, quando questa obbedienza si fuse con il Grande Oriente d'Italia, Alliata sottoscrisse all'atto di riunificazione[8] ma non si affiliò fino al 1973, anno in cui aderì alla Loggia P2 (tessera n. 361), dimettendosi nel 1976 e uscendo anche dal GOI. In seguito, nel 1978, creerà un autonomo Supremo Consiglio dei 33 del Rito Scozzese Antico e Accettato, che si unirà con una nuova Serenissima Gran Loggia d'Italia di Piazza del Gesù (la quale era fuoriuscita nel 1962 dalla Gran Loggia d'Italia e guidata dall'ex Gran Maestro Tito Ceccherini), della quale sarà Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro dal 24 marzo 1979 fino alla morte[9]. Il suddetto ordine, dopo la sua morte è tuttora stato rinominato Serenissima Gran Loggia d'Italia. Costituì l'Associazione Nobili del Sacro Romano Impero. Fu maestro degli Illuminati del Nuovo ordine mondiale, dal quale prese in seguito le distanze, ma per il quale fu indagato a causa di una filiale italiana.[5][10]

Ultimi anni modifica

Nel 1993 fu promotore a Roma di una lista alle Comunali per le prime elezioni dirette del sindaco.

Morì a Roma, mentre era agli arresti domiciliari per un'indagine della Procura di Palmi, con l'accusa di aver condizionato le ultime elezioni amministrative di Roma.[11].

Note modifica

  1. ^ Piero Messina, Onorate società: Mafia e massoneria, dallo sbarco alleato al crimine globale, cento anni di trame oscure, Milano, Rizzoli, 2014. URL consultato il 15 dicembre 2020.
  2. ^ Decisioni adottate dalla Commissione nella seduta del 22 marzo 2001 in merito alla pubblicazione degli atti e dei documenti prodotti e acquisiti (PDF), su Senato della Repubblica Italiana, p. 125. URL consultato il 20 maggio 2023.
  3. ^ Profilo Deputato Alliata Giovanni Francesco, su ars.sicilia.it, Assemblea Regionale Siciliana. URL consultato il 20 maggio 2023.
  4. ^ Giovanni Alliata di Montereale, su Archivio storico della Camera dei deputati. URL consultato il 20 maggio 2023.
  5. ^ a b Archivio Giovanni Alliata di Montereale 1923 - 1994, su Archivio storico della Camera dei deputati. URL consultato il 20 maggio 2023.
  6. ^ La Vita Di Un Bohemien Con La Nostalgia Della Corona, in La Repubblica, 12 maggio 1994. URL consultato il 20 maggio 2023.
  7. ^ Tina Anselmi, Relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia P2, su it.wikisource.org, Camera dei deputati, 1978, p. 11. URL consultato il 17 giugno 2023.
  8. ^ Luigi Sessa, I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consiglio d'Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi., Foggia, Bastogi Ed., 2004, p. 126-127.
  9. ^ Piera Amendola, Padri e padrini delle logge invisibili. Alliata, gran maestro di rispetto, Castelvecchiª ed., 2022.
  10. ^ I SEGRETI DI BELFAGOR - la Repubblica.it
  11. ^ Stragi di Stato. I nomi

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN90165582 · ISNI (EN0000 0004 1962 9423 · SBN CFIV100229 · BAV 495/305554 · GND (DE1261777239 · WorldCat Identities (ENviaf-90165582