Chiesa di San Filippo Neri (Torino)

edificio religioso di Torino

La chiesa di San Filippo Neri è un luogo di culto cattolico di Torino. Con i suoi 69 m di lunghezza e 37 di larghezza è l'edificio di culto più grande della città[1][2]. Sorge al centro di una zona di particolare interesse storico-artistico, all'incrocio di via Maria Vittoria con via Accademia delle Scienze; dista pochi passi dal "Collegio dei Nobili" (attuale sede del Museo Egizio), dal vicino Palazzo Carignano posto nell'omonima piazza, dalla centralissima via Roma e da piazza Castello.

Chiesa di San Filippo Neri
La facciata neoclassica della chiesa di San Filippo Neri a Torino.
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoVia Maria Vittoria, 5, 10123 Torino TO, Italie
Coordinate45°04′06″N 7°41′05″E / 45.068333°N 7.684722°E45.068333; 7.684722
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Filippo Neri
Arcidiocesi Torino
Stile architettonicoBarocco e neoclassico
Inizio costruzione1675
Completamento1730

«AEDES SACRA
ARCHITECTO PRINCIPE PHILIPPO JUVARA
A CONGREGATIONE ORATORII TAURINENSIS
DEO OPTIMO MAXIMO
SANCTIS EUSEBIO - PHILIPPO NERIO
DICATA»

Storia modifica

La Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri arrivò a Torino nel 1648 per iniziativa di Pietro Antonio Defera e nel 1651 vi entrarono Sebastiano Valfré e altri padri, residenti in una casa di borgo Po, che dal 1653 curarono la chiesa del Corpus Domini.[3] La Confederazione acquistò la parrocchia di Sant'Eusebio nel 1667, cedutagli dal marchese Gerolamo della Rovere.[4] Per volere del duca Carlo Emanuele II, con lo scopo di costruire una nuova chiesa e una nuova casa, nel 1675 venne affidato alla Confederazione un lotto inedificato tra il primo e il secondo ampliamento della città.[3] Questo isolato era accanto a quello destinato al Collegio dei Nobili dei Gesuiti e quello per Palazzo Carignano.

La Confederazione affidò il progetto per l'edificazione dell'intero isolato, e quindi della chiesa, all'architetto luganese Antonio Bettino[3][5][6], che concepì un progetto trionfante e maestoso caratterizzato da una grande cupola[6]. La costruzione della chiesa iniziò già nel 1675[5][7], ma tra fortune alterne e lunghe interruzioni si protrasse per oltre due secoli.

Progetti di Guarino Guarini per l'erigenda chiesa di San Filippo Neri in Torino (opus: Fayneau).
Prospetto e pianta superiore della facciata.
La navata, pianta.
La navata, facciata interna e sezione del tetto.

Nel 1679 il progetto venne brevemente affidato al celebre architetto Guarino Guarini[5], che propose una struttura a navata unica con tre volte ottagonali, racchiusa tra due absidi emicircolari, coperte da un unico tetto a due falde. Tuttavia, come si dirà meglio a breve, il progetto del Guarini rimase probabilmente solo sulla carta, né risulta un suo diretto coinvolgimento nel cantiere[3].

Le fondamenta furono completate nel 1687; agli inizi del '700 la copertura si presentava quasi ultimata e sovrastata da una grande cupola. L’altare maggiore venne realizzato tra il 1697 e il 1703 su progetto degli architetti Michelangelo Garove (1648-1713) e Melchiorre Galleani[7].

La chiesa, ormai in fase avanzata di completamento, subì un primo crollo a causa dei danni riportati durante l'assedio francese del 1706[6][7], evento in seguito al quale risultò gravemente danneggiato l'intero cantiere. Le cronache riportano poi che nel 1714, a seguito di un periodo di intense piogge[6], ma probabilmente anche a causa di seri problemi di stabilità dovuti a fondazioni inadeguate[7], la grande cupola crollò trascinando con sé buona parte delle murature[3][5][6]. La presenza della cupola in una fase costruttiva così avanzata lascia intendere che si era proceduti alla costruzione seguendo il progetto iniziale del Bettino, o forse seguendo un nuovo progetto con impianto a cupola centrale[3], ignorando del tutto o quasi la proposta avanzata dal Guarini.

