Campomaggiore

comune italiano

Campomaggiore è un comune italiano di 711 abitanti[1] della provincia di Potenza in Basilicata. Il vecchio centro abitato (Campomaggiore Vecchio) era considerato un luogo vivibile, pacifico e all'avanguardia per i suoi tempi, tanto da essere chiamato "città dell'utopia". A causa di una frana, il nucleo originario fu abbandonato nel 1885, costituendo una città fantasma.

Campomaggiore
comune
Campomaggiore – Stemma
Campomaggiore – Bandiera
Campomaggiore – Veduta
Campomaggiore – Veduta
Campomaggiore Vecchia
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Basilicata
Provincia Potenza
Amministrazione
SindacoNicola Blasi (lista civica Impegno per Campomaggiore) dal 4-10-2021
Territorio
Coordinate40°33′57.24″N 16°04′21″E / 40.5659°N 16.0725°E40.5659; 16.0725 (Campomaggiore)
Altitudine795 m s.l.m.
Superficie12,48 km²
Abitanti711[1] (31-7-2023)
Densità56,97 ab./km²
Comuni confinantiAccettura (MT), Albano di Lucania, Calciano (MT), Pietrapertosa
Altre informazioni
Cod. postale85010
Prefisso0971
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT076017
Cod. catastaleB549
TargaPZ
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 355 GG[3]
Nome abitanticampomaggioresi
PatronoBeata Vergine Maria del Monte Carmelo
Giorno festivo16 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Campomaggiore
Campomaggiore
Campomaggiore – Mappa
Campomaggiore – Mappa
Posizione del comune di Campomaggiore all'interno della provincia di Potenza
Sito istituzionale

Inoltre, con i suoi 12,24 km² di estensione territoriale, Campomaggiore è il comune meno esteso della Basilicata[4].

Geografia fisica modifica

Sorge a 795 m s.l.m. nella parte centro-orientale della provincia di Potenza, al confine con la parte settentrionale della provincia di Matera.

Confina con i comuni di Albano di Lucania (6 km), Pietrapertosa (17 km), Accettura (MT) e Calciano (MT) (27 km).

Storia modifica

Le prime notizie storiche fanno di Campomaggiore un piccolo villaggio dell'epoca romana, fondato sul modello di un accampamento militare; della cittadina romana rimangono i ritrovamenti archeologici nelle località Chiapparro e La Macchia. La cittadina prese corpo nel 1150 sui resti del precedente insediamento, chiamata Campus Maiorem, nome che può avere diverse origini: viene inteso infatti come "campus" militare, "maiorem" appunto perché il più grande della zona, oppure potrebbe essere legato al fatto che nella vallata, quando le terre coltivate nella zona non erano molto estese, c'era un grande campo di grano. Campomaggiore, a cavallo dell'anno 1000, subì le invasioni ed i saccheggi da parte di arabi annidati a Pietrapertosa. Gli arabi furono cacciati dai bizantini e a questi ultimi si sostituirono, con un dominio che fu duraturo, i normanni, che avevano la loro roccaforte nella contea di Tricarico e che diedero nuovo vigore al paese, che contraccambiò con la partecipazione alla rivolta ghibellina del 1268. La venuta degli Angioini fu invece una sventura per Campomaggiore, che fu completamente rasa al suolo dagli invasori stranieri e gli abitanti giustiziati. Divenne un feudo, povero e con scarso rendimento, delle famiglie Beaumont prima e Tournespèe dopo, con una popolazione che non superava poche centinaia di unità.

I conti Rendina modifica

Nel 1673 il feudo fu assegnato alla famiglia Rendina da re Filippo IV, che concesse il titolo di conte a Gerardo Antonio Rendina, imponendogli però di ripopolare il feudo. La famiglia Rendina prese a cuore Campomaggiore e ne capì il potenziale agricolo, tanto che il conte Teodoro Rendina decise, insieme ai suoi amici allievi del Convitto Tolomei di Siena, di fondare un paese secondo i dettami architettonici del tempo.

Il paese dell'invenzione della tradizione modifica

La costruzione del paese iniziò alla fine del Settecento. L'architetto che si dedicò alla sua ideazione fu Giovanni Patturelli, allievo del Vanvitelli. Una erronea rilettura storica ha accomunato questa progettazione con le teorie utopistiche di Robert Owen e Charles Fourier, che invece divulgarono le loro idee sociali decenni dopo la costruzione di questo borgo. La famiglia potentina Rendina scelse la disposizione delle case a scacchiera, la posizione della chiesa e del palazzo del feudatario l'una di fronte all'altro nella Piazza dei Voti, e l'assegnazione agli abitanti di un pezzo di terra da coltivare a uliveto o vigna, per attrarre nuovi abitanti e poter far valere i propri diritti feudali. Ma fu scelta un'area interessata da un diffuso acquitrino, sicché nel 1885 accadde un disastroso smottamento. La Piazza fu chiamata così per ricordare l'impegno che presero le prime 16 famiglie, il 20 novembre 1741, con la famiglia Rendina nella costruzione del paese. I conti Rendina emanarono dunque un editto che prevedeva un alloggio e terreno da coltivare a chiunque si fosse trasferito a Campomaggiore; richiamarono poi delle maestranze di Bitonto per la piantagione di ulivi nel territorio circostante. Nel 1833 la popolazione era di 1 500 persone, era una delle prime ad avere una stazione ferroviaria, un cimitero, una grande fontana come lavatoio, vari frantoi dislocati sul territorio e il comando delle forze armate. Era un paese all'avanguardia.

