Sarmati

popolo iranico

I Sàrmati (singolare: sàrmata[1][2]; dal greco antico Σαρμάται) furono un popolo iranico e quindi, come gli Sciti, facevano parte della famiglia linguistica iranica (una famiglia linguistica indoeuropea). Aperti alla cultura e alla religione persiana, si dividevano probabilmente in quattro tribù: Iazigi, Roxolani (o Rossolani), Aorsi e Alani.

Sarmati
I Sarmati nelle loro regioni originarie
 
Nomi alternativiSarmatae
SottogruppiIazigi, Roxolani (o Rossolani), Aorsi e Alani
Luogo d'origineRussia meridionale
PeriodoAlmeno dal IX secolo a.C. al V secolo d.C.
PopolazionePopoli iranici
LinguaLingua iranica
Religionezoroastrismo

Essi in origine abitavano le steppe lungo il Volga, le regioni pedemontane degli Urali meridionali e la steppa del Kazakistan occidentale. Nei loro territori d'origine essi si scontrarono con i Battriani, i Parti e i Sogdiani. In diversi periodi e a diverse ondate essi si spinsero verso occidente.

Le popolazioni sarmatiche erano a loro volta suddivise in:

  • Roxolani, i quali si insediarono nei territori occupati dagli Sciti a nord e a nord ovest del Mar Nero (tra il III secolo a.C. e il II d.C.) e con essi, in un primo momento, stabilirono un rapporto di alleanza. Quando questo rapporto venne meno i Sarmati conquistarono i territori degli Sciti assoggettando la popolazione al loro potere.
  • Iazigi, i quali si insediarono nei territori a ovest dei Daci, a sud dei Germani e sia a est sia a nord del Danubio tra il III secolo a.C. e il II d.C.
  • Aorsi, dei quali si sa poco: è probabile che si fossero stanziati nei pressi del regno del Bosforo a sud-est degli Alani.
  • Alani, i quali si insediarono ad est del Mar Nero a nord del Caucaso e degli Aorsi e qui ci vengono descritti dai Romani come allevatori di cavalli. Furono la popolazione Sarmatica di più lunga durata, in parte si convertirono al cristianesimo ariano nel IX secolo, combatterono contro i Mongoli prima, e accanto ad essi poi (una serie di tombe, forse di guerrieri Alani cristiani è stata rinvenuta in una necropoli mongola in Corea); gli Alani rimasti si stabilirono sul Caucaso occidentale, dove subirono una più o meno forte influenza turca ed islamica nel XIV-XVII secolo, e poi un processo di parziale russificazione tra il tardo Settecento e i giorni nostri. Attualmente sono noti come Osseti.

Storia modifica

Epoca greco-persiana modifica

Si scontrarono con i Persiani durante il regno di Dario I il Grande, il quale decise che per rendere più sicuri i confini dell'Impero bisognasse assoggettare i popoli che vivevano sulle montagne del Caucaso nord-orientale.

Epoca romana modifica

Con i Romani non ebbero sempre rapporti pacifici e anzi spesso si fronteggiarono in lunghe guerre fin dai tempi di Augusto. Al tempo di questo imperatore romano sappiamo dalle sue Res gestae divi Augusti che:

(LA)

«31. [...] Nostram amic[itiam petie]run[t] per legat[os] Bastarnae Scythaeque et Sarmatarum qui sunt citra flumen Tanaim et ultra reges. Albanorumque rex et Hiberorum e[t Medorum].»

(IT)

«31. [...] Chiesero la nostra amicizia per mezzo di ambasciatori i Basrani, gli Sciti e i re dei Sarmati che abitano al di qua e al di là del fiume Tànai[3], e i re degli Albani, degli Iberi e dei Medi

Sul finire del I secolo-inizi del II d.C., Roxolani e Iazigi (alleati per tutto il I secolo d.C. di Roma) si schierarono contro i Romani con i Daci per difendere questi ultimi da Traiano che intendeva conquistarne i territori, e fu proprio Traiano a sconfiggerli durante la campagna.

Sappiamo che ai tempi dell'imperatore romano, Marco Aurelio, quest'ultimo voleva fare dei territori compresi nell'arco carpatico tra Dacia e Pannonia inferiore una nuova provincia chiamata Sarmatia.

Nel corso del III secolo d.C. i Sàrmati per via della conquista dei Goti dei territori a nord del Mar Nero si divisero in 2 gruppi: uno occidentale e uno orientale.

Al tempo di Costantino I, dopo che quest'ultimo li combatté in numerose occasioni, i Romani costruirono tutta una serie di terrapieni al di là del Danubio, nella pianura ungherese, per allentare la pressione di Goti e Gepidi lungo i territori degli alleati Iazigi, "appoggiati" alla vicina frontiera pannonica. Questo sistema di fortificazioni viene oggi comunemente chiamato: "Diga del Diavolo" e partiva di fronte ad Aquincum per poi seguire parallelamente il fiume Tisza, alla sua sinistra, e raggiungere la fortezza legionaria di Viminacium.

Nel 375, dall'Oriente giunsero gli Unni, che dopo aver fatto strage degli Alani accolsero i resti delle loro tribù nel loro esercito diretto verso Occidente. I vari gruppi di Sarmati furono a volte alleati dei Romani contro gli altri barbari ma altrettante volte furono nemici di Roma saccheggiandone i territori periferici e non solo: gli Alani infatti si unirono ai Vandali nella conquista dell'Africa al punto che il sovrano vandalo poté assumere il titolo di "re dei Vandali e degli Alani".

I Sarmati che come altri barbari a partire dal II-III secolo ottennero di stabilirsi nel territorio dell'Impero in cambio dovevano fornire soldati all'esercito. Già Marco Aurelio impiegò un contingente di questi ottimi cavalieri in Britannia. La Notitia Dignitatum attesta la presenza nei primi anni del V secolo di 15 colonie militari di Sarmati anche in Italia, soprattutto nella pianura del Po, sotto il comando di un Praefectus Sarmatarum gentilium. Secondo quel documento una di queste guarnigioni era stanziata nell'odierna provincia di Cuneo, a Pollentia (oggi Pollenzo), nota per essere stata teatro nel 402 della battaglia tra i Visigoti di Alarico e i Romani, fra le cui file erano presenti cavalieri Sarmato-Alani. In seguito si sarebbero spostati sul più sicuro e poco distante altopiano alla confluenza fra il Tanaro e la Stura di Demonte, dove oggi sorge il piccolo paese di Salmour che si ipotizza derivi il nome da quell'antico insediamento (Sarmatorium).[4][5] Altre probabili colonie di Sarmati ad aver lasciato il segno nella toponomastica locale potrebbero essere Sermide (Sarmata nell’Alto Medioevo), in provincia di Mantova, Sarmaticula (oggi Sarmeola di Rubano), presso Padova e Sarmede, in provincia di Treviso.

Società modifica

Organizzazione militare modifica

 
Scena XXIII della Colonna traiana a Roma, dove si riconoscono cavalieri sarmati catafracti, della popolazione dei Roxolani (vedi anche Equites cataphractarii), che combatterono infatti contro Traiano durante la conquista della Dacia degli anni 101-106.

I Sarmati erano abili cavalieri e in battaglia si dividevano in cavalieri pesanti (catafratti, i quali indossavano armature formate da squame metalliche e armati con il kontos, la lunga lancia da impatto sarmatica) e leggeri (arcieri a cavallo). Sin dal II secolo unità di cavalleria pesante sarmata furono arruolati tra le truppe ausiliarie dell'esercito romano, in particolare dall'Imperatore Marco Aurelio (121-180 d.C.), che ne mandò ben 5.000 in Britannia. Questi vennero stanziati nella guarnigione di Bremetenacum Veteranorum (Ribchester, nel Lancashire), consentendo una diretta influenza dei catafratti romani sulla cavalleria degli eserciti barbari durante il periodo delle grandi invasioni. Secondo una teoria risalente agli anni settanta la leggenda di Re Artù, l'archetipo del cavaliere medioevale, venne ispirato proprio da queste unità di cavalleria sarmata, pesantemente protette da armature a scaglie e dotate di "staffe", innovazione per la cavalleria romana.

Lo storico Publio Cornelio Tacito afferma che l'armatura dei capi roxolani e dei nobili più importanti era intrecciata di lamine di ferro o di cuoio durissimo, che rendeva il peso di questa elevato.[6]

Lo storico Ammiano Marcellino li descrive nel IV secolo in modo molto simile a ciò che ancora è visibile sulla Colonna Traiana degli inizi del II secolo:

«Esperti più in razzie che in campo aperto, portano aste più lunghe del consueto ed indossano corazze formate da piastre di corna raschiate e levigate, adattate come piume sulle loro vesti di lino. I loro cavalli vengono spesso castrati, al fine di evitare che si imbizzarriscano, eccitandosi nel vedere le femmine, o nelle imboscate, divenuti focosi, non tradiscano i loro cavalieri con frequenti nitriti. Montano questi cavalli veloci ed obbedienti, cavalcano per spazi immensi quando inseguono i nemici o se sono in fuga; a volte ne portano con sé un altro, o anche due, affinché con il cambio, le forze degli animali si riprendano grazie all'alternanza del riposo.»

Religione modifica

Lo zoroastrismo, nel tempo diffusosi soprattutto tra i popoli iranici d'Europa (Sciti e Sarmati, per esempio) e d'Asia, fu la religione favorita dalle due grandi dinastie dell'antica Persia, gli Achemenidi e i Sasanidi. Comunque, poiché non sono sopravvissute fonti scritte persiane contemporanee di quel periodo, è difficile descrivere la natura dell'antico zoroastrismo in dettaglio.

Diritto modifica

Economia modifica

Lingua modifica

Cultura modifica

Arte modifica

 
Sarmati, ornamento di briglia a forma di cervo, oro, Iran o Afghanistan 400-300 a.C. ca.

Note modifica

  1. ^ DiPI Online - Dizionario di Pronuncia Italiana, su dipionline.it. URL consultato il 1º giugno 2018.
  2. ^ Migliorini et al (1981) Dizionario d'ortografia e di pronunzia. Torino: ERI., su dizionario.rai.it. URL consultato il 1º giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2020).
  3. ^ Τἀναἵς (Tanais in latino) era il nome greco arcaico del fiume Don oltre al nome di una colonia greca (fondata nel III secolo a.C., ma l'area era visitata dai greci fin dal VII secolo) situata proprio in corrispondenza della foce del fiume.
  4. ^ Andrea Abre, Al Calar dei Barbari. Cronache dal Piemonte dei "secoli bui" V-X secolo, Ed. L'Artistica Editrice, 2009, ISBN 978-88-7320-229-5.
  5. ^ altri riferimenti (PDF), su regione.piemonte.it. URL consultato il 24 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2014).
  6. ^ Tacito, Historiae, I, 79.

Bibliografia modifica

  • Augusto, Res gestae divi Augusti, 31.
  • Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LI, 23-25.
  • Dalpozzo A., Ghiglione B., Massa G., Ombrello A., Le colonie militari dei Sarmati nel Piemonte occidentale, in «Bollettino della società storica per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo», 67 (1972), pp. 135-140.
  • Arnaldo Momigliano, SARMATI, in Enciclopedia Italiana, I appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1938. URL consultato il 6 maggio 2014.  

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