Louise Catherine Breslau

Louise Catherine Breslau (Monaco di Baviera, 6 dicembre 1856Parigi, 12 maggio 1927) è stata una pittrice tedesca naturalizzata svizzera.

Autoritratto (1891; Strasburgo, Museo d'Arte moderna).
Firma dell'artista.

Biografia modifica

Maria Luise Katharina Breslau nacque in Baviera (Germania), ma passò la sua infanzia in Svizzera a Zurigo e da adulta visse a Parigi. Affetta da asma cronica, da piccola si dedicò al disegno per trascorrere i lunghi periodi in cui era obbligata a stare a letto.

Louise fu educata in una famiglia della borghesia agiata; suo padre era un ostetrico e ginecologo stimato, e da quando aveva accettato il posto di professore e di primario del reparto di ostetricia-ginecologia presso l'Università di Zurigo nel 1859, la Svizzera era divenuta una seconda patria per la famiglia Breslau. Ma nel dicembre del 1866 egli morì all'improvviso, per una infezione da staffilococco contratta durante un'autopsia. Luise fu inviata in un convento presso il Lago di Costanza, nella speranza che il clima più mite attenuasse la sua asma e nel corso della sua permanenza nel convento le sue doti artistiche si consolidarono ulteriormente.
Prese allora le sue prime lezioni di disegno da un artista svizzero, Eduard Pfyffer, ma, nel 1874, Louise si convinse che, per realizzare il suo sogno e studiare seriamente l'arte, avrebbe dovuto lasciare la Svizzera e recarsi a Parigi. Pertanto, terminato il soggiorno sul lago, Louise partì con sua madre per la Francia.

Gli inizi a Parigi modifica

 
In casa o Intimità

Poiché in quegli anni l'École des Beaux-Arts di Parigi non ammetteva né stranieri né donne, Louise scelse di entrare all'Académie Julian, che era molto ben considerata e che, proprio dal 1876, aveva istituito un corso specifico per le allieve.[1] Maria Luise aveva 20 anni e fu la prima donna allieva, e non modella, ad entrare nell'Accademia.[2]

Nell’Académie Julian[3], ella attirò subito l'attenzione dei docenti, in particolare quella di Tony Robert-Fleury. Studiò nello stesso corso di Marie Bashkirtseff, con la quale rivaleggiò[4], in un mondo dove le donne erano assai poco considerate, ad eccezione di alcune, come Rosa Bonheur, Mary Cassatt, Suzanne Valadon e Berthe Morisot. Come Louise Breslau, anche Marie Bashkirtseff raggiunse ben presto il riconoscimento e l'approvazione dei docenti e del pubblico. Purtroppo però l'artista ukraina morì a soli 26 anni.[5][6]

Louise Breslau frequentò anche Julie Feurgard, di cui fece il ritratto e Amélie Beaury-Saurel (futura moglie di Rodolphe Julian), grande pastellista e femminista, innamorata della libertà[7] e che dirigerà in seguito l'Accademie Julian.

L'Accademia accolse anche altre giovani allieve, come Magdeleine Real del Sarte, Marie Delsarte, Anna Klumpke, Hermine David, Agnes Goodsir, Jenny Zillhardt e sua sorella Madeleine.
Nel 1879 Louise Breslau fu la sola allieva dell'atelier femminile dell'Accademia Julian a debuttare al "Salon de Paris" con la tela Tout passe, un ritratto della cantante italiana Maria Feller. Luise strinse un grande amicizia con lei, ne fece la sua modella, la sua compagna e amica, ed esse traslocarono assieme[8] all'irlandese Sarah Purser[9] e alla pittrice svizzera Sophie Schaeppi.

