Muro di Gorizia

tratto del confine italo-jugoslavo

Con l'espressione Muro di Gorizia (in sloveno Goriški zid) è stata indicata dalla stampa[1][2] una recinzione costituita da una base in calcestruzzo larga 50 centimetri sormontato da una ringhiera di un metro e mezzo[3] costruita nel 1947 e collocata lungo il confine italo-jugoslavo[4] passante all'interno della città di Gorizia.

Muro di Gorizia
La pavimentazione di piazza della Transalpina rifatta con l'indicazione della linea di confine.
Localizzazione
StatoBandiera della Jugoslavia JugoslaviaBandiera dell'Italia Italia
Stato attualeBandiera della Slovenia SloveniaBandiera dell'Italia Italia
CittàGoriziaNova Gorica
Informazioni generali
Tipolinea fortificata
Altezza2,0 m
Materialecemento armato e cancellata
Condizione attualein gran parte demolito
Visitabile
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Il muro separava l'abitato goriziano rimasto italiano, dai quartieri periferici e dalla stazione ferroviaria della ferrovia Transalpina, che furono annessi al termine della Seconda guerra mondiale alla Jugoslavia.

Nel 2004, a seguito dell'ingresso della Slovenia nell'Unione europea, ne è stata smantellata la porzione che divideva in due piazza della Transalpina.

La città di Nova Gorica sorse successivamente alla separazione, allo scopo di ridare un baricentro amministrativo all'area territoriale circostante annessa alla Jugoslavia, in quanto veniva a mancare il ruolo naturale che era stato svolto dalla città di Gorizia, rimasta in territorio italiano. Simbolicamente si contrapponevano i progressi del mondo socialista a quello capitalista e la piazza della Transalpina divenne uno dei simboli della separazione politico-ideologica tra l'Europa occidentale e quella orientale durante gli anni della Guerra fredda.[5][6][7] Il muro viene paragonato a quello di Berlino, poiché divideva in due una città.[8]

Storia modifica

 
Divisione dell'Europa nel 1947, al momento della costruzione del muro di confine.

La cortina di ferro modifica

Nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, il muro rappresentò un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia.

Negli anni ci furono molti momenti di alta tensione, come ad esempio nell'ottobre e novembre del 1953. In tale periodo, in seguito al protrarsi della questione triestina e di fronte al timore che Tito sfruttasse un comizio indetto a Okroglica, a pochi chilometri dal confine goriziano, a cui avrebbero partecipato 250 000 ex partigiani, per annettersi militarmente la zona B del TLT, Pella inviò infatti l'esercito italiano al confine.[9][10]

L'area di libero transito modifica

 
Parte di piazza della Transalpina, vista dal lato italiano nel 2010. Si nota la parte di muro rimasta in piedi ai bordi della piazza.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Piazza della Transalpina.

La piazza della Transalpina[11] prende il suo nome dalla linea ferroviaria di cui fa parte la stazione. Questo tratto venne inaugurato dall'arciduca Francesco Ferdinando nel 1906 e collega Trieste con Jesenice per poi addentrarsi nell'Europa centrale. Oggi l'intera piazza è stata ristrutturata in modo da formare un unico spazio pubblico dove è permessa la libera circolazione dei pedoni. In luogo della parte centrale del muro, c'è un mosaico circolare e il confine di stato, rimossa la barriera fisica del muro, è ora indicato da una linea di mattonelle di pietra sulla pavimentazione.

 
Dettaglio di opera musiva ad un'estremità della parte di muro rimasta.

Il 22 novembre 1989 il muro fu oggetto di una manifestazione organizzata da Gianfranco Fini, allora segretario del MSI, che si recò a Gorizia assieme ad una cinquantina di simpatizzanti e deputati missini, muniti di picconi con l'intenzione manifesta di demolire il muro goriziano, dopo la caduta di quello di Berlino. I manifestanti furono bloccati, dopo una breve colluttazione, dai Carabinieri e dal II reparto Celere di Padova schierati ad impedire la distruzione del muretto[12].

