El Shaddai (ebraismo)
El Shaddai (in ebraico אל שדי?, anche El Shadday - IPA:[el ʃadːaj]) è uno dei nomi ebraici di Dio, ma la sua etimologia deriverebbe dall'influenza della religione ugaritica sull'ebraismo. Shaddai era uno dei molti dei della religione cananea. El Shaddai viene convenzionalmente tradotto nella Bibbia con Dio onnipotente. Mentre la traduzione di El con "dio" in ugaritico/cananaico è convenzionalmente accettata, il significato letterale di Shaddai è oggetto di dibattito.
Il nome Shaddai nella Bibbia
modificaIl nome "El Shaddai" compare cinque volte in Genesi, una volta in Esodo e una in Ezechiele. Secondo Esodo 6:2,3[1], El Shaddai (שַׁדַּי) è il nome col quale Dio era conosciuto da Abramo, Isacco e Giacobbe. "Shaddai" compare nella Bibbia anche da solo, non preceduto da "El": ben 33 volte viene usato come uno dei nomi di Dio nel Libro di Giobbe. Alcune volte la Septuaginta traduce "Shaddai" con "Onnipotente" e ciò è all'origine dell'analogo uso moderno.
La fine in "ai", che tipicamente indica la prima persona possessiva plurale, funziona come pluralis excellentiae similmente ad altri teonimi del Dio ebraico, Elohim ("dei") e Adonai ("miei Signori"). La qualità possessiva della terminazione perde il suo significato e diventa la forma lessicale di entrambi Shaddai e Adonai, analoga alla parola francese Monsieur che ha cambiato dal significato originale "mio signore" diventando un titolo onorifico.[2]
Shaddai come teonimo
modificaShaddai come "dio del monte o della steppa"
modificaShaddai potrebbe essere una derivazione di un tema semitico, che compare nell'accadico shadû ("montagna/steppa")[3] e shaddā`û o shaddû`a ("montanaro"), uno dei nomi di Amurru. Questa teoria fu resa popolare da William Albright, ma venne indebolita quando si notò che il raddoppio della d mediale viene documentata solo nel periodo neoassiro.[4] Tuttavia, il raddoppio in ebraico potrebbe essere secondario. Secondo questa teoria, Dio è visto come abitante di una mitica montagna sacra, un concetto non sconosciuto nella mitologia asiatica occidentale (cfr. voce "El")[5], e anche evidente negli scritti cristiano-siriaci di Efrem il Siro, che pone l'Eden su una montagna inaccessibile.[6] Il termine potrebbe, quindi, essere collegato al fatto che IHWH si rivela pienamente a Mosè solo in cima al Sinai e che la sua residenza diventa il "monte Sion".
Shaddai come "dio della fertilità"
modificaSecondo Albright,[4] il nome Shaddai potrebbe essere connesso a shadayim, in ebraico "seni", quindi alla nozione di fertilità come dono di Dio al genere umano. In molte occasioni nella Torah il nome è associato alla fertilità: "Ti benedica Dio onnipotente [El Shaddai], ti renda fecondo e ti moltiplichi, sì che tu divenga un'assemblea di popoli." (Genesi 28:3[7]). "Io sono Dio onnipotente [El Shaddai]. Sii fecondo e diventa numeroso, popolo e assemblea di popoli verranno da te, re usciranno dai tuoi fianchi." (Genesi 35:11[8]). "Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente [El Shaddai] - egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle [shadayim] e del grembo [racham]" (Genesi 49:25[9]). Harriet Lutzky, professore di psicologia presso il John Jay College, Università di New York (non un biblista o uno specialista nelle culture semitiche), ha ipotizzato che Shaddai fosse attributo di una dea semitica, definita "colei del Seno", come Asherah a Ugarit è "colei dell'Utero".[10]
Shaddai come distruttore
modificaLa radice linguistica "shadad" (שדד) significa "sopraffare" o "distruggere". Ciò darebbe a Shaddai il significato di "distruttore", che rappresenta uno degli aspetti di Dio, e in questo contesto è essenzialmente un epiteto. Il significato di Shaddai risalirebbe al senso originale di "shadad" che era "essere forte" analogo al significato arabo di "shadiid" (شديد) "forte".[11]
Shaddai come sostenitore e distruttore
modificaCome accennato in precedenza, ci sono due vocaboli in ebraico che potrebbero essere l'origine di Shaddai: "shada" e "shadad", che vogliono dire rispettivamente "nutrire" e "distruggere". Derivano da due radici semitiche: una col significato di seno o fertilità, l'altra col significato di distruggere, annientare o portare alla rovina. Shaddai può significare sia "i miei sostenitori" o "i miei distruttori" (plurale possessivo) quando si parla di esseri umani, sia "il mio sostenitore ultimo e il mio distruttore finale" nel plurale maiestatico quando si tratta del Dio di Israele.[12]
