Ranunculus breyninus

Il ranuncolo orofilo di Breyne (nome scientifico Ranunculus breyninus Crantz, 1763), è una pianta appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, comune nei prati alpini di alta quota di Europa e Medio Oriente[1].

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Ranuncolo orofilo di Breyne
Ranunculus breyninus
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni basali
Ordine Ranunculales
Famiglia Ranunculaceae
Sottofamiglia Ranunculoideae
Tribù Ranunculeae
Genere Ranunculus
Specie R. breyninus
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Magnoliidae
Ordine Ranunculales
Famiglia Ranunculaceae
Sottofamiglia Ranunculoideae
Tribù Ranunculeae
Genere Ranunculus
Specie R. breyninus
Nomenclatura binomiale
Ranunculus breyninus
Crantz, 1763
Sinonimi

Ranunculus acutidentatus Rupr.
Ranunculus acutilobus
Ledeb.
Ranunculus balcanicus
Kümmerle & Jáv.
Ranunculus breynii
J.F.Gmel.
Ranunculus hornschuchii
Hoppe
Ranunculus makaschwilii
Kem.-Nath.
Ranunculus oreophilus
M.Bieb.
Ranunculus oreophilus subsp. balcanicus
Micevski
Ranunculus oreophilus f. jakupicensis
Micevski
Ranunculus oreophilus f. nudifolius
Sigunov

Nomi comuni

Ranuncolo orofilo di Breyne
Ranuncolo della Raxalpe
(DE) Raxalpe-Hahnenfuß
(FR) Renoncule de la Raxalpe

Etimologia modifica

Il nome generico (Ranunculus), passando per il latino, deriva dal greco Batrachion[2], e significa “rana” (è Plinio scrittore e naturalista latino, che c'informa di questa etimologia) in quanto molte specie di questo genere prediligono le zone umide, ombrose e paludose, habitat naturale degli anfibi. L'epiteto specifico (oreophilus), tradotto più o meno liberamente, significa “amante della montagna”[3] e si riferisce ovviamente al suo habitat naturale.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Ranunculus breyninus) è stato proposto botanico di lingua tedesca Heinrich Johann Nepomuk von Crantz (1722-1799), in una pubblicazione del 1763.

Descrizione modifica

È una pianta perenne e erbacea terrestre la cui altezza media oscilla tra 5 e 40 cm. Queste piante sono definite emicriptofite scapose (H scap), ossia piante con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve. Tutta la pianta è priva di cellule oleifere.

Radici modifica

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto modifica

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma non fibroso.
  • Parte epigea: i fusti aerei di queste piante sono a portamento eretto, ascendente e a forma cilindrica. È pubescente nella parte basale.

Foglie modifica

  • Foglie basali: le foglie basali sono picciolate, pubescenti ed hanno una forma palmato-partita con un contorno pentagonale. I vari segmenti (3) sono divisi in modo completo fino alla base e sono a loro volta lobati fino a metà della lunghezza del raggio della foglia. Dimensione del picciolo: 3 – 10 cm.
  • Foglie cauline: le foglie cauline sono poche a disposizione alterna. La forma è spesso ridotta a delle lacinie lineari-lanceolate; queste ultime sono 10 – 20 volte più lunghe che larghe.

Le foglie di questa pianta presentano la particolarità di essere ripiegate all'ingiù prima di spiegarsi completamente.

Infiorescenza modifica

 
Il portamento

L'infiorescenza è composta da fiori terminali e solitari (uno per ogni peduncolo). Il peduncolo è cilindrico.

Fiore modifica

 
Il fiore
 
Foglia radicale - Frutto

I fiori sono ermafroditi, emiciclici, attinomorfi. I fiori sono di tipo molto arcaico anche se il perianzio[4](o più esattamente il perigonio[5]) di questo fiore è derivato dal perianzio di tipo diploclamidato (tipico dei fiori più evoluti), formato cioè da due verticilli ben distinti e specifici: sepali e petali. Il ricettacolo (supporto per il perianzio) è completamente peloso. Dimensione del fiore: 20 – 30 mm.

