Glorio Della Vecchia

Militare e partigiano italiano

Glorio Della Vecchia, noto come Tenente Salvati e conosciuto erroneamente come Ezio Della Vecchia[1] (Campanelle, 1º ottobre 1919Passo San Ginesio, 5 maggio 1944), è stato un carabiniere, militare e partigiano italiano. Venne insignito di una Medaglia d'argento al Valor Militare per il suo servizio dato come partigiano nelle campagne ginesine.

Glorio Della Vecchia
SoprannomeTenente Salvati (pseudonimo utilizzato nel Gruppo Vera])
NascitaCampanelle, 1º ottobre 1919
MortePasso San Ginesio, 5 maggio 1944
Cause della morteFucilazione
Luogo di sepolturaCimitero di San Ginesio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata
ArmaCarabinieri Reali
RepartoGruppo Vera (1943-1944)
Anni di servizio1939 - 1943
GradoVicebrigadiere
FeriteFerite ad una gamba
ComandantiGirolamo Casà (1943-1944)
GuerreSeconda guerra mondiale
Campagne
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
DecorazioniMedaglia d'argento al Valor Militare
Dati tratti da : http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1993/glorio-della-vecchia
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Biografia modifica

La giovinezza e l'ingresso nei Carabinieri Reali modifica

Glorio Della Vecchia nasce a Campanelle il 1º ottobre 1919 da Enrico Della Vecchia e Anna Bordi. Cresciuto nella rispettiva famiglia di artigiani benestanti ginesini, Glorio interruppe gli studi all'Istituto magistrale per arruolarsi nei Carabinieri Reali. Finito l'arruolamento, fu assegnato come carabiniere a Bolzano, frequentando contemporaneamente la scuola per sciatori ad Asiago che gli fornì l'accesso al Regio esercito nel giugno del 1940. Fu mandato sul fronte alpino occidentale, proprio durante la battaglia delle Alpi Occidentali. Finite le operazioni di guerra contro la Francia, il giovane carabiniere, promosso vicebrigadiere, partecipò alla campagna d'Albania. Rientrato nell'agosto del 1943 fu poi assegnato alla Stazione di Montegiorgio, dove restò fino all'armistizio e non contento all'idea di dover collaborare con i nazifascisti, fuggì.

La creazione del futuro Gruppo Vera e le prime azioni partigiane modifica

Il 21 settembre del 1943, Glorio si aggregò ad una formazione partigiana, con il soprannome di "tenente Salvati", creando un primo nucleo di patrioti che operarono nel territorio di San Ginesio. Il nucleo era composto da Umberto Graziosi, Vinicio e Tonino Bertoni, Mario Mogliani, Mario Sancricca, il carabiniere Raniero Ciabocco e Gino dalle Campanelle.[1] Conosciuto già a Macerata per le sue azioni antifasciste, venne avvertito dal Prefetto Ferrazzani che se fosse stato catturato sarebbe stato impiccato a Passo San Ginesio e lasciato lì appeso per tre giorni. Durante i disarmi delle caserme dei carabinieri di Sant'Angelo in Pontano, Colmurano e San Ginesio, Glorio si occupò di recuperare più rifornimenti possibili, rapinando il Commissario prefettizio di Montegiorgio, a cui sottrasse l'auto e alcuni indumenti, e sottraendo armi e munizioni dalla caserma dello stesso Comune.[1] Fu ferito proprio in questa occasione ad una gamba. Un frate francescano lo convinse a farsi curare a Roma. Dopo essersi un po' ripreso dalla ferita, ritornò tra i suoi compagni tra i monti Sibillini, riprese i combattimenti provando a convincere - sulla spinta del Comitato di Liberazione Nazionale di Macerata - i partigiani nella zona di migliorare le formazioni di essi.[2]

