Mario Mona (Roma, 1893Butera, 13 luglio 1943) è stato un militare italiano, decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Mario Mona
NascitaRoma, 1893
MorteButera, 13 luglio 1943
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Reparto4ª Divisione fanteria "Livorno"
Anni di servizio1913-1943
Gradocolonnello
ComandantiDomenico Chirieleison
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Invasione della Jugoslavia
Campagna di Russia
Operazione Husky
BattaglieBattaglia del solstizio
Battaglia delle Alpi Occidentali
Battaglia di Petrikowka
Battaglia di Gela (1943)
Comandante di33º Reggimento fanteria
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia modifica

Nacque a Roma nel 1893, figlio di Augusto e Maria Agostini.[1] Arruolatosi diciottenne nel corso del 1913 come allievo ufficiale, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, rinunciò al grado per partecipare alle operazioni belliche, in forza all'XI Battaglione bersaglieri ciclisti del 10º Reggimento bersaglieri.[1] Dopo essere rimasto ferito in combattimento, nell'aprile 1917 fu nominato sottotenente e poi capitano in servizio permanente effettivo l'anno successivo. Rimase gravemente ferito durante la battaglia del solstizio sul fiume Piave nel giugno del 1918 e venne definitivamente allontanato dal fronte, decorato con la prima medaglia di bronzo al valor militare.[1] Riuscì a riprendere servizio nel 1923, assegnato alla Scuola Allievi di Roma, per passare poi all'ispettorato del Corpo dei bersaglieri e dal 1928 all'Ispettorato delle truppe celeri.[1] Dopo una breve parentesi in Cirenaica nel 1933, partì per l'Eritrea, dove, col grado di maggiore, fu addetto al comando del III Corpo d'armata e comandò sul campo reparti coloniali nel corso della guerra d'Etiopia.[1] Promosso tenente colonnello per meriti eccezionali e decorato con la seconda medaglia di bronzo al valor militare, rientrò in patria, assegnato all'81º Reggimento fanteria della 52ª Divisione fanteria "Torino". Dopo la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna, partecipò alle operazioni sul fronte occidentale e poi all'invasione della Jugoslavia (aprile 1941).

Assegnata poco dopo al Corpo di spedizione italiano in Russia, nel luglio 1941 la "Torino", unitamente alla "Pasubio" e alla 3ª Divisione celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta", raggiunse il fronte orientale. Si distinse durante la manovra di Petrokowka e poi prese parte alla prima battaglia difensiva del Don.[1] Promosso colonnello nel settembre 1942 e decorato con una prima medaglia d'argento al valor militare, rientrò in Italia, assegnato al Comando della difesa territoriale di Roma, e nel giugno del 1943 fu trasferito presso il comando delle F.F.A.A. della Sicilia per assumere il comando del 33º Reggimento fanteria della 4ª Divisione fanteria "Livorno" alla vigilia dello sbarco anglo-americano (Operazione Husky).[1]

Nei giorni degli scontri più cruenti a cui fu partecipò la "Livorno" si persero le sue tracce nel combattimento di Butera, 12-13 luglio 1943.[1] Il suo corpo non fu mai recuperato.[1] Decorato inizialmente con la seconda medaglia d'argento, questa fu poi tramutata in medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Una via di Roma e una di Gela portano il suo nome.

