James Senese

sassofonista e cantante italiano

James Senese, pseudonimo di Gaetano Senese (Napoli, 6 gennaio 1945), è un musicista, sassofonista, compositore, cantante e attore italiano.

James Senese
James Senese nel 2010
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereJazz
Soul
Fusion
Funk
Rock
Rock progressivo
Periodo di attività musicale1961 – in attività
Strumentovoce, sassofono
EtichettaRCA Italiana, BBB, Dischi Ricordi, Polydor, EMI Italiana, Arealive, Ala Bianca
Gruppi attualiNapoli Centrale
Gruppi precedentiGigi e i suoi Aster
Vito Russo e i 4 Conny
The Showmen
Showmen 2
Album pubblicati24
Studio20
Live1
Raccolte3
Premio Premio Armando Gill alla carriera 2011
Premio Targa Tenco al miglior album in dialetto 2016

È uno dei sassofonisti italiani di notorietà mondiale, la cui musica spazia tra il jazz, rock, soul e funky.[1] Nel 1990[2] all'Apollo Theater di New York,[3] fu definito dagli statunitensi Brother in soul,[4] appellativo riservato ai grandi artisti.[5] Negli anni sessanta e settanta è stato uno dei padri fondatori del movimento musicale Neapolitan power,[6][7] periodo in cui fondò diversi gruppi musicali quali The Showmen, Showmen 2 e Napoli Centrale di cui è ancora leader. Durante la sua lunga carriera ha collaborato con prestigiosi artisti tra i quali: Gil Evans, Art Ensemble of Chicago, Steve Thorton, Lester Bowie, Don Moye, Roberto De Simone, Pino Daniele, Tullio De Piscopo[5] ed Enzo Avitabile.[8]

Biografia e carriera modifica

Gli esordi modifica

Figlio di una ragazza napoletana (Anna Senese) e di uno statunitense afroamericano della Carolina del Nord (James Smith), soldato della 92nd Infantry Division, rischierato nel capoluogo partenopeo in seguito allo sbarco di Salerno,[9] il quale dopo due anni abbandonò la famiglia per ritornarsene negli Stati Uniti. Senese cresce, seguito dal nonno Gaetano,[10] nel quartiere napoletano di Miano, dove ha sempre abitato.[3]
Il giovane James fin da piccolo assorbe le sonorità dei dischi che i militari americani avevano al seguito durante il secondo conflitto mondiale, in cui swing, boogie woogie e Glenn Miller la fanno da padrone,[3] ma ascoltando un disco di John Coltrane resta affascinato dal suono del sax,[10] che la madre gli regalerà all'età di dodici anni,[3] iniziando giovanissimo la sua carriera di sassofonista.

Le prime band e gli Showmen modifica

 
Un giovane James Senese ai tempi dei 4 Conny
 
James Senese con gli Showmen

Nel 1961, insieme a Mario Musella e ad altri amici, a Terzigno fonda il complesso di Gigi e i suoi Aster.[11] Nel 1963 James e Mario con Vito Russo formano la band de Vito Russo e i 4 Conny,[12] in cui Russo è alla voce, al pianoforte e alle chitarre, Senese al sax, Mario Musella alla voce e al basso, alla chitarra e Ino Galluccio alla batteria; questo complesso inciderà alcuni 45 giri per la King, l'etichetta di Aurelio Fierro.

Il sodalizio con Mario Musella prosegue nel 1965 quando, unendosi a Franco Del Prete, Luciano Maglioccola, Elio D'Anna e Giuseppe Botta iniziano l'avventura degli Showmen facendo delle cover di Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye. Incidono un lp, The Showmen, e diversi singoli, portando al successo Un'ora sola ti vorrei, vincitrice al Cantagiro 1968.[13][14] La band si scioglie quando Elio D'Anna fonda gli Osanna e Mario Musella decide di intraprendere la carriera da solista. Senese e Franco Del Prete si uniscono ad altri musicisti e nel 1972 formano una nuova band chiamata Showmen 2 che incide nello stesso anno l'lp omonimo.