Il progetto di ricostruzione della chiesa venne affidato al celebre architetto di corte Filippo Juvarra nel 1715[6][7]; tuttavia la sua elaborazione definitiva e l'inizio dei lavori si fecero attendere fino al 1730[7]. Il cantiere si arrestò di nuovo nel 1738[7] dopo la partenza di Juvarra per la Spagna[3], e venne riaperto solo nel 1771[7], quando i lavori furono affidati all'ingegnere Luigi Barberis (1725-1798)[7]. Nello stesso anno la chiesa, sebbene incompleta, fu finalmente aperta al culto[8].

Gli sconvolgimenti politici e sociali che seguirono la rivoluzione francese segnarono un nuovo arresto dei lavori di ricostruzione, che vennero ripresi solo dopo la Restaurazione, ad opera dell'architetto Giuseppe Maria Talucchi[3][6][7]. Quest'ultimo completò subito (1823-1824) gli interni della chiesa, sempre seguendo fedelmente le indicazioni progettuali dello Juvarra, poi nel 1834 ultimò la facciata di stile neoclassico[3]. Negli anni successivi (1844-1851) completò la sacrestia ed il restauro delle cappelle attigue all'altare maggiore; nel 1854 ripristinò la gradinata e la pavimentazione del pronao. Il frontone del pronao fu infine realizzato dall'ingegnere Ernesto Camusso nel 1891[3][7], anno che suggella formalmente la fine della lunga costruzione della chiesa.

Durante la Seconda guerra mondiale la chiesa fu interessata dai bombardamenti dell'incursione aerea del 13 luglio 1943; fortunatamente non si registrarono serie lesioni dell'edificio sacro, che riportò solo danni agli infissi ed ai tetti[9].

Descrizione modifica

Il complesso ecclesiastico è composto dalla chiesa, dall'Oratorio e dalla Casa dei Padri, ed è caratterizzato dall'imponente ed elegante facciata con pronao neoclassico.

Il progetto definitivo di Filippo Juvarra raccolse la chiesa attorno alla mirabile navata unica lunga ben 70 metri e chiusa da una ciclopica volta a botte, con la quale l'architetto aveva magistralmente raccordato il preesistente presbiterio sopravvissuto ai crolli e le cappelle laterali ellittiche[3]. Oltre che per la stupefacente lunghezza, il corpo centrale colpisce per i suoi 37 metri di larghezza; la colossale volta è inoltre scandita da sette luminosi finestroni a forma di conchiglia - tipico motivo ornamentale juvarriano - che si ripete anche in tutte le decorazioni e le suppellettili della chiesa.

 
Interno

Ai lati della navata si aprono le sei cappelle caratterizzate da cupole ellissoidali, troncate dalla parete perimetrale della navata. Degne di nota sono anche le colonne che le affiancano, in onice rosso di Busca. Il presbiterio è occupato dall'imponente altare maggiore, di chiara ispirazione barocca, eretto nel 1703 su commissione di Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano durante il primo cantiere, ed opera di Antonio Bertola, affiancato da sei colonne tortili che sostengono l'alzata in marmo e coronato da tre statue dello scultore luganese Carlo Francesco Plura (1677-1737), raffiguranti la Fede, la Speranza e la Carità. All'altare fu collocata nel 1708 la pala che vi si vede ancora oggi, raffigurante La Vergine, i beati Amedeo IX e Margherita di Savoia, santa Caterina, sant'Eusebio, san Giovanni Battista, commissionata a Carlo Maratta nel 1701 ma eseguita prevalentemente dai suoi collaboratori, Giuseppe Bartolomeo Chiari, Andrea Procaccini e Giuseppe Passeri.[10] A completamento dell'altare fu realizzato nel 1749 uno straordinario paliotto d’altare in diversi legni, avorio, tartaruga e madreperla, eseguito da Pietro Piffetti. Il paliotto rimase solo per un certo periodo all'altare poi in seguito, data la sua fragilità, era di solito conservato in un armadio nella sacrestia della chiesa e veniva montato sull’altare maggiore solo in occasione della Pasqua, della Pentecoste e nel giorno dell'anniversario della Dedicazione della Chiesa, a metà novembre. Oggi però, per la sua delicatezza e preziosità e quindi per la sua conservazione, il manufatto è custodito nel Museo Internazionale delle Arti Applicate collocato nell'attiguo convento.[11] Il pavimento del presbiterio, in marmo policromo, è stato disegnato dallo stesso Juvarra.

