Chitarra alla Spagnola
Ricostruzione di una chitarra alla spagnola
Informazioni generali
OrigineSpagna
InvenzioneFine XV secolo
Uso
Musica barocca
Musica medievale
Musica galante e classica
Musica rinascimentale
Estensione
Chitarra alla Spagnola – estensione dello strumento
Genealogia
 AntecedentiDiscendenti 
Vihuela, LiutoChitarra battente
Ascolto
(info file)

La chitarra alla spagnola è stata la principale tipologia di chitarra in uso in Italia tra la fine del XV secolo e per tutto il XVI secolo.

È stata pensata e realizzata appositamente per il rasgueado la tecnica d'esecuzione che l'ha resa famosa. Ad oggi l'utilizzo di questa tipologia di chitarra è molto raro, fattore dovuto agli scarsi esemplari pervenutici e ormai non più costruiti. I suoi repertori e tecniche esecutive vengono ancora eseguite ma sulla più tradizionale, conosciuta e diffusa chitarra classica.[1]

 
La Vihuela de mano (in basso a sinistra) a confronto

La chitarra alla spagnola deriva dalla vihuela de mano, uno strumento inventato a Valencia nel XV secolo.[2] Appartenente alla famiglia dei liuti, essa si differenzia da questi ultimi in quanto armata di quattro coppie di corde e caratterizzata da un corpo stretto, un dorso piatto, un lungo manico a dieci tasti, una paletta retroflessa con otto piroli posteriori, un foro di risonanza, una tavola armonica e un fondo leggermente bombato.[2][3] Essa poteva venire suonata pizzicando le corde o con un plettro (nel qual caso veniva denominata vihuela de peñola), o con le dita delle mani (denominata vihuela de mano), o anche con un archetto (denominata vihuela de arco). Sul finire del XV secolo i suonatori di vihuela de mano iniziarono a desiderare di voler suonare delle sezioni musicali polifoniche autonome sullo strumento. Sarà così che il metodo esecutivo del pizzicato (punteado in spagnolo, plucking in inglese) divenne predominante.[3] Con la pubblicazione di una raccolta di intavolature per vihuela intitolata: "Orphenica Lyra", di Miguel de Fuenllana, a Siviglia nel 1554 dall'editore Martin de Montesdoca, alla viola da mano a quattro coppie si accostò per la prima volta il termine ‘chitarra’. L’opera di Fuenllana conteneva infatti "nine pieces for a ‘vihuela de cinco ordenes’, followed by nine pieces for the four-course guitarra".[3]

Testimonianze iconografiche coeve

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Trittico Agliardi: a sinistra, Alessandro Agliardi imbraccia una chitarra alla spagnola di manifattura veneziana, opera del liutaio Giorgio Sellas.

Testimonianze della diffusione della chitarra in ambito sacro e profano provengono dai dipinti di Evaristo Baschenis (1617-1677), uno dei più importanti pittori di strumenti musicali del XVII secolo. Nel suo Trittico Agliardi (1665) il pittore rappresenta gli strumenti con estremo realismo.[4] Fra gli strumenti raffigurati dal Baschenis, presenta particolare interesse la chitarra di manifattura veneziana imbracciata da Alessandro Agliardi, il secondo fra i fratelli Agliardi (Ottavio e Bonifacio). La chitarra raffigurata in quella tela è opera di Giorgio Sellas . Insieme al fratello Matteo, specializzato nella costruzione di liuti, i fratelli Sellas, attivi a Venezia, rappresentano la punta più alta della liuteria italiana della prima metà del XVII secolo.[4]

La diffusione dello strumento

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Stemma della famiglia Borgia
 
Stemma della corona d'Aragona

La nascente guitarra si consolidò dapprima in Spagna e, successivamente, grazie alla presenza di rotte commerciali mediterranee fra la penisola italiana e quella iberica, e all’attività dei Borgia presso lo Stato della Chiesa e degli Aragonesi presso il Regno di Napoli, arrivò e attecchì anche in Italia.[2] La presenza dello strumento presso le corti italiane più importanti: Napoli, Roma, Mantova, Ferrara e Urbino fu segnalata dagli ultimi due decenni del XV e i primi tre decenni del XVI secolo.[2] La diffusione dello strumento al di fuori dell’Italia centro-meridionale avvenne grazie alla partenza e all’invio di chitarristi/compositori/insegnanti alla ricerca di committenza presso le corti dell’Italia settentrionale. Ad oggi, non ci è pervenuto nessun esemplare di chitarre a quattro coppie di corde.[1]

«…al tempo di Baschenis, in una qualunque corte della penisola italica, l’anno comprendeva tra 100 e i 140 giorni di festività, ovvero si saltava un giorno su tre; ed erano feste di ogni specie che rendevano possibile una vera impronta della musica sulla sensibilità pubblica.»