Louise Breslau aprì, giovanissima, un suo atelier personale. Da quel giorno ella espose regolarmente al Salon annuale, dove i suoi ritratti e le sue scene intimiste ottennero diverse medaglie. Nel 1880, Louise trascorse il suo primo soggiorno in Bretagna, dove fece la conoscenza di Jules Breton. L'anno seguente, a 25 anni, decise di francesizzare il suo nome mutandolo in « Louise Catherine » e firmando spesso, da lì in poi, i suoi lavori con la sigla "LCB". Collaborò anche alla rivista degli impressionisti: "La Vie Moderne",[10] nelle cui pagine Alphonse Daudet riprodurrà le opere di Louise Catherine dal 1881 al 1883, e sempre nel 1883, sotto l'influenza dello stile di Édouard Manet, ella dipinse il quadro Il tè delle cinque.[11]

Sia il pubblico che la critica accolsero positivamente le sue opere esposte al Salon, e questo successo fece sì che Louise Breslau ricevesse numerosi incarichi da parte di clienti parigini facoltosi. Uno dei primi fu il giornalista Fernand de Rodays, che nel 1882 le ordinò il ritratto di sua figlia Isabelle. Questo ritratto, eseguito in due settimane, venne esposto al "Salon de Paris" del 1883.[12]. Nello stesso anno il Museo di belle arti di Ginevra acquistò la tela Portrait des amies, già esposta alla Royal Academy of Arts di Londra e all'Esposizione nazionale svizzera di Zurigo. Nel 1886, Louise, grazie a Jules Breton, conobbe lo scultore Jean-Joseph Carriès[13] ed eseguì il suo celebre ritratto.[14] Nello stesso anno eseguì anche il ritratto della sua compagna di studi all'Académie Julian Julie Delance-Feurgard, che volle intitolare Sous les pommiers. L'opera venne acquistata dalla Svizzera nel 1889 ed è oggi esposta al MCBA[15]

Durante l'anno precedente, il 1885, Louise aveva conosciuto in Accademia la pittrice Madeleine Zillhardt, che le chiese di farle il ritratto. Nacque così fra le due pittrici una grande passione: Madeleine divenne la sua musa, la sua modella e la sua compagna di vita, e con Louise ella visse per più di quarant'anni accompagnandola nel corso della sua carriera ricca di successi. Traslocarono assieme nel 1886.

La maturità e il successo modifica

 
Il tè delle cinque

A trent'anni i successi e i riconoscimenti della critica e del pubblico per Louise Breslau furono continui. Nel 1886, Ernst Josephson le fece il ritratto dal titolo: Miss Louise Breslau, the Artist[16] ed ella dipinse quello di lui.[17] Louise realizzò anche il ritratto di un altro pittore svedese, Robert Thegerström

Amica di diverse personalità svizzere, fra cui Lydia Welti-Escher e Gottfried Keller,[18] frequentatrice di letterati, fra i quali Anatole France,[19] nel corso degli anni Louise Breslau fu considerata al pari degli artisti più importanti dell'epoca, quali Auguste Rodin, Antoine Bourdelle, Henri Fantin-Latour, Jules Bastien-Lepage, Jules Breton, Jean-Louis Forain, Edgar Degas.
Nel 1897, la Francia comprò il suo quadro Deux jeunes filles assises sur une banquette (oggi al Museo d'Orsay).[20]

Nel 1889, Louise fu la prima donna straniera a ricevere la medaglia d'oro all'Expo di Parigi, per il quadro Contre-Jour (1888) che rappresenta la coppia che ella forma con Madeleine Zillhardt. Ella vi rappresentò anche la Svizzera, di cui tre anni più tardi otterrà la nazionalità. Nello stesso anno ritrasse Madeleine nel quadro La Toilette.
Nel 1890, sotto la presidenza di Ernest Meissonier, la "Société nationale des beaux-arts" fu rifondata, più aperta alla libertà artistica, e Louise Breslau fu una dei due soli membri fondatori femminili, con Madeleine Lemaire, su 184 soci, fra i quali Auguste Rodin, Jules Dalou e Pierre Puvis de Chavannes.