In ebraico un sostantivo assume la valenza di prima persona al possessivo singolare con l'aggiunta del suffisso "i" e possessivo plurale con l'aggiunta del suffisso "ai". Allo stesso tempo il suffisso possessivo plurale "ai" ed il suffisso plurale maschile "iym" possono formare il plurale maiestatico quando ci si riferisce al Dio di Abramo o ad un sovrano, simile al "noi" reale. Ad esempio, la parola ebraica per "proprietario" è "adon". Il proprietario di uno schiavo viene indicato come il suo "adon" (singolare), ma il proprietario di un animale come il suo "adoniym", plurale, anche se è una singola persona. Uno schiavo si riferiva al suo padrone come "adoni" (mio padrone), ma a più padroni con "adonai" (miei padroni). Tuttavia, quando si parla del Dio di Israele, gli umani usano il pronome plurale maiestatico possessivo plurale "Adonai" invece del possessivo singolare "Adoni", nonostante il Dio di Israele sia assolutamente singolare (cfr. Deuteronomio 6:4[13]).[14]
Di un unico sostenitore o distruttore si dice rispettivamente shada e shadad; per più sostenitori o distruttori si dovrebbe usare il plurale shadayim e shadadiym. Se ci si riferisce al proprio sostenitore o distruttore (possessivo singolare), entrambe le parole diventano shaddi, e se si fa riferimento ai propri sostenitori e distruttori (plurale possessivo), entrambe diventano shaddai. Poiché tutti gli epiteti che si riferiscono al Dio di Abramo in ebraico sono al plurale maiestatico, Dio viene indicato come "El Shaddai" (la forza che è il mio sostenitore e distruttore ultimo, plurale maiestatico) e non come El Shaddi (la forza che è il mio sostenitore e distruttore, singolare possessivo).[14]
Se questa teoria è corretta, allora il termine El Shaddai è un epiteto che allude agli aspetti primari del Dio abramico come l'Essere solitario che crea, sostiene, cambia e distrugge l'universo e tutto ciò che è in esso. È interessante notare che quando l'epiteto El Shaddai è accostato a YHWH (il nome proprio del Dio di Israele, derivato dalla radice "howa" - "esistere" o "venire in essere", col significato letterale "causa di tutta l'esistenza" o "colui la cui esistenza è assoluta "), insieme mostrano una correlazione sorprendente col concetto di Trimurti, la Divinità una e trina dell'Induismo, che comprende Brahman (la causa della realtà e dell'esistenza), Visnù (il creatore e sostenitore), e Shiva (colui che cambia e distrugge).[15]
Shaddai come toponimo
modificaShaddai era una città amorrea della tarda Età del bronzo sulle rive dell'Eufrate, nella Siria settentrionale. Il sito del tumulo archeologico si chiama Tel eth-Thadyen: "Thadyen" è la traduzione moderna in arabo dell'originale semitico occidentale "Shaddai". Si ipotizza quindi che El Shaddai sia il "Dio di Shaddai", associato per tradizione con Abramo, e che l'inclusione delle storie abramitiche nella Torah in qualche fase elaborativa della Bibbia potrebbe aver portato con esse questo nome settentrionale (cfr. Ipotesi documentale).
Shaddai nel Midrash
modificaEsiste una interpretazione midrashica di Shaddai come acronimo per "Guardiano delle Porte di Israele" (ebraico: שׁוֹמֶר דְלָתוֹת יִשְׂרָאֶל). Tale acronimo si ritrova comunemente scolpito o scritto sulla mezuzah, posta sugli stipiti delle case e di altre abitazioni.[16]
Un'altra opinione è che "El Shaddai" sia composto dal pronome relativo ebraico "she" (shin + la vocale segol) o, come in questo caso, "sha" (shin + la vocale patach seguita da una dagesh-sottopunto)[17] Il nome che contiene la dagesh è la parola ebraica dai che significa "abbastanza, sufficiente, sufficienza"[18] È la stessa usata durante l'Haggadah di Pesach, Dayeinu, che significa "sarebbe stato abbastanza per noi." La canzone "Dayeinu" celebra i vari miracoli che Dio fece per liberare gli ebrei dalla schiavitù d'Egitto.[19] Anche il Talmud lo spiega nello stesso modo, ma afferma che "Shaddai" sta per "Mi she'Amar Dai L'olamo" - "Colui che disse 'basta' al Suo mondo." Quando Dio stava creando il mondo, fermò il processo ad un certo punto, trattenendo la creazione dal raggiungere la sua piena completezza, e quindi il nome sottolinea la potenza di Dio, capace di farlo.[12]