È all’interno di questo contesto socioculturale che per tutto il XVII secolo la chitarra ebbe possibilità di disseminarsi.[4] Di pari passo, si svilupparono altri fattori favorevoli alla sua diffusione, alla sua mutazione e affermazione in coerenza con il cambiamento del gusto e degli stili esecutivi di chi suonava. Fra i fattori più rilevanti vanno ricordati il suo impiego nell’accompagnamento delle danze, nella realizzazione del basso continuo, e la nascita della monodia accompagnata.[1] Ulteriore aspetto non meno importante fu l’iniziazione di un numero di volta in volta più grande di dilettanti allo strumento.[1] L’ascesa della moda della chitarra alla spagnola favorì il progressivo declino della precedente vihuela de mano. All’epoca, le occasioni generali di consumo musicale potevano essere pubbliche o private. La musica religiosa veniva praticata principalmente attorno ai monasteri e ai centri liturgici delle città. La musica profana, invece, si sviluppava quotidianamente nelle dimore private e nelle adunanze pubbliche.[4] Fino alla metà del XVII secolo la disseminazione della tipologia di chitarra alla spagnola fu predominante. Tant’è che a un certo punto per indicarla si smise di usare l’appellativo ‘alla spagnola’ e si iniziò a usare semplicemente il termine ‘barocca’. Più tardi invece, a partire dalla seconda metà del XVII secolo, affievolita la moda della chitarra ‘alla spagnola’, numerosissimi furono gli esemplari trasformati in chitarra battente.[1]

Caratteristiche organologiche

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Morfologia standard della chitarra

Lo strumento presentava una tavola armonica piatta, con un ponte incollato sulla parte più bassa, sul quale erano legate le corde. Sempre sulla tavola era presente il foro di risonanza, detto rosetta, che poteva essere o intagliato o formato da un cono tridimensionale in legno e pergamena. Lo strumento era caratterizzato da un dorso talvolta piatto, talvolta bombato costruito con doghe, e un manico lungo, nel quale venivano legati generalmente dai dieci ai dodici tasti di minugia. I tasti mobili potevano essere spostati, aggiunti o tolti a seconda del temperamento che si vuol utilizzare. Il manico terminava con una paletta leggermente retroflessa. Su quest’ultima erano infissi posteriormente i piroli, sui quali venivano allacciate le quattro coppie di corde e il primo ordine singolo (9 corde totali). La lunghezza delle corde della chitarra variava dai 63 ai 70 cm.[1] Le corde utilizzate erano in budello animale. In questa tipologia di strumento esse erano vincolate fra il ponte e i piroli infissi sulla paletta. Un ulteriore fattore caratteristico di questo strumento erano le sue ricche decorazioni, che potevano venir realizzate con materiali preziosi come l’ebano, l’avorio, il madreperla e la tartaruga.[1] L’utilizzo di materie prime così pregiate nella costruzione di questi strumenti ne ha garantito la sopravvivenza nel corso del tempo. La maggior parte dei liutai dediti alla costruzione di questi strumenti era di origine tedesca, ma residenti e attivi in Italia. Fra questi si ricordano a Venezia i fratelli Matteo e Giorgio Sellas e Christophe Cocho; a Milano Giovanni Smit; a Genova Giorgio Jungmann; a Roma Magno Graill e Giacomo Ertel; ad Ancona Giovanni Tessler, e a Napoli Jacobus Stadler.[1]

L'accordatura

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Nel 1555 Juan Bermudo pubblicò il trattato "Declaracíon de instrumentos musicales".[5] In questo erano contenuti i criteri di accordatura della viola, guitarra a cinque coppie di corde:[3]

«Le due possibili accordature che fornisce sono 5ª – 4ª – b3ª [terza minore] – 3 e 4ª – 4ª – 3ª – 4ª, quest'ultima uguale a quella utilizzata nel liuto»

