Pasquale Santilli (Celano, 19 gennaio 1899Kalibaki, 14 novembre 1940) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale[2].

Pasquale Santilli
NascitaCelano, 19 gennaio 1899
MorteKalibaki, 14 novembre 1940
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRagio Esercito
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale
ArmaFanteria
Anni di servizio1918-1940
GradoCapitano di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneRiconquista della Libia
Arbegnuoc
Campagna italiana di Grecia
BattaglieBattaglia del sosltizio
Decorazionivedi qui
dati tratti da Combattenti Liberazione[1]
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Biografia modifica

Nacque a Celano, provincia dell'Aquila, il 19 gennaio 1899, figlio di Costanzo e Angela Maria Stornelli.[2] Arruolatosi nel Regio Esercito giovanissimo nel 1918, prese parte alla prima guerra mondiale combattendo sul Piave nel corso della battaglia del solstizio dove riportò una ferita in combattimento in forza al 69º Reggimento fanteria della Brigata Ancona.[1] Promosso sottotenente di complemento nell'agosto 1918, sei mesi più tardi partì con il 25º Reggimento fanteria mobilitato per la Libia dove conseguì la promozione a tenente- Rientrato al Deposito del reggimento in Avellino, fu inviato nella Slesia nel febbraio 1920 in forza al 135º Reggimento fanteria e nel giugno successivo in Dalmazia con il 15º Reggimento fanteria.[1] Posto in congedo nel marzo 1921, ritornò in Libia con reparti della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale dove rimase dal settembre 1923 al maggio 1924.[1] Nel 1935, richiamato in servizio attivo a domanda e messo a disposizione del Comando Generale della M.V.S.N., partecipò alla guerra d'Etiopia e alle successive operazioni di grande polizia coloniale in Africa Orientale Italiana.[1] Centurione della 269ª Legione CC.NN. del Gruppo "Cirene", poi primo centurione della 267ª Legione CC.NN. dello stesso gruppo, fu decorato con due croci di guerra al valor militare.[1] Promosso capitano a scelta nel novembre 1937 con anzianità 1º luglio 1936, ritornò in Italia nel luglio 1938.[1] Richiamato per istruzione nel 1939 presso il 47º Reggimento fanteria della 23ª Divisione fanteria "Ferrara", prese parte allo sbarco e all'occupazione dell'Albania.[1] Richiamato il 31 maggio 1940, per mobilitazione, in vista dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, raggiunse nuovamente il reggimento in Albania ed assunse il comando della 1ª Compagnia.[1] Partecipò alle operazioni militari contro la Grecia, e cadde in combattimento a Kalibaki il 14 novembre 1940, e fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Onorificenze modifica

«Guidava la compagnia in successivi ed aspri combattimenti con grande capacità ed impareggiabile valore, tanto da suscitare l’ammirazione dello stesso nemico. In una azione notturna, attaccato sul fronte e sul fianco da preponderanti forze avversarie, riusciva ad arrestarne l’impeto e, successivamente, a ricacciarle ed inseguirle. Nuovamente e ripetutamente attaccato, in aspra lotta resisteva accanitamente col reparto ridotto a pochi uomini, scagliandosi sul nemico in un ultimo e disperato assalto. Gravemente ferito, conscio della prossima fine, rifiutava di essere trasportato. Fattosi adagiare sul terreno, faceva allontanare i superstiti e restava solo con la pistola in pugno ad attendere il nemico, contro il quale si difendeva poi fino all’ultimo colpo della propria arma, insuperabile esempio di forza d’animo e di eroismo. Kalibaki (Fronte greco), 14 novembre 1940.[3]»
— Regio Decreto 24 luglio 1942.
«Costante, mirabile esempio di coraggio e valore, ferito non abbandonava il combattimento, ma continuava nella lotta con rinnovato entusiasmo ed ardore, guidando il proprio reparto alla vittoria, al grido di "Viva l'Italia". Monastier (Piave), 19-24 giugno 1918
«Ufficiale di vasta cultura coloniale, comandante di una compagnia d'avanguardia in una operazione di rastrellamento nell'alto Scioa, si prodigava incessantemente per il migliore impiego del reparto, esponendosi serenamente e guidando le CC.NN., più con l'esempio che con l'autorità. Venuto a contatto per lungo tempo con nuclei ribelli, dava ordini precisi e tempestivi ottenendo così il massimo rendimento del suo reparto. Nell'opera di rastrellamento dei ribelli abissini delle armi e munizioni degli stessi, esplicava speciale intelligente attività con notevolissimi risultati. Vallata del Tender-Cerfiè (Alto Scioa), 14-18 febbraio 1937
«Comandante una colonna di bande irregolari operante contro forti nuclei ribelli, superava le difficoltà del terreno, guadando per primo un fiume in piena per raggiungere gli obiettivi assegnatigli. Dopo aver sostenuto contro il nemico appostato su posizioni dominanti, uno scontro, guidava i gregari all'assalto infliggendo ai ribelli perdite sensibili. Costante esempio di slancio, capacità e sprezzo del pericolo. Gurà Oberì, 8-9 luglio 1937

Note modifica

Annotazioni modifica


Fonti modifica

  1. ^ a b c d e f g h i Combattenti Liberazione.
  2. ^ a b Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare 1965, p. 452.
  3. ^ Medaglia d'oro al valor militare, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato l'11 luglio 2021.

Bibliografia modifica

  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale - II. La conquista dell'Impero, Milano, A. Mondadori, 2009, ISBN 978-88-04-46947-6.
  • Mario Cervi, Storia della guerra di Grecia, Milano, Rizzoli, 2005, ISBN 88-17-86640-7.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le medaglie d'oro al valor militare Volume primo (1929-1941), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 452.

Voci correlate modifica

Collegamenti esterni modifica