Shaddai è spesso parafrasato nelle varie traduzioni bibliche con "onnipotente", sebbene sia solo un elemento interpretativo. Il nome si riferisce quindi all'interpretazione patriarcale pre-mosaica della divinità come "Dio che è sufficiente", cioè che soddisfa tutte le esigenze, e per derivazione "onnipotente". Può anche essere inteso come allusione alla singolarità della divinità, "El", in contrapposizione a "Elohim" (plurale), sufficiente o bastante per i primi patriarchi dell'ebraismo. A questo venne in seguito aggiunto il concetto mosaico del YHWH, a significare un Dio che è sufficiente in sé, cioè un Essere in quanto imprescindibile Essere eterno autodeterminante, per il quale non si possono applicare i limitanti nomi descrittivi. Questo potrebbe essere il senso della frase ebraica Ehyeh Asher Ehyeh (che si traduce approssimativamente come "Io sono colui che è" o "Io sarò ciò che sarò"), che è come Dio si descrive a Mosè in Esodo 3:13-15[20]. Questa frase può essere applicata al tetragramma biblico YHWH, che può essere inteso come un anagramma per i tre stati dell'essere: passato, presente e futuro, congiunti con la lettera ebraica congiuntiva vav.[14]
Traduzioni bibliche
modificaIl Septuaginta ed altre traduzioni iniziali rendono "El Shaddai" come "Dio onnipotente". Tuttavia, nel greco koinè della traduzione dei Settanta di Salmi 91:1[21],[22] "Shaddai" viene tradotto con "il Dio del cielo."[23]
"Dio onnipotente" (o semplicemente "Onnipotente") è la traduzione adottata dalla maggioranza delle versioni moderne in altre lingue, tra cui quella popolare in inglese della New International Version[24] e King James Version. I traduttori della versione cattolica New Jerusalem Bible (NJB), però, sostengono che il significato è incerto e tradurre "El Shaddai" con "Dio onnipotente" è impreciso. La NJB lascia "Shaddai" senza tradurlo,[25] annotando che il nome dovrebbe forse essere interpretato come "Dio della montagna" dalla parola accadica "shadu", o "Dio dei grandi deserti" dall'ebraico "sadeh" e secondo significato della parola accadica.[23]
Note
modifica(EN) El Shaddai, in Jewish Encyclopedia, New York, Funk & Wagnalls, 1901-1906.
- ^ Esodo 6:2,3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ "Lexicon :: Strong's H7706 - Shadday", su blueletterbible.org
- ^ Shin, The Assyirian Dictionary, Chicago Oriental Institute, 1989, vol. 17, p. 42
- ^ a b W.F. Albright, Yahweh and the Gods of Canaan (Jordan Lecture), Athlone Press, 1968. ISBN 978-0485174076
- ^ Stephen L Harris, Understanding the Bible, Mayfield, 1985.
- ^ Maire Byrne, The Names of God in Judaism, Christianity and Islam: A Basis for Interfaith Dialogue, Continuum, 2007, pp. 26-30. ISBN 978-1441153562
- ^ Genesi 28:3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Genesi 35:11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Genesi 49:25, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Harriet Lutzky, "Interpreting Three Religious Constructs", in Benjamin Beit-Hallahmi, Michael P. Carroll, Adolf Grünbaum, et al., Psychoanalysis and Theism: Critical Reflections on the Grünbaum Thesis, Jason Aronson, 2010, pp. 117-134.
- ^ "Lexicon :: Strong's H7703 - shadad" Archiviato il 13 maggio 2021 in Internet Archive., su blueletterbible.org
- ^ a b (EN) Yehuda Berg, The 72 Names of God: Technology for the Soul, Research Centre of Kabbalah, 2004, ISBN 978-1571891358.
- ^ Deuteronomio 6:4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ a b c "Shaddai and 'Elyon", su Jewish Encyclopedia.
- ^ Cfr. anche Louis Renou, L'induismo (trad. Luciana Meazza), Xenia, 1994, p. 34 e passim.
- ^ Neil Gillman, Way Into Encountering God In Judaism, Jewish Lights, 2004. ISBN 978-1580231992
- ^ A Beginner's Handbook to Biblical Hebrew di John Marks & Virgil Roger, Abingdon, 1978: "Relative Pronoun", p.60, par.45.
- ^ Ben Yehudah, Pocket English-Hebrew/Hebrew-English, Pocket Books, Simon & Schuster, 1964, p. 44.
- ^ Viene così interpretata dall'edizione Stone del Chumash (Torah) pubblicata dall'editore ortodosso Art Scroll, curaya da Rabbi Nosson Scherman/Rabbi Meir Zlotowitz, Brooklyn, New York: Mesorah Publications, 2ª ed. 1994, cfr. commentario Esodo 6:3, su laparola.net. p. 319.
- ^ Esodo 3:13-15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Salmi 91:1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
- ^ Si vedano le versioni parallele in italiano e inglese su Biblegateway: "Salmi 91:1; Psalm 91:1", che La Nuova Diodati rende: "Chi dimora nel riparo dell'Altissimo, riposa all'ombra dell‘Onnipotente."
- ^ a b New Jerusalem Bible Standard Edition, Londra, Dartman, Longman & Todd, 1985, pp. 35, 908, ISBN 0-232-51650-2.
- ^ Goodrick, Kohlenberger, The NIV Exhaustive Concordance, Londra, Hodder & Stoughton, 1990, p. 1631, ISBN 0-340-53777-9.
- ^ Cfr. per es. New Jerusalem Bible: Psalm 91:1 (EN)
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) El Shaddai, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.