Quest’ultima tipologia di rapporti intervallari, 4ª – 4ª – 3ª – 4ª, si affermò come accordatura standard per lo strumento. Nella chitarra alla spagnola le quattro coppie di corde e il primo ordine singolo venivano accordati in modo tale da raggiungere fra loro degli intervalli ben precisi. La tensione del quinto ordine di corde andava regolata in modo da corrispondere ad un determinato diapason, calcolato in relazione alla lunghezza della corda vibrante e alla grandezza dello strumento. Da questo, il quarto ordine era tirato a una distanza intervallare di quarta giusta; il terzo alla distanza di quarta giusta dal quarto; il secondo a distanza di terza maggiore dal terzo; e infine il primo, singolo, alla distanza di una quarta giusta dal secondo. In questo modo si otteneva l’accordatura standard ancora oggi in uso: La – Re – Sol – Si – Mi. L’accordatura del quarto e quinto ordine talvolta poteva essere differente. Infatti, o entrambe le corde di ogni ordine venivano accordate fra loro all’unisono, andando così a costituire il registro basso dello strumento oppure, al contrario, venivano accordate fra loro a distanza di ottava. Quest’ultima accordatura veniva chiamata ‘rientrante’, ossia priva di bassi,[1] ed era adottata nella chitarra battente.

Prassi esecutiva

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Il movimento della mano nello strumming

La chitarra alla spagnola fu uno strumento essenzialmente armonico. Questo significa che, a differenza del liuto e della vihuela de mano, per sfruttare le peculiarità timbriche che la caratterizzavano, doveva essere suonata ad accordi pieni.[6][7] Questi, secondo una determinata diteggiatura della mano sinistra sul manico della chitarra, venivano fatti risuonare dalla mano destra, che colpiva le corde nei pressi del foro di risonanza. Il colpo poteva avvenire o verso il basso o verso l’alto e in maniere differenti: a mano piena, o secondo una differente progressione d’apertura delle dita della mano. Questo metodo esecutivo prese il nome di stile battente, o battuto, in spagnolo rasguedo.[8]

Sistema notazionale

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Alfabeto realizzato da Francesco Corbetta inserito in una delle sue pubblicazioni per la chitarra alla spagnola.
Esempio di rasguedo

Nelle pubblicazioni per chitarra alla spagnola gli accordi che potevano essere eseguiti venivano illustrati in una tavola, posta generalmente all’inizio di ogni raccolta, denominata alfabeto. Essa era una sorta di intavolatura che rappresentava visivamente il manico della chitarra, in cui ogni ordine veniva rappresentato da una linea orizzontale. Esistono due tipologie di impostazione per la rappresentazione degli coppie di corde in intavolatura: ‘alla spagnola’ in cui la linea più alta dell’intavolatura rappresentava l’ordine di corde superiore nella chitarra, e quella ‘all’italiana’ in cui la linea più alta dell’intavolatura rappresentava il cantino, la prima corda della chitarra dal basso.[9] In queste linee orizzontali, attraverso l’utilizzo di numeri arabi, venivano indicati i tasti su cui le dita della mano sinistra avrebbero dovuto premere la corda. L’indicazione del tasto poteva avvenire anche attraverso l’utilizzo di lettere, come nell’intavolatura ‘tedesca’ o ‘francese’.[9] Gli esecutori delle composizioni per la chitarra alla spagnola avrebbero trovato, al di sopra delle battute di ogni composizione, tali lettere. Alcune di queste potevano anche indicare due diteggiature affini. Infatti, la stessa lettera poteva essere scritta sia in maiuscolo che in minuscolo. Tale affinità consisteva o nella differente natura dello stesso accordo (maggiore o minore) o in una stessa diteggiatura ma spostata in avanti o indietro (solitamente di due tasti) a seconda del carattere maiuscolo o minuscolo della stessa lettera di riferimento. Le prime pubblicazioni per chitarra alla spagnola a includere l’alfabeto vennero prodotte in Spagna dal 1599: il "Cancionero de Mateo Bezón e il Libro de cartas y romances espanoles del Illustrissima Senora Duchessa di Traetta".[10] Risale invece al 1606, in Italia, la prima intavolatura con notazione alfabetica per l’esecuzione degli accordi nella chitarra: "Nuova inventione di intavolatura, per sonare li balletti Sopra la Chitarra Spagnuola, senza numeri, e note; per mezzo della quale da se stesso ogn’uno senza Maestro potrà imparare, di Girolamo Montesardo, pubblicato a Firenze da Cristofano Marescotti nel 1606".

