Chiesa di San Domenico (Urbino)

edificio religioso di Urbino

La chiesa di San Domenico è un edificio religioso di Urbino, attualmente in uso della pastorale universitaria[1]. Ubicato all'inizio della via omonima, quasi di fronte all'ingresso del Palazzo Ducale. La chiesa si sviluppa sull'asse est-ovest.

Chiesa di San Domenico
Facciata della chiesa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
LocalitàUrbino
IndirizzoPiazza del Rinascimento
Coordinate43°43′27.29″N 12°38′14.64″E / 43.724246°N 12.6374°E43.724246; 12.6374
Religionecattolica
Arcidiocesi Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado
Consacrazione1365
Stile architettonicoGotico (parte degli esterni) Rinascimentale (parte degli esterni) e Barocco (interno)
Completamento1365

Storia modifica

Costruita per volontà della comunità domenicana tra il 1362 ed il 1365[2], viene consacrata proprio nel 1365. Tuttavia è probabile che in talune parti la costruzione sia antecedente di qualche decennio, come dimostra la datazione di alcuni affreschi dell'abside[2].

L'interno della chiesa è stato ristrutturato da Filippo Barigioni nel XVIII secolo (1729-1732)[3], adottando l'attuale conformazione, con una lunghezza di 52,20 metri, una larghezza di 15,75 mt. ed un'altezza di 30,60 mt[4].

Ha svolto anche le funzioni di procattedrale, in seguito alla chiusura per restauro della cattedrale cittadina, lesionata dal terremoto del 2016 e riaperta il 28 novembre 2020[5]. Come successe anche in passato, dopo i terremoti del 1789 (il sisma che causò il crollo della cupola della Cattedrale) e del 1997.

Descrizione modifica

Esterno modifica

 
L'interno della chiesa

La facciata è realizzata in laterizio ed è caratterizzata dalla presenza di una doppia scalinata che va a convergere verso il protiro quattrocentesco[6], realizzato in travertino tra il 1449 e il 1451 da Maso di Bartolomeo: prima impresa rinascimentale a Urbino. L'opera venne poi completata da Michele di Giovanni da Fiesole nel 1454[7].

La lunetta è opera di Luca della Robbia, così come il gruppo raffigurante una Madonna con Bambino e Santi Domenico, Tommaso d'Aquino, Alberto Magno e Pietro Martire[8] in terracotta invetriata (datata 1451; quella attuale è una perfetta copia, l'originale si conserva presso la Galleria Nazionale delle Marche[2]).

Sulle facciate esterne permangono le tracce della struttura gotica, come si evince dall'oculo[8], ornato con motivi vegetali[2], dal fregio ad archetti ogivali ciechi, delimitante l'estremità superiori delle facciate, il portale ogivale in pietra tamponato sulla facciata laterale ed i finestroni trilobati (alcuni tamponati), visibili sulla facciata esterna delle absidi verso Piazza Gherardi. In seguito alla ristrutturazione settecentesca furono aperte due finestre ai lati del portale, compromettendo i due arcosoli, e fu rifatta la scala d'accesso, a doppia rampa con gli stemmi degli Albani.

Interno modifica

 
L'antico muro di cinta dell'orto conventuale

L'interno è a navata unica; in seguito al lavoro di ristrutturazione di Barigioni sono andate perdute le decorazioni lungo le pareti[8]. Tra il 1950 ed il 1960 sono venuti alla luce due cicli pittorici di affreschi nell'abside attribuiti ad Antonio Alberti da Ferrara[9], coperti dagli interventi settecenteschi[1]. Furono staccati e spostati nelle collezioni della Galleria Nazionale delle Marche e del Museo diocesano Albani[1][9]. Nei due ambienti a lato dell'abside vi è rimasta la copertura con volta a crociera a sesto acuto dell'originario impianto medievale.

Tra i dipinti ivi conservati, vi è, sull'altare maggiore, una tela con la Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina, copia dell'opera di Sebastiano Conca, realizzata dal fratello Giovanni. Ai lati del presbiterio vi sono due Angeli di Francesco Vanni[10]. Mentre le grandi tele sugli altari laterali sono tratte dai cartoni usati per i mosaici della Basilica di San Pietro in Vaticano[4], copie di celebri tele barocche. Quest'ultime assieme alla pala dell'altar maggiore furono sistemate nella chiesa, dopo la ristrutturazione settecentesca, come dono del cardinal Annibale Albani[10]; con altre due copie, una tratta dalla Gloria di Santa Petronilla del Guercino e un'altra dalla Circoncisione di Cristo del Barocci (copia attribuita a Gian Ortensio Bertuzzi), trafugate dai francesi alla fine del XVIII secolo e conservate rispettivamente nelle chiese milanesi di San Marco e San Sebastiano.

 
L'affresco del Nelli nella Cappella dell'Umiltà

Cappella della Madonna dell'Umiltà modifica

Si tratta di una piccola cappella a pianta quadrata, addossata all'abside della chiesa con accesso dall'esterno, sull'angolo tra piazza Gherardi e la via San Domenico. Costituisce l'ultima testimonianza della prima chiesa della comunità conventuale. Nella seconda metà del XIV secolo i monaci la donarono ad una congregazione religiosa laica, soppressa verso la prima metà del XVIII secolo e nuovamente reinglobata dal convento. Fece parte della chiesa di San Gaetano, abbattuta negli anni trenta del XX secolo, per ottenere l'odierna piazza Gherardi. L'interno è coperto da una volta a crociera ogivale con costoloni e sulle murature sopravvivono ampie porzioni affrescate da Ottaviano Nelli, raffiguranti la Madonna del Latte con angeli musicanti ed i Santi Domenico e Pietro martire.

Convento modifica

In origine il lato meridionale della chiesa confinava con il convento dei Padri Domenicani; tale edificio aveva una pianta triangolare, in quanto il suo lato meridionale era tagliato in diagonale dall'antica via di Santa Croce. Il convento fu demolito nella seconda metà del XIX secolo, per costruirvi il Seminario diocesano. Sono ancora visibili alcuni resti del convento, nella parte posteriore, verso via Santa Chiara e Piazza Gherardi. In particolare verso via Santa Chiara è visibile il muro di cinta dell'antico orto conventuale, presentando, sull'angolo con un breve tratto di via Santa Croce, una pietra recante la data 1536 (in numeri latini); oltre ad un accesso tamponato, sempre vicino all'angolo suddetto aumenta anche l'altezza del muro, presumibilmente in corrispondenza con un corridoio che poi immetteva in un portico, posti sui tre lati dell'orto (il quarto, quello a valle era chiuso dal solo muro di cinta).

Note modifica

  1. ^ a b c Scheda della chiesa di San Domenico su ufficiodeltursimo.it, su ufficiodelturismo.it. URL consultato il 20-10-2009.
  2. ^ a b c d Scheda della chiesa di San Domenico su urbino.com, su urbino.com. URL consultato il 20 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2011).
  3. ^ Anselmi, 1987.
  4. ^ a b Di Marco, 2001.
  5. ^ Diocesi: Urbino, sabato 28 riapertura della cattedrale con messa presieduta dall’arcivescovo Tani, su agensir.it, 21 novembre 2020. URL consultato il 28 novembre 2020.
  6. ^ Scheda della chiesa di San Domenico su urbinoinrete.it, su urbinoinrete.it. URL consultato il 20-10-2009 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2009).
  7. ^ Biografia da Treccani.it (XML), su treccani.it. URL consultato il 20 ottobre 2009.
  8. ^ a b c Siti UNESCO dell'Adriatico, su sitiunescoadriatico.org. URL consultato il 20 ottobre 2009.
  9. ^ a b Sito del Museo Albani, su ospmontefeltro.netco.it. URL consultato il 20 ottobre 2009.
  10. ^ a b Mazzini, 2000.

Bibliografia modifica

  • B. Ligi, Le chiese monumentali di Urbino, Urbania, Scuola tipografica "Bramante", 1968, pp. 54-57.
  • S. Anselmi, Le Marche, Torino, Giulio Einaudi editore, 1987, p. 831.
  • F. Mazzini, Urbino - i mattoni e le pietre, Urbino, Argalia editore, 2000, pp. 97-104, ISBN 88-392-0538-1.
  • F. Di Marco, Chiesa di San Domenico, in G. Cucco (a cura di), Papa Albani - Le arti a Urbino e a Roma 1700-1721, Venezia, Marsilio editore, 2001, pp. 345-346, ISBN 88-317-7862-5.

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