Lo scontro di Campanelle e la morte modifica

Il 5 maggio 1944, nei pressi del fiume Fiastra cinque partigiani del Gruppo Vera, tra cui Glorio, si scontrarono per circa due ore con alcuni uomini del I Battaglione CC.NN. "IX Settembre", proveniente da Sarnano per effettuare qualche rastrellamento lungo la SS 78. Lo scontro, dalla durata di due ore circa,[3] avvenne in un campo di un signore conosciuto come "Duminellu". Tre dei cinque partigiani, approfittando di un momento di confusione riuscirono a fuggire, lasciando lui, Giovanni Fornari e Ivo Pacioni.[4] Armati con armi nascoste nei pressi del fiume soggette all'umidità che causò numerosi problemi, Fornari e Pacioni vennero catturati facilmente, mentre Glorio tentò di fuggire nel fiume. Un milite del battaglione, riconoscendolo fisicamente, poiché erano stati nello stesso reparto durante la campagna d'Albania, gli intimò di fermarsi e gli promise che non gli sarebbe successo nulla. Una volta arreso ebbe la possibilità di cambiarsi i vestiti bagnati, mentre gli altri due vennero duramente torturati ed interrogati. Condotti verso Passo San Ginesio, al passaggio di fronte la casa di Glorio, Pacioni gravemente stordito confessò che quella era la casa del loro capitano, il tenente Salvati e dopo una confessione di Glorio, i militi iniziarono a torturare duramente anche lui. Giunti a Passo, i tre vennero fucilati e i loro corpi restarono all'aria aperta per due giorni.[1][5][6][7][8][9]

 
Cippo ai tre partigiani trucidati, tra cui Glorio della Vecchia

Nella frazione di morte di Glorio, posa un cippo in onore della sua morte e di altri due suoi compagni. Nel 1998, alla memoria di Glorio Della Vecchia, è stata dedicata la nuova Stazione dei carabinieri di San Severino Marche.

Onorificenze modifica

«Dopo l’8 settembre 1943 seguendo le leggi dell’onore, per non servire la causa dei nazifascisti abbandonava la stazione cui era effettivo e passava al comando di una squadra di patrioti, con la quale prendeva parte a numerose azioni di guerriglia contro gli invasori, distinguendosi per coraggio e sprezzo del pericolo. Affrontato d'iniziativa un reparto nemico superiore per numero e mezzi si comportava da valoroso e desisteva dall’impari lotta solo per esaurimento di munizioni. Catturato nel rastrellamento che ne seguì dopo essere stato sottoposto a crudeli maltrattamenti veniva fucilato. Bell’esempio di elette virtù militari.[7]»

Note modifica

  1. ^ a b c d A. Salvucci.
  2. ^ Glorio Della Vecchia, su www.anpi.it. URL consultato il 19 settembre 2023.
  3. ^ Eno Santecchia, Tre eroi con gli alamari, su Patria Indipendente, 28 settembre 2018. URL consultato il 23 agosto 2023.
  4. ^ Andrea Di Nicola, Da Tolone a Vittorio Veneto. Storia del I Battaglione M "XI Settembre", Chieti, Marino Solfanelli Editore, 1995, ISBN 8874976437.
  5. ^ R. Giacomini.
  6. ^ Gruppo p. "Vera".
  7. ^ a b Chiara Donati e Roberto Lucioli, Episodio di Passo S. Angelo, San Ginesio, 05.05.1944 (PDF), su straginazifasciste.it.
  8. ^ AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964.
  9. ^ Giacomo Boccanera, Sono passati i tedeschi. Episodi di guerra nel Camerinese, Università degli Studi di Camerino – Centro Interdipartimentale Audiovisivi e Stampa, Camerino 1994 (I ed. 1945).

Bibliografia modifica

  • AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964.
  • G. Boccanera, Sono passati i tedeschi. Episodi di guerra nel Camerinese, Università degli Studi di Camerino – Centro Interdipartimentale Audiovisivi e Stampa, Camerino 1994 (I ed. 1945).
  • Ruggero Giacomini, Storia della Resistenza nelle Marche, 1943-1944, 3ª ed., Ancona, Affinità elettive, 2020 [2004], ISBN 9788873264606.
  • Gruppo patrioti "Vera", Le nostre vittime del nazifascismo, Tolentino, 1945.
  • Alfredo Salvucci, Martiri dei Sibillini, Tolentino, 1945.

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