Lingue indoeuropee

famiglia linguistica

Le lingue indoeuropee sono la famiglia linguistica che comprende la maggior parte delle lingue d'Europa vive ed estinte che attraverso il Caucaso e il Medio Oriente da un lato e la Siberia occidentale e parte dell'Asia Centrale dall'altro, sono arrivate a coinvolgere l'Asia meridionale e in tempi antichi persino l'attuale Turkestan cinese (odierno Xinjiang). Queste lingue provengono dalla cosiddetta lingua protoindoeuropea.

Lingue indoeuropee
Parlato inParti dell'Eurasia (prima del XVI secolo)
Parti di tutti i continenti (epoca contemporanea)
Tassonomia
FilogenesiLingua protoindoeuropea
Codici di classificazione
ISO 639-2ine
ISO 639-5ine
Linguist Listieur (EN)
Glottologindo1319 (EN)

L'odierna distribuzione (approssimata) delle famiglie linguistiche indoeuropee all'interno delle zone originarie dell'Eurasia:

     Albanese

     Armena

     Baltica

     Celtica

     Germanica

     Greca

     Iranica

     Indo-aria

     Nuristani

     Lingue italiche (romanze)

     Slava

     Lingue non indoeuropee

Aree tratteggiate o punteggiate: aree multilinguistiche.

Nel corso dell'età moderna, in seguito alle esplorazioni geografiche, alle migrazioni e alla colonizzazione che hanno fatto dilagare i popoli europei in gran parte del globo, si è diffusa in tutti i continenti, divenendo la famiglia dominante nelle Americhe, in Australia, in Nuova Zelanda, in gran parte della Siberia e in singole regioni dell'Africa. Oggi le lingue della famiglia linguistica indoeuropea hanno nel globo il maggior numero relativo di parlanti, rispetto alle altre famiglie linguistiche. La famiglia linguistica indoeuropea si divide a sua volta in grandi sottofamiglie (gruppi o rami di lingue), sulla cui esatta composizione e sulle cui relazioni è in corso un vivace dibattito scientifico.

Membri della famiglia linguistica indoeuropea modifica

 
Albero delle lingue indoeuropee

Appartengono con certezza alla famiglia linguistica indoeuropea diverse sottofamiglie linguistiche a loro volta differenziate in lingue e dialetti:

A queste ultime lingue, storicamente documentate anche se in maniera molto frammentaria, si devono aggiungere alcune lingue la cui esistenza è solo postulata sulla base di evidenze indirette. Da un lato abbiamo il cosiddetto "europeo antico", ipotetica lingua indoeuropea di sostrato, parlata secondo alcuni (in primo luogo Hans Krahe) in epoca molto antica in Europa, diversa da tutti gli altri rami della famiglia, e che avrebbe dato origine alla tipica idronimia europea di fondo.[14] Dall'altro lato sono state postulate alcune lingue egee di substrato indoeuropeo influenti sul greco antico ma estranee al ramo egeo-anatolico e agli altri rami indoeuropei noti, fra cui il pelasgico,[15] il greco psi[16] e il pelastico.[17] Queste ultime lingue non sarebbero imparentate direttamente con il greco: i loro resti testimonierebbero l'affioramento di lingue indoeuropee totalmente sconosciute e caratterizzate da aspetti propri, diversi in parte da quelli che identificano i gruppi linguistici dell'indoeuropeo a noi estensivamente o parzialmente noti.[18]

Le diverse sottofamiglie dell'indoeuropeo sono per tradizione raggruppate in due grandi gruppi, divisi dalla cosiddetta isoglossa centum-satem e distinti in base al trattamento delle consonanti gutturali. Le cosiddette lingue centum (dal latino centum, "cento") continuano le antiche gutturali palatali come velari, mentre le lingue satem (dall'avestico satəm, "cento") le mutano in consonanti fricative palatali e sibilanti.