Nello stesso anno lo Stato comprò il suo quadro Jeunes filles dans un intérieur (eseguito nel 1890), e quindi, nel 1893, anche il suo capolavoro Gamines, su iniziativa di Pierre Puvis de Chavannes, che era allora presidente della "Société nationale des beaux-arts". In quest'ultima opera si avverte l'influenza di Auguste Renoir.[21]

In quegli anni diversi avvenimenti positivi caratterizzarono la carriera di Louise Breslau:
1896. La Svizzera acquista il suo quadro Contre-jour e lo assegna al Museo di belle arti di Berna, dove è tuttora esposto, assieme a Il tè delle cinque.
1900. Louise è nominata Commissario federale per la sezione elvetica dell'Expo del 1900. Ottiene inoltre la sua seconda medaglia d'oro.
1901. La Francia la nomina Cavaliere della Légion d'Honneur. Fu la terza donna, e la prima straniera, a ricevere questa onorificenza.[22] Nello stesso anno, al fine di ampliare il successo di cui godeva in Francia, organizzò essa stessa a Zurigo e a Basilea una mostra collettiva di artisti svizzeri a Parigi, con Félix Vallotton, Eugène Grasset e Théophile Alexandre Steinlen.
1902. Lo Stato francese acquista il suo quadro L'enfant songeur, oggi conservato al Museo di belle arti di Rouen.
1904. Il gallerista Georges Petit le propone di allestire la sua prima mostra personale. Il critico Arsène Alexandre firmò il catalogo. La Città di Parigi, inoltre, acquista il suo quadro Portrait de Jean Carriès dans son atelier - oggi esposto al Petit Palais[23] nella sala dedicata allo scultore Jean-Joseph Carriès. Si trattò delle prima opera di un'artista straniera acquistata dalla Città.
1905. La Kunsthalle di Basilea acquista L’Image dans la glace, portrait d’Annette Œsterling.
1906. Louise Breslau dipinge la grande tela La Vie pensive, che mostra ancora una volta la coppia che l'autrice forma con Madeleine Zillhardt. Acquistata dalla Svizzera su iniziativa del presidente della Confederazione (Eugène Ruffy), il quadro fa parte della collezione del Museo cantonale di belle arti di Losanna.[24] Inoltre realizza il ritratto della duchessa Élisabeth de Clermont-Tonnerre.

Negli anni che precedettero lo scoppio della guerra la fama di Louise Breslau raggiunse il culmine, e ogni sua mostra fu un vero successo (Guillaume Apollinaire in L'Intransigeant, n° 10825, 5 marzo 1910).[25] Una rosa botanica le venne dedicata nel 1912 da Pernet-Ducher, con il nome di "Louise-Catherine Breslau".

La prima guerra mondiale modifica

Durante la prima guerra mondiale Louise Breslau e Madeleine Zillhardt rimasero nella loro casa della periferia parigina. La coppia si distinse per il suo impegno a sostenere coloro che partivano per il fronte. Louise Breslau dipinse numerosi ritratti di infermiere, di medici e di soldati francesi per offrirli alle loro famiglie prima della partenza per il fronte. Lo testimonia anche il ritratto dell'artista Adrien Karbowsky (1915), volontario di 50 anni, che si trova oggi nella collezione del Museo Carnavalet.[26] di Parigi. Madeleine Zillhardt creò le famose ceramiche patriottiche, assai ricercate dopo il centenario della Grande guerra.[27]

Nel 1916, Louise Breslau eseguì Portrait de Guynemer au casque, per l'aviatore Georges Guynemer, morto in battaglia l'anno dopo, e che oggi figura nelle collezioni del British Museum[28] a Londra.

Il dopoguerra e il declino fisico modifica

Terminato il conflitto mondiale la salute di Louise declinò rapidamente. Tuttavia ella partecipò al primo Salon del dopoguerra nel 1919, nonché alla retrospettiva che le fu dedicata dalla Galleria Brame nel 1921 e che fu un autentico successo.

Nello stesso anno, lo Stato comprò un suo quadro: Chez soi o Intimité, che era il ritratto di sua sorella e di sua madre eseguito nel 1885. Oggi l'opera è esposta nel Museo di Rouen.[29] Sempre del 1921 è il suo ritratto dello scrittore Anatole France al quale era stato appena conferito il Premio Nobel.

Nel marzo del 1925, l'"Union des Femmes françaises" invitò Louise ad occuparsi della difficoltà di essere una donna artista nella società: "Les difficultés de la carrière – La France protectrice des artistes.[30] Sempre nel '25 ella tornò a Zurigo, in luglio, per partecipare alla XVI Mostra Nazionale di Belle Arti.
Ma la sua malattia si aggravò e Louise decise di ritirarsi dalla vita pubblica, di dedicarsi alla pittura dei fiori del suo giardino e a ricevere gli amici.
Due anni dopo, al termine di un lungo periodo di acutizzarsi del male, sopravvenne la fine. Louise Breslau morì all'età di 70 anni. Fu inumata a fianco di sua madre nel cimitero del villaggio di Baden in Argovia.

Madeleine Zillhardt divenne allora l'erede della maggior parte dei suoi beni. Sconvolta dalla morte della sua compagna, dedicò il resto dei suoi anni a perpetuare l'opera e il ricordo di Louise Catherine Breslau. Fece donazioni a diversi musei, fra cui 66 opere al Museo di belle arti di Digione, e al 'Museo del Jeu de paume'.[31] Donò il ritratto di Anatole France al Castello di Versailles.[32]. Si deve dunque a Madeleine Zillhardt se l'opera di Louise Catherine Breslau è giunta sino ai nostri giorni

Omaggi modifica

  • Una rosa, creata nel 1912, le fu dedicata e porta il suo nome.[33]
  • La casa galleggiante in cemento "Louise-Catherine" porta il suo nome grazie a Madeleine Zillhardt, che l'acquistò nel 1928 per metterla a disposizione dell'Esercito della Salvezza. In essa vennero accolti i senza tetto, con il sostegno di Winnaretta Singer, che aveva ereditato la Ditta Singer, e la ristrutturazione effettuata da Le Corbusier nel 1929. Gestita dall'Esercito della Salvezza sino al 1995, ormeggiata a Parigi, presso il Pont des Arts, poi il Pont d'Austerlitz, la chiatta è stata presa in carico nel 2006 dall'architetto Michel Cantal-Dupart, che ha fondato l'Associazione Louise-Catherine e la Fondazione Le Corbusier. Ma il 10 febbraio 2018 è affondata durante la secca della Senna a Parigi.[34] La casa galleggiante "Louise-Catherine" è rimasta comunque presso il Pont d'Austerlitz.
  • La Città di Parigi ha nominato « Place Louise Catherine Breslau et Madeleine Zillhardt » una piazza del VI arrondissement.[35]