Onorificenze modifica

«Valoroso di tre guerre su diversi fronti, dopo aver formato del suo reggimento un saldissimo blocco di energie, lanciato al contrattacco di munitissima testa di sbarco che aveva dominio completo dall’aria e dal mare, con irresistibile azione riusciva a sgominare l’avversario, fornito di schiacciante superiorità di mezzi, obbligandolo ad iniziare il reimbarco. Impegnato, in seguito, da ingenti mezzi corazzati, reagiva eroicamente con i pochi superstiti del battaglione di primo scaglione persistendo con tenacia nell’assoluta impari lotta fino all’esaurimento delle munizioni. Al calar della notte riusciva a sottrarsi alla cattura e rifiutava di essere sostituito nella difesa di posizioni arretrate ove ancora si difendeva strenuamente. Nel successivo ripiegamento, effettuato per ordine superiore, faceva eseguire il movimento attardandosi personalmente sulle posizioni fino a che tutti i suoi dipendenti si erano ritirati. In questo suo atto di estremo eroismo immolava la vita senza lasciar traccia delle sue spoglie mortali. Gela-Butera (Sicilia), 11-13 luglio 1943 .[2]»
— Decreto Presidenziale 1 dicembre 1952.[3]
«Comandante di un battaglione isolato ed incaricato di alleggerire la pressione esercitata dal nemico sul fronte di altre unità, attaccava con consapevole temerarietà ed agile slancio forze superiori per numero e per mezzi insidiosamente annidate nell'interno di un esteso e fitto bosco, riuscendo ad impadronirsi di successive munite posizioni. Contrattaccato in forze e minacciato di aggiramento, svincolava con tempestiva ed avveduta manovra i reparti impegnati, protraendo fino a sera la lotta ed assolvendo con ardimento e perizia il compito affidatogli. Mogila Pawlowskaia di Horlowka (fronte russo), 11 novembre 1941
«Lanciato col suo reggimento al contrattacco di munita testa di sbarco, riusciva, con irresistibile azione, a sgominare le preponderanti forze obbligandole a iniziare il reimbarco. Impegnato, in seguito, da ingenti mezzi corazzati, reagiva eroicamente persistendo con tenacia e malgrado dei mezzi inadeguati l'impari cruenta lotta. Iniziato, per ordine superiore, il ripiegamento su posizioni arretrate, effettuava un movimento reagendo con capacità e valore all'aggressività di unità corazzate fino a che immolava la sua vita per l'onore della Bandiera del Reggimento. Gela-Butera (Sicilia), 11-13 luglio 1943
«A disposizione del comando della riserva di un corpo d'armata, nell'imminenza di un'azione chiese ed ottenne di raggiungere la prima linea, dove assunse il comando di una compagnia. Durante i ripetuti e violenti attacchi nemici, calmo e sprezzante del pericolo, stando ritto sulla trincea, diede ai suoi uomini bello esempio di fermezza e coraggio. Ferito, non cessò di incitare i dipendenti alla più strenua resistenza. Scolo Palumbo (Piave), 15-17 giugno 1918
«Raggiunto dall'ordine di rimpatrio per esigenze di servizio, a conoscenza dell'imminente sviluppo di importanti operazioni di guerra, chiese ed ottenne di essere trattenuto al suo posto. Animoso e sprezzante del rischio, insisteva per essere inviato sulla linea del fuoco ove, destinatovi quale ufficiale di collegamento, durante un'aspra giornata di lotta, dava prova di alto sentimento del dovere e di fiero ardimento, partecipando per meglio assolvere il compito affidatogli, al combattimento con reparti avanzati. Si distingueva anche in successiva azione, riconfermando il suo valoroso passato di combattente. Debri Htza, 21 gennaio 1936-Amba Aradam, 11-16 febbraio 1936
— Regio Decreto 21 giugno 1938.[4]
«Ufficiale di collegamento in un aspro combattimento dava prova di alto sentimento del dovere, di ardimento e sprezzo del pericolo. Per meglio assolvere il compito affidatogli, prendeva parte diretta al combattimento steso con i reparti avanzati. Si distingueva anche in successiva azione. Debri Htza, 30 gennaio 1936-Amba Aradam, 11-16 febbraio 1936»
avanzamento per merito di guerra
«Ufficiale superiore di bella esperienza e perizia tecnica, esempio di personale arditezza, nel corso di una operazione di guerra comandante di un battaglione d'ala della divisione impegnata, predisponeva con sagace percezione e chiaro intuito delle circostanze, l'azione del suo battaglione. Isolato da gravi difficoltà topografiche, pur certo di non poter contare su alcun tempestivo rinforzo, con arditezza attaccava il nemico, tre volte superiore di numero asserragliato in un villaggio. Fatto segno a contrattacchi di estrema violenza, lo ricacciava con energia dopo cinque ore di aspra lotta, imponendosi con arditezza e l'intraprendenza della manovra, ne smembrava i ranghi e lo costringeva a resa, catturando 2000 prigionieri, 400 cavalli, 200 carri, vistoso bottino di armi, munizioni e materiali di ogni specie. Gorianowsskjia-Petrikowka, 28-28 settembre 1941
— Regio Decreto 1 maggio 1942.[5]

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h i j Combattenti Liberazione.
  2. ^ quirinale.it
  3. ^ Registrato alla Corte dei conti il 14 gennaio 1953, Esercito registro 2, foglio 99.
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 5 agosto 1938, Guerra registro 22, foglio 409.
  5. ^ Bollettino Ufficiale 18 giugno 1942, dispensa 54ª, registrato alla Corte dei Conti lì 26 maggio 1942, registro n.18, foglio 185.

Bibliografia modifica

  • Fabrizio Carloni, Gela 1943. Le verità nascoste dello sbarco americano in Sicilia, Milano, Ugo Mursia Editore, 2013.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare vol.2 (1943-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 256.
  • Hugh Pond, Sicilia!, Milano, Longanesi & C., 1964.
  • Pier Luigi Villari, L'onore dimenticato. I ragazzi della Divisione Livorno, Roma, IBN Editore, 2013.
Periodici
  • Riccardo Rossotto, La divisione “Livorno” e la battaglia di Gela, in Storia Militare, n. 333, Parma, Ermanno Albertelli Editore, giugno 2021, pp. 18-32, ISSN 1122-5289 (WC · ACNP).

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica

  • Mona, Mario, su Combattenti Liberazione. URL consultato il 10 giugno 2021.