Gli studiosi attribuiscono valore differente al fenomeno della satemizzazione, a seconda dei loro orientamenti. I fautori della cosiddetta teoria glottidale ritengono ad esempio più pertinente il trattamento delle ipotetiche consonanti glottidali che essi presumono tipiche del proto-indoeuropeo nella sua fase comune, e preferiscono perciò distinguere fra lingue taihun (dal gotico taihun, "dieci") che perdono la glottidalizzazione mutando le glottidali in consonanti sorde e lingue decem (dal latino decem, "dieci"), che tramutano le glottidali in sonore.

Classificazione modifica

Di seguito vengono riportati i gruppi linguistici, oggi parlati e anche estinti, in cui sono classificate le lingue indoeuropee. Al proposito si deve affrontare tutta una serie di questioni, giacché anche i vari specialisti non sempre adottano le stesse scelte terminologico e metodologico. Citiamo talune questioni che possono aiutare a servirsi meglio della successiva classificazione.

  1. La classificazione più esauriente è quella ormai classica di Merritt Ruhlen,[19] in un testo in cui vengono classificate a grandi linee tutte le lingue oggi parlate al mondo e la massima parte di quelle estinte a noi note. Per le lingue indoeuropee, si hanno a disposizione anche le classificazioni più recenti e dettagliate di Ernst Kausen,[20] che fra l'altro hanno il pregio di avere molto spesso una discussione critica sulle posizioni scientifiche antecedenti. Ruhlen e Kausen, presi insieme, consentono di avere una buona visione di insieme della classificazione delle lingue indoeuropee e dei problemi che essa comporta. Altri testi specifici di linguisti sulle lingue e le culture indoeuropee convergono fondamentalmente con tali scelte, anche se possono variare su taluni dettagli. La ripartizione esposta non è comunque condivisa dalla totalità degli studiosi.
  2. Svariati specialisti, fra cui lo stesso Ruhlen, concordano in genere nell'identificare 10 grandi gruppi di lingue indoeuropee, 8 composti da lingue parlate ancora ai nostri giorni e due esclusivamente da lingue estinte. Abbiamo così il gruppo albanese, il gruppo armeno, il gruppo balto-slavo, il gruppo celtico, il gruppo germanico, il gruppo greco, il gruppo indo-iranico, il gruppo neolatino per quanto riguarda la suddivisione delle lingue parlate ancora ai nostri giorni. Il gruppo anatolico e il gruppo tocario sono invece estinti. Fra gli specialisti è diffusa l'idea di una stretta affinità fra le lingue baltiche e le lingue slave,[21] per cui sarebbe possibile considerare il balto-slavo come un'unità primaria, che si divide secondariamente nei due rami baltico e slavo. Nell'esposizione teniamo comunque separate le lingue baltiche dalle lingue slave, giacché la questione è ancora aperta e controversa. Da parte sua, il gruppo indo-iranico si divide nei due rami indo-ario (lingue dell'India e del Pakistan) e iranico, oltre al terzo ramo nuristani, composto da piccole lingue parlate in regioni montuose dell'Afghanistan, che è considerato indipendente (anche se strettamente imparentato) con gli altri due rami, ben più copiosi.
  3. Le altre lingue indoeuropee estinte hanno attestazioni troppo frammentarie per essere collocate in gruppi ben definiti e d'altra parte la parentela di queste lingue fra di loro e con le lingue dei gruppi a noi noti rimane problematica. Così non sappiamo precisamente l'estensione dei gruppi illirico e tracio-frigio, né se essi sono imparentati strettamente l'uno con l'altro e non sappiamo sé il macedone, ad esempio, sia imparentato più o meno strettamente con il greco. Una delle supposizioni più sensate, comunque, è che il greco miceneo e classico si sia sviluppato su un sostrato in parte di tipo anatolico.
  4. Alcuni autori, fra cui Merritt Ruhlen, hanno adottato la dizione di indo-hittita per le lingue nel loro complesso, per mettere in evidenza l'idea (di accettazione generalizzata) che il gruppo anatolico, di cui l'hittita fa parte, sia senz'altro il primo ramo linguistico staccatosi dal ceppo indoeuropeo originario. La dizione, però, non ha goduto di un successo particolare.
  5. Per quanto riguarda la distinzione tra lingua e dialetto, il dibattito è interminabile e in un certo senso non può essere chiuso, data la ricchezza (che è complementarità e conflittualità insieme) di molteplici punti di vista, che non sono soltanto strettamente scientifici (linguistici), ma anche antropologici, sociologici e spesso politici. Il fatto è che in massima parte le lingue del mondo, fino a tempi assai recenti, sono state soltanto orali e quindi in genere coinvolgevano un numero ristretto di parlanti e territori dall'estensione altrettanto ristretta. In questo senso le lingue scritte e di cultura sono recenti e particolare, e ancora più recente e particolare è il fatto che talune varianti di queste lingue hanno assunto una funzione normativa, facendo convergere molte parlate dialettali e spesso generando una caratteristica diglossia fra lingua e dialetto, a seconda delle necessità, delle modalità e delle fasi comunicative dei vari parlanti. In Europa, specificamente, questo processo è strettamente legato allo sviluppo degli stati nazionali, ognuno dei quali ha diffuso una lingua letteraria fondata su una particolare parlata territoriale, tuttavia ibridata in vario modo con altre parlate e dipendente di volta in volta da singole scelte individuali o collettive. Così il nucleo normativo della lingua spagnola è tratto dal castigliano e il nucleo normativo della lingua francese è tratto dal parigino, ma non possiamo dire che lo spagnolo d'oggi si riduca completamente a un dialetto castigliano e il francese d'oggi si riduca completamente a un dialetto parigino. Nel caso dell'italiano, è corretto dire che le parlate toscane sono alla base della lingua italiana, ma tuttavia lo sono indirettamente, attraverso il tramite di una lingua letteraria (in Italia, peraltro, plurisecolare) che su base toscana ha ibridato anche influssi settentrionali e meridionali.