I Napoli Centrale e la carriera da solista modifica

Insieme all'amico batterista Franco Del Prete, nel 1974 fonda i Napoli Centrale, un gruppo che si allontana dal genere rock progressivo, per comporre pezzi di jazz-rock dalla forte connotazione popolare su testi in dialetto. Il primo singolo Campagna registra un buon successo,[3] seguito dall'omonimo primo lp della band composto da sei brani dello stesso genere del singolo.[15]
Negli anni, tra i musicisti che hanno fatto parte della band, occorre ricordare il tastierista statunitense Mark Harris, il bassista inglese Tony Walmsley,[15] Savio Riccardi, Joe Amoruso, Ernesto Vitolo, Walter Martino, Agostino Marangolo e Pino Daniele che nel 1978, agli esordi della sua carriera, fu ingaggiato dalla band come bassista.[16]

 
James Senese nel 2017

Ed è proprio con Pino Daniele che James Senese, insieme con Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo va a formare il supergruppo che segue il cantautore napoletano, collaborando nei dischi d'esordio;[17] questi musicisti tornarono a suonare insieme per l'incisione dell'album di Daniele Ricomincio da 30, pubblicato nel maggio 2008.[17]
I Napoli Centrale si scioglieranno nel 1983, anno che sancisce l'inizio della carriera da solista di Senese, per ricomparire sulla scena musicale nel 1992.[18]
Appunto in quell'anno incide il suo primo lp James Senese. Tra i vari lavori da segnalare il disco Hey James del 1991, in cui Senese omaggia suo padre James Smith. Album di successo, inoltre, Zitte! Sta arrivanne 'o mammone del 2001, che si avvalse di importanti collaborazioni, come Enzo Gragnaniello, Lucio Dalla e Raiz, nel 2011 gli viene assegnato il premio Armando Gill alla carriera,[19] mentre bisogna attendere il 2012 per il nuovo album È fernuto 'o tiempo.
Parallelamente alla carriera da solista prosegue la sua attività con i Napoli Centrale, con cui incide diversi lp, incidendo i lavori del nuovo millennio con l'acronimo JNC.
Tra il 2015 e il 2016 con la band fa oltre 180 concerti in tutta Italia con qualche puntata all'estero, incidendo nel 2016 il nuovo album 'O' Sanghe con il ritrovato Franco Del Prete collaboratore ai testi. L'album vince la Targa Tenco come miglior album in dialetto.[20][21]

Nel maggio del 2018, per i suoi 50 anni di carriera, esce il doppio live registrato al Teatro Tasso di Sorrento[22][23] e nello stesso anno sperimenta una trasposizione dei suoi brani con il gruppo vocale dei Soul Six.[24] Nell'estate del 2021 presenta nella cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma, il suo ventunesimo album James is back.[25]

Cinema modifica

 
James Senese e Lello Arena in una scena del film No grazie, il caffè mi rende nervoso

Nel 1982 appare per la prima volta sugli schermi cinematografici nel film No grazie, il caffè mi rende nervoso di Lodovico Gasparini, recitando con Lello Arena e Massimo Troisi nel ruolo di se stesso. Nel film canta la canzone Arò vaje e realizza la colonna sonora.
Successivamente è nel cast di Zora la vampira (2000) diretto dai Manetti Bros, mentre nel 2002 appare in un cameo nella pellicola Rosa Funzeca.
Nel 2010 è chiamato da John Turturro nel cast del film doc-musicale Passione, in cui racconta la sua infanzia ed interpreta il brano omonimo, partecipando anche al successivo adattamento teatrale del 2011. Nello stesso anno prende parte ancora ad un film musicale, Radici di Carlo Luglio, in cui recita al fianco di Enzo Gragnaniello, Tony Cercola e Franco Del Prete.
Sotto la direzione di Vincenzo Salemme, nel ruolo di se stesso partecipa al film Una festa esagerata (2018).
Nel settembre del 2020 viene presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia il documentario James di Andrea Della Monica,[26] pellicola che vede anche la partecipazione di John Vignola e Franco Del Prete.[10]