 
Altare maggiore

L'organo, posto in Cornu Evangelii a destra dell'altare e databile al 1831, è opera dei fratelli Serassi di Bergamo e fu ampliato da Carlo Vegezzi Bossi nei primi del Novecento. È stato restaurato dalla ditta Brondino Vegezzi Bossi nel 2002 e nel 2019 Marco Renolfi ha effettuato un intervento di manutenzione straordinaria. Dispone di 39 registri divisi su 2 tastiere di 61 tasti e pedaliera parallela di 27. La trasmissione è meccanica e la consolle si trova in tribuna. Le orchestre e i coretti, arricchiti da putti, sono opera di Stefano Maria Clemente, mentre i medaglioni sulla volta sono opera di Giovanni Battista Bernero.

In chiesa sono inoltre presenti nella chiesa dipinti del Caravoglia (Storie della Vergine) ed altre pale d'altare: una di Francesco Solimena al terzo altare sinistro con San Filippo Neri che adora la Vergine col Bambino affidandole la protezione di Torino, finanziata tra il 1722 e il 1723 dal banchiere Gabriele Bogetto. La pala presenta un moderno taglio obliquo tipicamente barocco, con una dinamica sovrapposizione di piani e uno spettacolare contrasto luministico. In basso è un'accurata veduta di Torino, forse realizzata con l'aiuto di una stampa piuttosto precisa nel riprodurre la veduta della città vista da sud-est.[12] Altre pale d'altare sono quelle di Francesco Trevisani (Martirio di San Lorenzo al primo altare sinistro), di Enrico Reffo (Madonna col Bambino e Santi al secondo altare sinistro), e del Milocco (quest'ultima nella sacrestia).[13]

Al livello ipogeo si può visitare la cripta cimiteriale risalente al Seicento e restaurata nel 2006, ove riposano i Padri fondatori, alcuni cittadini illustri dell'epoca e alcuni caduti nelle guerre napoleoniche. Al suo interno sono conservati anche i resti del beato Sebastiano Valfrè.

L'adiacente Oratorio fu opera del Tavigliano nel 1723, su disegni attribuibili a Filippo Juvarra e dal 2006 ospita la sede del Museo Internazionale di Arti Applicate Oggi (MIAAO). La chiesa dell'Oratorio ha sull'altare una Immacolata Concezione e san Filippo Neri di Sebastiano Conca, del 1726 - 1727 circa,[14] mentre i quattro quadri più piccoli, rappresentanti la Nascita di Maria Vergine, la Presentazione della stessa al tempio, lo Sposalizio e la Consolazione della Madonna, sono di Mattia Franceschini, allievo di Claude Beaumont.

Come il paliotto del Piffetti in passato, altri arredi vengono posti in chiesa in particolari occasioni liturgiche. Si tratta di:

  • un tappeto, dono del Duca d'Aosta, di oltre 100 metri quadrati posato nel periodo pasquale. Un tempo veniva utilizzato per coprire il presbiterio durante le celebrazioni solenni e i pontificati
  • un presepe realizzato alla fine Settecento dai fratelli dell'Oratorio formato da una trentina di statue in gesso e paglia con costumi tipici dell'epoca.

La chiesa nelle arti modifica

 
Mario Gabinio: "Torino - chiesa di San Filippo, pronao, vista interna col sole che filtra dalla cancellata". Stampa alla gelatina bromuro d'argento, 1932-1933.

Nella chiesa di San Filippo Neri è ambientata la vicenda principale del romanzo A che punto è la notte di Carlo Fruttero e Franco Lucentini (1979), da cui è stata tratta la miniserie televisiva omonima diretta da Nanni Loy, con Marcello Mastroianni.

La chiesa è stata ritratta numerose volte all'inizio del '900 dal fotografo torinese Mario Gabinio, che impiegò le sue strutture anche per trarne suggestivi studi di luce.