Ciò per spiegare quanto sia difficile trovare una classificazione univoca delle lingue indoeuropee, che oggi sono in massima parte lingue scritte in cui i fenomeni di normatività, di convergenza dialettale e di varie forme di diglossia sono state e sono ampiamente diffuse. Vi sono quindi due tendenze. La tendenza prevalente fra gli indoeuropeisti è di adottare in genere la nozione di lingua quale lingua scritta attorno alla quale si è avuta storicamente la convergenza di un ampio campo di parlate dialettali. Al contrario, la classificazione di Ethnologue, che osserva tutte le lingue del mondo con uno sguardo fondamentalmente antropologico, prende le mosse dalle lingue parlate, per cui la sua nozione di lingua è più ristretta e spesso equivale a un livello che in altre classificazioni è equivalente ai grandi gruppi dialettali in cui si divide una lingua. Rispetto a una tale disparità di visioni è impossibile sia prendere una decisione netta sia essere neutrali. È opportuno, tuttavia, in una classificazione relativa alle lingue indoeuropee, rispettare le classificazioni correnti presso la maggior parte degli studiosi di indoeuropeistica e tuttavia indicare, ove possibile, le grandi classificazioni dialettali seguendo Ethnologue o altri autori che hanno affrontato la questione.

L'obelisco (†) prima del nome di una lingua o gruppo indica che è estinta/o.