 
Vittorio Brancati (ex sindaco di Gorizia), Mirko Brulc (ex sindaco di Nova Gorica), Romano Prodi e Dragan Valencic (sindaco di San Pietro-Vertoiba), nel 2010 in piazza della Transalpina, alla commemorazione della caduta del muro di Gorizia del 2004.

Fino al 22 dicembre 2007 la libera circolazione era possibile solo all'interno della piazza; con l'ingresso della Slovenia nell'area di sicurezza definita dagli accordi di Schengen, il confine è stato eliminato del tutto. Fino al 22 dicembre 2007 infatti, per accedere legalmente al territorio sloveno o a quello italiano, era necessario esibire i documenti ai valichi di frontiera, dove erano presenti e attivi i presidi della pubblica sicurezza italiana e della polizia slovena. A partire dal 2006 tuttavia, la polizia slovena effettuava il servizio regolare solo presso i valichi internazionali di 1ª categoria (Casa Rossa e Sant'Andrea), mentre in quelli secondari (Salcano, San Pietro e Merna) la sua presenza era solo saltuaria.

Negli ultimi anni la piazza è stata luogo di ritrovo per varie manifestazioni ed eventi sportivi transfrontalieri.

 
La recinzione collocata in Piazza della Transalpina durante la pandemia di Covid-19 (maggio 2020) per impedire il superamento della frontiera italo-slovena

Nel maggio 2020, durante la pandemia di Covid-19, nel quadro delle misure atte a rallentare la diffusione del contagio, la piazza della Transalpina è stata nuovamente divisa da una rete metallica in corrispondenza del confine italo-sloveno, per impedire il passaggio di frontiera: questo ha ricordato a molti cittadini di Gorizia e Nova Gorica i tempi tra il 1947 e il 2004 in cui i due paesi erano divisi da una recinzione.

La stella rossa modifica

Nella memoria dei goriziani uno dei simboli più evidenti della Guerra fredda fu la Stella Rossa collocata sul frontone del palazzo della stazione, accompagnata dalla scritta in sloveno "Mi gradimo socializem" ("Noi costruiamo il socialismo"). A seguito dell'indipendenza slovena (1991), venne dapprima addobbata come una stella cometa in occasione del Natale e, successivamente, rimossa. Oggi è conservata all'interno della stazione.[6][7]

Note modifica

  1. ^ Fabbri, p. 150.
  2. ^ Torre, p. 20.
  3. ^ (EN) The last wall dividing East and West comes down, in The Independent, 13 febbraio 2004. URL consultato il 16 settembre 2014.
  4. ^ Trattato di pace tra Italia ed Alleati, articolo 6, su instoria.it, 10 febbraio 1946. URL consultato il 19 settembre 2014.
  5. ^ Cade l'ultimo muro d'Europa, in TGCOM, 12 febbraio 2004. URL consultato il 20 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2014).
  6. ^ a b Luoghi e memorie - Transalpina, su aestovest.osservatoriobalcani.org, www.osservatoriobalcani.org. URL consultato il 16 settembre 2014.
  7. ^ a b Piazza Transalpina, su letsgo.gorizia.it, www.letsgo.gorizia.it. URL consultato il 16 settembre 2014.
  8. ^ In maniera per certi versi inopportuna: Gorizia ebbe il confine all'estrema periferia orientale, poche case agricole e qualche villa di campagna rimase oltreconfine. Perse tuttavia oltre il 60% del territorio comunale e più del 90% di quello provinciale.
  9. ^ Federico Tenca Montini, L’Italia vista dalla Jugoslavia (1945-1954), in Qualestoria. Rivista di storia contemporanea., n. 1, Edizioni Università di Trieste, giugno 2022, pp. 97-98, DOI:10.13137/0393-6082/33939.
  10. ^ Michele Pigliucci, Gli ultimi martiri del Risorgimento. Gli incidenti per Trieste italiana del novembre 1953 (PDF), Edizioni Mosetti, p. 12, ISBN 978-88-9026-741-3.
  11. ^ La parte della piazza in territorio sloveno si chiama Evropski Trg, ovvero "piazza Europa".
  12. ^ Lusenti, p. 24.

Bibliografia modifica

Collegamenti esterni modifica