  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 5, C 5, A molti, G 1-molti (supero), achenio[6]
  • Calice: il calice è formato da 5 sepali pelosi, brunastri a disposizione embricata. In realtà i sepali sono dei tepali sepaloidi[7]. Alla fioritura sono disposti in modo patente e sono appressati ai petali; poi sono caduchi.
  • Corolla: la corolla è composta da 5 petali di colore giallo-dorato lucente; la forma è “cuoriforme” o oblanceolata; alla base dal lato interno è presente una fossetta nettarifera (= petali nettariferi di derivazione staminale). In effetti anche i petali della corolla non sono dei veri e propri petali: potrebbero essere definiti come elementi del perianzio a funzione vessillifera[8].
  • Androceo: gli stami, inseriti a spirale nella parte bassa sotto l'ovario, sono in numero indefinito e comunque più brevi dei sepali e dei petali; la parte apicale del filamento è lievemente dilatata sulla quale sono sistemate le antere bi-logge, di colore giallo a doppia deiscenza laterale (o longitudinale). Al momento dell'apertura del fiore le antere sono ripiegate verso l'interno, ma subito dopo, tramite una torsione, le antere si proiettano verso l'esterno per scaricare così il polline lontano dal proprio gineceo evitando così l'autoimpollinazione. Il polline è tricolpato (caratteristica tipica delle Dicotiledoni).
  • Gineceo: l'ovario è formato da diversi carpelli liberi uniovulari; sono inseriti a spirale su un ricettacolo; gli ovuli sono eretti e ascendenti. I pistilli sono apocarpici (derivati appunto dai carpelli liberi).
  • Fioritura: da maggio ad agosto.

Frutti modifica

I frutti sono degli acheni lisci e glabri a forma ovata o subsferica; sono molto numerosi, appiattiti, compressi e con un rostro o becco apicale (lunghezza del becco: da 1/5 a 1/10 del totale). Ogni achenio contiene un solo seme. Insieme formano una testa sferica posta all'apice del peduncolo fiorale (un poliachenio). Dimensione degli acheni: circa 3 mm.

Riproduzione modifica

La riproduzione di questa pianta avviene per via sessuata grazie all'impollinazione degli insetti pronubi (soprattutto api) in quanto è una pianta provvista di nettare (impollinazione entomogama). La dispersione dei semi è soprattutto di tipo zoocoria.

Distribuzione e habitat modifica

  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita / Sud Europeo-Caucasico.
  • Distribuzione: in Italia questa ranuncolacea oltre che nelle Alpi (zone centrali) si trova anche negli Appennini centrali. Viene considerata una specie rara. All'estero si trova nelle Alpi svizzere, austriache e sui rilievi quali il Massiccio del Giura, le Alpi Dinariche e i Carpazi.
  • Habitat: l'habitat tipico per questa pianta sono i pascoli e le rupi; ma anche i ghiaioni, le morene e le boscaglie di pini montani. Il substrato preferito è calcareo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 500 fino a 2500 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.

Fitosociologia modifica

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[9]:

Formazione: delle comunità delle fessure, delle rupi e dei ghiaioni
Classe: Thlaspietea rotundifolii
Ordine: Thlaspietalia rotundifolii

Tassonomia modifica

Il genere Ranunculus è un gruppo molto numeroso di piante comprendente oltre 400 specie originarie delle zone temperate e fredde del globo, delle quali quasi un centinaio appartengono alla flora spontanea italiana. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2500 specie distribuite su 58 generi[5].
Le specie spontanee della nostra flora sono suddivise in tre sezioni (suddivisione a carattere pratico in uso presso gli orticoltori organizzata in base al colore della corolla)[10]: XanthoranunculusBatrachiumLeucoranunculus. La specie R. breyninus appartiene alla prima sezione (Xanthoranunculus) caratterizzata dall'avere la corolla gialla.
Un'altra suddivisione, che prende in considerazione caratteristiche morfologiche ed anatomiche più consistenti, è quella che divide il genere in due sottogeneri (o subgeneri)[11], assegnando il R. breyninus al subgenere Ranunculus, caratterizzato da piante con fusti eretti (e quindi forniti di tessuti di sostegno), peduncoli dell'infiorescenza eretti alla fruttificazione, lamina fogliare ben sviluppata e petali gialli o bianchi (l'altro subgenere Batrachium è dedicato soprattutto alle specie acquatiche).
Il numero cromosomico di R. breyninus è: 2n = 16[12].
In molti cataloghi botanici il fiore di questa voce viene indicato con la seguente denominazione:

