Territorio occupato
La locuzione territori occupati viene specificatamente utilizzata nel diritto internazionale, per definire uno o più territori di uno Stato sovrano occupati militarmente da altri Stati.
StoriaModifica
In conformità con l'articolo 42 della Laws and Customs of War on Land (Quarta Convenzione dell'Aja del 18 ottobre 1907) è considerato territorio occupato un terreno che è effettivamente posto sotto l'autorità di un esercito ostile. L'occupazione si estende solo al territorio in cui tale autorità è stata stabilita e può essere esercitata.
Il patto Kellogg-Briand del 1928 ha stabilito che la minaccia e l'utilizzo di forze militari contravvengano il diritto internazionale, e allo stesso modo che le acquisizioni territoriali che ne risultano siano illegali. Sebbene quel patto non sia stato universalmente sottoscritto, e sia stato in verità infranto anche dai suoi firmatari, la Carta delle Nazioni Unite redatta a San Francisco nel 1945, alla quale aderiscono quasi tutte le nazioni, contiene propositi simili.
Esempi storiciModifica
Esempi storici di territori occupati sono:
- la Germania e il Giappone dopo la Seconda guerra mondiale;
- l'Estonia, la Lettonia e la Lituania da parte dell'Unione Sovietica dal 1940 al 1941 e dal 1944 alla proclamazione dell'indipendenza nei primi anni novanta;
- l'Estonia, la Lettonia e la Lituania da parte della Germania dal 1941 al 1944;
- l'Italia, con parti variabili del territorio nazionale, da parte degli Stati Uniti dal 1943 al 1945[1];
- la Cambogia dal Vietnam, dal 1979 fino al 1989;
- l'Iraq dopo l'invasione del 2003 da parte degli Stati Uniti e forze alleate una volta rimosso il governo di Saddam Hussein dal potere.
Esempi contemporaneiModifica
Esempi attuali di territori occupati sono:
- In seguito al Conflitto israelo-palestinese: la Cisgiordania, le alture del Golan (Siria) e le fattorie di Sheb'a (Libano). Queste ultime confinano con le alture del Golan e in genere confuse con esse benché in precedenza appartenenti al Libano e non alla Siria. I primi 2 territori sono stati occupati da Israele dopo l'attacco subìto nel 1967, mentre le fattorie di Sheb'a sono rimaste sotto controllo dopo il ritiro israeliano dal Libano nel 2000;
- La porzione meridionale delle isole Curili occupate dalla Russia dopo la resa del Giappone che le rivendica. La Russia vi ha installato basi navali (come già in precedenza aveva fatto il Giappone, da qui è partito l'attacco a Pearl Harbor);
- L'autoproclamata repubblica di Cipro del Nord (1/3 dell'isola circa) e l'Armenia storica (occupata dalla Turchia contro il Trattato di Sèvres), la parte del Nagorno Karabakh ancora occupata dall'Azerbaigian (che storicamente è sempre stata a maggioranza Armena). Inoltre Armenia e Azerbaigian durante la guerra del Nagorno Karabakh hanno occupato le rispettive enclavi;
- Le autoproclamate repubbliche filo russe: Transnistria (in Moldavia), Abcasia e Ossezia del Sud (in Georgia), Crimea e Donbass (in Ucraina);
- la città di Olivenza assegnata dal Congresso di Vienna (1815) al Portogallo e tenuta dalla Spagna;
- casi simili sono poi indicati dall'ONU nella lista dei territori non autonomi.
In conclusione la Russia è il paese con più stati territori/repubbliche, inoltre va segnalata la revisione dei confini tra le attuali Estonia e Russia ai tempi dell'Urss.
Un caso controverso: l'enclave russa di KaliningradModifica
Kaliningrad è un caso controverso in quanto parte settentrionale della Prussia Orientale e comprendente il principale porto e città della zona Königsberg è ora circondata dall'area di Schengen e il suo territorio non è rivendicato dalla Germania (a cui in precedenza apparteneva), ma nemmeno dai paesi confinanti (Polonia e Lituania). Alla Polonia è stata assegnata la porzione meridionale della Prussia orientale, mentre la Lituania non ha preso parte alla spartizione dell'ex territorio tedesco il tutto a vantaggio dell'Unione Sovietica e quindi all'attuale Russia.[senza fonte]
I territori palestinesiModifica
Nel luglio 2004 la Corte internazionale di giustizia ha definito occupati da Israele i territori palestinesi invasi (compresa Gerusalemme est) durante la guerra dei sei giorni del 1967.
Nel febbraio 2011 le Nazioni Unite promossero una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani appoggiata da 122 nazioni. Il 17 febbraio il presidente Barack Obama telefonò al presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas per esortarlo a bloccare tale risoluzione.[2] I territori palestinesi occupati o contesi oggi sono Gerusalemme Est e parte della Cisgiordania. La Striscia di Gaza è stata evacuata dai coloni israeliani, in parte anche con la forza nel 2005, ma i paesi confinanti (Egitto a sud e Israele a Nord ed Est) attuano un notevole controllo sull'attraversamento delle relative frontiere e sulle acque di mare antistanti. Il controllo dei beni in entrata è volto ad evitare l'ingresso di materiali quali armi, razzi e altresì cemento e ferro per evitare la costruzione di bunker da parte di Hamas.
NoteModifica
- ^ Il Sud nell'autunno del 1943, il Centro variabilmente nel corso del 1944, il Nord dal 25 aprile al 31 dicembre 1945. L'unica zona che volutamente non fu mai occupata per motivi di diritto e politica internazionale fu il Salento, sede del governo del Regno del Sud.
- ^ Bullying the Palestinians Al Jazeera, 18 febbraio 2011