La frana modifica

 
I resti della chiesa e del palazzo baronale

Una leggenda narra che il 2 febbraio 1885 due contadini con dei muli furono avvisati dalla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, protettrice di Campomaggiore, che da lì a poco vi sarebbe stato un evento nefasto per il paese, una frana che avrebbe distrutto l'intero borgo. I due contadini videro sgretolarsi davanti a loro il ponte che stavano per attraversare e che i muli erano restii ad attraversare. Tornati al paese, i contadini radunarono la popolazione e assistettero alla distruzione del borgo e al crollo del sogno utopico dei conti Rendina.[5]

La ricostruzione modifica

Il paese venne ricostruito nel sito attuale, circa 400 m più in alto, a 5 km dalle rovine del vecchio paese; i cittadini, fedeli alla vecchia architettura, hanno rispettato la pianta a scacchiera: al centro del paese ci sono ancora la chiesa e il palazzo comunale e gli abitanti sono ancora legati all'agricoltura del vino e degli ulivi.

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[6]

Dialetto modifica

Nell'alta valle del Basento c'è grande diversità tra i dialetti anche fra città molto vicine tra loro, in primis per le difficoltà di spostarsi delle popolazioni a causa del territorio montuoso della regione prima dell'avvento dei mezzi a motore. Caso maggiormente evidente è il dialetto di Campomaggiore, molto diverso anche da quelli dei paesi confinanti. Eclatante è la diversità con i dialetti di Albano di Lucania, Pietrapertosa e Castelmezzano, che distano tra loro una manciata di km ma che hanno regole di sintassi, lessicali e fonetiche completamente diverse tra loro e con la maggior parte degli altri dialetti lucani. Il dialetto campomaggiorese contiene molti francesismi derivanti dalle vecchie dominazioni del Regno delle Due Sicilie e, sotto certi aspetti, ricorda il dialetto bitontino, per le origini della popolazione campomaggiorese legate alle famiglie emigrate da Bitonto.

Cultura modifica

Parco della Scultura modifica

Sono state scolpite da autori internazionali diverse opere d'arte poste nel Parco della Scultura, un itinerario turistico che tocca diversi quartieri del paese nuovo e coinvolge l'intero paese vecchio. Tra le maggiori opere sono da citare:

Cucina modifica

Fra i vari piatti tipici del luogo si ricordano:

  • Le manate con la mollica (specie di tagliatelle condite con il cosiddetto 'pezzente', un sugo con salsiccia aromatizzata con aglio fresco e seme di finocchio. Molto importante è la mollica di pane passata in padella con il peperoncino con cui va condito il piatto);
  • Il cutturidd (pecora vecchia bollita almeno quattro ore con patate, sedano, cipolla e pomodoro);
  • Gli gnumeridd (involtini di fegato e polmone di capretto o agnello);
  • L'arafanét (frittata con impasto di uova e radice di rafano grattugiato);
  • I paparul crusc (peperoni secchi passati per pochi secondi in olio bollente, mettendo il sale quando il piatto è freddo);
  • I taralli: anche se tipici di tutta l'Italia meridionale, qui si ritrovano delle forme tipiche;
  • I bilbanti (pasta "grattata" con uova condite con "acciatore", cioè lardo tritato, prezzemolo, pomodoro ed aglio).
  • I grattuni grattoni grattini (pasta tipica del posto)

I biscotti modifica

  • Casatedd (pasta di uova, fritta e cosparsa di zucchero e miele);
  • Screpped (pasta fritta condita con sale e zucchero);
  • Pastarelle (pastafrolla lavorata a savoiardi cosparsi di "cumbttuzz", zucchero colorato di varia forma);
  • Sfugliatedd (sugna sciolta e 'ciccioli' di maiale e peperoncino).

Le pizze modifica

  • Scarcèdd (pizza rustica, tipica del periodo pasquale, fatta di pasta matta (farina, acqua, olio) e ricotta farcita con salame; c'è anche la variante dolce senza salame).

Infrastrutture e trasporti modifica

Strade modifica

Ferrovie modifica

Amministrazione modifica

Gemellaggi modifica

Note modifica

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Comuni più piccoli della Basilicata
  5. ^ Rino Cammilleri, Tutti i giorni con Maria, calendario delle apparizioni, Edizioni Ares, 2020, p.61 (formato Kindle).
  6. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28 dicembre 2012.
  7. ^ Ferrovie.it - Lungo i binari della Bella Italia con l'Arlecchino di Fondazione FS, su Ferrovie.it. URL consultato il 25 marzo 2024.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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