Rari nantes in gurgite vasto

locuzione latina da Virgilio (Eneide, I, 118)

Rari nantes in gurgite vasto è una locuzione latina traducibile con «rari nuotatori nel vasto gorgo»;[1] si tratta del secondo emistichio di un verso (I, 118) dell'Eneide di Publio Virgilio Marone che venne poi citato più volte nel corso del tempo: già presente in opere letterarie medievali, il suo utilizzo continuò nei secoli fino ad assumere, in tempi più recenti, un valore proverbiale.

Virgilio con l'Eneide tra Clio e Melpomene (Museo nazionale del Bardo, Tunisi)

Piano letterario modifica

Contesto modifica

È il quadro che Virgilio presenta nella descrizione del naufragio arrecato alla flotta troiana di Enea dalla dea Giunone, in cui alcuni dei suoi compagni si ritrovano in mare, soli e dispersi tra le onde e il fasciame divelto di navi ormai affondate.

Analisi e commenti modifica

Giovanni Fabrini nella sua analisi sostenne che l'aggettivo rari fosse stato utilizzato da Virgilio in virtù del fatto che i tanti uomini rovesciati in mare dalla tempesta «parevano pochi e rari nel mare così grande»; inoltre Fabrini identificò nel gurgite vasto una figura retorica, la tapinosi, utilizzata per descrivere con umili parole un grande evento.[2]

Traduzioni modifica

Anno Traduttore Traduzione Note
1752 Annibale Caro Già per l'ondoso Mar disperse, e rare le navi, e i naviganti si vedevano[3]
1804 Vittorio Alfieri Su pel vasto piano galleggian pochi nuotator[4]
1981 Cesare Vivaldi Pochi naufraghi nuotano sull'immensa distesa sparsi qua e là[5] Traduzione poetica

Usi proverbiali modifica

Con significato metaforico e proverbiale, ad esempio, si dice di quanti, in seguito a un generale periodo di crisi, sono riusciti a mantenersi a galla e a superare le avversità.

Si utilizza anche, in contesti scherzosi, per sottolineare la sparutezza di un gruppo di persone che appaiono disperse all'interno di un ambiente vasto e semideserto, oppure confuse all'interno di una massa numerosa di gente.[1]

In tali usi proverbiali e ironici, a volte, viene abbreviata nella frase costituita dalle sole due parole iniziali.

Uso nella cultura di massa modifica

Sport acquatici modifica

Da questa espressione virgiliana derivano anche i nomi di molte società di nuoto e pallanuoto. In tal caso, con una lieve alterazione del senso originale, all'aggettivo "rari" si intende dare il significato di "scelti".[1]

 
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Retorica politica modifica

Nella storia del Parlamento del Regno d'Italia e del Parlamento della Repubblica Italiana l'emistichio virgiliano è stato più volte riproposto nei discorsi dei parlamentari della penisola per riferirsi a determinate situazioni; spesso, nella sua accezione figurata e scherzosa, la locuzione è stata impiegata per descrivere le condizioni di sedute parlamentari caratterizzate dall'assenza di numerosi rappresentanti politici. In questo senso il 13 aprile 1870, alla Camera dei deputati, Giorgio Asproni così si pronunciò:

«Siamo rari nantes in gurgite vasto, e non trovandoci in numero, neppure in modo da poter avere una tal quale apparenza di tornata pubblica, io domando che il presidente dichiari sciolta la seduta, poiché non vi è nemmeno speranza di poter essere in numero più tardi.[6]»

In quel caso, visto l'imponente assenteismo in prossimità delle ferie pasquali, il presidente della Camera Giuseppe Biancheri decise di sospendere la seduta, accogliendo l'osservazione di Asproni. Con il medesimo significato le parole del poeta latino vennero utilizzate durante la seduta del 9 luglio 1947 dell'Assemblea Costituente da Giovanni Porzio, che dopo aver chiesto la parola così esordì: «Onorevoli colleghi, in questa questione volevo, prima di tutto, osservare questo: rari nantes in gurgite vasto! Questioni di vitale importanza discusse davanti ad una scarsa Assemblea...».


A farne un uso inedito in campo politico, al di fuori del parlamento, fu Silvio Berlusconi il 27 maggio 1999, durante un discorso tenuto a Verona, quando si servì davanti alla folla della locuzione per esprimere lo smarrimento in caso di una frammentazione politica in campo europeo:

«Spiegate a chi ancora non lo ha capito che non bisogna disperdere il voto, che la frammentazione politica in venti liste farà sì che ogni lista potrà eleggere uno o due candidati che non apparterranno in Europa né al gruppo Popolare né al gruppo della sinistra, saranno rari nantes in gurgite vasto, saranno lì a non contare nulla e non contando nulla loro non conteremo nulla noi, non conterà nulla il nostro paese.[7]»

Secondo Amedeo Benedetti, saggista impegnato nello studio dei linguaggi settoriali, l'uso da parte di Berlusconi di citazioni latine davanti ai suoi sostenitori è riconducibile al desiderio dell'imprenditore milanese di apparire come una «persona erudita, culturalmente raffinata», e dunque è in questo modo che si dovrebbe leggere l'uso della locuzione virgiliana.[8]

L'anno seguente, il 4 dicembre 2000, durante una discussione alla Camera dei Deputati su un decreto legge, Lorenzo Acquarone, nelle vesti di presidente dell'Assemblea, citò in modo inesatto la locuzione latina, dicendo «Rara avis in gurgite vasto»;[9] in questo caso Acquarone unì involontariamente le parole di Virgilio a quelle di un verso di Giovenale (rara avis in terris, nigroque simillima cygno), che è alla base di una locuzione parimente celebre.[10]

Note modifica

  1. ^ a b c rari nantes in gurgite vasto, su treccani.it.
  2. ^ Fabrini, p. 17.
  3. ^ Vivaldi, p. 7.
  4. ^ Alfieri, pp. 8-9.
  5. ^ Vivaldi, p. 29.
  6. ^ Camera dei Deputati, Sessione del 1869-1870, pp. 1834-1836 (Tornata del 13 aprile 1870).
  7. ^ Berlusconi, p. 241.
  8. ^ Benedetti, pp. 69-70.
  9. ^ Resoconto stenografico dell'Assemblea - Seduta n. 819 di lunedì 4 dicembre 2000, su documenti.camera.it, p. 76. URL consultato il 10 dicembre 2017.
  10. ^ Bettini, p. 68.

Bibliografia modifica

  • Maurizio Bettini, I classici nell'età dell'indiscrezione, Einaudi, 1995.
  • Camera dei Deputati, Rendiconti del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati, X Legislatura - Sessione 1869-1870 (18/11/1869 - 22/04/1870), I, Firenze, Tipografia Eredi Botta, 1870.
  • Giovanni Fabrini, Sopra il Primo Libro dell'Eneide di Virgilio, in L'opere di Virgilio mantoano, cioè la Bucolica, la Georgica e l'Eneide. Commentate in lingua volgare toscana, da Giovanni Fabrini da Fighine, da Carlo Malatesta da Rimene, & da Filippo Venuti da Cortona, Venezia, Guerigli, 1654.

Voci correlate modifica