Gruppo albanese modifica

Gruppo anatolico modifica

Gruppo armeno modifica

Gruppo baltico modifica

Gruppo celtico modifica

Classificazione continentale/insulare

Classificazione P/Q

Gruppo germanico modifica

Gruppo greco modifica

Gruppo illirico modifica

Gruppo indo-iranico modifica

Gruppo indo-ariano [24]

Indo-ariano antico

Sanscrito vedico

Sanscrito classico

Indo-ariano medio

Pracrito di Aśoka

Pali

†Ardhamagadhi

†Pracriti drammatici (†shauraseni, †magadhi,†maharashastri)

†Gandahari

†Elu

†Apabhramsa

Indo-ariano moderno

  • Gruppo romani
  • Gruppo singalese-maldiviano (India meridionale)
  • Gruppo dell'India settentrionale
    • Lingue dardiche
      • Kashmiri
      • Shina
      • Indo-Kohistani
      • Khowar
      • Pashai
    • Zona settentrionale (lingue pahari)
      • Nepalese
      • Garhwali
      • Kumauni
    • Zona nord-occidentale
      • Marathi
      • Konkani
      • Lahnda
      • Punjabi
      • Siraiki
      • Sindhi
      • Lahnda
      • Dogri-Kangri
    • Zona occidentale
      • Gujarati
      • Marwari
      • Malvi
    • Zona centrale
      • Hindi
      • Urdu
      • Awadhi
      • Chhattisarghi
    • Zona orientale
      • Bhojpuri
      • Maithili
      • Magahi
      • Bengalese
      • Oriya
      • Assamese
    • Zona meridionale
      • Marathi
      • Konkani

Gruppo nuristani

Gruppo iranico [25]

†Avestico

†Persiano antico

†Medio persiano

†Battriano

†Sogdiano

Lingue iraniche moderne

  • Lingue iraniche nord-occidentali
    • Curdo
    • Talyshi
    • Tati
    • Gilaki
    • Mazenderani
    • Zazaki
    • Gorani
    • Beluci
  • Lingue iraniche sud-occidentali
    • Persiano moderno (con le varianti persiano in senso proprio, dari, tagiko).
  • Lingue iraniche orientali
    • Osseto
    • Jaghnobi
    • Wakhi
    • Lingue del Pamir (shughni, yazghulami, ecc.)
    • Pashto
    • Ormuri
    • Parachi