Note modifica

  1. ^ Roberto Dinucci, Guida di Torino, p. 98
  2. ^ Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, p. 120
  3. ^ a b c d e f g h i j k Carolina Cugusi, San Filippo Neri, su Edifici Sacri, 17 luglio 2020. URL consultato il 27 agosto 2020.
  4. ^ Bolgiani, Franco., Sergi, Giuseppe, 1946- e Comba, Rinaldo., Storia di Torino., IV, G. Einaudi, ©1997-©2002, p. 1141, ISBN 88-06-14258-5, OCLC 38312738. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  5. ^ a b c d Fulvio Di Sciullo, Dal Rinascimento al Barocco – 1.1 Antonio Bettino - StArt Gallery Chieri, su startgallerychieri.it, 25 luglio 2019. URL consultato il 28 marzo 2024.
  6. ^ a b c d e f g Torino Rete, Chiesa di San Filippo Neri: barocco e neoclassico, su Torino Rete, 28 ottobre 2022. URL consultato il 28 marzo 2024.
  7. ^ a b c d e f g h i j k MuseoTorino,Comune di Torino,Direzione Musei,Assessorato alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia, 21Style http://www.21-style.com, Chiesa di San Filippo Neri - MuseoTorino, su www.museotorino.it. URL consultato il 13 marzo 2024.
  8. ^ La Chiesa di San Filippo Neri a Torino, su Guida Torino, 27 novembre 2014. URL consultato il 27 agosto 2020.
  9. ^ Torino. Rivista mensile municipale. Anno XXV, n. 8, agosto 1949, Torino. Pag. 12., su www.museotorino.it. URL consultato il 22 marzo 2024.
  10. ^ Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, p. 121
  11. ^ Mario Epifani, Pietro Piffetti, Paliotto d’altare, in La fragilità della bellezza. Tiziano, Van Dyck, Twombly e altri 200 capolavori restaurati, XVIII edizione di Restituzioni. Tesori d'arte restaurati, catalogo di mostra, Milano, 2018, pagg. 659 - 668.
  12. ^ Massimiliano Caldera, Francesco Solimena, San Filippo Neri raccomanda la città di Torino alla Madonna con il Bambino, in La Fragilità e la Forza. Antonello da Messina, Bellini, Carpaccio, Giulio Romano, Boccioni, Manet, 200 capolavori restaurati, XIX edizione di Restituzioni. Tesori d'arte restaurati, catalogo di mostra, Milano, 2022, pagg. 766 - 779.
  13. ^ Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, pp. 121-122
  14. ^ Immacolata Concezione e Dio Padre con San Filippo Neri, su catalogo.beniculturali.it.

Bibliografia modifica

  • Giovanni Chevalley, Vicende costruttive della Chiesa di San Filippo Neri in Torino, in Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, XLIV, n. 1-4, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1942, ISSN 0391-6715 (WC · ACNP).
  • Henry A. Millon, L'altare maggiore della Chiesa di san Filippo Neri di Torino, in Bollettino della Società, XIV-XV, Torino, Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, 1960-1961.
  • Vera Comoli Mandracci, Le invenzioni di Filippo Juvarra per la chiesa di San Filippo Neri in Torino. Con notizie dei vari disegni e della redazione dell’opera, Torino, Albra Editrice, 1967.
  • Luciano Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino, Le Bouquiniste, 1968.
  • Giuseppe Dardanello, Altari piemontesi: prima e dopo l’arrivo di Juvarra, in Andreina Griseri, Giovanni Romano (a cura di), Filippo Juvarra a Torino. Nuovi progetti per la città, Torino, Cassa di Risparmio di Torino, 1989, pp. 154-222.
  • Cristina Cuneo, Progetti juvarriani per la Chiesa e l'Oratorio di San Filippo Neri, in Vera Comoli Mandracci (a cura di), Itinerari Juvarriani, Torino, Celid, 1995, pp. 51-68.
  • Roberto Dinucci, Guida di Torino, Torino, Edizioni D'Aponte
  • Marziano Bernardi, Torino – Storia e arte, Torino, Ed. Fratelli Pozzo, 1975

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica