Camillo Bechis

militare italiano

Camillo Bechis (Buttigliera d'Asti, 18 giugno 1890Torino, 31 dicembre 1969) è stato un generale italiano, distintosi come ufficiale nel corso della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale. Trasferitosi nella Somalia italiana dopo la fine della Grande Guerra, il governatore Cesare Maria De Vecchi lo pose, dal 1925, al comando del gruppo dubat. Si distinse anche nel corso della guerra d'Etiopia. Insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, tre Medaglie d'argento e una Croce di guerra al valor militare.

Camillo Bechis
Camillo Bechis in divisa coloniale
NascitaButtigliera d'Asti, 18 giugno 1890
MorteTorino, 31 dicembre 1969
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoRegio corpo truppe coloniali della Somalia italiana
GradoGenerale di brigata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
BattaglieBattaglia dell'Ogaden
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da Generals[1]
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Biografia

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Camillo Bechis alla testa delle truppe cammellate (Dubat)

Nacque a Buttigliera d'Asti il 18 giugno 1890, figlio di Giuseppe.[2] Dopo aver frequenta il liceo a Chieri si arruolò nel Regio Esercito iniziando a frequentare la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena dalla quale uscì con il grado di sottotenente il 17 settembre 1910, assegnato all'arma di fanteria, corpo degli alpini.[2] Nel 1911-1912 prese parte alla guerra italo-turca combattendo il Libia in forza al 3º Reggimento alpini.[3] Decorato con una croce di guerra al valor militare, si distingue particolarmente nel corso della prima guerra mondiale.[4] Come tenente in servizio presso la 85ª Compagnia, battaglione alpini "Susa", del 3º Reggimento alpini, il 21 giugno 1915 è decorato con una prima medaglia d'argento al valor militare.[4] Promosso capitano in forza al battaglione alpini "Bassano" del 6º Reggimento alpini comandò la propria compagnia durante un assalto a una postazione nemica sul Monte Cukla (10-11 maggio 1916) venendo decorato con la seconda medaglia d'argento al valor militare.[4] Tra il 16 e il 30 giugno guidò il suo reparto alla conquista di trinceramenti nemici, catturando un'intera batteria a Malga Fossetta, sul Monte Ortigara, venendo decorato con la terza medaglia d'argento al valor militare.[4] Congedatosi dall'esercito dopo la fine della guerra, nel 1921 partì per stabilirsi nella Somalia italiana, dove si dedicò alle attività di commerciante e concessionario agricolo.[4] Nel 1924, allo scoppio dei primi disordini lungo il confine con l'Etiopia, il Quadrumviro Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, governatore della Somalia italiana, per proteggere gli incerti confini dalle razzie abissine e per sequestrare le armi da fuoco che rendevano instabili e insicuri i protettorati nel nord istituì il corpo dei dubat.[4] De Vecchi gli diede il comando del nuovo reparto, e il compito di organizzarlo con il grado di maggiore.[4] I Dubàt[N 1] fronteggiarono i clan riottosi in dure battaglie, sia sul confine dell'Etiopia che in quello del Kenya, che assunsero tutti i caratteri di una vera e propria guerra coloniale, supportata in alcune fasi da una divisione navale e una squadriglia aerea.[4] Nominato commissario di confine diviene successivamente vicegovernatore della Somalia sotto Cesare Maria De Vecchi.[5]

Nel 1928 rientrò in Patria, dove prende servizio come vice-direttore generale presso la Cassa di Risparmio di Torino.[4] Nel 1936 partì volontario per combattere nella guerra d'Etiopia con il grado di tenente colonnello, distinguendosi subito nelle operazioni belliche sul fronte somalo a Gunu Gado (24 aprile), Bullalch (29 aprile) e Dagabur (1 maggio) coma comandante di un gruppo di quattro bande armate.[6] Il 12 agosto 1937 fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[6] Promosso generale di brigata il 15 aprile 1942.[1] Si spense a Torino il 31 dicembre 1969.[4]