Gruppo italico modifica

Gruppo slavo modifica

Gruppo tocario modifica

Gruppo traco-frigio modifica

Altre lingue isolate modifica

Note modifica

  1. ^ Per una visione riassuntiva della situazione del substrato anatolico pregreco cfr. Francisco Villar, Los indoeuropeos y los orígenes de Europa, Madrid, Gredos, 1996, seconda ed., ed. ital. Gli indoeuropei e l'origine dell'Europa, Bologna, il Mulino, 1997, pp. 549 ss. Una descrizione compiuta delle attestazioni dell'egeo-anatolico è in Vladimir Georgiev, Vorgriechische Sprachwissenschaft, voll. I e II, Sofia, 1941-1945. La correlazione fra il ramo egeo-anatolico o pelasgico dell'indoeuropeo e la decifrazione della scrittura minoica lineare A è analizzata dallo stesso Vladimir Georgiev in Lexique des inscriptions créto-myceniennes, Sofia, 1955, nonché in Les deux langues des inscriptions en linéaire A, Sofia, 1963. Per l'evoluzione delle teorie di Kretschmer sulle lingue egee pre-greche, cfr. Paul Kretschmer, "Die protindogermanische Schicht", Glotta, 14 (1925), pp. 300-319, nonché, "Die vorgriechische Sprach- und Volksschichten", in Glotta, 28 (1940) 231-278 e Glotta, 30 (1943), pp. 84-218. Una compendiosa trattazione degli adstrati e dei substrati indoeuropei pregreci nell'Egeo è in Otto Hoffmann, Albert Debrunner, Anton Scherer, Geschichte der griechische Sprache, Berlin, De Gruyter, 1917, quarta ed., ed. ital, Storia della lingua greca, Napoli, Macchiaroli, 1969, vol. I, pp. 16-26. A una forma molto arcaica del ramo anatolico dell'indoeuropeo ha voluto ricondurre anche l'etrusco F. R Adrados, "Etruscan as an IE Anatolian Language", Journal of Indo-europaean Studies, 17 (1989) pp. 363-383, e "More on Etruscan as an IE-Anatolian Language", Kuhns Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung 107 (1994), pp. 54-76; la parentela fra la lingua etrusca e l'indoeuropeo resta controversa e non accettata dagli studiosi.
  2. ^ per una trattazione organica dei dialetti greci, miceneo compreso, cfr. Hoffmann, Debrunner, Scherer, op. cit. vol I, pp. 31-55. -ma vedi anche Henry, M. Hoenigswald, "Greco", in Le lingue indoeuropee a cura di Anna Giacalone Ramat, Paolo Ramat, cit. pp. 255-288.
  3. ^ sul ramo indo-ario dell'indoeuropeo e la sua storia, cfr. Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 567-587. Si tenga presente che le élite militari indo-iraniche di Mesopotamia parlavano dialetti affini al proto-vedico non un suo antenato diretto. Le attestazioni dell'indo-iranico fuori dell'India e della Persia rimandano sistematicamente all'indiano antico, non al persiano, come attesta Romano Lazzeroni, "Sanscrito", in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat, Ramat cit., p. 123 ss. Per una trattazione organica dell'iranico cfr. invece, Nicholas Sims-Williams, "Le lingue iraniche" in Le lingue indoeuropee cit. pp. 151-162.
  4. ^ Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 443-460; Patrick Sims-Williams "Le lingue celtiche", in Le lingue indoeuropee, a cura di Giacalone-Ramat, Ramat, cit., pp. 374-408
  5. ^ Il contesto linguistico italico è assai complesso, per la presenza di componenti linguistiche diversissime sin dagli albori dell'età antica: cfr. Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 473-498; Domenico Silvestri "Le lingue italiche", in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat, Ramat, cit., pp. 349-366; per il latino, cfr Edoardo Vineis "Latino", ibidem, pp. 289-348; v. inoltre F. Stoltz, A. Debrunner, W. P. Schmid, Geschichte der lateinischen Sprache, Berlin, De Gruyter, 1966, quarta ed. ital. Storia della lingua latina, Bologna, Pàtron, 1993, a cura di E. Vineis e A. Traina.
  6. ^ Marinetti, A. (2020). Venético. Palaeohispanica. Revista Sobre Lenguas Y Culturas De La Hispania Antigua, (20), 367-401. https://doi.org/10.36707/palaeohispanica.v0i20.374
  7. ^ Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 425-442; Paolo Ramat, "Le lingue germaniche", in Le lingue indoeuropee, a cura di Giacalone-Ramat & Ramat cit., pp. 409-440.
  8. ^ Villar, Gli indoeuropei cit, pp. 539-546; Roberto Ajello, "Armeno", in Le lingue indoeuropee cit., pp. 225-254.