Mostre e retrospettive modifica

 
Signora allo specchio
  • 1904: Galleria Georges Petit, Parigi. Mademoiselle Louise Breslau.
  • 1921: Galleria Hector Brame, Parigi.
  • 1926: Galleria Durand-Ruel, Parigi.
  • 1928: École nationale supérieure des beaux-arts.
  • 1929: Kunsthaus Zurich.[36]
  • 1932: Galleria Charpentier, Parigi, (oggi Sotheby's France), Les femmes de l'Académie Julian.
  • 1932: L'art de Versailles et les nouvelles acquisitions du musée. Castello di Versailles.
  • 1939: Museo di belle arti di Nizza: Bastien Lepage 1848-1884, Louise Breslau 1854-1927, Marie Bashkirtseff 1860-1884.
  • 1955: Donazioni e acquisizioni del "Cabinet des Dessins" del Louvre 1946-1954, Museo del Louvre.
  • 1980-1981: Pastels et miniatures du XIXe siècle. Museo del Louvre.
  • 1984: Nuove acquisizioni del Museo d'Orsay. Palais de Tokyo, a Parigi (esposizione del Ritratto di Madeleine Zillhardt).
  • 1989: Les petites filles modernes. Museo d'Orsay, a Parigi.
  • 2001-2002 : Louise Breslau. De l'impressionnisme aux années folles. Museo cantonale di belle arti di Losanna.[37]
  • 2005-2006: Louise Breslau. Dans l'intimité du portrait. Museo delle belle arti di Digione.[38]
  • 2008: Amazonas del arte nuevo, Fundaciòn MAPFRE, Instituto de Cultura, Madrid.[39]
  • 2008: Le mystère et l'éclat. Pastels du musée d'Orsay, Parigi (Portrait de Mademoiselle Adeline Poznanska enfant[40], 1891)
  • 2010: Femmes peintres et salons au temps de Proust.[41] Museo Marmottan Monet, Parigi
  • 2012: Women Artists in the Belle-Epoque, Queensland Art Gallery, Brisbane, Australia.[42]
  • 2012: ‘Modern Woman: Daughters and Lovers 1850 — 1918, Drawings from the Musée d’Orsay, Paris’, Queensland Art Gallery (QAG), Brisbane (Australia).[43]
  • 2013: Le portrait dans la collection de pastels du musée d'Orsay. Museo d'Orsay. Parigi.
  • 2016: Portraits de femmes. Festival Normandie impressionniste 2016:[44] Gamines, Chez Soi e L’artiste et son modèle al Museo di Vernon.
  • 2017-2018: Her Paris, Women artists in the age of Impressionism, Museo d'arte di Denver.[45] La mostra ha presentato il quadro Les Amies (1881).
  • 2017-2018: L'art du pastel. Petit Palais, Museo di belle arti della Città di Parigi. Le retour du marché, acquistato dalla Città di Parigi nel 1907.[46]
  • 2017-2018: Women artists in Paris, 1850-1900, Denver Art Museum, 22.10.2017 - 14.01.2018
  • 2018: Women artists in Paris, 1850-1900, Louisville, The Speed Art Museum, 17.02.2018 - 13.05.2018
  • 2018: Women artists in Paris, 1850-1900, Williamstown, Clark Art Institute, 09.06.2018 - 03.09.2018. La mostra ha presentato una rara fotografia di Louise Breslau della fine degli anni 1870[47] e ha organizzato la conferenza Rivalry and Resolve: Marie Bashkirtseff and Louise Breslau in Late Nineteenth-Century Paris.[48]
  • 2018: À la recherche du style - 1850 à 1900.[49] Museo nazionale svizzero di Zurigo (esposizione di Gamines).

Opere nelle collezioni pubbliche modifica

 
Bambina con l'arancia

Elenco parziale.

Stati Uniti
Francia
Regno Unito
Irlanda
  • National Gallery of Ireland, Portrait de Bergliot Ibsen[56]
Svezia
Svizzera