Elenco di alcune pubblicazioni musicali per chitarra alla spagnola

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L’editoria musicale italiana nel corso del XVII secolo fu un settore culturale molto vitale. Milano, Roma, Venezia, Firenze e Napoli furono i centri più importanti e prolifici per l’editoria musicale. Solamente fra 1600 e 1630 vennero pubblicate a Milano circa centocinquanta raccolte musicali.[11] Di queste, 111 pubblicazioni erano di musica vocale sacra, 22 di musica vocale profana e 17 di musica strumentale. Le intavolature di chitarra alla spagnola rientrarono nell’insieme delle pubblicazioni di musica strumentale. Di queste, 10 riguardavano il genere strumentale all’epoca più diffuso: la canzone strumentale. Le rimanenti 7 erano intavolature per la chitarra alla spagnola. Le pubblicazioni per questo strumento perdurarono per tutto il XVII secolo e non solamente a Milano.[12][13] Si ebbero infatti rispettivamente: 10 pubblicazioni a Roma, 3 a Firenze, una a Napoli e 10 a Milano. È tuttavia nel corso della prima metà del secolo che vide la luce la maggior parte di queste raccolte. Si ebbero infatti 20 pubblicazioni entro la prima metà del secolo. Minore la quantità nella seconda metà con sole 4 pubblicazioni.[1]

Di seguito un elenco di alcune fra le numerose pubblicazioni per chitarra alla spagnola messe alle stampe durante il XVII secolo:[11]

Data Editore Compositore Titolo Luogo
1606 Cristofano Marescotti Girolamo Montesardo Nuova inventione d'intavolatura per suonare li balletti sopra la chitarra alla spagnola Firenze
1616 Filippo Lomazzo Benedetto Sanseverino El segundo libro de los ayres, villançicos, y cancioncillas a la española, y italiana al uso moderno a dos, y tres bozes. Para cantar, y tañer en las ghitarras Milano
1619 Er. G.B. Colonna Giovanni Ambrosio Colonna Intavolatura di Chitarra alla spagnuola: dove si contengono Passacalli, Follie et altre arie alla spagnuola: Pass’e mezzi, Gagliarde, Corrente, et altre arie diverse all'italiana, con facilita passeggiate, et concertate per sonare a due, et tre Chitarre... Milano
1619 Robletti Giovanni Girolamo Kapsberger Libro secondo di villanelle a 1. 2. & 3. voci con alfabeto per la chitarra spagnola Roma
1620 Filippo Lomazzo Benedetto Sanseverino Intavolatura facile… per la chitarra alla spagnuola Milano
1620 Er. G.B. Colonna Giovanni Ambrosio Colonna Il Secondo Libro d'intavolatura di Chitarra alla spagnuola Milano
1622 Filippo Lomazzo Benedetto Sanseverino Il primo libro d’intavolatura Per la Chitarra alla Spagnuola. De Passacalli, Ciaccone, Saravande, Spagnuolette, Folie, Pauaniglie, Paʃs’e mezzi, Correnti, Et altre varie ʃuonate. Di Benedetto Sanseverino. Di nuouo riʃtampato, con aggionta d’alcune Canzonette dal Iʃteʃʃo Autore per cantare in detto ʃtromento. Opera Terza. Milano
1623 Er. G.B. Colonna Giovanni Ambrosio Colonna Il terzo libro de intavolature di chitarra alla spagnuola Milano
1627 Er. G.B. Colonna Giovanni Ambrosio Colonna Intavolatura di chitarra alla spagnola del primo, secondo, terzo e quarto libro … con una scielta di canzonette a voce sola de’ più illustri musici di Roma Milano
1627 Facciotti Pietro Milioni Prima scielta di villanelle Roma
1627 Facciotti Pietro Milioni Prima impressione del quinto libro d'intavolatura di chitarra alla spagnola Roma
1627 Facciotti Pietro Milioni Seconda impressione del quarto libro d'intavolatura di chitarra spagnola Roma
1635 Manzolino & Roveda Pietro Milioni Corona del primo, secondo e terzo libro d'intavolatura Roma
1637 Gariboldi Giovanni Ambrosio Colonna Intavolatura di chitarra spagnuola del primo, secondo, terzo e quarto libro Milano
1640 Massi & Landi Antonio Carbonchi Sonate di chitarra spagnola Firenze
1643 Sabatini Antonio Carbonchi Le dodici chitarre spostate Firenze
1643 Bianchi Francesco Corbetta Varii capricii per la ghittara spagnuola Milano
1646 s.n. Ferdinando Valdambrini Libro primo d'intavolatura di chitarra Roma
1648 Catalani s.n. Il primo libro d'intavolatura della chitarra spagnola Roma
1650 Lodovico Monza G.B. Abatessa Ghirlanda di varii fiori, overo Intavolatura de ghitarra spagnuola. Dove che da se stesso ciascuno potrà imparare con grandissima facilità e brevità Milano
1660 Moneta Tommaso Marchetti Il primo libro d'intavolatura della chitarra spagnola Roma
1660 G.F. Paci Foriano Pico Nuova scelta di sonate per la chitarra spagnola Napoli
1661 Er. Mancini Pietro Milioni Nuova corona d'intavolatura Roma
1677 Moneta Giovanni Pietro Ricci Scuola d'intavolatura Roma

