Somewhere in Time

album degli Iron Maiden del 1986
Disambiguazione – Se stai cercando il film del 1980, vedi Ovunque nel tempo.

Somewhere in Time è il sesto album in studio del gruppo musicale britannico Iron Maiden, pubblicato il 29 settembre 1986 dalla EMI.

Somewhere in Time
album in studio
ArtistaIron Maiden
Pubblicazione29 settembre 1986
Durata51:24
Dischi1
Tracce8
GenereHeavy metal
EtichettaEMI
ProduttoreMartin "Masa" Birch
Registrazione1986
Compass Point Studios, Nassau (Bahamas)
Wisseloord Studios, Hilversum (Paesi Bassi)
FormatiLP, MC
Altri formatiCD, 2 CD, download digitale, streaming
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera della Germania Germania[1]
(vendite: 250 000+)
Bandiera del Regno Unito Regno Unito[2]
(vendite: 100 000+)
Dischi di platinoBandiera del Canada Canada[3]
(vendite: 100 000+)
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti[4]
(vendite: 1 000 000+)
Iron Maiden - cronologia
Album precedente
(1985)
Singoli
  1. Wasted Years
    Pubblicato: 6 settembre 1986
  2. Stranger in a Strange Land
    Pubblicato: 22 novembre 1986

Descrizione modifica

Rispetto alle precedenti pubblicazioni, Somewhere in Time è caratterizzato dall'introduzione di nuove sonorità: vengono impiegati per la prima volta nella carriera del gruppo le guitar synth, che possono essere viste come una fase di transizione verso i veri e propri sintetizzatori del successivo Seventh Son of a Seventh Son.[5][6] Il sound di Somewhere in Time fa da contraltare, sul piano musicale, ai temi fantascientifici della copertina e di alcuni brani.

Dal punto di vista compositivo, l'album è caratterizzato dal grande apporto di Adrian Smith (che firma diversi brani, incluso il singolo Wasted Years) oltre a quello costante di Steve Harris, che produce alcune delle suite più lunghe e apprezzate della storia del gruppo, come Heaven Can Wait ed Alexander the Great.

Copertina modifica

La mascotte Eddie the Head veste nuovamente i panni di un assassino (in una posa del tutto simile a quella dell'album Killers) e questa volta la scena è ambientata in una città del futuro dove, fra insegne luminose ed ologrammi, Derek Riggs (già autore di tutte le copertine del gruppo fin dal 1980) ha inserito numerosi richiami a precedenti titoli della band: dal pub Aces High al ristorante Ancient Mariner, dagli hotel Dune e Long Beach Arena alla Phantom Opera House, dagli ologrammi delle piramidi all'immagine di Icarus che precipita, dall'insegna luminosa del teatro sullo sfondo (che recita Live After Death) all'orologio sul retro della copertina che segna le 23:58.[7] Inoltre si può notare che appena poco più in alto del braccio meccanico in primo piano c'è un manifesto di un live del gruppo con la copertina del primo album omonimo. A destra della copertina è presente un manifesto di un concerto della band e sopra di esso un esplicito riferimento al brano 22 Acacia Avenue dall'album The Number of the Beast. In basso a sinistra è presente la scritta "The Ruskin Arms", celebre pub di Londra dove gli Iron Maiden hanno suonato nei loro primi anni; altri riferimenti a luoghi dove si sono esibiti sono le scritte "Rainbow", "L'Amours Beer Gardens", "Long Beach Arena", "Hammerjacks" e "Tehe's Bar". Sottostante all'insegna dell'occhio di Horus è presente la scritta "Webster", omaggio a Charlie Webster direttore della EMI. Sull'insegna di un locale è presente la scritta "Bradbury Towers Hotel International", che ricorda lo scrittore Ray Bradbury.

Nel 1995 la EMI ha ripubblicato l'album con l'aggiunta di un CD aggiuntivo che racchiude le b-side dei singoli Wasted Years e Stranger in a Strange Land.

I brani modifica

  1. Caught Somewhere in Time parla di un viaggio nel tempo offerto dal diavolo come tentazione.
  2. Wasted Years racconta la nostalgia di casa provata dall'autore (Adrian Smith) durante i continui spostamenti effettuati durante il World Slavery Tour.
  3. Sea of Madness è un brano incentrato sulla rovina del mondo attuale.
  4. Heaven Can Wait narra l'esperienza di un malato che lotta tra la vita e la morte, tra visioni del paradiso e volontà di rimanere in vita. Il brano è ispirato al film Il paradiso può attendere, con Warren Beatty nei panni di un giocatore di football morto per errore.
  5. The Loneliness of the Long Distance Runner è basata sull'omonimo romanzo di Alan Sillitoe (in italiano La solitudine del maratoneta), uscito nel 1959.
  6. Stranger in a Strange Land è basato su una spedizione al polo nord realmente avvenuta (Adrian Smith scrisse questo brano dopo aver parlato con uno dei sopravvissuti). Il titolo fa riferimento al romanzo Straniero in terra straniera di Robert A. Heinlein.
  7. Deja Vu, unico brano scritto anche da Dave Murray, parla della strana sensazione di aver vissuto più volte uno stesso momento.
  8. Alexander the Great narra brevemente la storia e le imprese di Alessandro Magno.