Galleria d'immagini modifica

Soggetti femminili
Disegni

Note modifica

  1. ^ Arsène Alexandre, critique d'art. "Louise C. Breslau", su gallica.bnf.fr.
  2. ^ Press Europa, MADRID, su europapress.es, 29 gennaio 2008. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  3. ^ (FR) Marie-Jo Bonnet, Les Relations amoureuses entre les femmes. URL consultato il 15 settembre 2023.
  4. ^ (FR) Ann Sutherland Harris e Linda Nochlin, Femmes peintres 1550-1950, Parigi, des Femmes, 1981, ISBN 2-7210-0208-2.
  5. ^ Artículos, su Artículos. URL consultato l'8 dicembre 2018.
  6. ^ Marie Bashkirtseff - Un homenaje, su bashkirtseff.com.ar. URL consultato l'8 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2019).
  7. ^ Musée des Augustins. Musée des Beaux-Arts de Toulouse, su augustins.org, 2016. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 agosto 2016).
  8. ^ (EN) Louise Breslau, Letters to Sarah Purser from Louise Catherine Breslau, su catalogue.nli.ie. URL consultato il 12 dicembre 2018.
  9. ^ (EN) Le Petit Déjeuner by Sarah Purser (1848-1943), su nationalgallery.ie, National Gallery of Ireland. URL consultato il 12 dicembre 2018.
  10. ^ Madeleine Zillhardt: Vivir sin Louise Breslau., su Madeleine Zillhardt. URL consultato l'8 dicembre 2018.
  11. ^ (FR) Enciclopedia Larousse on line, su larousse.fr, Éditions Larousse - Louise Catherine Breslau. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  12. ^ Christine Huguenin. Femmes artistes peintres à travers les siècles (PDF), su ebooks-bnr.com. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2021).
  13. ^ William Hauptman reviews Louise Breslau: De l'impressionnisme aux années folles, exhibition and catalogue, su 19thc-artworldwide.org. URL consultato il 5 dicembre 2018.
  14. ^ Portrait de Jean Carriès dans son atelier, su parismuseescollections.paris.fr. URL consultato il 3 dicembre 2018.
  15. ^ (EN) Musée cantonal des Beaux-Arts di Lausanne, Breslau_Portrait de Mlle Julie Feurgard: Musée des Beaux-Arts, su mcba.ch. URL consultato il 3 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2018).
  16. ^ Nationalmuseum - Miss Louise Breslau, the Artist, su emp-web-84.zetcom.ch. URL consultato il 3 dicembre 2018.
  17. ^ Stale Session, su emp-web-84.zetcom.ch. URL consultato il 5 dicembre 2016.
  18. ^ (FR) Tapan Bhattacharya /, Breslau, Louise, su hls-dhs-dss.ch. URL consultato il 3 dicembre 2018.
  19. ^ René Édouard-Joseph, Dictionnaire biographique des artistes contemporains, tome 1, A-E, Art & Édition, 1930.
  20. ^ Notice Musée d'Orsay, su musee-orsay.fr. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2021).
  21. ^ (FR) Éditions Larousse, Encyclopédie Larousse on line - Louise Catherine Breslau, su larousse.fr. URL consultato il 17 dicembre 2018.
  22. ^ Christine Huguenin (PDF), su ebooks-bnr.com. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2021).
  23. ^ Portrait de Jean Carriès dans son atelier Paris Musées, su parismuseescollections.paris.fr. URL consultato il 1º dicembre 2018.
  24. ^ (FR) Lausanne Musée cantonal des Beaux-Arts, Breslau_La Vie pensive: Musée des Beaux-Arts, su mcba.ch. URL consultato il 4 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2018).
  25. ^ Guillaume Apollinaire. L’Intransigeant, nº 10825, 5 marzo 1910, su obvil.sorbonne-universite.site.
  26. ^ Portrait de peintre décorateur Karbowski pendant la guerre, su parismuseescollections.paris.fr. URL consultato il 3 dicembre 2018.
  27. ^ (FR) Assiette : Fluctuat nec mergitur - Musée de l'Air et de l'Espace, in Musée de l'Air et de l'Espace, 2017. URL consultato il 1º dicembre 2018.
  28. ^ (EN) print, su britishmuseum.org, British Museum. URL consultato il 4 dicembre 2018.
  29. ^ Notice Musée d'Orsay, su musee-orsay.fr. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2021).
  30. ^ Christine Huguenin. Femmes artistes peintres à travers les siècles. Tomo 2 (PDF), su ebooks-bnr.com. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2021).
  31. ^ Musée d'Orsay, su musee-orsay.fr. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2021).
  32. ^ Les collections – Château de Versailles, su collections.chateauversailles.fr. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  33. ^ Rose Louise Catherine Breslau, su roses.shoutwiki.com.
  34. ^ (FR) Une péniche de Le Corbusier classée monument historique coule lors de la décrue, in Connaissance des Arts, 13-2-2018. URL consultato il 27 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2019).
  35. ^ Délibération
  36. ^ 1929 Zurich catalogue, su kunsthaus.ch (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2018).
  37. ^ Les collections du département des arts graphiques - 2001 - 2002 Louise Breslau - De l'Impressionnisme aux années folles, su arts-graphiques.louvre.fr. URL consultato il 29 novembre 2018.
  38. ^ (FR) Louise Breslau dans l'intimité du portrait (PDF), su beaux-arts.dijon.fr. URL consultato il 15 settembre 2023.
  39. ^ Louise Breslau Madrid, su exposiciones.fundacionmapfre.org. URL consultato il 5 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2018).
  40. ^ Musée d'Orsay: Notice d'Oeuvre, su musee-orsay.fr. URL consultato il 6 dicembre 2018.
  41. ^ Expositions passées, su marmottan.fr. URL consultato il 1º dicembre 2018.
  42. ^ (EN) Women artists and the Belle Époque, in QAGOMA Blog, 24-5-2012. URL consultato il 3-12-2018.
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  48. ^ (EN) Rivalry and Resolve: Marie Bashkirtseff and Louise Breslau in Late Nineteenth-Century Paris, su gradart.williams.edu. URL consultato il 3 dicembre 2018.
  49. ^ (FR) À la recherche du style. 1850 à 1900, su nationalmuseum.ch. URL consultato il 13 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2019).
  50. ^ (EN) Louise Breslau, su americanart.si.edu, Smithsonian American Art Museum. URL consultato il 28 novembre 2018.
  51. ^ Fine Arts Museum San Francisco, su art.famsf.org.
  52. ^ (EN) Fillette à l'Orange - DMA Collection Online, in collection, 2008. URL consultato il 4-12-2018.
  53. ^ Clark Art - Laziness (Paresse), su clarkart.edu. URL consultato il 4 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2018).
  54. ^ Les Collections du Musée des Beaux-Arts de Nice - Premier étage., su musee-beaux-arts-nice.org. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  55. ^ (FR) Découverte d’une oeuvre au musée, in MATÉLÉ, 1º gennaio 1970. URL consultato il 28 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2018).
  56. ^ (EN) Objects – Louise Catherine Breslau – Artists – National Gallery of Ireland, su onlinecollection.nationalgallery.ie. URL consultato il 4 dicembre 2018.
  57. ^ Nationalmuseum - Collection, su emp-web-84.zetcom.ch. URL consultato il 5 dicembre 2018.
  58. ^ (FR) Le musée des Beaux-arts à Lausanne rend hommage à Louise Breslau - Vidéo, su Play RTS. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  59. ^ MAH - Collections en ligne · Les Musées d'art et d'histoire de la Ville de Genève, su ville-ge.ch. URL consultato il 18 dicembre 2018.
  60. ^ Stale Link, su sammlungonline.kunstmuseumbasel.ch. URL consultato il 28 dicembre 2018.
  61. ^ Museum of Art Lucerne [collegamento interrotto], su vserver-32.stepping-stone.ch.

