Rashtriya Swayamsevak Sangh

organizzazione paramilitare appartenente alla destra nazionalista indù

La Rashtriya Swayamsevak Sangh (hindi: राष्ट्रीय स्वयंसेवक संघ) (letteralmente: Organizzazione Volontaria Nazionale) è una milizia paramilitare indiana di estrema destra, che si ispira ai valori del nazionalismo indù, dell'hindutva e del Partito del Popolo Indiano.[1]

Rashtriya Swayamsevak Sangh
Una parata della Rashtriya Swayamsevak Sangh presso la città di Bhopal
TipoMilizia militare
Fondazione1925
FondatoreKeshav Baliram Hedgewar
Sede centraleBandiera dell'India Nagpur
Sito web

Conta oltre 585 000 affiliati suddivisi in molteplici diramazioni rappresentanti movimenti sindacali, femminili, studenteschi, economici, ecc... Si stima che tre ministri su quattro dell'attuale governo presieduto dal Partito del Popolo siano suoi membri. Tra loro spicca senz'altro la figura del primo ministro in carica Narendra Modi, fiero difensore del gruppo etnoreligioso indù.[2]

 
Il fondatore della RSS Keshav Baliram Hedgewar

L'organizzazione fu fondata il 27 settembre del 1925 dal medico induista Keshav Baliram Hedgewar presso la città di Nagpur, nello stato del Maharashtra, in India centrale. Ciò accadde in reazione ai tumulti tra induisti e musulmani nel nord del Paese in quel periodo. Inizialmente non vi era una particolare ostilità nei confronti del colonialismo britannico. I suoi militanti preferivano collaborare con le autorità della British Army per combattere contro gli islamici, ritenuti il nemico principale. Hedgewar infatti asseriva che: "La cultura indù è il respiro vitale dell'Hindustan. È quindi chiaro che se l'Hindustan deve essere protetto, dovremmo prima nutrire la cultura indù. È dovere di ogni indù fare del suo meglio per consolidare la società indù". Alla morte di Hedgewar nel 1940 gli successe alla guida della milizia Madhav Sadashivrao Golwalkar, fervente ultranazionalista che traeva spunto dai totalitarismi dell'estrema destra in Europa. Golwakar ammirava le forze paramilitari tipiche del fascismo italiano e le teorie suprematiste della Germania nazista, auspicando che i provvedimenti antisemiti tedeschi venissero emulati in India nei confronti della minoranza musulmana.[3] Il nuovo capo dell'organizzazione vietò ai suoi subordinati di prendere parte al movimento Quit India di Mahatma Gandhi, che chiedeva la fine del Raj Britannico. Quando nel 1948 il leader pacifista fu assassinato da Nathuram Godse (ex membro della RSS), Golwakar venne arrestato e la milizia fu temporaneamente bandita. Il provvedimento fu annullato quando la giustizia indiana stabilì che Godse aveva agito singolarmente e quindi i dirigenti dell'organizzazione non erano coinvolti nella morte di Mahatma Gandhi. Nel corso della storia soltanto in altre due occasioni le autorità governative hanno disposto la messa al bando della RSS: negli anni '70 durante lo stato d'emergenza in India istituito da Indira Gandhi e nel 1992 quando i suoi miliziani distrussero la moschea di Ayodhya e perseguitarono fino alla morte migliaia di musulmani. La RSS si giustificò affermando che tale moschea fosse stata costruita durante il dominio Moghul sulle fondamenta di un precedente luogo di culto induista.[4]

Oggi in quell'area sorge un tempio indù dedicato al dio Rāma, inaugurato dal premier Modi.[5] Secondo i suoi oppositori sarebbe stato proprio l'attuale primo ministro nel 2002 a chiudere un occhio sui massacri compiuti dalla RSS ai danni della popolazione islamica del Gujarat, di cui egli era al tempo governatore. Nel febbraio 2020, in seguito ai pogrom anti-musulmani a Delhi, sedici dirigenti dell'organizzazione sono stati incarcerati poiché accusati di omicidio e rivolta. È stato calcolato che almeno 53 persone siano state uccise durante le violenze di quei giorni e la maggioranza delle vittime erano individui appartenenti alla religione islamica.[6]

Questione della bandiera

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Dal 1950 per oltre mezzo secolo l'organizzazione paramilitare ha evitato di esporre il Tricolore indiano presso la sua sede centrale a Nagpur e nelle sue filiali sparse in tutto il subcontinente. Infatti dopo che l'attuale bandiera nazionale fu ufficialmente adottata il 22 luglio del 1947, i vertici della RSS criticarono aspramente questa scelta e tre anni più tardi decisero di non esibirla più, dato che ritenevano la Bhagwa Dhwaj (Bandiera Zafferano) come unico vessillo degno di rappresentare lo Stato neocostituito. Nel moderno Tricolore dell'India il colore zafferano rappresenta infatti gli indù, il verde i musulmani e il bianco tutte le altre comunità. La presenza degli altri due colori non era perciò gradita a chi sosteneva la supremazia del popolo indù sugli altri gruppi presenti nel Paese. La situazione si protrasse fino al 26 gennaio 2001, quando tre patrioti indiani issarono con la forza la bandiera repubblicana presso il quartier generale della milizia, contro il volere degli amministratori. Tuttavia nel 2015 l'associazione è tornata a ribadire che lo zafferano avrebbe dovuto essere l'unico colore sulla bandiera nazionale poiché gli altri colori rappresentavano un pensiero comunitario. Malgrado tali affermazioni l'odierno leader del movimento Mohan Bhagwat, ha espresso senso di appartenenza al Tricolore, pur ribadendo fedeltà alla Bhagwa DWhaj in quanto simbolo del nazionalismo indù.[7]

  1. ^ Organizzazione Volontaria Nazionale, su treccani.it.
  2. ^ Il premier nazionalista indiano, su it.insideover.com.
  3. ^ Fascismo indiano, su contropiano.org.
  4. ^ Eccidio del 1992, su ilmanifesto.it.
  5. ^ Schiaffo all'islam, su repubblica.it.
  6. ^ Evoluzione storica, su bridge.georgetown.edu.
  7. ^ RSS e la questione della bandiera nazionale, su deccanherald.com.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN146550701 · ISNI (EN0000 0001 0790 879X · LCCN (ENn50061921 · J9U (ENHE987007589914005171 · WorldCat Identities (ENlccn-n50061921