Amphicar

automobile anfibia

La Amphicar è un veicolo anfibio cabriolet per trasporto persone costruito in Germania Ovest dal 1961 al 1968.[1] È l'unica automobile anfibia per usi civili a essere stata prodotta in massa.[1] Alcuni esemplari sono stati inoltre appositamente prodotti e attrezzati per la polizia e operazioni di salvataggio.[2]

Amphicar
Descrizione generale
CostruttoreBandiera della Germania Amphicar
Tipo principaleCabriolet
Produzionedal 1961 al 1968
Esemplari prodotti3 878
Altre caratteristiche
Altro
ProgettoHans Trippel
StileHans Trippel

Storia modifica

Il progettista Hans Trippel sviluppò il veicolo a Wittenau presso la Deutschen Waggon und Maschinenfabrik (DWM), divenuta successivamente Deutsche Waffen und Munitionsfabriken AG. La carrozzeria era prodotta dalla Industrie-Werke Karlsruhe AG (IWK) in una ex azienda di armamenti a Schlutup presso Lubecca. In Germania il veicolo nel 1962 era venduto al prezzo di 10 500 DM.

Dei 3 878 veicoli prodotti,[1] 3 046 furono esportati negli USA.[1] Il prezzo di vendita era tra i 2 800 e 3 300 $.[1] L'alto costo, equivalente al doppio del prezzo di un Volkswagen Maggiolino, non permise un numero maggiore di vendite. Dal 1964 al 1965 il prezzo scese a 8 385 DM. L'azienda americana di Hugh Gordon di Santa Fe Springs, in California, acquisì la maggior parte dei pezzi di ricambio e dei macchinari di produzione.

Il 16 settembre 1965 quattro inglesi attraversarono La Manica da Dover a Calais in 7 ore e 20 minuti utilizzando due Amphicar per poi raggiungere il giorno successivo il Salone dell'automobile di Francoforte[3][4].

Nel luglio del 2018, in corrispondenza del 50º anniversario dell'ultima Amphicar prodotta, si è svolto a Celina (Ohio) il più grande raduno di Amphicar (72), organizzato dall'International Amphicar Owners Club, aggiudicandosi il Guinness dei Primati.[5] A distanza di mezzo secolo dalla fine della produzione, veicoli perfettamente restaurati possono valere anche 80 000 $. Il valore è dovuto in parte all'alto costo dei pezzi di ricambio (la sola trasmissione costa fino a 15 000 $).

Tecnica modifica

 
Gli interni

Carrozzeria e autotelaio modifica

Il telaio è costituito da tubi, mentre la carrozzeria è in acciaio, la cui parte inferiore ha uno spessore di 1,5 mm. Le portiere sono concepite per l'immersione con un sistema a guarnizione doppia, nel vano motore c'è una pompa di sentina, per asportare l'eventuale acqua entrante dagli assali. Per il movimento in acqua vi sono luci di navigazione (rosso/verde) e una tromba di segnalazione. Vi è una luce bianca di posizione sul tetto. La ruota di scorta è nel bagagliaio, mentre il serbatoio, costruito in plastica, si trova sull'asse anteriore.

Gli assali anteriori e posteriori hanno sospensioni a molle elicoidali con ammortizzatori idraulici e l'impianto frenante con tamburi ad azionamento idraulico (freno a mano meccanico).

 
Il motore

La direzione di marcia sia su strada sia in acqua è data dall'assale anteriore.

La carrozzeria dell'auto è stata originalmente offerta in quattro colori: Beach Sand White, Regatta Red, Lagoon Blue e Fjord Green.[1]

Motore e trasmissione modifica

Il motore è un quattro cilindri in linea a ciclo Otto della britannica Triumph Herald 1200 con una cilindrata di 1147 cc e una potenza di 38 hp (28 kW) a 4750 giri/min.[6] La potenza della 770, accreditata di 43 hp secondo le normative SAE dell'epoca, era leggermente superiore a quella della Herald grazie allo scarico più corto. La trasmissione è abbinata a un cambio a quattro rapporti della Hermes di Wuppertal con rapporto 3:1 e con retromarcia.

Ci sono 13 punti d'ingrassaggio su tutto il veicolo, per evitare grippaggi data la presenza di acqua in buona parte delle zone meccaniche. Su strada raggiunge una velocità di 120 km/h, in acqua 6,5 nodi (12 km/h).[1]

Caratteristiche tecniche modifica

Caratteristiche tecniche - Amphicar 770
 
Configurazione
Carrozzeria: cabriolet Posizione motore: posteriore trasversale Trazione: posteriore
Dimensioni e pesi
Ingombri (lungh.×largh.×alt. in mm): 4330 × 1565 × 1520 Diametro minimo sterzata:
Interasse: 2100 mm Carreggiate: anteriore 1212 - posteriore 1260 mm Altezza minima da terra: 253 mm
Posti totali: 2 Bagagliaio: Serbatoio:
Masse a vuoto: 1050 kg / in ordine di marcia: 1350 kg
Meccanica
Tipo motore: 4 cilindri in linea raffreddato ad acqua Cilindrata: (Alesaggio x Corsa: 69,3 × 76 mm) Totale: 1147 cm³
Distribuzione: 2 valvole per cilindro, 1 albero a camme nel basamento, aste e bilancieri Alimentazione: a carburatore invertito
Prestazioni motore Potenza: 28kW (38 PS) a 4750 giri/min / Coppia: 80 Nm a 2500 giri/min
Accensione: Impianto elettrico: 12 V (Lucas)
Frizione: monodisco a secco Cambio: sincronizzato a quattro rapporti (su strada) e avanti/indietro con due eliche (in acqua)
Telaio
Corpo vettura scocca portante in acciaio
Sospensioni anteriori: a ruote indipendenti, a barre di torsione, ammortizzatori idraulici telescopici / posteriori: a ruote indipendenti, a barre di torsione, ammortizzatori idraulici telescopici
Freni anteriori: a tamburo Ø 230 mm con comando idraulico / posteriori: a tamburo Ø 230 mm con comando idraulico (freno a mano agente sull'asse posteriore)
Pneumatici 6.40–13 / Cerchi: in lamiera stampata da 13"
Prestazioni dichiarate
Velocità: strada: 120 km/h (su strada) 12 km/h (in acqua) km/h Accelerazione:
Consumi ca. 9 L per 100 km (su strada) da 2,3 L/h a 5 km/h, 10 L/h a 10 km/h (in acqua)
Fonte dei dati: Oldtimer Markt dell'ottobre 2010 e www.deutsche-automobile.de

Esemplari famosi modifica

Una di queste auto appartenne al presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson.[7]

Esemplari di Amphicar sono conservati nei seguenti musei:[8]

Una Amphicar è inoltre utilizzata come attrazione a Disney Springs, in Florida.[9][10]

Licenze di guida modifica

 
Delle Amphicar in acqua

In Germania e anche in Italia la Amphicar può essere pilotata in acqua con la licenza nautica da diporto. A tale automobile si applicano quindi due licenze di guida: una patente per la guida su strada e una licenza nautica per la guida in acqua.[11]

Note modifica

Bibliografia modifica

  • Hans-Otto Neubauer: Die Chronik des Automobils. Seite 341
  • Oldtimer MARKT, Heft 5/1998, VF Verlagsgesellschaft, Mainz

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica