Guidubaldo Bonarelli della Rovere
Guidubaldo (o Guidobaldo) Bonarelli della Rovere (Pesaro, 25 dicembre 1563 – Fano, 8 gennaio 1608) è stato un nobile, poeta, letterato, drammaturgo, teologo, filosofo e diplomatico italiano.
Guidubaldo (o Guidobaldo) Bonarelli della Rovere | |
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Nascita | Urbino, 25 dicembre 1563 |
Morte | Fano, 8 gennaio 1608 |
Dinastia | ![]() |
Padre | Pietro Bonarelli della Rovere |
Madre | Ippolita di Montevecchio |
Guidubaldo Bonarelli scrisse il dramma pastorale Filli di Sciro il quale, insieme all'Aminta di Torquato Tasso e Il pastor fido di Giambattista Guarini, è considerato uno dei capolavori del genere.
BiografiaModifica
FormazioneModifica
Appartenente al ramo terzogenito della nobile famiglia Bonarelli, i Bonarelli della Rovere, visse prima alla corte di Urbino e venne quindi avviato dal padre, ma senza seguito, alla carriera ecclesiastica e si trasferì in Francia per formarsi culturalmente nell'importante collegio di gesuiti a Pont-à-Mousson. Anche il fratello minore Prospero fu poeta e drammaturgo.
Vari incarichi e l'attività letterariaModifica
Rientrato in Italia, si mise al servizio del cardinale Federico Borromeo a Milano, e poi degli Este a Ferrara e a Modena. Svolse molti incarichi diplomatici, fu letterato, teologo e filosofo.[1]
Guidubaldo Bonarelli scrisse il dramma pastorale Filli di Sciro (pubblicata nel 1607 ma rappresentata per la prima volta a Ferrara quattro anni prima), un fortunato rifacimento della Leggenda di Florio e Biancofiore, che per la sua musicalità prelude al melodramma. La vicenda del dramma è intricata anche dall'accavallarsi di diverse trame amorose tra i pastori protagonisti; alla fine la vicenda si risolve grazie al meccanismo dell'agnizione. La trovata geniale della trama, che colpì e suscitò molte polemiche tra i contemporanei di Bonarelli, fu il personaggio della ninfa innamorata di due pastori, che a causa della sua incertezza meditava il suicidio.[1] L'opera ebbe grande successo durante tutto il XVII secolo e fu tradotta in francese, inglese e olandese; ad essa si ispirò il drammaturgo francese Pichou per la sua opera Filis de Scire.
Bonarelli fu anche autore dei Discorsi del sig. conte Guidubaldo Bonarelli, accademico intrepido, in difesa del doppio amore della sua Celia (letti nel 1606 e pubblicati postumi nel 1616), nei quali egli giustifica la scelta, che aveva suscitato scalpore, di un personaggio femminile, la ninfa Celia, innamorata contemporaneamente di due pastori, Niso e Tirsi.
OpereModifica
- Guidubaldo Bonarelli, Filli di Sciro, Bari, Laterza, 1941.
NoteModifica
BibliografiaModifica
- Franca Angelini Frajese, BONARELLI, Guidubaldo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 11, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1969.
Altri progettiModifica
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- Wikiquote contiene citazioni di o su Guidubaldo Bonarelli
Collegamenti esterniModifica
- Bonarèlli, Guidubaldo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Luigi Fassò, BONARELLI, Guidubaldo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- Bonarèlli, Guidubaldo, su sapere.it, De Agostini.
- Opere di Guidubaldo Bonarelli della Rovere, su Liber Liber.
- Opere di Guidubaldo Bonarelli della Rovere, su openMLOL, Horizons Unlimited srl.
- Ровере, Гвидо Убальдо, in Dizionario Enciclopedico Brockhaus ed Efron: in 86 volumi (82 volumi e 4 supplementi), San Pietroburgo, 1890–1907.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 51824105 · ISNI (EN) 0000 0000 8077 3054 · SBN LO1V089475 · BAV 495/13749 · CERL cnp01358511 · LCCN (EN) n83212369 · GND (DE) 104326107 · BNF (FR) cb13010427x (data) · J9U (EN, HE) 987007276618605171 · NSK (HR) 000376115 · WorldCat Identities (EN) lccn-n83212369 |
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