Variabilità modifica

La specie breyninus fa parte di un gruppo di “ranuncoli” molto polimorfo: “Gruppo di Ranunculus montanus”. Solamente in questi ultimi tempi in base alle ricerche di alcuni botanici si è potuto definire meglio i diversi caratteri morfologici, la distribuzione, ma anche i rapporti filogenetici tra le varie unità di questo gruppo basato su un'unica serie poliploide composta da 8 specie distinte (oltre al oreophilus)[13]. Qui di seguito sono elencati i vari componenti di questo gruppo che si distinguono soprattutto per la variabilità delle foglie radicalie del frutto achenio:

Tutte queste specie non scendono al di sotto dei 500-1000 m s.l.m..

Sottospecie e forme modifica

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà della pianta di questa voce[14]:

  • Ranunculus breyninus subsp. balcanicus Micevski (1983): questa varietà è stata individuata nei Balcani (Macedonia).
  • Ranunculus breyninus forma jakupicensis Micevski (1983): anche questa varietà appartiene alla regione macedone.
  • Ranunculus breyninus forma nudifolius Sigunov (1979): questa varietà è stata individuata nei Balcani.

Sinonimi modifica

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti[9][15]:

  • Ranunculus oreophilus M. Bieb. (1819)
  • Ranunculus geraniifolius Pourr. (1936)
  • Ranunculus gracilis Schleicher
  • Ranunculus hornschuchi Hoppe
  • Ranunculus rigoi Heuter
  • Ranunculus villarsii DC.

Specie simili modifica

Il “Gruppo di Ranunculus montanus” con le sue 8 specie (oltre a quella di questa voce) è senz'altro un insieme di unità molto simili e di difficile separazione; si distinguono sia per le foglie radicali (più o meno divise in lobi e glabre/pubescenti) che per quelle cauline (più o meno strette), ma anche per il becco dell'achenio più o meno lungo (caratteristica a volte di difficile rilievo).

Usi modifica

  Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Farmacia modifica

Queste piante contengono l'anemonina; una sostanza particolarmente tossica per animali e uomini. Infatti gli erbivori brucano le foglie di queste piante con molta difficoltà e solamente dopo una buona essiccazione (erba affienata) che fa evaporare le sostanze più pericolose. Anche le api evitano di bottinare il nettare dei “ranuncoli”. Sulla pelle umana queste piante possono creare delle vesciche (dermatite); mentre sulla bocca possono provocare intenso dolore e bruciore alle mucose[10].

Giardinaggio modifica

Sono piante rustiche di facile impianto per cui spesso sono coltivate nei giardini rustici o anche alpini.

Note modifica

  1. ^ (EN) Ranunculus breyninus Crantz | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 6 febbraio 2021.
  2. ^ Motta, vol. 3 - p. 511.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 2 giugno 2010.
  4. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 277.
  5. ^ a b Strasburger, vol. 2 - p. 817.
  6. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 1º giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2008).
  7. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 279.
  8. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 277/279.
  9. ^ a b Flora Alpina, vol. 1 - p. 164.
  10. ^ a b Motta, vol. 3 - p. 514.
  11. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 303.
  12. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 2 giugno 2010.
  13. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 310.
  14. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 2 giugno 2010.
  15. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 309.

Bibliografia modifica

  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume 3, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 510.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 1, Bologna, Edagricole, 1982, p. 311, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume 1, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 164.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 817, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 325, ISBN 978-88-299-1824-9.

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