Onorificenze

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«Commissario speciale della Migiurtinia, organizzava ed istruiva un Raggruppamento bande di oltre 2000 dubat. Trasfondendo loro lo spirito di sacrificio e di entusiasmo di cui era animato, li portò con lunghe e celeri marce a contatto col nemico che travolsero con mirabile eroismo, incitandoli con l’esempio là dove più feroce si svolgeva la mischia. Magnifico esempio di organizzazione, di trascinatore di uomini a cui la Patria deve riconoscenza. Gunu Gado, 24 aprile 1936; Bullalch, 29 aprile 1936; Dagabur, 1º maggio 1936
— Regio Decreto n.205 del 12 agosto 1937.[7]
«Comandante di compagnia, nell'attacco ad un ponte, si spingeva con un rincalzo di plotone oltre il ponte stesso, e , sotto l'infuriare del tiro nemico, ferito, persisteva nella costruzione di una trincea con sacchi, prestando materialmente l'opera sua. 21 giugno 1915
«Guidava con eroico slancio, la propria compagnia all'assalto di un tratto della posizione avversaria che conquistava. Durante il successivo furioso bombardamento nemico era di costante e mirabile esempio ai suoi dipendenti, ai quali sapeva infondere calma serena e tenacia di propositi. Monte Cukla, 10-11 maggio 1916
«Comandante di un battaglione, con sagge e avvedute disposizioni, dando sempre prova di mirabile coraggio, guidò le sue truppe alla conquista di trinceramenti nemici, catturandovi un'intera batteria. In attacchi successivi contro ben munite posizioni avversarie raggiunse appostamenti contro i quali si erano infranti gli sforzi di altri nostri reparti. Ferito una prima volta, non desistette dal combattere, finché non fu colpito una seconda volta più gravemente. Malga Fossetta-Monte Ortigara, 16-30 giugno 1916
— Decreto Presidenziale 20 ottobre 1962.[8]
— Regio Decreto 19 gennaio 1921.[9]

Annotazioni

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  1. ^ La parola dubàt, cioè “turbanti bianchi”, deriva dal colore del loro caratteristico copricapo (dal somalo “dub”, turbante, e ”àt”, bianco). La scelta è accuratissima e i risultati ottenuti dall'impiego delle bande, ne sono la conferma più tangibile. Il reclutamento avviene esclusivamente fra elementi delle “cabile” di frontiera, di sicuro affidamento, con lo spirito combattivo e straordinaria resistenza, grandi conoscitori del terreno e delle genti con le quali avrebbero avuto probabilità di incontrarsi o per fare la guerra o per impedire razzie e sconfinamenti.
  1. ^ a b Generals.
  2. ^ a b Bianchi 2012, p. 30.
  3. ^ Gruppo Alpini Chieri.
  4. ^ a b c d e f g h i j Bianchi 2012, p. 31.
  5. ^ Autori vari, Aquile nella bufera, edito dall'Associazione Nazionale Alpini di Torino, Chieri, dicembre 2005
  6. ^ a b L'Alpino n.21, 1 novembre 1937, p. 21.
  7. ^ Ordine militare d'Italia sul sito della Presidenza della Repubblica
  8. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.56 del 27 febbraio 1963, pag.1038. Registrata alla Corte dei conti addì 18 dicembre 1962, registro n.87 Difesa-Marina, foglio n.54.
  9. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali, 1921, p. 398. URL consultato il 12 marzo 2021.
  10. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali, 1921, p. 1139. URL consultato il 12 marzo 2021.
  11. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.94 del 23 aprile 1936, pag.1705.
  12. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali, 1927, p. 2623. URL consultato il 12 marzo 2021.

Bibliografia

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  • Alberto Alpozzi, DUBAT – Gli Arditi somali all’alba dell’Impero fascista, Roma, Eclettica Edizioni, 2018.
  • Andrea Bianchi, Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia. Vol.3, Roma, Edizioni Associazione Nazionale degli Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • Aldo Giuseppe Scarselli, Truppe coloniali di Italia e Regno Unito in Africa Orientale: una comparazione (1924-1939) (PDF), Firenze, Università degli Studi di Firenze, 2018. URL consultato il 19 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2021).
Periodici

Voci correlate

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