Discografia modifica

Da solista modifica

Album modifica

Raccolte modifica

Singoli modifica

Colonne sonore modifica

Con Vito Russo e i 4 Con modifica

Singoli modifica

Con gli Showmen modifica

Album modifica

Raccolte modifica

  • 2002 – The Showmen

Singoli modifica

Con gli Showmen 2 modifica

Album modifica

Singoli modifica

Con i Napoli Centrale modifica

Album modifica

Raccolte modifica

Singoli modifica

Filmografia modifica

Note modifica

  1. ^ Il sassofonista italiano più famoso al mondo è pronto a tornare LIVE a Milano sul palcoscenico del TAM!, su teatroarcimboldi.it. URL consultato il 12 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2022).
  2. ^ All'Ariston di Sanremo un blues mediterraneo, su La Stampa, anno 126, nr 262, p. 115, 24 settembre 1992. URL consultato il 15 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2022).
  3. ^ a b c d e Livio Quagliata, James Senese, "O' sanghe" di un nero a metà, su repubblica.it, 1º maggio 2016. URL consultato l'11 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  4. ^ James Senese, su librerianeapolis.it, 15 maggio 2009. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2009).
  5. ^ a b Senese, ecco il grande jazz di Napoli, su La Stampa, anno 126, nr 129, p. 52, 13 maggio 1992. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2022).
  6. ^ Teti, p. 72.
  7. ^ Carlo Ferrajuolo, Renato Marengo racconta il Napule’s Power in un libro bellissimo, su ilovemagazine.it, 8 luglio 2021. URL consultato il 12 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2022).
  8. ^ Daniela Grondona, Avitabile, «S.O.S. Brothers», su La Stampa, anno 120, nr 81, p. 34, 3 agosto 1986. URL consultato il 13 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2022).
  9. ^ Di Fiore, sez. 9.
  10. ^ a b c Carmine Aymone, Senese: «Io, scugnizzo di periferia. Con la musica ho avuto il mondo», su corriere.it, 3 settembre 2020. URL consultato il 12 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2022).
  11. ^ Federico Vacalebre, James Senese: «Tra Usa e Napoli il sax è la mia identità», su ilmattino.it, 3 giugno 2021. URL consultato il 12 settembre 2022 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2022).
  12. ^ James Senese. Biografia e discografia, su librerianeapolis.it. URL consultato il 30 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2009).
  13. ^ Nino Marchesano, L'urlo di James per Scampia, su repubblica.it, 6 gennaio 2006. URL consultato il 15 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2022).
  14. ^ Gianluca Livi, Napoli Centrale, Facimmo 'O Jazz!, su artistsandbands.org, 5 giugno 2015. URL consultato l'11 settembre 2022 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2022).
  15. ^ a b Napoli Centrale, formazione, storia e discografia, su italianprog.com. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  16. ^ Carlo Moretti, James Senese: "L'omaggio a mio fratello Pino Daniele? Voluto dai padroni", su repubblica.it, 10 giugno 2018. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  17. ^ a b Antonio Tricomi, Tony Esposito, “Il sogno di Pino Daniele: formare di nuovo la superband”, su repubblica.it, 19 marzo 2022. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  18. ^ F.G. Longo, Progressive Italia: Napoli Centrale, su rockindiemusic.com, 5 gennaio 2021. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  19. ^ Grottolella, premio Armando Gill, su ansa.it. URL consultato il 13 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2022).
  20. ^ Federico Vacalebre, Senese è Premio Tenco:«Mai vinto nulla prima», su ilmattino.it, 23 settembre 2016. URL consultato il 13 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2022).
  21. ^ Paolo De Luca, Musica, Targa Tenco a James Senese per il miglior album in dialetto, su repubblica.it, 21 settembre 2016. URL consultato il 16 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2022).
  22. ^ Federico Vacalebre, James Senese:«La mia America è Napoli e un sassofono per amico», su ilmattino.it, 24 maggio 2018. URL consultato il 13 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2022).
  23. ^ James Senese, doppio album per festeggiare i 50 anni di carriera, su corriere.it, 15 maggio 2018. URL consultato il 18 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2018).
  24. ^ Nocera Inferiore. Al Diana i Soul Six e James Senese, su Agro 24, 21 gennaio 2018. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  25. ^ Raffaele Roselli, James Senese: «Io, a 76 anni sempre nero a metà, col ritmo di Napoli», su corriere.it, 29 giugno 2021. URL consultato il 13 settembre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2022).
  26. ^ James Senese, come il sassofono rivoluzionò Napoli, su Rockit.it. URL consultato il 2 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2021).
  27. ^ a b c d Non è stata incisa su nessun supporto audio
  28. ^ Inciso come James Senese N.C.
  29. ^ a b c Inciso come James Senese Napoli Centrale
  30. ^ a b Inciso come James Napoli Centrale
  31. ^ Inciso come James Senese JNC

Bibliografia modifica

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