Bibliografia modifica

  • Arsène Alexandre, Louise C. Breslau, Parigi, Rieder, 1928.
  • René Édouard-Joseph, Dictionnaire biographique des artistes contemporains, tomo I, A-E, Art & Édition, 1930.
  • Madeleine Zillhardt, Louise-Catherine Breslau et ses amis, Parigi, Edizioni des Portiques, 1932.
  • (DE) Anne-Catherine Krüger, Die Malerin Louise Catherine Breslau (1856-1927), Biographie und Werkanalyse beschreibender Œuvrekatalog des Gesamtwerkes, 1988.
  • Anne-Catherine Krüger, Catherine Lepdor et Gabriel P. Weisberg, Louise Breslau de l'impressionnisme aux années folles, Skira, Seuil, Museo cantonale di belle arti (Losanna)
  • (EN) Karen Santschi-Campbell, in: The Swiss painter Louise Catherine Breslau (1856-1927): “It is not allowed for a woman to paint as well as you”, 2000.
  • Jane R. Becker, Overcoming All Obstacles: The Women of the Académie Julian, Dahesh Museum, 1999.
  • Marie-Jo Bonnet, Les Relations amoureuses entre les femmes, du XVIe au XXe siècle. Edizioni Odile Jacob, 1995.
  • Marie-Jo Bonnet, Les deux amies. Essai sur le couple de femmes dans l'art. Edizioni Blanche, 2000.
  • Elisabeth de Gramont, Louise-Catherine Breslau et Degas, in: La Revue de Paris, n° 20, 1932.
  • Robert de Montesquiou: «Un maître femme. Mademoiselle Breslau». Art & Décoration, 1904.
  • François Le Grix. Louise-Catherine Breslau et Degas, in: La Revue hebdomadaire, 26 maggio 1928.

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