Tracce modifica

  1. Caught Somewhere in Time – 7:22 (Steve Harris)
  2. Wasted Years – 5:06 (Adrian Smith)
  3. Sea of Madness – 5:42 (Adrian Smith)
  4. Heaven Can Wait – 7:24 (Steve Harris)
  5. The Loneliness of the Long Distance Runner – 6:31 (Steve Harris)
  6. Stranger in a Strange Land – 5:43 (Adrian Smith)
  7. Deja Vu – 4:55 (Dave Murray, Steve Harris)
  8. Alexander the Great – 8:35 (Steve Harris)
CD bonus nella riedizione del 1995
  1. Reach Out – 3:31 (Dave Colwell)originariamente interpretata dai The Entire Population of Hackney
  2. Juanita – 3:47 (Steve Barnacle, Derek O'Neil)originariamente interpretata dagli Marshall Fury
  3. Sheriff of Huddersfield – 3:35 (Iron Maiden)
  4. That Girl – 5:07 (Merv Goldsworth, Pete Jupp, Andy Barnett)originariamente interpretata dagli FM
Contenuto multimediale nell'edizione rimasterizzata
  1. Wasted Years
  2. Stranger in a Strange Land

Formazione modifica

Classifiche modifica

Classifica (1986-2021) Posizione
massima
Austria[8] 10
Canada[9] 15
Croazia[10] 5
Finlandia[11] 1
Germania[8] 8
Grecia[12] 10
Italia[13] 14
Norvegia[8] 8
Nuova Zelanda[8] 5
Paesi Bassi[8] 2
Portogallo[8] 28
Regno Unito[14] 3
Spagna[15] 15
Stati Uniti[16] 11
Svezia[8] 6
Svizzera[8] 22
Ungheria[17] 20

Note modifica

  1. ^ (DE) Iron Maiden – Somewhere in Time – Gold-/Platin-Datenbank, su musikindustrie.de, Bundesverband Musikindustrie. URL consultato il 24 maggio 2015.
  2. ^ (EN) Somewhere in Time, su British Phonographic Industry. URL consultato il 24 maggio 2015.
  3. ^ (EN) Somewhere in Time – Gold/Platinum, su Music Canada. URL consultato il 24 maggio 2015.
  4. ^ (EN) Iron Maiden - Somewhere in Time – Gold & Platinum, su Recording Industry Association of America. URL consultato il 24 maggio 2015.
  5. ^ Iron Maiden - Somewhere In Time, su metallized.it. URL consultato il 3 ottobre 2021.
  6. ^ Iron Maiden: recensione di Somewhere In Time, su fotografierock.it, 29 settembre 2019. URL consultato il 3 ottobre 2021.
  7. ^ Marta Scamozzi, Iron Maiden - Somewhere In Time, su SpazioRock, 29 settembre 2016. URL consultato il 3 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2021).
  8. ^ a b c d e f g h (DE) Iron Maiden - Somewhere in Time, su swisscharts.com, Schweizer Hitparade. URL consultato il 22 ottobre 2021.
  9. ^ (EN) Top Albums/CDs - Volume 45, No. 8, November 15 1986, su collectionscanada.gc.ca, Library and Archives Canada. URL consultato il 19 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
  10. ^ (HR) Lista prodaje 43. tjedan 2021. (18.10.2021. - 24.10.2021.), su top-lista.hr, Top Lista. URL consultato il 1º novembre 2021.
  11. ^ (FI) Timo Pennanen, Sisältää hitin - levyt ja esittäjät Suomen musiikkilistoilla vuodesta 1972, 1ª ed., Helsinki, Kustannusosakeyhtiö Otava, 2006, ISBN 978-951-1-21053-5.
  12. ^ (EN) Official IFPI Charts - Top-75 Albums Sales Chart (Combined) - Week: 12/2021, su ifpi.gr, IFPI Greece. URL consultato il 29 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2021).
  13. ^ Gli album più venduti del 1986, su hitparadeitalia.it, Hit Parade Italia. URL consultato il 19 aprile 2014.
  14. ^ (EN) Official Albums Chart Top 100: 05 October 1986 - 11 October 1986, su officialcharts.com, Official Charts Company. URL consultato il 19 aprile 2014.
  15. ^ (ES) Fernando Salaverri, Sólo éxitos: año a año, 1959–2002, 1ª ed., Fundación Autor-SGAE, settembre 2005, ISBN 84-8048-639-2.
  16. ^ (EN) Iron Maiden – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato il 19 aprile 2014. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.
  17. ^ (HU) Album Top 40 slágerlista - 2020. 22. hét - 2020. 05. 22. - 2020. 05. 28., su slagerlistak.hu, Hivatalos magyar slágerlisták. URL consultato il 4 giugno 2020.

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Collegamenti esterni modifica

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