Discografia

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  • Gianfranco Preiti e Antonello Ricci, Tracce, 1987, Sudnord Records
  • Cataldo Perri, Rotte Saracene, 1992, Raitrade
  • Antonello Ricci, Xicro, 2000, CNI-Ludos
  • Marcello Vitale, Chitarra battente, 2003, Rai Trade
  • Valentino Santagati e Anna Cinzia Villani, A catarra do vinu, i suonatori di chitarra battente nelle serre calabresi, 2005, Udine, Nota
  • Cataldo Perri, Bastimenti, 2009, Squilibri
  • Francesco Loccisano, Battente Italiana, 2010, RaRa
  • Francesco Loccisano, Marcello De Carolis, Venti, 2010, Italysona
  • Castalia, Gianfranco Preiti, Antonello Ricci, Il sangue e la spina, 2011, VDM Records
  • Cataldo Perri, Guellare, 2012, Rewind
  • Francesco Loccisano, Mastrìa, 2013, CNI Records
  • Francesco Loccisano, Solstizio, 2017, Associazione Culturale Battente Italiana
  • Cordaminazioni (Luca Fabrizio e Marcello De Carolis), Cordaminazioni, 2017
  • Alberto Gilardino, Albero solitario, 2018, composizione dedicata al duo lucano 'Cordaminazioni' (Luca Fabrizio e Marcello De Carolis)
  • Marcello De Carolis, The eclectic beating - Contemporary music for Chitarra Battente, 2021, Da Vinci Classics
  1. ^ a b c d e f g h i j Carlo Alberto Carutti, Passioni di un collezionista: dai liuti ai violini, Torino, Il Salabue, 2011.
  2. ^ a b c d Hiroyuki Minamino, The Spanish plucked viola in Renaissance Italy, 1480-1530, in Early Music, XXXII, n. 2, Oxford University Press, 2004, p. 177.
  3. ^ a b c d Donald Gill, Violas and the Spanish guitar, in Early Music, IX, n. 4, Oxford University Press, 1981.
  4. ^ a b c d Enrico De Pascale e Giorgio Ferraris, Baschenis, in Arte dossier, MCMLXXXVI, n. 344, 2017, p. 16.
  5. ^ Juan Bermudo, Declaracíon de instrumentos musicales, Osuna, Juan de Leon, 1555.
  6. ^ Roberta Tucci, Profilo storico-costruttivo della chitarra battente, in Strumenti della Musica Antica, IV, 1996, pp. 19-27.
  7. ^ Lex Eisenhardt, Baroque guitar accompaniment, in Early Music, XLII, n. 1, 2014, pp. 73-84.
  8. ^ Sylvia Murphy, Seventeenth-century guitar music: notes on rasgueado performance, in The Galpin Society Journal, XXI, 1968, pp. 24-32.
  9. ^ a b Tablature [Tablatura], su Grove Music Online, pp. 1-17.
  10. ^ Monica Hall, Sanseverino's alfabeto songbook, in LSA Quarterly, XLVI, n. 1, 2011.
  11. ^ a b Marina Toffetti, Music Publishing, in Galliano Ciliberti (a cura di), Music Patronage in Italy, Turnhout, Brepols, 2021, pp. 405-441.
  12. ^ Cory Gavito, Oral transmission and the production of guitar tablature books in seventeenth-century Italy, in Recercare, XXVII, n. 1-2, 2015, pp. 185-208.
  13. ^ Natasha Frances Miles, Approaches to accompaniment on the baroque guitar c.1590-c.1730, II, University of Birmingham, 2013.