  9. ^ Werner Winter, "Tocario", in Le lingue indoeuropee cit. pp. 181-196; Villar, Gli indoeuropei, pp. 589-594.
  10. ^ Henning Andersen, "Le lingue slave", in Le lingue indoeuropee cit. pp. 441-480; Villar, pp. 413-425.
  11. ^ Villar, Gli indoeuropei cit. pp. 401-412; William R. Schmalstieg "Le lingue baltiche" in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat & Ramat, pp. 481-506
  12. ^ Shaham Demiraj, "Albanese" pp. 507-531
  13. ^ Szémerenyi, op. cit., pp. 32 s.; Villar, Gli indoeuropei cit. pp. 531 ss., 379 ss., pp. 389 ss, pp. 465 ss., 395 ss.
  14. ^ Non per tutti questo "europeo antico" sarebbe una lingua indoeuropea. Interessante è soprattutto la tesi di Theo Vennemann, elaborata soprattutto in Europa Vasconica, Europa Semitica - Mouton de Gruyter, Berlin, 2003 - secondo la quale l'"europeo antico" sarebbe una lingua o un insieme di lingue vasconiche, cioè un gruppo di lingue irrelate all'indoeuropeo, di cui il basco sarebbe l'unica sopravvissuta nei tempi recenti.
  15. ^ Vladimir Georgiev "Das Pelasgische", Proceedings of the Eight International Congress of linguists, Oslo, 1958, pp. 406-413. Al cosiddetto pelasgico si ricondurrebbero alcune parole del greco antico non spiegabili con l'evoluzione fonetica dei dialetti protogreci: ad es. πύργος "torre" < proto-indoeur. *bhergh "luogo elevato" (cfr. il germanico burge il celtico briga) o il verbo ἀτεμβω "danneggiare" (cfr. sanscrito dabhati) o la parola τύμβος "tomba" (proto-indoeur. *dhṃbh) che è praticamente un doppione del più genuinamente greco τάφος, che ha la stessa etimologia, o ancora ταμίας, che in origine significa "dispensiere, domestico", dalla radice *dom- "casa" (cfr. latino domus, gr. δῶμα). Le caratteristiche del pelasgico sono: la legge di Grassmann sulle aspirate come in sanscrito e in greco; un'evoluzione delle consonanti simile a quella dell'armeno; la satemizzazione delle gutturali; la comparsa di u davanti alle nasali e liquide di valore sillabico; la confusione delle vocali /a/ e /o/.
  16. ^ W. Merlingen, Das "Vorgriechische" und die sprachwissenschaflich-voristorischen Grundlagen, Wien, 1955, e "Eine ältere Lehnwortschicht im Griechische", in Griechische I: Lautgeschichte, Wien, 1963. Caratteristiche del greco psi sono: una strana rotazione consonantica per cui le occlusive sorde /p, t, k/ diventano /ps, s, ks/, le sonore si aspirano, per cui ad es. si ha /b/>/pʰ/, le sonore aspirate compaiono come semplici sonore. Al greco psi risalgono per esempio parole come ξάνθος "biondo" (cfr. il latino candidus e il greco Κάστωρ "Castore", cioè "Lo splendente", dal proto-indoeur. *kad "rifulgere").
  17. ^ M. Budimir "Zur protoindogermanischen Schicht, in Actes du deuxième congrès international des linguistes, Genève, 1933, pp. 182-184. Il pelastico ha caratteristiche affini a quelle delle lingue slave. Esso spiegherebbe parole come σαργός "cervo", da *kerwos, *kṛwos (cfr. lat. cervus), attraverso due mutamenti fonetici caratteristici: 1) la satemizzazione; 2) la trasformazione della labiovelare /w/ in velare sonora /g/.
  18. ^ Dato che, secondo la visione originaria di Marija Gimbutas poi precisata da James Mallory e da David Anthony, le prime migrazioni indoeuropee dalle steppe a settentrione del Mar Nero verso occidente sarebbero iniziate poco prima del 4.000 a.C. e l'arrivo in Grecia dei greci in senso stretto risalirebbe a non prima del 2.000 a.C., vi è un notevole lasso temporale di due millenni circa in cui si situano lingue indoeuropee delle "prime ondate", di cui le lingue egeo-anatoliche sono le uniche a noi note. Le lingue qui ipotizzate sarebbero dunque altre lingue indoeuropee delle "prime ondate", anche se onestamente non abbiamo a tutt'oggi alcun elemento che possa chiarire le loro relazionni con le linghe egeo-anatoliche.
  19. ^ Merritt Ruhlen, A Guide to the World's Languages. Classification, Edward Arnold, London, 1987.
  20. ^ Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, Buske, Hamburg, 2012.