Bibliografia

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  • Sylvia Murphy, Seventeenth-century guitar music: notes on rasgueado performance, in The Galpin Society Journal, XXI, 1968, pp. 24-32.
  • Richard Hudson, The Concept of Mode in Italian Guitar Music during the First Half of the 17th Century, in Acta Musicologica, XLII, n. 3-4, 1970, pp. 163-183, DOI:10.2307/932194.
  • Giuseppe Radole, Liuto, chitarra e vihuela: storia e letteratura, Milano, Suvini Zerboni, 1977, ISBN 979-0-2156-0039-3.
  • Donald Gill, Violas and the Spanish Guitar, in Early Music, IX, n. 4, 1981, pp. 455-462.
  • Thomas Christensen, The Spanish Baroque Guitar and Seventeenth-Century Triadic Theory, in Journal of Music Theory, XXXVI, n. 1, 1992, pp. 1-42.
  • Claudio Annibaldi, La musica e il mondo: mecenatismo e committenza musicale in Italia tra Quattro e Settecento, Bologna, Il Mulino, 1993, pp. 9-43.
  • Oscar Mischiati, Considerazioni in margine alla dedica come tramite tra compositore e committente, Fausto Torrefranca: l’uomo, il suo tempo, la sua opera, Vibo Valentia, 1993.
  • Massimo Preitano, Gli albori della concezione tonale: Aria, Ritornello strumentale e Chitarra Spagnola nel primo Seicento, in Rivista Italiana di Musicologia, XXIX, n. 1, 1994, pp. 27-88.
  • Marina toffetti, «Tu m’hai rotto la scatola degli aghi»: rielaborazione e improvvisazione nelle arie dall’opera terza (1642) e quarta (1645) di Marco Uccellini, Marco Uccellini. Atti del convegno «Marco Uccellini da Forlimpopoli e la sua musica, Milano, LIM - Libreria Musicale Italiana, 1999.
  • Roberta Tucci, Profilo storico-costruttivo della chitarra battente, in Strumenti della Musica Antica, IV, 1996, pp. 19-27.
  • Renato Meucci, Gli strumenti della musica colta in Italia meridionale nei secoli XVI-XIX, in Fonti Musicali Italiane, III, pp. 233-273.
  • Hiroyuki Minamino, The Spanish plucked viola in Renaissance Italy, 1480-1530, in Early Music, XXXII, n. 2, Oxford University Press, 2004, pp. 177-192, ISSN 1741-7260 (WC · ACNP).
  • Marina Toffetti, Gli Ardemanio e la musica in Santa Maria della Scala di Milano nella prima metà del Seicento, Lucca, LIM - Libreria musicale italiana, 2004, ISBN 9788870963113.
  • Marina Toffetti, Music and Patronage in northern Italy in late Sixteenth and early Seventeenth Centuries: titles and dedications of instrumental canzonas in Brescia and Milan, Early music: context and ideas II, Institute of Musicology of the Jagiellonian University, 2008, pp. 1-18.
  • Carlo Alberto Carutti, Passioni di un collezionista: dai liuti ai violini, Torino, Il Salabue, 2011.
  • Monica Hall, Sanseverino’s alfabeto songbook, in Lute Society of America Quarterly, XLVI, n. 1, 2011, pp. 1-9.
  • Natasha Frances Miles, Approaches to accompaniment on the baroque guitar c.1590-c.1730, II, University of Birmingham, 2013.
  • Lex Eisenhardt, Baroque guitar accompaniment, in Early Music, XLII, n. 1, 2014, pp. 73-84, DOI:doi.org/10.1093/em/cas126.
  • Cory Gavito, Oral transmission and the production of guitar tablature books in seventeenth-century Italy, in Recercare, XXVII, n. 1-2, 2015, pp. 185-208, ISSN 1120-5741 (WC · ACNP).
  • Enrico De Pascale e Giorgio Ferraris, Baschenis, in Arte Dossier, MCMLXXXVI, n. 344, 2017.
  • Elvidio Surian, Manuale di storia della musica, Dalla musica strumentale del Cinquecento al periodo classico, vol. 2, Milano, Rugginenti, 2018 [1996], ISBN 8876655824.
  • Paolo Alberto Rismondo, The Chitarra Spagnola in Venice and the Veneto, in Fontes Artis Musicae, LXV, n. 4, pp. 258-275.
  • Marina Toffetti, Music Publishing and Patronage in Milan in the First Thirty Years of the Seventeenth Century: an Overview, in Galliano Ciliberti (a cura di), Music Patronage in Italy, vol. 15, Turnhout, Brepols, 2021, pp. 405-441.
  • Maurizio Tarrini, Una sconosciuta intavolatura Seicentesca per Chitarra Spagnola nell’Archivio di Stato di Savona, in Atti e Memorie, LVII, Savona, pp. 77-105.

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