  21. ^ Come mostrano, ad esempio, i due alberi genealogici delle lingue indoeuropee presentati in James Clackson, Indo-European Linguistics. An Introduction, Cambridge University Press, Cambridge, 2007, p.11-12. Si veda anche la discussione in Ernst Kausen, op. cit., pp. 290-91. Anche Robert S. Beekes, sia pure in forma del tutto apodittica, è di tale opinione, cfr. Robert S. Beekes, Comparative Indo-European Linguistics. An Introduction, John Benjamins, Amsterdam, 2011, p. 23.
  22. ^ Il moderno albanese è stato alternativamente considerato sia derivato dall'evoluzione in situ dell'antico illirico, sia unico membro di un gruppo indoeuropeo isolato. Esistono elementi sia a favore dell'una sia dell'altra ipotesi. In questa classificazione si è sposata l'ipotesi di gruppo autonomo che risulta coerente con la codifica prevista dallo standard ISO 639-5.
  23. ^ È stato proposto che tra le lingue anatoliche si debbano annoverare anche l'etrusco (adrados) e il tartessico (Wikander), ma come ci si può aspettare a causa della scarsa conoscenza di queste due lingue, queste ipotesi non sono accettate.
  24. ^ Qui adottiamo la classificazione di Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, cit., p. 565, perché la più recente e perché basata su un maggior numero di fonti. Della classificazione di Merritt Ruhlen, op. cit., riteniamo tuttavia il fatto che il singalese, il maldiviano e le lingue romani si situano su rami divergenti da quello su cui sono situate tutte le lingue indo-ariane dell'India settentrionale. Per queste lingue, a tutt'oggi, continuano ad esserci comunque proposte di classificazione molto varie.
  25. ^ Ci basiamo sulla classificazione di Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, cit., p. 619. Merritt Ruhlen, op. cit., nel gruppo delle lingue iraniche orientali distingue fra l'ormuri e il parachi, da un lato, che costituirebbero il sottogruppo delle lingue iraniche sud-orientali, e le altre lingue lì elencate, dall'altro, che costituirebbero il sottogruppo delle lingue iraniche nord-orientali. Anche Gernot Windfuhr stacca l'ormuri e il parachi, in quanto lingue sud-orientali, dall'insieme di altre lingue, come il pashto e le lingue del Pamir, da lui definite semplicemente 'orientali'. Ma a suo parere anche l'osseto e lo yaghnobi costituirebbero un gruppo a parte, da lui definito iranico settentrionale. Cfr. Gernot Windfuhr, 'Dialectology and Topics', in Gernot Windfuhr (ed.), The Iranian Languages, Routledge, London, 2009, pp. 14-15.
  26. ^ Il corso, sia oltramontano sia cismontano, viene qui inserito nel gruppo italoromanzo a causa delle strette affinità con il toscano, soprattutto nella versione cismontana.
  27. ^ Il gallurese viene inserito nel gruppo italoromanzo in quanto strettamente imparentato con il corso.
  28. ^ Il sassarese è una forma di transizione tra il gallurese e il logudorese, viene qui posto nel gruppo italo-romanzo ma secondo alcuni filologi è da porre nel gruppo sardo.
  29. ^ Un tempo considerate una famiglia linguistica indoeuropea unitaria, parallela ad altri sottogruppi della grande famiglia linguistica, le lingue italiche in realtà costituiscono probabilmente due distinti rami della famiglia indoeuropea, entrambi attestati in territorio italico e, di conseguenza, avvicinate da fenomeni di convergenza.
  30. ^ È stato suggerito che il tocario debba essere unificato con il traco-frigio e con l'armeno.
  31. ^ La presenza di alcuni elementi indoeuropei nei relitti lessicali dell'antico ligure hanno fatto intravedere la possibilità della sua appartenenza a questa famiglia. La questione, però, è ancora dibattuta.

Bibliografia modifica

  • Émile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Torino, Einaudi, 1988, ISBN 88-06-59960-7.
  • Enrico Campanile, Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005, ISBN 88-15-10763-0.
  • James Clackson, Die indogermanische Sprachen, Hamburg, Buske, 2012, ISBN 978-0521653671.
  • Vladimir Georgiev, Introduzione alla storia delle lingue indoeuropee, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1966.
  • Ernst Kausen, Indo-European Linguistics. An Introduction, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, ISBN 978-3875486124.

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